La sacerdotessa Reimu Hakurei, discorrendo con Rinnosuke Morichika, nota qualcosa di strano. Il motivo non è la natura di Rinnosuke: metà umano e metà Yokai, demoni che Reimu combatte per difendere il Gensokyo e garantire la salvezza dell’umanità, bensì, per via di una misteriosa sfera che, contro la sua volontà, costringerà Rinnosuke ad attaccare ed esiliare Reimu, la quale si ritroverà quasi priva di poteri e lontana da ciò che si era promessa di proteggere. Inoltre, colui che controlla Rinnosuke, ha intenzione di sostituire tutti gli esseri viventi con una sorta di bambole senza vita né anima; quindi, è tempo di far rinsavire l’amicone a suon di mazzate e di svelare il burattinaio che si cela dietro questo tetro piano di conquista.
La serie di Touhou vanta numerosi titoli e spin-off, tra i quali alcuni fighting game e anche un gioco di calcio, parodia simile ai vecchi giochi di Captain Tsubasa della TECMO per Famicom e Super Famicom. Il gioco che mi appresto a recensire, invece, è un roguelike, sbarcato dalle nostre parti sulle ultime console della famiglia Sony, ovvero PlayStation Vita (versione che ho scelto di recensire per comodità, sperando che data la natura del gioco, non abbia subito troppi downgrade) e PlayStation 4. Riuscirà a divertirmi come altri esponenti del medesimo genere?
- Titolo: Touhou: Genso Wanderer
- Piattaforma: PlayStation 4, PlayStation Vita
- Genere: Roguelike
- Giocatori: 1
- Software house: NIS America
- Sviluppatore: AQUASTYLE
- Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 24 marzo 2017
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: livelli e personaggi aggiuntivi
- Note: disponibile in edizione limitata sul negozio online di NIS America
Premetto che sono un fan della serie di Touhou Project: ho giocato sporadicamente a qualche titolo e quindi potrei omettere o tralasciare qualche pezzo di storia, perciò chiedo anticipatamente perdono, sperando di non essere crocifisso dai fan della saga. Sono invece particolarmente esperto nella tipologia di gioco trattata in questo titolo, che comprende alcuni dei miei capolavori preferiti, come Shiren the Wanderer, Izuna: Legend of the Unemployed Ninja e tanti altri. Tuffiamoci allora nella mia recensione, augurandomi che sia di vostro gradimento.
Flowering Night
Il gioco inizia con una bella sequenza animata, ma mostrando subito il primo problema: infatti il titolo, nonostante sia localizzato in lingua inglese mantenendo le voci originali giapponesi, nel filmato iniziale ha i sottotitoli in giapponese. Niente di tragico comunque, poiché anni di gaming con titoli importati dal Giappone, mi hanno insegnato anche a comprendere quasi tutto soltanto ascoltando le voci… no, non è vero, poco dopo il filmato verrà spiegato tutto con i dialoghi in inglese, tranquilli.
Inizieremo quindi la nostra avventura con una piccola modalità tutorial, che ci spiegherà le basi del gioco e che, chiunque abbia già giocato ad un roguelike, potrà beatamente saltare. La prima cosa che salterà all’occhio sarà l’aspetto dei nostri nemici, Yokai e affini: tutti avranno sembianze di ragazzine presumibilmente minorenni; ciò mi ha fatto un pochino storcere il naso, dato che non sono molto amante di queste particolare perversione nipponica, ma sicuramente molte altre persone potranno trovarlo simpatico o kawaii. Le meccaniche invece saranno le classiche di questa tipologia di gioco: ci ritroveremo a esplorare dungeon pieni di nemici, oggetti e trappole per salire di livello e arrivare al boss o alla fine del mondo di gioco.
Anche in questo caso il titolo procederà a turni e sarà essenziale coordinare le nostre mosse per aver la meglio sui nemici. Le armi, le armature e i talismani che andremo a recuperare dal suolo o dai nemici saranno tante, alcune molto strane o divertenti (chi non ha mai sognato di picchiare delle loli con una bambola gigante?) e che potranno darci particolari bonus facendo combaciare alcuni elementi di equipaggiamento sinergici. Dovremo tener conto anche della fame, la quale potrà essere calmata mangiando dolcini giapponesi, mochi e altre specialità locali, e quindi prestare particolare attenzione a non farla calare eccessivamente, poiché, una volta che l’indicatore raggiungerà lo zero, inizieremo a perdere punti vita. Il gioco, ovviamente, come quasi tutti della stessa tipologia, avrà nei propri ambienti numerose trappole che dovremo abilmente scansare, per evitare di rovinare il nostro equipaggiamento o di subire alterazioni di stato e perdere punti vita. Dovremo contare su tutta la nostra abilità e sui nostri oggetti per arrivare indenni fino alla fine, sprecando il meno possibile e conservando gli oggetti utili o costosi da rivendere.
