Orangeblood – Recensione

La nostra recensione di Orangeblood, JRPG indie disponibile su PC e in arrivo su console sviluppato da Grayfax Software e pubblicato da Playism

Orangeblood - Recensione

Siamo alla fine del ventesimo secolo, in una linea temporale in cui gli eventi storici sono avvenuti in maniera diversa rispetto al mondo reale. Vanilla è una giovane ragazza incastrata dalla CIA e costretta a compiere lavori per loro conto come mercenaria. Per quale crimine è stata ricattata in questo modo? Non si sa. Cosa deve fare esattamente per conto dell’Intelligence americana? Teoricamente, ripulire la città di New Koza da bande criminali high-tech, Yakuza e tanti altri tipacci cattivi, reclutando diverse compagne lungo la strada. Vorrei poter dedicare più di due righe alla storia di Orangeblood, ma mi è impossibile, dato che ben presto ho completamente perso di vista lo scopo della mia avventura in un mare di monotonia e parolacce.

La confusione purtroppo è una sensazione che ho provato fin troppo spesso giocando ad Orangeblood, sensazione che ogni tanto si faceva da parte per trasformarsi in frustrazione e poi delusione. Questo RPG a turni vecchio stampo sviluppato dal semisconosciuto studio indie Grayfax Software (questo è il loro titolo di debutto) e pubblicato da Playism aveva, almeno dai trailer e dalle immagini promozionali, un’aura di stile e di irriverenza che sembrava decisamente interessante, almeno sulla carta. Tastiera alla mano, infatti, l’esperienza si è trasformata ben presto in qualcosa di indimenticabile… in negativo. Ma andiamo con ordine a vedere come Orangeblood riesce a sbagliare quasi tutto lo sbagliabile.

Orangeblood

  • Titolo: Orangeblood
  • Piattaforma: PC / Steam, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch
  • Versione analizzata: PC / Steam
  • Hardware utilizzato: Intel i7-7700K, Nvidia RTX 2070, 16 GB di RAM
  • Genere: JRPG
  • Giocatori: 1
  • Publisher: Playism
  • Sviluppatore: Grayfax Software
  • Lingua: Inglese (testi)
  • Data di uscita: 14 gennaio 2020
  • Disponibilità: digital delivery
  • DLC: nessuno
  • Note: nessuna

Abbiamo recensito Orangeblood con un codice PC fornitoci gratuitamente da Grayfax Software tramite Playism.

New… Cosa?

La storia inizia con la spietata e violenta Vanilla che viene portata in una New Koza, città dalle tinte noir e cyberpunk, senza legge e completamente piena di bande criminali. La sua compagna iniziale sarà la DJ Machiko, e nel corso della storia il nostro party si espanderà fino ad includere anche altre due mercenarie, Jackie e Yazawa. Questo squadrone della morte composto da ragazzine all’apparenza molto kawaii dovrà districarsi fra cospirazioni e malavita combattendo con un sistema molto tradizionale e caposaldo dei JRPG a turni: il nostro gruppo da un lato, quello avversario dall’altro, con un ordine di turni sancito dalla velocità di ogni singolo personaggio, con la differenza che le uniche armi a nostra disposizione saranno tantissime armi da fuoco.

Orangeblood

Ogni arma trovabile nel mondo di gioco, a parte quelle di base, presenta statistiche e bonus più o meno casuali, arrivando ad averne anche così tanti da uscire dal campo di testo, in un modo non dissimile da quello in cui giochi cosiddetti “looter-shooter” à la Borderlands gestiscono i propri equipaggiamenti. Nonostante ogni personaggio abbia numerose abilità da scatenare, quasi sempre queste non saranno necessarie visto che la facilità intrinseca del gioco e una buona arma casuale ci permetteranno di terminare qualsiasi scontro anche in un singolo colpo. Oltre che con le armi, potremo equipaggiare le nostre killer anche di giubbini antiproiettile e scarpe da ginnastica, anch’essi randomizzati, e trovabili sia esplorando le varie zone del mondo e aprendo casse che combattendo contro nemici casuali. Tutto sommato, i fondamentali di Orangeblood sono azzeccati, ma un’interfaccia utente davvero scarna e alquanto brutta a vedersi rende a volte faticoso capire come muoversi fra i vari menu.

