Yakuza Kiwami 2 – Recensione

Il cammino di Kazuma Kiryū si incrocia con quello di un altro, imponente drago: Ryūji Gōda. A quali conseguenze porterà il loro incontro? Scopriamolo in Yakuza Kiwami 2

Yakuza Kiwami 2 - Recensione

Yakuza Kiwami 2 - RecensioneÈ passato un anno da quando Kazuma Kiryū e Haruka Sawamura hanno riabbracciato, anche se per un solo istante, la persona più importante della loro vita. È passato un anno da quando il Drago di Dōjima ha appreso la pesante verità sul suo passato e perso altri due essenziali punti di riferimento. Kiryū ha deciso di ritirarsi dal Clan Tōjō e vivere insieme alla figlia adottiva, lontano dalle strade di Kamurocho. Tuttavia, ricordando proprio le persone tragicamente scomparse un anno prima, deciderà di aiutare un clan ormai alla deriva a rinascere dalle proprie ceneri.

Accompagnato dall’unica persona in grado di cogliere l’eredità del Clan Tojo, Kiryū tornerà a Sōtenbori e si imbatterà in una delle sfide più significative della sua esistenza: il leader del Go-Ryū Clan, Ryūji Gōda. L’uomo noto come “Il Drago del Kansai” è più che mai intenzionato a eliminare la sua nemesi per rimanere il solo e unico “Drago” sulla piazza. Dietro le intenzioni del drago dorato, tuttavia, si nasconde qualcosa di molto più grande e minaccioso di ciò che Kiryū potesse immaginare.

A un anno di distanza dall’arrivo di Yakuza Kiwami sulle PlayStation 4 occidentali, SEGA porta in Europa l’ultimo esponente della saga lanciato sul mercato giapponese: Yakuza Kiwami 2, remake del secondo episodio della saga uscito originariamente su PlayStation 2 nell’ormai lontano 2006. Se il primo Kiwami sfruttava l’ottimo lavoro svolto per il prequel, Yakuza 0, ereditandone motore grafico, battle system e funzionalità varie, questo Kiwami 2 pesca a piene mani gli sforzi profusi per Yakuza 6: The Song of Life, lanciato dalle nostre parti giusto qualche mese fa. Avremo a che fare quindi con un Dragon Engine ulteriormente rifinito, un rinnovato battle system e cutscene più cinematografiche che mai, pur rimanendo fedeli al gioco uscito più di dieci anni fa. Sarà riuscito nell’intento di diventare il Ryū Ga Gotoku più ricco sulla piazza? Scopriamolo insieme.

  • Titolo: Yakuza Kiwami 2
  • Piattaforma: PlayStation 4
  • Genere: Azione, Avventura
  • Giocatori: 1 (2 nei mini-giochi)
  • Software house: SEGA
  • Sviluppatore: Ryū Ga Gotoku Studio
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 28 agosto 2018
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: Clan Creator Bundle in vendita al prezzo di 19,99 €, carte SSR, oggetti aggiuntivi, Special Item Pack in vendita dal 18 settembre a 7,99 €
  • Note: Launch Edition corredata da Steelbook da collezione

Se avete avuto modo di giocare fino a dopo i titoli di coda l’ottimo Yakuza Kiwami uscito un anno fa, ricorderete sicuramente le sorti del Clan Tōjō dopo il breve colpo di testa di Kiryū, divenuto per pochissimi istanti il quarto presidente, per poi cedere le redini a Yukio Terada. Il nostro caro drago si è ritirato a vita privata con la neo-figlia adottiva Haruka, lontano dalle vicissitudini della sua vecchia occupazione. Tuttavia, ricordando assieme alla ragazzina delle persone a lui care morte un anno prima, verrà nuovamente trascinato, da Terada stesso, al centro delle vicende che vedranno Kamurocho assieme a Sōtenbori, come teatro della disfida fra Tōjō e Alleanza Ōmi, la mafia del fronte del Kansai. Confrontandosi con Ryūji Gōda, secondo patriarca del clan più influente del Kansai, Kiryū apprenderà di doversi presto preparare alla guerra che vedrà come sfidanti in campo Oriente e Occidente del Sol Levante.

Come già menzionato nella nostra anteprima, a colpire maggiormente chi ha giocato Yakuza 2 sarà l’estrema fedeltà con la quale Nagoshi e il suo team hanno riproposto le medesime situazioni del titolo originale, mantenendo le stesse inquadrature, gli stessi movimenti e i medesimi dialoghi (chiaramente, ridoppiati) dell’originale, riuscendo allo stesso tempo ad arricchire il gioco con tutto ciò che la saga ha conquistato nel corso degli anni, in particolar modo col sesto episodio. Pur non decollando col botto, la trama delle vicende dell’episodio in esame quest’oggi è ricca e complessa e saprà conquistarvi grazie alla presenza di figure importanti come Kaoru Sayama, ma anche grazie al ritorno di Date e del nostro amatissimo Gorō Majima, quasi del tutto assente in The Song of Life e di importanza, direi cruciale, in questo secondo remake.

