JUDGMENT – Recensione

Dopo una piacevole gita nell’ambientazione post-apocalittica di Ken, il Ryū Ga Gotoku Studio ci riporta a Kamurocho per seguire le vicende dell’implacabile detective Takayuki Yagami: la nostra recensione di JUDGMENT

JUDGMENT - Recensione

JUDGMENT - Copertina del gioco per PS4Takayuki Yagami è un promettente avvocato che, contro ogni previsione, riesce a far scagionare Shinpei Okubo, un imputato che sembra impossibile da difendere. Tuttavia, questo è anche il giorno in cui la sua carriera subisce il tracollo definitivo. La stessa persona resa libera dall’impeccabile difesa di Yagami viene infatti nuovamente incriminata, senza via di scampo, per il brutale assassinio della propria fidanzata. Per questa ragione, abbandonato il distintivo, tre anni più avanti Yagami decide di reinventarsi come detective e mettere su un’agenzia investigativa nel quartiere a luci rosse di Kamurocho, aiutato dal vecchio amico Masaharu Kaito. Vittima della rivalità fra il Clan Tojo e il Kyorei, la città è da tre mesi teatro di sanguinosi omicidi seriali, caratterizzati dall’asportazione degli occhi ai danni dei poveri malcapitati. Ingaggiato come investigatore dallo studio legale per il quale ha lavorato in passato, Yagami verrà trascinato in un turbinio di eventi che lo porteranno a indagare sulla verità sfuggitagli di mano tre anni prima: hanno così inizio le vicende di JUDGMENT.

Lanciato in Giappone lo scorso 13 dicembre 2018, JUDGE EYES: Shinigami no Yuigon è il più recente prodotto del team guidato da Toshihiro Nagoshi, che porta il nome della sua creazione più importante, il Ryū Ga Gotoku Studio. Ambientato nel medesimo universo narrativo di Yakuza, JUDGMENT (com’è stato rinominato in occasione del suo arrivo in Occidente) segue le vicende di Takayuki Yagami, interpretato dal cantante e attore Takuya Kimura: un ex avvocato, la cui carriera è stata macchiata indelebilmente a causa di un errore di giudizio, ora esperto di indagini più o meno pericolose. Condividendo l’ambientazione e buona parte del gameplay con la “serie principale” — se così vogliamo definirla, JUDGMENT si appresta a sbarcare nei negozi nostrani col primato di essere il primo gioco del brand di Ryū Ga Gotoku (se escludiamo il primo Yakuza per PS2) ad essere localizzato in lingua italiana. Ma analizziamolo insieme prima di tirarne le somme.

  • Titolo: JUDGMENT
  • Piattaforma: PlayStation 4
  • Versione analizzata: PlayStation 4 (EU)
  • Genere: Azione, Avventura, Thriller investigativo
  • Giocatori: 1 (2 nei mini-game)
  • Software house: SEGA, Koch Media
  • Sviluppatore: Ryū Ga Gotoku Studio
  • Lingua: Italiano (testi), Inglese o Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 25 giugno 2019
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: pacchetti contenenti oggetti di supporto, costumi per le ragazze, filtri per la fotocamera e oggetti per decorare il proprio ufficio
  • Note: la versione retail è dotata di copertina reversibile e di un adesivo del Ryū Ga Gotoku Studio

Kamurocho, il quartiere a luci rosse basato sulla reale Kabukichō, Shinjuku, è da quattordici anni lo scenario principale dell’universo partorito dalle menti di Nagoshi e del suo team, inizialmente plasmato come fondale per le gesta dell’ormai leggendario Drago di Dojima. Col tempo e con l’avvicendarsi dei giochi del brand, Kamurocho ha finito col diventare una componente importante della serie, quasi al pari dei suoi protagonisti. Ed è proprio questo agglomerato di luci al neon, insegne, teppisti e divertimenti che lega irrimediabilmente JUDGMENT alle macchinazioni del Clan Tojo. Pur non mettendo al centro delle vicende nessuno dei personaggi che abbiamo già avuto modo di conoscere con Yakuza, il destino di Yagami si intreccia con quello della mafia che regna incontrastata in quel di Kamuro: facciamo quindi la conoscenza della Famiglia Matsunaga e del suo spietato capitano, Kyohei Hamura.

