Katherine McBride, una manager impegnatissima e schietta, è fidanzata da moltissimi anni con Vincent Brooks, un trentaduenne un po’ goffo che lavora come ingegnere. Lei, ad un certo punto, anche vedendo le vite dei propri colleghi e amici, inizia a fare pressioni riguardanti il matrimonio ad un riluttante Vincent, che non si sente assolutamente pronto. L’intreccio principale e i guai del protagonista da noi controllato, che sarà proprio Vincent, iniziano per davvero però solo quando una nuova ragazza, la misteriosa e seducente Catherine, incontrata per caso allo Stray Sheep Bar, entra nella sua vita. Dal suo arrivo Vincent inizia anche a fare strani incubi, in cui si ritrova trasformato in un ibrido uomo-capra, e deve cercare di scalare altissime piattaforme per scampare ad una morte certa… che si rifletterebbe nella vita reale. Questa è la storia di Catherine Classic!
Catherine Classic è un porting diretto del gioco sviluppato da ATLUS e pubblicato da SEGA nel 2011 per PlayStation 3 e Xbox 360 e per cui il prossimo 3 settembre uscirà una versione espansa, intitolata Catherine: Full Body. Dopo otto anni approda su PC tramite Steam, senza pretese particolari o aggiunte di contenuti degne di nota. Questo basterà per attirare nuovi giocatori e riportare indietro i vecchi per una nuova partita?
- Titolo: Catherine Classic
- Piattaforma: PC / Steam
- Versione analizzata: PC / Steam (PAL / EU)
- Genere: Platform, Rompicapo, Avventura
- Giocatori: 1
- Software house: SEGA
- Sviluppatore: ATLUS
- Lingua: Italiano (testi), Inglese, Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 10 gennaio 2019
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: disponibile un’edizione deluxe che comprende alcuni wallpaper in alta risoluzione per smartphone e PC, avatar per Steam e la colonna sonora in digitale
Mr. Driller al contrario
Gli incubi del nostro protagonista sono scaturiti in maniera molto freudiana dalla paura che egli ha di fare un passo così importante come quello del matrimonio, specialmente quando poi di mezzo si inserisce anche la terza incomoda, Catherine. Fin dal primo momento è chiaro che Vincent sarà portato a confrontarsi con diverse scelte e decisioni importanti in un ciclo sonno/veglia dove prima di dormire potremo girare per lo Stray Sheep Bar, un locale di cui il dubbioso protagonista è cliente abituale, e di notte invece dovremo fuggire dai nostri demoni e sensi di colpa scalando cime sempre più alte e ardue.
Il gameplay forse più da puzzle game che da platform di Catherine Classic è piuttosto intuitivo e a primo acchito sembra limitato, ma non è così: se lo scopo principale è semplicemente quello di scalare una precaria montagna di cubi prima che questi cadano nel vuoto, senza precipitare a nostra volta o farci schiacciare, ci sono parecchi modificatori che ci permettono di variare un po’ l’esperienza di gioco, come la presenza di blocchi scivolosi, con trappole a punta o di fuoco; Vincent potrà scalare solo un blocco alla volta e dovrà quindi creare delle scalinate usando i cubi come gradoni, spostandoli e impilandoli, ma avrà anche la possibilità di appendersi ai lati delle piattaforme, oltre che di utilizzare diversi poteri particolari, trovandoli per esempio come pick up items durante la scalata, oppure di creare un singolo blocco in una posizione da lui scelta. Lo scopo è sempre uno solo, arrivare fino in cima e ottenere una momentanea salvezza, anche a costo di far precipitare altri affranti verso il loro destino; sul nostro cammino affronteremo infatti, oltre che dei “boss” che rappresentano le nostre più grandi paure, altri personaggi che nel mondo degli incubi vengono trasformati in pecore, che cercheranno di compiere il nostro stesso cammino, ostacolandoci nel frattempo.
Ad intervallare ogni livello c’è una sorta di cappella dove Vincent può acquistare un oggetto bonus con le monete ottenute durante le salite, parlare con gli altri individui intrappolati lì, e andare in un confessionale dove gli verranno poste diverse domande “scomode” a cui il giocatore potrà poi rispondere. In pieno stile Telltale o DONTNOD Entertainment, alla fine degli stage vedremo la nostra risposta in percentuale con quelle degli altri giocatori online.
Una visual novel che aspetta di essere salvata
Prima di andare a dormire, il protagonista passerà il resto del suo tempo allo Stray Sheep Bar, uno strano locale dove potrà incontrare e parlare con diversi personaggi bizzarri e con i suoi amici d’infanzia, ognuno con una propria storia da raccontare davanti a un goccio, con un affabile barista e proprietario sorprendentemente simile a Stan Lee. Ben presto si accorgerà che non è l’unico ad avere questi incubi, e man mano che passano i giorni, in pieno stile Persona, si potranno creare o esplorare dei legami con gli avventori del locale. Mentre le sezioni platform sono osservate con una inquadratura di telecamera piuttosto lontana, in questa sezione relazionale si possono vedere davvero le migliorie grafiche di questa remaster, con le texture non compresse che fanno la loro figura, anche se in qualche modo un po’ contrastanti con alcuni elementi di background o riguardanti l’interfaccia, che non sono stati scalati a dovere. Questa parte è forse quella che più ho preferito rispetto al gameplay delle scalate notturne, che seppur riesca ad intrattenere, alla lunga, specialmente volendo ottenere tutti i finali disponibili, finisce per essere parecchio ripetitivo.