Double Dragon

Ai sedici capitoli di trama principale — che, salvo qualche eccezione (coff, coff, Haruka) scorreranno in maniera assai fluida — si intervalleranno le immancabili Substory, molte delle quali di ritorno dal gioco originale, ma alcune del tutto inedite e progettate per questo secondo remake, che tireranno in ballo personaggi incontrati persino in Yakuza 0 e le consuete situazioni al limite del paradosso. All’interno di Kiwami 2 avremo modo di esplorare unicamente due città: le già citate Kamurocho, a Tōkyō, e la ritrovata Sōtenbori, Ōsaka. Come in Yakuza 6 ci ritroviamo davanti a mappe senza giunture né caricamenti e l’ingresso all’interno di edifici come negozi, punti di svago e ristoranti non avrà nessuna transizione, fatta eccezione per zone come i sotterranei del Purgatorio e quelle raggiungibile unicamente in taxi nel corso della trama principale.

Diversamente dal primo Kiwami e The Song of Life, Kiryu non sarà l’unico personaggio giocabile, anche se la scelta non avverrà all’interno del gioco vero e proprio, bensì in una sorta di contenuto extra accessibile dal menu principale avanzando all’interno del gioco: è presente una sezione dedicata a Majima, che ci narrerà delle vicende che lo hanno spinto a lasciare il clan e fondare la Majima Construction all’interno di West Park, occupando il posto lasciato vacante dal Fiorista di Sai. Nella Storia di Majima, composta da soli tre capitoli, potremo unicamente seguire la trama e dilettarci con alcuni dei medesimi svaghi concessi a Kazuma, ma non avremo a disposizione un sistema di crescita basato sull’esperienza né la possibilità di usare armi che non siano la katana corta che il Cane Pazzo avrà in dotazione. Un extra decisamente apprezzato, specie per una cutscene in particolare, che magari un publisher diverso avrebbe proposto come DLC a pagamento ma che, fortunatamente, ci ritroviamo incluso nel pacchetto.

Nel Kansai prima le prendi e poi le dai

Come già visto in The Song of Life, con l’introduzione al Dragon Engine assistiamo anche a un restyling totale del sistema di combattimento, che si discosta completamente da quello apprezzato dai fan in Yakuza 0 e Kiwami (caratterizzato dalla presenza di diversi stili di lotta) e che sfrutta unicamente il moveset personale del Drago di Dōjima, espandibile con l’apprendimento di tante nuove abilità e grazie all’addestramento di NPC come l’immancabile sensei Komaki. Tra le novità rispetto a quanto visto in Yakuza 6, la possibilità di caricare colpi più potenti con la pressione prolungata dei due tasti di attacco, ma soprattutto il grande ritorno delle armi equipaggiabili nell’inventario.

Oltre a poter raccogliere quelle presenti per le strade, fra biciclette, insegne e vere e proprie armi da taglio e da fuoco, potremo acquistarle negli appositi negozi, ottenerle portando a termine missioni secondarie e, novità delle novità, rubandole ai nemici e salvandole nel nostro arsenale da trasporto, con una cassa oggetti per quelle inutilizzate come supporto. Si tratta di un’aggiunta alquanto gradita che differenzia in maniera importante i combattimenti di Yakuza Kiwami 2 dal titolo recensito ad aprile. Oltre alle immancabili Heat Action, ancora più numerose grazie alla presenza di quelle effettuate in combinazione con personaggi non giocabili come Kaoru e alcuni NPC che ci offriranno il proprio aiuto per strada, ritorna l’Extreme Heat Action Mode, accompagnata dalla nuova funzione “Essence of Finishing Blow” che si attiverà automaticamente al termine delle boss battle come una sorta di QTE per mostrarci delle conclusioni spettacolari agli scontri cruciali della storia. Oserei definire il sistema di combattimento di Yakuza Kiwami 2 il migliore mai visto per la saga, semplice, profondo e mai legnoso, con una vasta rosa di azioni eseguibili non appena avremo appreso tutte le abilità a nostra disposizione.

“We Build Shit!”