Elementare, Kaito-san

Se l’ambientazione di JUDGMENT è grossomodo la medesima vista nella saga di Yakuza, lo stesso non possiamo dire del protagonista e del flusso di gameplay che deriva dal suo scopo nel gioco, dalla sua occupazione. Ciò che spingeva ad agire Kiryu e gli altri protagonisti controllati in passato erano eventi che coinvolgevano direttamente il Clan Tojo o le persone care, questioni di vita o di morte e giochi di potere all’interno delle famiglie affiliate. Quello che invece muoverà Yagami sarà principalmente il suo bisogno di sbarcare il lunario attraverso la sua agenzia investigativa, ma soprattuto la ricerca della verità dietro al caso che ha posto fine alla sua carriera di avvocato e che è tornato a bussare alla sua porta assieme al brutto muso di Hamura.

JUDGMENT

La trama principale, infatti, ci vedrà impegnati a indagare su un complicato caso che coinvolge il capitano dei Matsunaga, cliente dello studio legale Genda — di conseguenza, dello stesso Yagami — e la rivalità dei Tojo col clan Kyorei del Kansai. La sequenza di omicidi che da tempo terrorizza gli abitanti della città viene ricondotta al palesemente sadico Hamura, accusato di essere l’autore degli assassinii ai danni dei membri della famiglia rivale. I cadaveri rinvenuti fra le strade di Kamurocho, privi dei bulbi oculari, diventano la firma dell’omicida seriale indicato come “La Talpa”, nonché la pista principale che dovrà seguire il nostro caro detective per giungere alla pericolosa verità. Al suo fianco troveremo gli ex colleghi dello studio legale, alcuni preziosi alleati di cui saprà guadagnarsi la fiducia, ma soprattutto l’irrinunciabile partner Masaharu Kaito, ex membro della famiglia Matsunaga e amico di vecchia data di “Tabo” (il soprannome affibbiato a Yagami, Tak nella versione occidentale).

Parry Mason

Uno dei difetti principali di Yakuza riscontrati dai giocatori era l’eccessiva frammentazione della trama principale a causa dell’invasione forzata di alcune substory, che si innescavano raggiungendo determinati punti della mappa in fase esplorativa, piuttosto che parlando con determinati NPC e avviandole di proposito. In JUDGMENT il problema viene risolto solo in parte e tali substory vengono sostituite dai casi secondari, delle vere e proprie subquest in stile RPG che potremo accettare presso l’ufficio investigativo, lo studio legale o il bar Tender, nonché dagli Eventi Amico, che ci consentiranno di aumentare la nostra reputazione in città ottenendo svariati benefici.

Nei primi ci potrà capitare di dover catturare ladri di biancheria intima che hanno formato un vero e proprio trio di pervertiti, oppure di smascherare il fantasma che infesta l’appartamento di una coppia di fidanzati; nei secondi potremo stringere amicizia con molti degli NPC di Kamurocho, da commessi dei negozi a proprietari di ristoranti, persino con il reale titolare della catena Ikinari Steak, presente grazie alla collaborazione organizzata in concomitanza col lancio giapponese del gioco (grazie alla quale ho rimediato un fantastico bavaglino usa e getta di JUDGE EYES, premio per aver divorato in piedi una succosa bistecca). Nel più fortunato dei casi, inoltre, potremo addirittura instaurare una relazione romantica con una delle ragazze che si riveleranno interessate a noi e chiedere loro un vero e proprio appuntamento.

Joker

Le fasi esplorative di JUDGMENT vengono poi impreziosite da una serie di meccaniche inedite che hanno a che fare proprio col mestiere del protagonista: indagini, pedinamenti, inseguimenti e persino enigmi, che spaziano dal più semplice “ricordati quale chiave apre una determinata porta” allo scassinare serrature e scattare fotografie a determinati soggetti. La cura riposta dal Ryū Ga Gotoku Studio in questi elementi del gameplay ci fa capire quanto le loro intenzioni non siano quelle di regalarci un “more of the same” di quanto visto in passato, bensì un’esperienza totalmente nuova, ma ambientata nel medesimo universo narrativo e perfettamente in linea con gli eventi del brand Yakuza.

