Nella sua collana di manga “Aiken”, BAO Publishing allarga la sua proposta con “Le Anime di Edo”, seguito “spirituale” de “I Doni di Edo” del mangaka Koichi Masahara. Come per l’altra opera, anche per Le Anime di Edo ci troviamo di fronte a nove storie brevi ambientate nell’antica città giapponese. Edo, si ricorda, fu sede dello Shogunato che, successivamente, nel XIX secolo venne ribattezzata con l’attuale nome Tokyo.
Quest’opera di Masahara condivide con quella precedente le particolarità che le rendono uniche agli occhi del lettore: il paesaggio storico del Giappone antico, la profondità della narrazione nella brevità dei capitoli e l’attenzione alla differenziazione tra rea i diversi ceti sociali sulla quale era fondata la piramide gerarchica di un tempo lontano. I protagonisti delle storie sono sempre loro: capifamiglia, artigiani, locandieri, tutti con qualcosa da raccontare.
Si ripropone la struttura del volume precedente, con diverse storie autoconclusive e senza alcun legame narrativo tra loro. Di seguito proponiamo la trama di una delle storie narrate, quella del secondo capitolo intitolato “Un sakè sotto i ciliegi”.
Quando il protagonista dona i preziosi risparmi a suo nipote Chotaro, gli ritorna una promessa: sotto l’ombra del ciliegio, da lì a un anno, il debito sarebbe stato saldato, magari contornato da un abbraccio di ricongiungimento. In realtà scopriremo che le cose sono andate diversamente e che di Chotaro, dieci anni dopo, non vi è traccia. Con lui non è sparita solo la somma di denaro, ma anche la fiducia che lo zio aveva riposto in lui. Restano la rassegnazione di sua madre, che immagina per il figlio una vita dissoluta e il rimorso dello zio per averlo aiutato nella scelleratezza. E se invece fossimo saltati, tutti noi, a conclusioni affrettate?
È davvero tutta una questione di soldi? È la domanda che mi sono posto dopo essermi lasciato alle spalle questo volume. Tra prestiti, affari commerciali e mercanti che assoldano sicari per spazzare via la concorrenza, mi è sembrata una domanda più che legittima. In realtà, come spesso accade, non è bene lasciarsi andare a giudizi prematuri. Ad una riflessione più attenta, ricorre sotto varie forme il tema dei legami familiari, non sempre facili da curare o mantenere. Il più delle volte sono fili sottili pronti a spezzarsi, e quando stiamo per accorgercene potrebbe essere già troppo tardi. Quei legami però possono anche costituire una prigionia se siamo costretti ad abbandonare i nostri figli per fuggire da un marito violento, subendo l’ingiusto giudizio e la condanna implicita di chi ci sta intorno.
Ne “I Doni di Edo” ci siamo commossi di fronte alle storie dei suoi personaggi, sviluppando un’empatia unica dai tratti dolci e malinconici. Questa volta invece siamo spettatori invisibili della vita di chi è rimasto ai margini dell’antica Edo, isolato economicamente ma soprattutto socialmente. La città infatti non è solo il baluardo di antichi valori da custodire, ma anche un crocevia di contraddizioni e disavventure.
Come ne “I Doni di Edo”, abbiamo per le mani storie indipendenti e autoconclusive, se non si considera la presenza ricorrente dell’oste che nella prima storia ci introduce a quello che sarà il tema principale dei racconti, con una parabola semplice ed efficace. Una nota va sicuramente appuntata: il realismo narrativo che caratterizza la maggior parte dei capitoli, si spezza improvvisamente con la comparsa di personaggi avvolti da un alone di magia, ed in un certo senso questa scelta costituisce un elemento di rottura con il resto dei racconti, ottenendo inevitabilmente di spezzare anche il filone narrativo in cui il lettore si immerge e che non sempre riesce a comprendere a pieno.
Seppur fosse complicato migliorare la bontà dei disegni offerti nel volume precedente, ne “Le anime di Edo” l’autore riesce a superarsi. Conservando lo stile iconico già adoperato in precedenza lo evolve e lo adatta alle singole storie, permettendo un connubio stile-narrativa elevatissimo. All’interno del volume le scene notturne sono predominanti e l’autore riesce a gestirle artisticamente con grande maestria e con un utilizzo dei retini ridotto al minimo. Le scene, infatti, seppur siano piene di campiture nere rimangono “leggere” alla vista e non affaticano la bontà della lettura. Masahara riesce a far risaltare i personaggi e le loro emozioni anche mantenendo un elevato dettaglio nella caratterizzazione degli sfondi, sempre curati e molto dettagliati.
Un nuovo viaggio inaspettato
Leggere Le anime di Edo significa porsi in una posizione critica verso la città di Edo e i valori che si celano al suo interno. Forse ci aspettavamo di proseguire il viaggio commovente intrapreso con i suoi preziosi Doni, e per certi versi potremmo restare delusi da questa discontinuità emotiva. In realtà sarebbe sciocco pensare che tutto possa sempre essere edulcorato e innocente, immutabile nella sua purezza. Ingenuo pensare che il filo possa non spezzarsi mai. Per questo leggere queste storie è importante e significativo. Le anime di Edo costituiscono il valore aggiunto dell’antica capitale, sono l’altra faccia della medaglia: senza di esse, i suoi doni sarebbero vuoti e inapprezzabili.
Quando sembra che la vita sia troppo dura con noi, ricordiamoci sempre che l’oste ha riservato un bicchiere di sakè anche per noi.
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Per chi cerca un filo conduttore con il passato