Shaman King, uno dei battle shonen più innovativi degli ultimi anni ’90 e primi 2000, possiede numerosi elementi di demarcazione da altre opere del genere, orientate più verso dei canoni narrativi per così dire “classici”. L’opera di Hiroyuki Takei, al contrario, è più orientata verso l’introduzione di oggetti storici, culturali e ideologici che fanno da caposaldo ad una struttura narrativa più incentrata su componenti psicologiche e mentali che sulla forza pura (come abbiamo affrontato in questo articolo).
Il 9 agosto sulla piattaforma streaming Netflix sono usciti i primi 13 episodi di quello che può essere considerato a tutti gli effetti un reboot dell’anime storico uscito in Giappone nel 2001. La nuova serie è indirizzata questa volta molto di più verso la fedeltà del manga ed è sicuramente meno mutilata rispetto alla versione americana e conseguentemente italiana, trasmessa da Italia 1 nel 2005. La qualità di questa nuova serie è decisamente migliore rispetto alla prima, sebbene quella rimanga impressa per la sua iconicità — soprattutto la sigla italiana cantata da Marco Masini — ma è doveroso fare un’analisi di questa nuova trasposizione che strizza molto l’occhio alle nuove edizioni del manga di Takei.
- Titolo originale: シャーマンキング Shāman Kingu
- Titolo inglese: Shaman King
- Uscita giapponese: 1 aprile 2021
- Uscita italiana: 9 agosto 2021
- Piattaforma: Netflix
- Genere: shonen, soprannaturale, azione
- Numero di episodi: 13
- Durata: 24 minuti
- Studio di animazione: Studio Bridge
- Adattato da: manga di Hiroyuki Takei
- Lingua: giapponese, italiano, inglese, tedesco, francese (audio e sottotitoli)
Abbiamo recensito Shaman King tramite piattaforma streaming Netflix.
Lo sciamano, il samurai e il torneo
Per chi non conoscesse la storia di Shaman King (potete trovare la timeline del manga qui), tutto ha inizio quando Manta, decidendo di tagliare la strada passando per un cimitero di ritorno dal doposcuola, incontra uno strano ragazzo seduto su una lapide, Yoh Asakura, circondato dagli spettri che abitano nella zona. L’iniziale sgomento di Manta si trasforma ben presto in amicizia, venendo anche lui introdotto nel mondo degli sciamani, ovvero individui che si trovano tra il mondo degli spiriti e quello degli umani e che possono prestarsi come medium per le anime dell’aldilà. Ogni 500 anni si svolge poi lo Shaman Fight, un torneo in cui partecipano gli sciamani più forti per raggiungere l’agognato titolo di Shaman King, il Re degli spiriti in grado di trasformare la distruzione del pianeta in una nuova rinascita, unendosi con quello che viene comunemente chiamato il Grande Spirito, colui che viene venerato da ogni religione come il salvatore, il creatore dell’universo o comunque l’entità al di sopra di ogni cosa.
La peculiarità della storia di Shaman King risiede nel mescolamento omogeneo di elementi storico-culturali alle dinamiche classiche di battle shonen, che in questo caso sono mediate dalla componente altamente psicologica: non sono gli allenamenti fisici che portano all’avanzare di livello dell’eroe classico, bensì la sua fermezza emotiva e spirituale. L’avanzamento della storia è dunque lineare, perché non attraversa degli stadi di sospensione dovuta agli step che l’eroe shonen deve attraversare per potenziare le proprie skill: è al contrario una consapevolezza e una scoperta che avviene in maniera automatica nel momento in cui i protagonisti comprendono le proprie capacità psicologiche insieme all’affinità con il loro spirito custode. È quindi un lavoro su se stessi e contemporaneamente sull’altro, un viaggio introspettivo sui propri limiti mentali, sui timori, le insicurezze e il proprio carattere.
Un nuovo percorso animato
La nuova serie di Shaman King che ha visto la nascita nel corso del 2021 è stato un reboot meditato e voluto da parecchi anni, in concomitanza con la riscrittura del finale del manga ad opera dello stesso Takei, che ha voluto rendere giustizia con un degno finale ad una storia evidentemente mozzata e snaturata della propria forza emotiva con l’uscita dell’ultimo volume nel 2004. Nel 2008 uscirono infatti 16 capitoli aggiuntivi che sostituivano il finale precedente. Nel 2015 il presidente della Madhouse, Masao Maruyama, affermò di essere intenzionato a commissionare una nuova versione dell’anime di Shaman King, vedendosi poi rifiutato il progetto da Hiroyuki Takei, che annunciò nel 2017 di aver bocciato categoricamente il reboot, per via dei costi ingenti che si sarebbero dovuti sostenere richiamando gli interpreti originali. Anime che poi, proprio nel corso del 2020 venne ufficialmente annunciato, uscendo in Giappone a partire dall’aprile 2021.