Parte fondamentale di un qualsiasi episodio della saga di Ryū Ga Gotoku, le attività secondarie come mini-giochi, distrazioni e collezionabili da completare, e Kiwami 2 non ci risparmia certo un paio di assi nella manica. Oltre alla già citata storia secondaria che vede protagonista il secondo personaggio più amato della saga, da Yakuza 0 torna il Colosseum, l’arena sotterranea del Purgatorio, dove potremo confrontarci in duello con i più forti combattenti del Giappone, con l’inedita introduzione delle Battle Royale, modalità divertente e fuori di testa che vedrà scontri tutti contro tutti che coinvolgeranno noi e numerosi altri personaggi secondari. Devo dire che mi ha divertito parecchio e che di tanto in tanto tornerò a farci qualche partita, coinvolgente quasi quanto il mini-game del Cabaret Club, di ritorno anch’esso da Yakuza 0 e affrontabile a Sōtenbori: se nei panni del re della notte Majima dovevamo gestire un fiorente Sunshine, in quelli del Drago di Dōjima saremo chiamati a scalare la classifica dei club più importanti del Giappone assieme a Yuki e al suo neonato Four Shine. Questa nuova versione del mini-gioco, oltre al gestionale con relativa storia, include al suo interno anche le attività di intesa e dialogo con le hostess presenti nei precedenti giochi, ma anche porzioni del mini-game dello Snack New Gaudi di Yakuza 6, nel quale eravamo a chiamati a scegliere le risposte più attinenti entro una manciata di secondi per fare nuove amicizie al bar.

C’è qualcosa che non va in queste hostess…

A questi si aggiungono le classiche attività come Batting Center, Shōgi, Mahjong e gioco d’azzardo, ma anche il Mini-Golf e l’imperdibile SEGA Center, stavolta impreziosito da due versioni di Virtua Fighter 2 e dall’inedito Virtual-On, convertiti alla perfezione in modalità HD. Di nuovo, nelle sale giochi troveremo le Toylet, dei mini-game realmente esistenti in Giappone e che metteranno a dura prova la nostra vescica: facendo uso di bevande e cibi, l’apposito indicatore che ci verrà consegnato in una subquest ci avviserà (in realtà, dovremo controllarlo noi di tanto in tanto dall’inventario) che sarà tempo di liberarci e usufruire di questi semplici, ma spassosi cabinati da toilette. Purtroppo, all’interno del Club SEGA abbiamo scovato un piccolo errore anacronistico: le locandine esposte raffigurano Virtua Fighter 5 e altri giochi che, nell’anno in cui è ambientato il gioco, non rientravano nemmeno nell’immagionario degli sviluppatori.

Gran ritorno, sempre da Yakuza 6, la modalità Clan Creator, stavolta del tutto rivoluzionata: se in origine eravamo chiamati a formare il nostro squadrone della morte per scalare i ranghi della gang JUSTIS e annientarla con le nostre forze, questa volta saremo chiamati a difendere il cantiere della Majima Construction dall’assalto delle vecchie glorie della New Japan Pro-Wrestling, presenti sotto le inedite spoglie di membri della yakuza. Le meccaniche del mini-gioco sono state quasi del tutto rivoluzionate, ma purtroppo devo dire che non mi ha coinvolto in maniera assuefacente come la sua controparte in The Song of Life; vi assicuro, però, che adorerete tutto ciò che il mini-game avrà di contorno, dal reclutamento di membri in giro per la città allo spettacolare inno che ascolterete alla fine di ciascuna missione. A questi si aggiungono altre attività disponibili, come il lavoro di buttafuori alla discoteca Debolah, gli incontri con i combattenti di strada commissionati da Komaki e le immancabili richieste di soccorso dei cittadini, che stavolta torneranno ad essere presenti unicamente sulla mappa e non più sul social network Troublr visto nel sesto capitolo.

Potevano di certo mancare, infine, i mini-game a sfondo erotico? Non sarebbe stato di certo il caso, dopo l’ottimo divertissement delle camgirl visto in Yakuza 6. In Yakuza Kiwami 2 potremo recarci in uno degli appositi sgabuzzini dove potremo “vedere” uno dei video a sfondo erotico a nostra disposizione (vedere, insomma: leggeremo e ascolteremo ciò che accade sullo schermo vedendo in faccia le divertenti reazioni di Kiryū) e lasciar sfogare gli istinti primordiali del nostro eroe, ma soprattutto potremo affrontare l’inedito Gravure Studio. Come il nome stesso suggerisce, protagoniste indiscusse saranno ancora una volta le Gravure Idol (nella fattispecie, Hikaru Aoyama e Rina Hashimoto), con un gameplay a metà fra quello delle camgirl di Yakuza 6 e il Telephone Club di Yakuza 0: seguendo i filmati delle ragazze in carne e ossa mostrati sullo schermo, dovremo scegliere la giusta combinazione di parole e frasi in modo da consentire a Kazuma di imbastire una conversazione ed entrare più in confidenza con le modelle al punto da farle posare in modi sempre più provocanti. E vi lascio solo immaginare come andrà a finire.

