Oreshika: Tainted Bloodlines – Recensione

Oreshika: Tainted Bloodlines – Recensione

Kyoto, estate 1118. L’antico Impero feudale del Giappone vive un lungo periodo di pace e prosperità, protetto da cinque leggendari Strumenti degli Dei custoditi nella casa del tesoro imperiale. Ma la tanto agognata serenità volge al termine quando gli antichi manufatti scompaiono nel nulla senza lasciar traccia. Catastrofici cataclismi e continue invasioni di Oni si abbatteranno senza sosta su tutta la nazione, costringendo l’Imperatore a una drastica e ineluttabile soluzione nella speranza di compiacere gli Dei: il sacrifico di un’intera casata, la più sciagurata e misera dell’Impero… la nostra. Ma basterà questo perentorio gesto a placare l’ira degli Dei e a far cessare le piaghe che continuano a infliggersi sul Giappone?

Sony Computer Entertainment riesce finalmente a portare sulle PlayStation Vita nostrane un nuovo RPG, a tratti strategico, dopo lunghi anni di attesa. Annunciato nel lontano 2011 e successivamente rilasciato e distribuito in Giappone nel luglio 2014, Oreshika: Tainted Bloodlines (il cui titolo originale è Ore no Shikabane wo Koete Yuke 2) arriva in Europa, esclusivamente in digitale, nel marzo del 2015, presentandosi a noi come una nuova IP, sebbene sia in realtà il seguito di un gioco uscito nel 1999 per PlayStation e mai sbarcato qui in occidente. Sarà riuscita la software house di Tokyo in primis a farsi perdonare la lunga attesa per l’adattamento e in secondo luogo a confezionare un titolo degno di questo nome? Scopriamolo insieme.

  • Titolo: Oreshika: Tainted Bloodlines
  • Piattaforma: PlayStation Vita
  • Genere: JRPG
  • Giocatori: 1
  • Software house: Sony Computer Entertainment
  • Sviluppatore: Alfa System
  • Lingua: Giapponese (doppiaggio), Inglese, Francese, Tedesco (testi)
  • Data di uscita: 4 marzo 2015
  • Disponibilità: digital delivery
  • DLC: contenuti scaricabili a pagamento, che spaziano da personaggi aggiuntivi a equipaggiamenti rari
  • Note: noto in Giappone come Ore no Shikabane wo Koete Yuke 2 (Sopra il mio Cadavere 2)

Subito dopo l’incipit, il giocatore dovrà seguire un lungo processo di creazione del personaggio in cui dovremo ponderare con attenzione le nostre scelte, poiché incideranno sensibilmente sulle nostre discendenze, ma di questo parleremo più avanti. Dopo la canonica questione sulla scelta del sesso (qui potremo scegliere liberamente, servirà solo per la parte iniziale di gioco), ci verrà chiesto di specificare i tratti somatici del nostro personaggio, quindi volto, occhi, capelli e così via, potendo usufruire anche della fotocamera della console per usare una nostra foto o quella di un nostro conoscente come riferimento. Subito dopo saremo chiamati a inserire il nome del nostro clan e quello del nostro personaggio, avendo la possibilità di scriverli manualmente o di sceglierli da una serie di nominativi predisposti.

Fatto ciò sarà possibile selezionare la classe di combattimento del protagonista tra otto classi differenti: fencer, archer, halberdier, wrecker, gunner, lancer, martial artist e dancer, tutte contraddistinte da specifici parametri, da armi esclusive utilizzabili solo da ciascuna di esse e dal tipo di attacco che infliggeranno agli avversari, ma approfondiremo anche questo discorso più in là. Dopo la prima scelta dovremo selezionare due ulteriori classi che andranno a rappresentare gli altri due membri del nostro party iniziale.