La nuova serie si presenta come un vero e proprio remake/reboot dell’anime del 2001, presentando delle analogie molto forti all’opera cartacea, piuttosto che a quella animata. Molti elementi eccedenti e che non erano funzionali alla narrazione sono stati eliminati in questa nuova trasposizione: più fluidità, meno sfumature che non fanno altro se non appesantire il risultato finale, immettendo dei filler inutili allo svolgimento della storia principale. La storia iniziale procede spedita: dall’incontro tra Manta e Yoh, l’unione con lo spirito di Amidamaru, gli iniziali dissidi con Ren, l’amicizia con Ryu e HoroHoro, le fasi iniziali dello Shaman Fight, la scoperta della minaccia rappresentata da Hao, questi 13 episodi sono un’immersione diretta nella storia di Shaman King, senza tentennamenti di nessuna sorta che possano deviare l’attenzione dalla concatenazione di eventi.
Dall’altro lato questi primi 13 episodi sono molto repentini, la narrazione è frenetica e talvolta frammentata se confrontata con gli avvenimenti del manga: ciò non è per forza un punto di svantaggio, ma alla lunga potrebbe essere controproducente alla comprensione di chi non ha apprezzato anche l’opera cartacea. In 13 episodi si è già entrati nel vivo dello Shaman Fight, i personaggi sono stati descritti in maniera sommaria e le loro storie presentate molto brevemente. Speriamo che ci si rifaccia durante il percorso.
Una grafica mozzafiato
Uno dei punti forti di questo nuovo adattamento è sicuramente la nuova veste grafica, in linea con lo stile degli ultimi volumi del manga di Takei — per capirci, le nuove copertine dell’edizione italiana del manga. Lo stile del vecchio anime appariva a tratti legnoso, spento, seguendo il tratto iniziale del mangaka, molto imperfetto e immaturo. I colori vibranti del reboot, le linee sinuose con cui sono delineati i personaggi, la frenesia delle animazioni rendono Shaman King uno spettacolo per gli occhi. Onestamente, penso che fosse proprio quello che volevamo leggendo l’ultima parte del manga: un’animazione così delicata ed elegante, che rende giustizia fin dalle prime battute ad una storia degna di nota. L’azione poi non manca di certo: la fluidità che caratterizza anche le animazioni più action, i combattimenti e le fusioni con i diversi spiriti, per non parlare delle gag comiche che spezzano i momenti di tensione più pesante, sono rese magistralmente, ad opera dello Studio Bridge con direzione di Joji Furuta.
Tutto vuole convergere verso la differenziazione con la serie originale, adottando uno stile grafico che possa indirizzare non solo verso la contrapposizione con il precedente, ma che possa addirittura confluire molto probabilmente verso la trasposizione del vero finale del manga, caratterizzato appunto dall’estetica propria del nuovo anime. Come ultima analisi, degno di nota è sicuramente il doppiaggio: nella versione giapponese sono presenti i doppiatori del primo adattamento anime di Anna Kyoyama, Hao Asakura e Amidamaru, mentre la versione nostrana vede il ritorno di quasi tutti i doppiatori del 2005 ad eccezione di Yoh, doppiato da Tommaso Zalone, Ren Tao, con la voce di Mosè Singh e Faust VIII, che viene doppiato da Dario Sansalone. Insomma, per i nostalgici risentire le voci storiche è un tuffo nel passato dei pomeriggi di Italia 1.
A chi consigliamo SHAMAN KING 2021?
Sicuramente gli appassionati del manga di Hiroyuki Takei — di cui è da poco uscita anche in Italia la nuova edizione — apprezzeranno particolarmente la nuova veste grafica e la struttura narrativa molto affini a quelle dell’opera originale. Ma anche chi non ha mai letto il manga o visto l’anime storico del 2001 saprà apprezzare una serie imprescindibile, carica di azione, elementi soprannaturali e psicologici e approfondimenti interessanti sulla cultura e la religione. Insomma, Shaman King è adatto a tutti, grazie alle sue innovative intuizioni di mescolamento di generi e influenze che permettono a una storia che ha più di venti anni sulle spalle di essere sempre attuale e godibile.
Un reboot (quasi) magistrale
Shaman King si conferma ancora una volta una storia incredibilmente ricca di spunti e dalle premesse più che buone dal punto di vista della narrazione e della struttura da battle shonen. L’azione classica è mediata da elementi che si mescolano alla cultura e alla religione di diversi popoli, fondendo dinamiche già viste e consolidate con la componente soprannaturale, che lo rende una storia ibrida dal punto di vista dell’evoluzione dei personaggi principali. Questi, infatti, sono mediati dagli spiriti custodi, entità a parte che permettono il level up dei protagonisti e li legano indissolubilmente alla potenza della propria anima e non della loro forza fisica. Shaman King è un lungo percorso di scoperta del sé, che in questo reboot viene affrontato in modo molto fluido e immediato, senza lasciare spazio a tentennamenti di nessuna sorta. Forse la rapidità con cui sono state presentate le dinamiche iniziali e la caratterizzazione dei personaggi è un po’ sbrigativa, seguendo la linea della fluidità, ma almeno sono assenti i filler e i tagli dell’adattamento animato precedente. La veste grafica poi è un elemento fondamentale, che ha portato ancora più apprezzamenti per questa nuova serie che sembra confermarsi alquanto promettente e ricca di sorprese.
Un nuovo adattamento che promette scintille