È qui che viene anche mostrato il Karma System del gioco, che costringerà Vincent a compiere delle scelte importanti che poi andranno a modificare il finale stesso della storia in base al nostro posizionamento nella scala del Karma (ce ne sono 8 in tutto). Questo sistema, a seconda delle risposte di Vincent a varie domande e ad alcuni SMS ricevuti, a cui è possibile ribattere in maniera dinamica componendo delle frasi già rese disponibili dal gioco, può variare in una scala che oscilla tra l’Ordine e il Caos: il primo viene esemplificato dal desiderio di Vincent di fare il bravo ragazzo, unirsi in matrimonio e “crescere” e il secondo che invece ne asseconda il lato più lussurioso e spensierato. Ognuna delle due ragazze come in una visual novel qualsiasi avrà, senza dettagliare per ragioni di spoiler, un finale buono, uno cattivo e uno considerato “vero”, che richiedono di rigiocare praticamente ripartendo dall’inizio alzando di parecchio la rigiocabilità.
Cornuto e mazziato
Sebbene in maniera mai completamente esplicita per evitare di diventare un vero e proprio gioco da falegname ma abbastanza coraggiosa da essersi beccata dal PEGI un rating 18+, accettandone serenamente il possibile calo di vendite che ne sarebbe derivato, Catherine Classic racconta una storia che tocca delle tematiche e degli aspetti decisamente maturi come il senso di colpa, il tradimento, e i commitment issues che oggi sempre più giovani sentono, specialmente in un paese dove queste discussioni culturali sono ancora parecchio delicate, come il Giappone. Per certi versi andando oltre ai sensi di colpa di Vincent si può quasi considerare un’avventura dalle sottotrame horror psicologiche, visto il destino molto triste delle metaforiche pecorelle smarrite che falliscono l’ascesa e della loro costante scalata per la sopravvivenza nel mondo degli incubi.
Altri temi importanti come la sessualità in termini più profondi fanno capolino in Catherine Classic, che non ha paura di inserire personaggi che esprimono liberamente il proprio istinto sessuale e che parlano apertamente dei loro desideri e delle loro opinioni a riguardo. Anche l’inclusione di un personaggio transgender, una delle cameriere del locale e compagna di liceo di Vincent, viene gestito con rispetto e accuratezza; spesso questa ragazza si confronta con i suoi amici a riguardo, anche in modo piuttosto aspro. Catherine Classic struttura la sua trama nel modo consono che ci si aspetterebbe da una storia comunque adulta, fatta per persone che possono capire, magari avendole vissute in prima persona, anche queste sfumature un po’ meno evidenti in una relazione amorosa “seria” come quelle che si iniziano a creare oltre la trentina.
A chi consigliamo Catherine Classic?
C’è una buonissima probabilità che chiunque nel 2011 avesse una console e anche solo un vago interesse per i giochi ATLUS e, perché no, semplicemente giapponesi in generale, abbia già giocato alla versione originale di Catherine. Questa release non mi sembra fatta per loro poiché non aggiunge nulla di nuovo o comunque di sostanzioso, a parte alcune migliorie grafiche. Il prezzo contenuto (19,99 €) mi sembra più che altro un punto di partenza per chi invece non abbia potuto giocarci alla data di lancio originale perché limitato al mercato PC o a quello handheld. In generale, essendo un titolo standalone e con una buonissima trama, riesce comunque ad avere una sua attrattiva anche per chi invece è semplicemente un fan dei platform e dei rompicapo, oppure ha proprio tanta nostalgia per Renato Zero e il suo triangolo… solo non giocateci insieme al/la vostro/a partner!
- La storia è sempre molto intrigante
- La modalità online ha ridato vita al titolo
- Le texture hanno fatto un bel passo in avanti, ma…
- …Le cutscene invece sono a bassissima risoluzione
- Il gioco è quasi sempre bloccato a 30 fps
- Su PC con tutta probabilità prenderà il posto di Full Body
Catherine Classic
Una remastered senza infamia e senza lode
Catherine Classic fa quello che deve: riproporre un titolo che francamente nel panorama PC mancava modernizzandolo con supporto a funzionalità moderne come le risoluzioni più alte, i controller di nuova generazione, la possibilità di giocare con la tastiera e delle texture non compresse. Purtroppo però, sapendo che all’orizzonte sta per arrivare la sua versione Full Body, per ora esclusiva PlayStation 4 e PlayStation Vita, che oltre alle caratteristiche sopra citate per Classic aggiunge anche una sostanziosa fetta di nuovo contenuto a livello di trama e gameplay, mi chiedo perché non si potesse aspettare due mesi in più e portare su PC anche (o solo) quella versione. Forse è solo un’idea fin troppo ottimistica, conoscendo il rapporto che tanti sviluppatori giapponesi hanno con il PC come piattaforma, ma vedo comunque del buono in questa remastered, che non ha comunque problemi gravi e compie dignitosamente quello per cui è stata creata, sperando che faccia un po’ da apripista per altri titoli ATLUS su Steam, cosa ovviamente possibile solo se ne varrà la pena finanziariamente, e quindi per forza di cose legata al numero di vendite.