Nelle fasi di pedinamento saremo chiamati a seguire l’obiettivo designato rimanendogli alle calcagna senza perderlo di vista, sfruttando a volte uno dei travestimenti presenti nel gioco e stando attenti a non farci scoprire e riempire quindi l’apposito indicatore di “sospetto”; potremo nasconderci dietro automobili, muri e insegne fino a che il nostro bersaglio non giungerà a destinazione — ma a volte, purtroppo, queste sezioni risulteranno inutilmente lunghe e tediose. In alcuni casi Yagami dovrà sfruttare il suo smartphone per scattare una foto quanto più utile al caso, inquadrando ad esempio i volti dei soggetti assieme all’insegna del luogo in cui stanno per entrare e cogliendo il momento adatto per fotografare senza farsi scoprire. Nella modalità ricerca di JUDGMENT l’inquadratura passerà in prima persona, per consentirci di analizzare l’ambiente circostante e scovare indizi (vi ricordate le fasi investigative di Ace Attorney?) e immancabili gatti randagi, inspiegabilmente presenti in ogni singola indagine. Le prove potranno poi diventare oggetto delle conversazioni con alleati e “nemici”, nel corso delle quali potremmo dover scegliere la giusta sequenza di domande da porre, quale foto mostrare e così via. Purtroppo, proprio nelle sezioni di indagine risiede una delle problematiche più frustranti del titolo: molto spesso perderemo tempo, oltre che per capire da dove arriva quel dannato miagolio, per cercare di capire quali sono gli indizi che dovremo trovare e dove, finendo per scandagliare poligono per poligono tutta l’area interessata.

JUDGMENT

Gli inseguimenti, invece, ci vedranno impegnati in vere e proprie corse a ostacoli dettate da quick time event, durante le quali Takayuki correrà automaticamente e noi dovremo unicamente badare a non colpire ostacoli e ad avvicinarci quanto più possibile al nostro road runner di turno, che si tratti del detective con debiti di gioco del tutorial oppure dello “strano cappello” che ci ritroveremo a rincorrere più di una volta come forsennati. Questa porzione di gioco mi ha ricordato uno degli innumerevoli free runner alla “Temple Run” che tanto andavano di moda su cellulare, e ho pensato che, probabilmente, avrebbe funzionato bene anche come app a sé stante per promuovere il gioco: perché non ci hai pensato prima, Nagoshi-san?

La meccanica più innovativa e divertente, a mio parere, è data dalla presenza del drone dell’agenzia (Il Piccione, come soprannominato da Kaito), che ci permetterà di indagare in punti altrimenti inaccessibili a piedi, di scattare foto e soprattutto di esplorare Kamurocho in volo. Il drone potrà essere potenziato e personalizzato attraverso gli innumerevoli componenti che troveremo sparsi in giro per le strade, e potremo farlo competere in un’apposita serie di gare che andranno in qualche modo a sostituire il mini-game del Pocket Circuit visto in Yakuza 0 e Kiwami. Ma di questa e di altre attività secondarie vi parlerò più avanti.

