Grazie Monkey Punch.
Poco meno di tre giorni fa è rimbalzata attraverso tutti i social network la notizia della tua dipartita e, per quelli come me nati negli anni ’80, ultimamente sembra che tutti gli eroi della nostra infanzia stiano tristemente sparendo. Volevo solo ringraziarti per tutto quello che ci hai dato. È triste e ipocrita scrivere queste righe ora che non ci sei più, ma mi sarei sentito molto più inopportuno nel non aver scritto tutto questo.
Perché hai creato un’opera che, almeno per quel che mi riguarda, è stato un emblema della mia generazione. Ho imparato a godermi l’anime di Lupin grazie a Mediaset, recuperando il manga in fase adolescenziale. Da ragazzino ho sempre pensato tu fossi italiano come me, sia per tutto l’amore che hai avuto per la nostra terra, sia per gli innumerevoli indizi che mettevi nella tua opera per farci capire il tuo attaccamento verso il nostro paese, bistrattato da molti ma amato da tanti altri. Il mio film Disney preferito era Robin Hood, quindi puoi capire quanto facile sia stato affezionarmi ad un ladro gentiluomo, benché non fosse il mio personaggio preferito.
Mentre tutti i miei amici preferivano l’inossidabile Jigen o l’impassibile Goemon, io ho sempre amato Koichi Zenigata e la sua ossessione/amicizia con Lupin. La cosa fantastica, e che più mi piace ribadire, è che la tua opera mi ha lasciato, in una maniera o nell’altra, ricordi fantastici. Ricordo ad esempio tanti anni fa, proprio mentre la primavera cominciava a sbocciare e il caldo africano cominciava a farsi sentire, le scarrozzate in macchina con SUPER HERO a palla. Penso inoltre che il main theme di Lupin III sia ad ogni modo una delle canzoni che ho fischiettato di più durante la mia vita. Ricordo anche il periodo in cui la moda del momento erano le magliette di Lupin e quasi ogni ragazzino ne possedeva una.
Ci hai insegnato che alla fine il tuo protagonista, nonostante l’occupazione non proprio nobile e i metodi non proprio ortodossi, riuscisse sempre a farla franca, e che nelle tue storie i cattivi erano altri. Ci hai insegnato che anche i personaggi che hai creato, che sembravano invincibili, avessero in realtà le debolezze e i sentimenti che tutti gli uomini e le donne hanno, e ci hai insegnato come affrontarle. Sono passati gli anni, sono cambiate molte cose, così come la giacca di Lupin III, ma ogni volta che capitava una puntata durante lo zapping televisivo, la riguardavo volentieri, nonostante l’avessi già vista una decina di volte.
Aver sentito parlare di te direttamente da una persona che ti ha conosciuto è una cosa che mi ha riempito di orgoglio e spero vivamente che la nostra popolazione ti abbia dato anche solo il 10% di quello che hai dato tu a noi con la tua opera.
La tua dipartita non servirà a far diventare Lupin III una leggenda, lo era già da tempo, così come il suo creatore. Questa lettera serve solo come un doveroso ringraziamento. E volevo salutarti con una delle più belle frasi della sigla italiana di Lupin III del 1982, rinominata “fisarmonica” e canta da Irene Vioni: “Se gioielli e denari e tesori non ho, a Lupin il mio cuore darò”. E questo quello che abbiamo fatto da sempre, abbiamo dato il cuore ad un’opera nella quale tu hai messo il tuo.
さようなら、先生 。