Il genere dell’animazione rappresenta a tutti gli effetti un genere rivoluzionario, capace di portare sugli schermi innovazioni estetiche che hanno un impatto fondamentale sul mondo che ci circonda. È così, è sempre stato così e lo sarà sempre.
All’interno di questo settore produttivo che esiste ormai da più di un secolo è impossibile non citare chi, all’interno del mondo dell’animazione, è riuscito a emergere con una forte identità, generando nuovi archetipi narrativi e soluzioni estetiche ormai divenute immortali. È il caso di Osamu Tezuka e Walt Disney, i più importanti animatori della storia. Ma in che misura i loro lavori hanno influenzato la cultura moderna? E, soprattutto, in che rapporti erano questi due geni? Si può parlare di reciproca influenza o di influenza monodirezionale? Una domanda complessa che necessita di una risposta complessa.
Per chi fosse interessato invece al lavoro di Osamu Tezuka come mangaka, quasi tutti i suoi manga famosi e meno conosciuti stanno venendo ripubblicati qui in Italia da J-POP, all’interno della ormai sempre più nutrita Osamushi Collection.
Walt Disney e Osamu Tezuka: due pilastri dell’animazione
Walt Disney nacque all’inizio del Novecento negli Stati Uniti, fu un animatore, imprenditore, produttore cinematografico, regista e doppiatore. È probabilmente uno dei più grandi cineasti del secolo, genio dell’intrattenimento e dotato di un’immaginazione a dir poco contagiosa, i suoi personaggi riecheggiano tutt’ora nelle televisioni e sugli schermi di tutti i bambini del mondo. La sua casa di animazione non necessita di troppe introduzioni, neanche in un articolo divulgativo come questo, si basti pensare a Topolino e a Biancaneve e i sette nani (primo lungometraggio animato di sempre proiettato nel 1937) per capire l’impatto del modello Disney a livello stilistico, narrativo, estetico, ma anche economico e distributivo. Questo perché il modus operandi dello stesso Disney era quello sì del creativo, ma anche dell’abile imprenditore e investitore, questo permise ai suoi personaggi di essere conosciuti in tutto il mondo.
Dall’altra parte del mondo invece c’era Osamu Tezuka, genio fumettistico e animatore le cui tecniche pionieristiche hanno permesso al manga e all’anime di diventare ciò che sono ora. Si può tranquillamente affermare infatti che Tezuka, assieme a Leiji Matsumoto e Go Nagai, sia non solo uno dei fumettisti più prolifici della storia e un grandissimo esperto di trasposizione da carta a schermo, ma anche il creatore di soluzioni estetiche e narrative che sono servite da base per tutto l’immaginario nipponico a venire. Tezuka iniziò la sua carriera in un periodo in cui l’animazione era già affermata, nacque nel 1927, mentre in Giappone l’animazione esisteva già da inizio secolo, in più, a seguito dell’occupazione statunitense al termine della Seconda Guerra Mondiale, personaggi come Topolino, Bambi e Pinocchio divennero parte integrante dell’immaginario collettivo del Giappone a fine degli anni ‘40.
I punti di contatto
In questo fenomeno possiamo già trovare un abbozzo alla nostra domanda dunque: è abbastanza palese che un giovane Osamu Tezuka fosse stato come tutti affascinato dai grandissimi prodotti statunitensi e non è difficile immaginare che questi abbiano avuto un impatto sul suo lavoro. Tezuka dichiarò infatti di avere divorato sin da bambino le pellicole di Bambi, Pinocchio e altri grandi classici Disney. Da sottolineare anche le affermazioni di Walt Disney stesso secondo cui, alla Disney World’s Fair del 1964, dichiarò di sperare di riuscire a creare un qualcosa che fosse come Astro Boy (forse dimenticandosi temporaneamente di avere creato Topolino). È noto inoltre che gli animatori Disney furono ingaggiati per insegnare l’uso dei colori al team di Tezuka che stava producendo l’adattamento animato di Kimba il Leone Bianco.