Saremo poi chiamati a rispondere a una domanda che, in un titolo di questo genere, potrà destare inizialmente una certa incredulità: dovremo indicare per quanto tempo avremo intenzione di giocare a questo titolo! Detto così può suonare strano, in realtà il tipo di approccio varia sensibilmente in base al numero di ore che indicheremo nei formati impostici dal gioco. Per esempio, selezionando una partita di trenta ore, avremo un incremento nell’esperienza e nella rarità di oggetti ottenibili, permettendo inoltre al tempo di gioco di scorrere molto più in fretta; al contrario, optando per un periodo più lungo (settanta o addirittura cento ore) questi bonus tenderanno a decrescere per offrirci sì un gioco più longevo, ma anche un approccio allo stesso più oculato e difficoltoso. Concluso questo lungo processo possiamo metterci comodi per e godere del filmato iniziale, dopodiché, finalmente cominciare a giocare.

La straordinaria storia del Clan Maledetto

Ebbene, quanto anticipato nel quesito posto nel prologo ci viene immediatamente rivelato: il sacrificio nostro e della nostra casata è stato del tutto vano. A dircelo sarà nientemeno che il dio Kitsuto, visibilmente contrariato da quanto questa antica, barbara pratica venga ancora praticata, malgrado non sia di nessun effetto per compiacere le divinità. A questo punto egli, recatosi sul nostro luogo di sepoltura, ci offrirà di ritornare in vita, per redimere il nome del nostro Clan per permetterci di ritrovare gli Strumenti degli Dei dispersi. Dopo che noi (o quantomeno, i nostri resti) avremo accettato, avrà inizio il rito della reincarnazione, ma il Dio ci ammonirà subito: potremo tornare in vita, ma purtroppo la nostra intera casata sarà vittima di ben due maledizioni! La prima sarà la “Curse of Ephemerality”: ciascun membro della nostra famiglia tornerà in vita con la medesima età che aveva al momento del suo decesso, ma potrà vivere solo ed esclusivamente per due anni, al termine dei quali tornerà nel regno dei defunti. La seconda sarà la “Curse of Broken Lineage”: ciascun membro della famiglia sarà impossibilitato a procreare e tramandare la propria discendenza con altri esseri umani.

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Non potendosi in alcun modo opporsi a questa ineluttabile sorte, avrà inizio la nostra epica storia. Kitsuto ci trasporterà nella nostra magione, dove faremo conoscenza della nostra umile servitrice, la donnola Kochin, che per l’occasione avrà assunto forma umana. Oltre ad esserci da supporto durante le missioni, la donnola ci aiuterà a gestire tutti gli oneri del clan e a ricordarci spesso e volentieri quanto manca al nostro ulteriore trapasso. Senza ulteriori indugi, saremo condotti alla nostra prima missione: dovremo quindi selezionare il dungeon di destinazione e proseguire.

Stile e tatticismo

Eccoci finalmente nel dungeon iniziale, che non sarà sempre lo stesso per ciascun giocatore ma varierà di volta in volta. Non passerà molto dai nostri primi passi nell’esplorazione del luogo che subito ci imbatteremo in un gruppo di Oni, dando così inizio al nostro primo combattimento. Il nostro party sarà posizionato sul lato sinistro dello schermo, gli Oni per forza di cose a destra. Ciascun personaggio e avversario si collocherà su una di due linee di combattimento, la prima linea e la retroguardia. Inizialmente i nostri guerrieri avranno una posizione prestabilita, mentre gli avversari avranno di volta in volta una posizionamento casuale.

Approfondiamo quindi ora il discorso classi anticipato durante la creazione del personaggio. Ciascuna classe ha modo di infliggere differenti tipi di danno, anche in base alla loro posizione sulle linee di battaglia, agli avversari: se ad esempio un fencer, i cui parametri non sono influenzati dalla sua posizione, può attaccare un singolo avversario, un dancer d’altro canto darà il meglio di sé in retroguardia, data anche la sua scarsa difesa, potendo contare su un attacco mirato ad un’intera linea nemica. Per la mia sessione di gioco ho voluto optatare per un team improntato sull’all-way-out attack, ovvero sulla possibilità di sconfiggere tutti gli avversari con pochi attacchi, prediligendo quindi le classi di halberdier, con alta difesa in prima linea e in grado di trafiggere più nemici anche su linee diverse, il gunner, con parametri equilibrati in grado di colpire tutti i nemici contemporaneamente e il dancer in retroguardia, di cui vi abbiamo parlato poc’anzi.