The Sound of Breath

Con questo secondo e ottimo remake per la saga, il Ryū Ga Gotoku Studio è riuscito a migliorare ulteriormente il suo motore grafico di ultima generazione, il Dragon Engine introdotto con Yakuza 6. Se nel capitolo ambientato a Hiroshima abbiamo sofferto di frequenti cali di frame rate, un onnipresente effetto tearing e sporadici freeze, in questo remake la situazione migliora di molto anche sui modelli standard di PlayStation 4: ambientazioni e personaggi appaiono addirittura più definiti e con un anti-aliasing che rasenta la perfezione, il frame rate si aggira stabile sui 30 fotogrammi al secondo, e il tearing è praticamente assente. Unica pecca, alcuni rallentamenti durante le corse più concitate in mezzo alla folla cittadina e alcuni piccoli freeze nell’esecuzione di determinate Heat Action o nell’innescamento di alcuni eventi.

Tutto ciò a un prezzo apparentemente conveniente: il motore di Yakuza 6 riesce a non arrancare più grazie ai caricamenti nascosti che avvengono prima dell’inizio degli scontri, nei quali prima potevamo iniziare a pestare i poveri chinpira, mentre adesso ci toccherà attendere la scomparsa dell’apposita schermata per poter iniziare a menare le mani. Altro punto dolente rispetto all’ultimo episodio, l’assenza di doppiaggio integrale per la maggior parte dei dialoghi secondari e delle substory: stavolta sarà limitato unicamente alle cutscene relative alla trama principale, ed è un grosso passo indietro rispetto al taglio più cinematografico di The Song of Life, che lo rende più affine al Kiwami uscito lo scorso anno. Per il resto, ci troviamo di fronte a un’estetica magistrale e a un cast che svolge ottimamente il proprio ruolo, anche se ammetto di averci messo un po’ ad abituarmi alla nuova e più stridula voce di Sayama.

A chi consigliamo Yakuza Kiwami 2?

Remake del secondo capitolo della saga, lo consigliamo a chi ha già affrontato le vicende di Yakuza Kiwami, ma anche di Yakuza 0, grazie alla presenza di numerosi extra e citazioni che lo riguardano. Se volete giocarlo come vostro capitolo di esordio, nelle fasi introduttive è presente un ottimo riassunto delle vicende del primo, ma in ogni caso vi consiglierei sempre di procedere in ordine. Chi ha già avuto modo di giocare l’originale Yakuza 2 su PS2 potrà ritrovare tutti gli elementi che ha apprezzato, mescolati a quanto di buono è stato in grado di offrire il team di sviluppo con il sesto episodio numerato. Come nel caso di tutti gli altri giochi della saga, i testi di Yakuza Kiwami 2 sono stati localizzati in maniera più che perfetta ma unicamente in lingua inglese, a supporto dell’audio originale giapponese. Inutile ribadire che la buona comprensione dell’idioma anglofono è necessaria per la giusta comprensione della trama, colonna portante dell’intero brand.

  • Dragon Engine ulteriormente rifinito
  • La giocabilità migliore dell’intera serie
  • Il ritorno del mini-game gestionale del Cabaret Club
  • La Storia di Majima è un gradito bonus…

  • …Un po’ limitato nelle possibilità
  • La trama decolla davvero solo nelle fasi finali
  • Clan Creator meno avvincente rispetto a prima
  • Non tutti i dialoghi sono doppiati come nel 6
Yakuza Kiwami 2
4.8

Avvincente, drammatico e spassoso: il remake di Yakuza 2 sfiora la perfezione

Yakuza Kiwami 2 è uno dei remake meglio riusciti sui quali mi sia mai capitato di mettere le mani. Non solo il team di sviluppo si è impegnato a ricostruire in maniera assai fedele la maggior parte del gioco originale sfruttando le tecnologie di ultima generazione, bensì ha implementato una serie di fantastiche novità che lo rendono un prodotto interessante per chiunque, vecchi e nuovi fan della saga. Rispetto a quella del primo Kiwami o di Yakuza 6, la trama stenta un po’ a decollare nelle prime fasi, durante le quali saremo molto spesso spinti a dedicarci alle attività secondarie, ma culminerà in capitoli finali ricchi di pathos e colpi di scena che non ci risparmieranno qualche lacrimuccia prima del titoli di coda. Tessiamo le lodi del Ryū Ga Gotoku Studio e del portentoso Dragon Engine, rimpiangendo un po’ la scelta di SEGA di riproporci Yakuza 3, 4 e 5 come semplici remaster e non come degli splendidi remake come quello che mi ritrovo tra le mani. E adesso ci toccherà attendere chissà quanto prima di poter mettere le mani su un altro titolo di nuova generazione, dato che di Shin Yakuza non abbiamo visto ancora, praticamente nulla.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.

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