I punti di contatto tra questi due pilastri dunque sono molteplici e multidirezionali, e la loro influenza sulle produzioni future talmente ampia da essere difficilmente celata anche a ottant’anni di distanza.
Se ci soffermiamo infatti a osservare i tratti somatici dei personaggi di Tezuka sono chiari diversi riferimenti a personaggi disneyani: gli occhi grandi ed espressivi (ripresi per metà dalla Betty Boop di Flescher e per metà dal tratto disneyano), la silohuette di Astro Boy similissima a quella del topo più famoso della storia e anche alcuni dettagli grafici come le spesse linee di contorno, marchio di fabbrica delle produzioni Disney. Il “dio dei manga” inoltre attuò anche due interessantissime riscritture di due opere animate che lo accompagnarono durante la sua gioventù: è infatti il caso di Bambi e Pinocchio, per i quali Tezuka realizzò due manga negli anni ’50.
Un caso molto curioso fu quello dell’incredibile somiglianza tra Kimba, il Leone Bianco e il celebre Re Leone degli anni ’90. Per molti anni gli appassionati di animazione si sono trovati al centro di questa controversia affermando come la produzione Disney degli anni ’90 avesse palesemente copiato il film dal Kimba di Osamu Tezuka. Questo in modo particolare per quattro scene che mostrano un’incredibile somiglianza visiva col prodotto giapponese: il padre del protagonista che appare in mezzo alle nuvole, due leoni appesi ad una rupe, gli animali della savana in cerchio e la nascita del figlio del re; insomma quattro scene iconiche che sono state trasposte in maniera quasi identica nel lungometraggio Disney. La controversia sul plagio andò avanti per anni e fu spesso un’accusa mossa alle produzioni Disney incapaci di creare contenuti originali. Accuse che, se si considerano diversi aspetti, risultano prive di fondamento.
Innanzitutto la trama dei due film è molto diversa nonostante le evidenti somiglianze estetiche, la trama del Re Leone infatti la si può considerare come un vero e proprio Amleto moderno. I topoi narrativi derivanti dal classico shakespeariano sono totalmente assenti nella produzione di Tezuka. In più, come sopra detto, è noto che animatori della Disney vennero ingaggiati da Osamu Tezuka durante la produzione di Kimba, il Leone Bianco, non è quindi difficile pensare che quegli stessi animatori abbiano riportato in Disney i risultati e le influenze ricevuti dall’ingaggio in Giappone.
Analizzando dunque gli eventi storici e lo sviluppo delle produzioni animate si può affermare come l’anime, oggi baluardo fondamentale del genere animato, padre dei più grandi prodotti che hanno contribuito a formare un immaginario dinamico ed estremamente espressivo (prodotti come DRAGON BALL, ONE PIECE, NARUTO e tanti altri campioni di incassi), debba moltissimo alle prima produzioni americane Disney, rivoluzionarie in tutti i sensi.
Ma probabilmente è vero anche il contrario, dal momento che il Giappone possedeva prodotti animati già dai primi del Novecento e un’arte grafica estremamente ancorata a concetti dinamici (caratteristica che si può notare tutt’ora nei prodotti manga giapponesi), non è dunque sbagliato pensare che Disney abbia attinto in qualche modo dalla cultura nipponica o ne abbia subito influenza in qualche modo.
Il rapporto tra Tezuka e Disney dimostra quindi per l’ennesima volta come la storia dell’arte e più generalmente qualsiasi studio di forma sia di natura compositiva. Nulla viene creato ma tutto viene continuamente ripreso e mescolato, ricomposto e rigenerato. Il genere dell’animazione non è sicuramente esterno a questo processo. Nonostante rappresenti un mezzo che ha aperto numerosissime possibilità e che tuttora riesce a rinnovarsi in maniera impressionante, non può fare a meno della storia, delle narrazioni che compongono il mosaico delle culture umane e di quegli archetipi che passando per Omero, Dante, Ariosto, Shakespeare, Tolkien, Joyce e molti altri, sono sopravvissuti e continuano a riecheggiare anche nella produzione multimediale.