That’s hella going in my cringe compilation

In passato diversi autori giapponesi hanno tentato un connubio fra hip-hop e anime o videogiochi, citando anche solo esempi magistrali come Samurai Champloo e Jet Set Radio. Orangeblood invece qui cade completamente di faccia, con dialoghi in cui non si capisce se la traduzione sia stata fatta male o se proprio il materiale di partenza fosse davvero così pessimo. Tralasciando il fatto che spesso i campi di testo si sovrappongono fra loro o che i filtri opzionali di post-processo rendono completamente illeggibile tutto quello che accade a schermo, ogni frase contiene come minimo una parolaccia oppure un qualche slang internettiano o legato al mondo del crimine di strada: quando la novità si trasforma in routine purtroppo poi tutto il resto sembra forzato e infantile.

Un plauso va invece fatto alla colonna sonora, che si salva quasi completamente in toto: pur avendo solo tracce strumentali, riesce a non essere mai troppo ripetitiva e potrebbe anche fornire buon materiale per l’ascolto in background. Purtroppo questo è controbilanciato dal fatto che quasi tutti gli effetti sonori sembrano presi da librerie di stock, risultando perciò di bassa qualità rispetto al resto.

RPG Maker 101

Sembra incredibile che un gioco uscito originariamente proprio come esclusiva PC abbia così tanti problemi, eppure è successo proprio questo: il gioco si apre solamente in una piccola finestra senza settaggi modificabili e l’unico modo per poter giocare a schermo intero sarà premere F4 sulla tastiera (non spiegato da nessuna parte, la soluzione l’abbiamo trovata spulciando i forum di Steam) rendendo il tutto incredibilmente sfocato con il testo che risulta quindi davvero troppo poco leggibile su schermi piccoli. Per correttezza, includiamo il fatto che abbiamo segnalato questo problema agli sviluppatori prima dell’uscita, non ricevendo mai una risposta oppure un fix. A parte questo, essendo Orangeblood un gioco in 2D con semplici sprite in movimento, anche i computer meno performanti riusciranno sicuramente a farlo girare in maniera adeguata.

A chi consigliamo Orangeblood?

A nessuno, almeno nel suo stato attuale e al prezzo a cui viene venduto. Se Grayfax Software riuscirà a migliorare quantomeno gli aspetti tecnici di base del titolo e a fare qualcosa in più a livello di interfaccia utente e dialoghi, probabilmente il gioco potrebbe diventare quantomeno un passabile so bad it’s so good, mentre attualmente siamo bloccati al so bad. Per ora, evitatelo a tutti i costi e riponete le vostre speranze nella versione per console.

Orangeblood

  • Colonna sonora orecchiabile
  • Interessante il sistema delle armi randomizzate
  • Pixel art carina e molto dettagliata…

  • …Che rende certe mappe intraversabili
  • Comparto tecnico disastroso con moltissimi settaggi non spiegati
  • Dialoghi insipidi e imbarazzanti, pieni di parolacce e slang a casaccio
  • Storia? C’è una storia?
Orangeblood
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Come iniziare il 2020 nel peggior modo possibile

Tutto quello che funziona in Orangeblood è in qualche modo inspiegabilmente compensato da un’altra feature mal pensata o mal realizzata. La pixel art con cui le ambientazioni di gioco sono realizzate è bella da vedere in video o in un’immagine, ma la mappa principale e così sovraccarica di dettagli da renderne la traversata faticosa; l’estetica e il tono generale del gioco, interessanti sulla carta, sembrano sviluppati da Steve Buscemi in 30 Rock con slang a casaccio e profanità fin troppo gratuita… insomma, potremmo andare avanti per ore a fare questo simpatico gioco, ma sarebbe soltanto uno spreco di tempo. Proprio come Orangeblood.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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