Prima che il combattimento possa iniziare Kochin ci mostrerà la cosiddetta Wheel of Fortune, una vera e propria ruota della fortuna che decreterà il bottino che potremo ottenere al termine del duello. Fatto ciò, il personaggio con il parametro più alto di Agilità attaccherà per primo. Nel caso in cui non sia il nostro protagonista ad attaccare per primo, ma un altro membro del party, egli ci consiglierà alcune opzioni valide per portare a termine il combattimento nel più breve tempo possibile. Non saremo necessariamente obbligati a seguire tali consigli, ma dandogli retta faremo in modo che il legame che unisce i personaggi si fortifichi in modo da potenziarli quando lotteranno insieme o per usufruire di interessanti tecniche combinate. Per poter portare a termine il duello potremo infine optare per due soluzioni: sbaragliare l’intera formazione nemica uccidendo tutti i demoni (questo ci garantirà un maggior numero di premi e Punti Devozione) oppure, in maniera più semplice, eliminando il capogruppo che di volta in volta ci verrà indicato all’inizio del combattimento.

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Mai partire disorganizzati

Una volta portato a termine il combattimento potremo continuare liberamente la nostra esplorazione del dungeon, trovando di tanto in tanto scrigni del tesoro, sconfiggendo orde di Oni per potenziarci e cercando di raggiungerne il centro per abbattere il boss di turno. Tutte queste nostre attività saranno scandite principalmente da due elementi: la barra Stamina dei nostri personaggi, che diminuirà col passare del tempo o in caso di ingenti danni ricevuti dagli Oni, e dall’Orologio del tempo, posto attorno al simbolo della mappa in basso a destra sul display e contraddistinto da sette fiammelle ciascuna rappresentante i diversi giorni del mese. Prima che la Stamina raggiunga il limite o qualora le fiammelle si estinguano definitivamente, Kochin interverrà chiedendoci se vogliamo proseguire nella nostra esplorazione, nel secondo caso specificandoci che ormai un mese è trascorso e che sarebbe conveniente rientrare alla magione per riorganizzarsi. Visto che è ancora il nostro primo dungeon, seguiamo gli attenti consigli della nostra piccola donnola e rientriamo a casa.

Avremo modo di prendere parte in tutto e per tutto alla gestione completa del clan e del nostro piccolo feudo: per prima cosa, come ogni RPG che si rispetti, avremo modo di organizzare la nostra Sacca degli strumenti, in modo da lasciare alla magione quelli che altrimenti occuperebbero spazio e di comprarne di nuovi dai negozi locali. Una volta al mese potremo investire un piccolo capitale su un negozio scelto da noi in modo da potenziarlo, per poter acquistare oggetti e armamenti sempre più potenti e ricevere più spesso delle scontistiche. Potremo poi dare un’occhiata agli eventi che avranno luogo nei tre mesi successivi a quello in cui ci troviamo, in modo da poter individuare un evento specifico che possa maggiormente interessare il nostro gioco, come ad esempio il Festival degli Oni che si tiene a dicembre nel Labirinto del Fuoco, dove i molesti esseri saranno meno inclini al combattimento ma i premi che otterremo sconfiggendoli saranno più ricchi.

Kochin in questo ci potrà aiutare in maniera costante: potremo lasciare a lei l’intera organizzazione per il mese successivo, consentendole di ottimizzare il nostro equipaggiamento e suggerendoci dove andare e cosa fare, oppure concordare con lei come meglio affrontare ciò che ci aspetta nel poco tempo che ci è rimasto. All’inizio del gioco ci verrà consigliato di seguire scrupolosamente le sue tattiche, una volta che avremo preso dimestichezza con le meccaniche di gioco potremo decidere noi come meglio proseguire nella nostra avventura.