L’urlo di Yagami terrorizza Kamurocho

Non possiamo parlare di un prodotto firmato Ryū Ga Gotoku Studio senza pensare ai combattimenti, tratto distintivo del franchise che torna, in maniera del tutto analoga, anche in questo inedito JUDGMENT. Oltre che un brillante avvocato e un abile detective privato, Takayuki Yagami è un esperto campione di arti marziali, che ha affinato ulteriormente le proprie capacità fra le strade del quartiere più malfamato di Tōkyō. Attraverso i due stili di Kung Fu a nostra disposizione, quello della Tigre e quello della Gru (utili rispettivamente per i combattimenti uno contro uno e in inferiorità numerica), ci faremo strada fra orde di malintenzionati che spaziano dai membri dei Matsunaga e dei Kyorei alla fastidiosa gang di teppisti Keihin. Il sistema di combattimento è esattamente lo stesso di Yakuza 6: The Song of Life e Kiwami 2, con la differenza che, per la maggior parte delle volte, non saremo circoscritti all’interno di aree dalle quali sarà impossibile fuggire, e che l’esplorazione e i combattimenti casuali saranno del tutto privi di giunture: a differenza del più recente Yakuza uscito su PS4, potremo assaltare chiunque rappresenti una minaccia correndogli incontro ed effettuando una delle spettacolari azioni in volo di Tak. Tuttavia, stavolta non saremo al di sopra della legge come in Yakuza: per questa ragione dovremo stare attenti a non attirare l’attenzione delle forze dell’ordine facendo durare gli scontri troppo a lungo, altrimenti verremo portati in centrale e dovremo pagare una salata cauzione per poter tornare in libertà.

JUDGMENT

Di ritorno dal moveset di Kiryu, tutte le spettacolari Heat Action che in JUDGMENT prendono il nome di Azioni EX, assieme ad alcune nuove acrobazie inedite come l’attacco che segue un salto dal muro o le spettacolari contromosse e tecniche da ubriaco che potremo innescare dopo aver alzato il gomito al Bantam. Lo stile di Yagami, profondamente diverso da quello del Drago, conferisce una spettacolarità degna dei film di arti marziali di Bruce Lee, con tecniche sempre nuove che potremo apprendere tramite l’apposita “app” del suo smartphone. I PT (punti tecnica) utilizzabili per imparare nuove abilità, incrementare forza e salute e influire in molti altri modi sul gameplay, potranno essere ottenuti tramite qualsiasi azione all’interno del gioco: avanzando nei capitoli della storia principale, portando a termine i casi secondari, stringendo amicizia con gli abitanti del quartiere e persino mangiando e svolgendo una qualsiasi delle attività secondarie. Alcune fra le tecniche più potenti, inoltre, potranno essere sbloccate e poi apprese fotografando i codici QR che troveremo in giro per le strade della città.

Un passo indietro rispetto a Kiwami 2 è costituito dall’assenza di armi equipaggiabili attraverso l’inventario rapido assegnato al D-pad, ora utile per oggetti consumabili quali cibo, estratti medicinali e bevande energetiche, ma non solo; attraverso l’acquisto di un apposito DLC sarà possibile ottenere particolari oggetti che ci consentiranno di attaccare i nemici con esplosioni elementali o emissioni di ki da fare invidia a Dragon Ball, ma si tratta unicamente di un vezzo indirizzato a chi è disposto a spendere qualche soldo in più e che va irrimediabilmente a rompere il gioco.

Breakin’ the law, breakin’ the world

Un altro degli elementi che contraddistingue i giochi del team di sviluppo interno a SEGA è la presenza di innumerevoli mini-giochi, ripartiti fra vecchi cabinati arcade riproposti nella loro interezza e nuove esperienze realizzate appositamente per questo titolo. Nonostante si senta la mancanza dell’ormai tradizionale karaoke (il che, visto che l’attore che presta volto e voce a Yagami è un cantante di professione, è giustificabile solo per un prezzo troppo alto richiesto dalla sua agenzia), torna di buon grado il Club SEGA, portandosi dietro alcuni cabinati come Space Harrier, Fantasy Zone, Puyo Puyo e Virtua Fighter 5: Final Showdown, accompagnati da new entry del calibro di Motor Raid e Fighting Vipers.

Karaoke Kan

Let me in! LET ME IN!