Lullaby of Deserted Hell
Cosa rimane dunque della serie classica di Touhou Project? Per prima cosa vorrei elencare una serie di attacchi speciali chiamati Danmaku che ci permetteranno, attraverso l’utilizzo di alcuni punti simili al mana dei classici RPG, di sferrare alcuni attacchi caratteristici della serie classica di stile bullet hell. Nei quattro tipi di attacchi Danmaku potremo infatti sferrare un singolo proiettile in avanti dal costo ridotto, un altro singolo colpo frontale che però trapasserà tutti i nemici di una linea (ottimo quando saremo in lunghi corridoi infestati di nemici), un colpo diviso in tre direzioni ed infine il colpo più potente, un colpo circolare che ci permetterà di uscire da situazioni spiacevoli dove saremo accerchiati. Gran parte dei personaggi principali poi compariranno come NPC, personaggi di supporto o mercanti.
Tra le novità posso segnalare una piccola modalità di crafting che sbloccheremo durante alcune sessioni di gioco. Durante le partite infatti, oltre a ricevere yen e punti per eseguire le nostre magie Danmaku potremo trovare dei punti chiamati Nito Point che ci serviranno appunto durante il crafting, offerto dalle sorelle Kappa. Potremo combinare tra di loro le armi, i vestiti e gli amuleti per combinare le statistiche e poteri e inoltre, più avanti, potremo utilizzare i materiali che troveremo in giro per creare altre tipologie di oggetti, offensivi, difensivi e curativi, necessari per sopravvivere all’interno dei dungeon.
Necrofantasia
Il comparto grafico del gioco è di gran lunga superiore rispetto ad altri titoli della stessa categoria anche grazie all’utilizzo di numerosi effetti grafici di livello durante gli attacchi speciali e le trappole, ai livelli stessi veramente ben definiti nei dettagli e nei colori e alle immagini e i filmati duranti i dialoghi, animati splendidamente. Unica pecca rimane il font utilizzato, che risulta a volte difficile da leggere nello schermo della PlayStation Vita. Il comparto audio invece delude abbastanza proponendo dei seiyuu non all’altezza dei personaggi interpretati lasciando la narrazione, già non eccezionale, ad un livello mediocre. Inoltre le musiche, piatto forte della serie di Touhou Project, in questo capitolo non danno l’effetto da tormentone estivo che avevano invece quasi tutti i giochi della saga, proponendo alcuni remix dei celebri temi che da sempre accompagnano la serie. Consideriamo anche che il gioco è un fan game, quindi è lievemente giustificato per le pecche ma purtroppo questo non è l’unico dei difetti che contraddistinguono questo titolo e andrò, come sempre, ad elencarli nel paragrafo dedicato alla vergogna.
Phantom Ensemble
Un roguelike, visto che propone una tipologia di gioco che non offre tante variazioni deve saper prendere “il giusto” senza esagerare. Purtroppo le sessioni di gioco sono veramente lunghe e, se mai incapperemo nella morte (e potrà succedere anche per banali trappole o morire di fame per non riuscire a trovare il cibo), dovremo iniziare tutto dal primo piano del dungeon. Non perderemo, fortunatamente gli oggetti recuperati nei livelli prima di morire, ma tutto questo potrebbe non essere così piacevole, infatti lo spazio dell’inventario è limitato e iniziare di nuovo con tutti gli oggetti potrebbe essere una perdita di tempo visto che quasi sicuramente troveremo oggetti utili o migliori nel seguente tentativo di completamento. La trama poi, vuoi per essere recitata in maniera mediocre, vuoi per i personaggi non proprio carismatici, non decolla, scrivendo il futuro destino del gioco che, una volta completato, finirà nel dimenticatoio.
A chi consigliamo Touhou: Genso Wanderer?
Consiglio il gioco a chi è appassionato della saga principale e potrebbe emozionarsi a vedere nuove interazioni tra personaggi e luoghi già visti nella serie principale. Gli amanti dei roguelike potrebbero apprezzarlo, ma suggerirei prima di leggere i pro e i contro di questa recensione.
- Visivamente appagante
- Ampia varietà di armi ed equipaggiamenti
- Sessioni di gioco divertenti…
- …ma veramente troppo lunghe
- Comparto sonoro blando
- Trama banale e che non conquista
Touhou: Genso Wanderer
Ci si stanca molto facilmente nel Gensokyo
Touhou: Genso Wanderer è un titolo carino, ma nulla più. Non troverete quasi nessuna novità rispetto ad un altro roguelike e per di più la piattezza del sonoro e la mancanza di una trama che sappia prendere il giocatore potrebbe portarvi alla noia più totale dopo qualche sessione di gioco. Gli appassionati della saga o i più persistenti fan della tipologia di gioco, tuttavia, potrebbero trovare qualche stimolo in più per proseguire e tentare di terminare il gioco. Insomma, se il titolo stesso fosse protagonista di un bullet hell e i difetti i proiettili dell’ultimo boss che dovreste cercare di schivare, difficilmente potreste restare in vita a lungo. Alcuni, tuttavia, potrebbero farlo e rimanere soddisfatti. Non per tutti.