Aspersione divina

Dopo aver letto alcuni passagi particolari di questa recensione, sicuramente un interrogativo si sarà fatto strada nella vostra mente: come espando il mio party? È presto detto. Non potendo concepire, al nostro clan è concesso procreare esclusivamente con le divinità. Quando un nostro personaggio avrà raggiunto la maturità, ovvero dai nove mesi in su, gli sarà concesso unirsi a una divinità per poter tramandare alcune sue abilità e tecniche, le statistiche e le affinità elementali che andranno ad assimilarsi a quelle del Dio scelto al momento del concepimento. Inizialmente avremo una lista composta da una ventina di divinità dall’aspetto e dalle statistiche diverse da poter scegliere, ovviamente ce ne saranno di più forti rispetto ad altre e potremmo selezionarle soltanto se avremo il necessario numero di Punti Devozione, conquistati durante i nostri combattimenti nei dungeon. Fatto ciò avrà luogo il Rito dell’Unione, con il quale daremo vita a un bebè che erediterà dai genitori quanto detto prima, e nel mese successivo avremo un uomo (o una donna) bello e cresciuto pronto da aggiungere al nostro party.

Sarà inoltre possibile reclutare guerrieri visitando altri clan, utilizzando la connessione a internet o tramite scansione di codici QR creati da altri giocatori, ma anche questo processo richiederà un mese per essere completato. Saremo quindi in grado di ovviare, in qualche modo, alla maledizione impostaci dal dio Kitsuto, tramandando alle future generazioni il compito di portare a termine la storia, liberandoci per sempre dall’onta posta sul nome del nostro casato e riportando la pace nell’impero.

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A chi consigliamo Oreshika: Tainted Bloodlines?

Oreshika: Tainted Bloodlines è un RPG che tutto sommato racchiude in sé gli elementi classici del genere: dungeon da esplorare, personaggi che salgono di livello, empori in cui comprare oggetti, boss da sconfiggere e così via, se però ci soffermiamo un attimo sul lato “tattico” del gioco comprendiamo subito che non è il genere di titolo al quale approcciarsi con semplicità, in quanto quasi ogni vostra singola mossa decreterà o meno la continuità nell’esistenza della vostra stirpe. Sicuramente quindi va richiesta una certa attenzione ai particolari e un diligente impegno per completarlo come si deve. Se poi siete amanti dell’antico Giappone feudale, non potrete che apprezzare la grafica di questo titolo, dove ci sembrerà di visionare antiche pergamene di carta di riso che prendono vita (avete presente Okami?), e un sonoro che in alcune occasioni non potrà che trasportarvi con la mente in un luogo remoto e arcaico. Se inoltre siete il genere di giocatore che ama condividere sui social le proprie imprese videoludiche, Oreshika vi consente di condividere in qualunque momento le vostre eroiche gesta tramite la pressione del tasto macchina fotografica posto in basso a destra sul display, cosa non sempre possibile con altri titoli PS Vita (o quantomeno non così diretta).

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  • Un lungo viaggio che ci trasporta nell’antico Giappone, con i suoi misteri e il suo fascino arcaico
  • Giusto bilanciamento tra azione e tatticismo
  • Stile grafico impareggiabile

  • La parte iniziale va affrontata con attenzione, perdersi alcuni passaggi può portare a scelte sbagliate che si possono ripercuotere sul resto del gioco
  • Eventi diversi che capitano tutti assieme possono destare un po’ di confusione
  • Mancata localizzazione italiana
Oreshika: Tainted Bloodlines
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Un'epopea antica dal sapore moderno

Oreshika: Tainted Bloodlines è quel genere di gioco che ad un primo impatto può destabilizzare, ma che già dopo poche ore sa stregarti. Immergersi nelle atmosfere dell’antico Giappone feudale, con una grafica così accattivante, cercando di portare a compimento la propria missione e redimere il nome del proprio clan maledetto fa tanto trama di anime al quale poi non si disdegna affatto una buona dose di “mazzuolamento vecchia scuola” con combattimenti a turni. Sony è riuscita a portare sulla sua console portatile un piccolo capolavoro come pochi, speriamo quindi che la software house giapponese non continui a snobbare la propria creatura relegandola a ricettacolo di titoli third-party ma che continui ad investire su di essa con giochi come questo. Oreshika sicuramente non è esente da alcuni piccoli difettucci tecnici, ma allo stesso tempo non può mancare sulle vostre PlayStation Vita peccato manchi un’edizione retail, ma almeno potrete tenerlo nella vostra collezione digitale.

Il Keyblade Master per eccellenza, o più semplicemente un ragazzo cresciuto a pane, cartoni animati e videogiochi. Otaku per amore, nerd per passione, Gunota per hobby.