Realizzati appositamente per JUDGMENT troviamo invece un flipper accessibile dall’ufficio investigativo e lo splendido cabinato di KAMURO OF THE DEAD, una divertente parodia di The House of the Dead che costerà al nostro alter-ego ben 500 Yen a partita. Avanzando nella storia sarà possibile partecipare alle già citate gare fra droni della D League con il nostro caro piccione, ma anche entrare nell’esclusivo VR Paradise per giocare a Dice & Cube, una sorta di gioco dell’oca ambientato in una Kamurocho virtuale, dove potremo combattere e ottenere ingenti somme di denaro e oggetti utili nel gioco principale. Infine, sarà possibile giocare ai classici Mahjong, Shogi, Freccette, Poker, Blackjack, Koi Koi, Oicho-Kabu e tentare l’home run presso l’iconico Batting Center di Yoshida.

Tra le attività secondarie potrei annoverare inoltre la possibilità di adornare il nostro ufficio con tutti gli oggetti raccattati in giro fra Ufo Catcher e distributori di gashapon, nonché utilizzare il giradischi per riprodurre i vinili ottenuti tramite le promozioni ai conbini. Sentite la mancanza di qualcosa? Oltre al già citato karaoke, grande assente è anche il mini-game dai toni piccanti a cui gli ultimi Ryū Ga Gotoku ci hanno abituati: dal telekura di Yakuza 0, alle camgirl di Yakuza 6, spassosi giochini che coinvolgevano nomi celebri del panorama JAV. C’è da dire che Yagami è un uomo tutto d’un pezzo… O più verosimilmente, la sua agenzia non ha permesso a SEGA di associare la sua immagine alla pornografia soft.

JUDGMENT

Say no to the world

Come già ribadito più volte in apertura della recensione e nella nostra ultima anteprima, JUDGMENT è il primo titolo dello Yakuzaverse di nuova generazione a poter vantare di due importanti traguardi: il doppio audio giapponese/inglese e i sottotitoli in molteplici lingue, tra cui il nostro caro italiano. Superiamo quindi un grosso scoglio che aveva allontanato dalla saga principale tutti i giocatori della penisola che non comprendevano al meglio l’inglese che caratterizzava tutti i capitoli della saga di Kiryu e compagni (fatta eccezione per il primo, su PS2) con un adattamento realizzato a regola d’arte, che mantiene in inglese i nomi di strade e punti di interesse della città e alcuni suffissi sui personaggi, non risparmiandosi tuttavia sporadici errori di distrazione; a questi si aggiunge la scelta infelice di non adottare il nome giapponese di JUDGE EYES, che avrebbe avuto molto più senso a livello di trama. Il doppiaggio americano, pur essendo di ottimo livello, ha il grosso difetto di essere presente solo a metà; nel senso che tutti i personaggi e gli NPC principali sono stati ridoppiati, ma i passanti, i gestori dei negozi e gli NPC secondari continueranno a parlare in giapponese.

You’ll never see it coming!

Il Dragon Engine è ancora una volta il motore grafico utilizzato dal team di sviluppo, ulteriormente rifinito e con rallentamenti ancora meno ricorrenti rispetto agli altri due titoli che ne facevano utilizzo su PlayStation 4, Yakuza 6 e Kiwami 2. Come nel caso di questi ultimi, JUDGMENT gira a 30 fotogrammi al secondo anche su PS4 Pro, con qualche calo nelle situazioni più concitate; un altro problema riscontrato è la fastidiosa e improvvisa comparsa di oggetti nelle vicinanze, sia durante le fasi esplorative che, talvolta, nelle cutscene in tempo reale. Purtroppo c’è da dire che la maggior parte delle ambientazioni, fatta eccezione per le nuove location di trama nelle quali ci capiterà di entrare, sono in gran parte riciclate dai succitati giochi per PlayStation 4, così come molte delle animazioni dei personaggi: un esempio fra tutti, quelle di alcune Azioni EX riprese pari pari dalle Heat Action di Kiryu. Il gioco mantiene, fortunatamente, le due canzoni degli ALEXANDROS presenti nella versione giapponese: il brano di apertura “Arpeggio” che ci ha accompagnato sin dai primi trailer, nonché la struggente “Your Song”.

Dal team che ha creato la pluripremiata serie Yakuza arriva JUDGMENT, la cruda storia dell’avvocato Takayuki Yagami che, caduto in disgrazia, cerca di riscattarsi. Tormentato dal passato, si trasforma in detective e inizia a farsi faticosamente strada attraverso la rete criminale di Kamurocho per indagare su una serie di terribili omicidi. In questo thriller psicologico, l’equilibrio fra pietà e giustizia è davvero precario.

Segui i sospettati, scopri gli indizi e porta le prove in tribunale – ma attenzione, troverai personaggi oscuri dietro ogni angolo. Sarai in grado di distinguere tra alleati e nemici? Usa due stili di combattimento esclusivi per abbattere gli avversari in emozionanti scontri. Pieno di scene di combattimento degne di Hollywood e colpi di scena cinematografici, questo mistero non mancherà di appassionarti.

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A chi consigliamo JUDGMENT?

Chiunque adori il franchise di Yakuza si sentirà perfettamente a proprio agio con Yagami e Kaito a Kamurocho, potendo considerare questo titolo un vero e proprio spin-off con nuove meccaniche cucite su misura sul nuovo protagonista e sulle sue vicende personali. Tuttavia, il rovescio della medaglia risiede nel fatto che chi ha macinato ore e ore correndo fra Tenkaichi Street e Kamurocho Hills, avrà come il sentore che lo studio abbia riciclato il più possibile dal lavoro svolto in precedenza.

Coloro che invece non hanno mai giocato alcun capitolo della saga da cui JUDGMENT deriva, si ritroveranno davanti a un’esperienza completamente nuova che potrà stregarli e affascinarli fino ai titoli di coda, che arriveranno molto più tempo dopo del previsto proprio a causa delle innumerevoli distrazioni offerte dal gioco, fra mini-game e missioni secondarie. Adatto anche a chi è rimasto alla larga da Yakuza per via di un mancato adattamento in lingua italiana, augurandoci che tutte le prossime incarnazioni della serie possano godere del medesimo trattamento del gioco in esame. Non sarà necessario aver giocato a nessuno dei titoli precedenti per godersi al meglio il mondo e la trama del gioco, che contiene in ogni caso citazioni ad alcuni eventi del mondo di Yakuza e persino palesi tributi a giochi come Phoenix Wright e Persona 5.

JUDGMENT

  • Si spinge oltre il “more of the same”
  • Accattivanti le nuove meccaniche investigative
  • Cura di ogni dettaglio nel gameplay e nelle ambientazioni
  • Protagonista fresco e carismatico

  • Ricicla il più possibile dagli Yakuza più recenti
  • L’assenza di Pierre Taki è un vero peccato
  • Alcuni problemi con le sezioni investigative
  • Ma il karaoke?
JUDGMENT
4.8

Verdetto insindacabile per il nuovo eroe di Kamurocho

Con i suoi tredici capitoli di storia principale, cinquanta casi secondari e altrettanti “eventi amico”, JUDGMENT è un altro immancabile prodotto del Ryū Ga Gotoku Studio per la nostra collezione. Sia che abbiate giocato Yakuza sino allo sfinimento come il sottoscritto, sia che non abbiate mai avuto il piacere di farlo, l’ultimo prodotto di SEGA saprà intrattenervi e divertirvi quasi per un centinaio di ore. Forse un po’ meno appassionante e sopra le righe rispetto alle avventure di Kiryu, è in grado di compensare con nuove e divertenti meccaniche di gioco (non del tutto prive di difetti), nonché con una cura tecnica sempre maggiore: piccoli accorgimenti come lo sprint automatico e la corsa acrobatica, la possibilità di utilizzare i collezionabili per arredare il proprio ufficio e una mappa sempre più funzionale, sono solo alcune delle chicche che noterete se avete goduto dei lavori precedenti del medesimo team. Unico rammarico è sapere che con Pierre Taki la figura di Hamura sarebbe stata ancora più carismatica e realistica: un vero peccato che le vicende si siano evolute nella maniera più spiacevole, ma l’importante è che JUDGMENT sia finalmente tra noi, con l’augurio che riesca a spiccare come serie a sé stante e non solo come un isolato spin-off.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.

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