La leggenda della tremenda battaglia alle origini del tempo fra il Dio Indegno e la Dea della Luce si tramanda da generazioni nell’universo di fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE. Queste due entità, simboli di male e bene assoluto, non poterono sconfiggersi, ma solo ferirsi utilizzando centinaia di potenti spade infuse di magia, chiamate Fury, di cui la maggior parte andarono poi perdute, sparpagliate ai quattro angoli del mondo insieme alle creature spirituali che in esse dimoravano, le Fairy. Da qualche parte, le due divinità giacciono ora inerti, cadute in un sonno eterno profondissimo… e aspettano solo di essere risvegliate. Dopo secoli, un ragazzo di nome Fang arriva nella grande metropoli di Zelwinds, dove nota una spada, piantata saldamente nel terreno; secondo i locali, chi riuscirà ad estrarla potrà esaudire un desiderio a sua scelta. Contro ogni previsione, il nostro stupito protagonista riesce ad estrarre la lama, per venire poi ringraziato da Eryn, una Fairy che vi risiedeva all’interno, che gli affida una missione… risvegliare la Dea della Luce, raccogliendo tutte le altre Fury sparse per il mondo. Fang ora è un Fencer, e questo è il suo destino.
fairy fencer f esiste, in salse diverse, da ormai sei anni; questa per Switch, uscita il mese scorso, è l’ultima versione di una lunga serie. Dicendola con le parole di un uomo saggio, fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE “è un porting della versione PC, derivato da un porting della versione PS4, a sua volta porting espanso della versione PS3, che al mercato mio padre comprò”. Non una cosa inusuale quando si tratta di titoli Compile Heart, ma una cosa da tenere bene a mente quando andremo a parlare in dettaglio delle purtroppo gravi mancanze tecniche di questa versione in particolare, che sono andate ad influire parecchio sul giudizio finale.
- Titolo: fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE
- Piattaforma: Nintendo Switch
- Versione analizzata: Nintendo Switch (PAL / EU)
- Genere: JRPG
- Giocatori: 1
- Software house: Idea Factory International, Ghostlight Interactive
- Sviluppatore: Compile Heart
- Lingua: Inglese (testi), Inglese e Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 17 gennaio 2019
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: inclusi tutti i 25 DLC della versione PS4
- Note: versione espansa del Fairy Fencer F originale del 2013
Hyperdimension Fencer
fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE utilizza una versione modificata del battle system di Hyperdimension Neptunia, altra ben più fortunata saga di JRPG sempre sviluppata da Compile Heart. Il combattimento è quindi un ibrido, in cui sia noi che i nemici ci muoveremo seguendo un ordine di turni ben preciso, ma non limitati nei movimenti: ad ogni turno sarà infatti possibile muoversi liberamente in un’area circolare per ottenere un vantaggio posizionale, poter attaccare più nemici contemporaneamente, oppure semplicemente fuggire da un inseguitore. Potersi muovere liberamente ha i suoi vantaggi: per esempio, posizionarsi dietro ad un nemico o in direzione del suo punto debole gli causerà più danni. Durante il proprio turno sarà inoltre possibile utilizzare magie particolari, oggetti e consumabili, difendersi per aumentare le statistiche di protezione e la possibilità di iniziare prima il prossimo turno e utilizzare un’abilità chiamata Fairize. Durante questa modalità, attivabile soltanto riempiendo la barra Tension Gauge prendendo danni o infliggendoli al nemico, i Fencer membri del party si “fonderanno” con lo spirito abitante della rispettiva Fury, aumentando drasticamente attacco e difesa e sbloccando abilità uniche, cosa che ci aiuterà negli scontri più complessi o nelle boss battle. Come aggiunta unica per ADVENT DARK FORCE, il nostro party potrà essere aumentato fino a sei personaggi che combattono insieme.
Le battaglie saranno piuttosto tattiche, non basterà infatti semplicemente spammare attacchi leggeri ad infinitum a meno che non si giochi alla difficoltà più bassa: ogni nemico avrà una barra della guardia (Guard Gauge) che scenderà se verrà colpito da un certo tipo di arma o magia a cui è particolarmente vulnerabile. Una volta esaurita questa barra, visibile solo utilizzando l’abilità unica di uno dei personaggi giocabili, sarà possibile scatenare un potente Avalanche Attack, ovvero una sequenza in cui tutti i personaggi concateneranno i loro attacchi su un singolo nemico in successione, secondo il loro ordine di turno. Sebbene non sia necessario utilizzare queste strategie in tutte le battaglie, di sicuro questo aiuta a variare un po’ l’esperienza di gioco e rende gameplay e combattimento gli aspetti migliori di questo titolo.
Tramite il sistema di World Shaping, sulla mappa di gioco sarà inoltre possibile, prima di entrare in un dungeon, usare il potere di una Fairy contenuta in una delle armi Fury per attivare dei modificatori che si applicheranno a tutta quella zona, come l’aumento dei punti esperienza a discapito della difesa fisica dei nostri personaggi. Per dare più peso a certe battaglie simbolo, si ricorre fin troppo al combattimento scriptato: un incontro iniziale con un nemico incredibilmente potente da cui verremo irrimediabilmente sconfitti o che non potremo danneggiare, che risulterà più una perdita di tempo che altro.
I personaggi, oltre alla possibilità di livellare, avranno tantissime statistiche aumentabili che potranno essere fatte crescere manualmente in molti modi diversi: con l’uso dei WP (Weapon Points) ottenuti tramite il combattimento, oppure con il completamento di alcune sfide, come il vincere un numero prestabilito di incontri senza prendere danno. Tramite questo sistema, non troppo complesso sulla carta ma reso macchinoso da un’interfaccia non di facile consultazione, possiamo davvero specializzare e potenziare il nostro party. Sebbene l’arma preferita di ognuno non possa essere cambiata, sarà possibile potenziare e sincronizzare una Fairy secondaria che presti le proprie statistiche e abilità uniche in combattimento. Fortunatamente, questo titolo ha un sistema di tutorial abbastanza robusto e consultabile in qualsiasi momento.
Sei personaggi in cerca di un MacGuffin
I dialoghi e le cutscene di fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE sono ahimè portati in scena da dei personaggi che sono davvero dei clichè ambulanti, a partire dallo svogliato e opportunista Fang, (che un po’ mi ha ricordato Kazuma di Konosuba, solo che non faceva ridere) alla petulante e un po’ tsundere Eryn, all’iper sessualizzata Harler, fino all’immacolato gentiluomo Sherman; ogni aggiunta al cast rappresenta un archetipo di personaggio giapponese di quelli che ormai abbiamo imparato a riconoscere lontano un miglio. Tutte le scene di dialogo si svolgono in stile visual novel con i personaggi leggermente animati per quanto riguarda volto e seno (guarda un po’ che caso strano), con i seiyuu che fanno un lavoro direi più che dignitoso. Personalmente ho trovato insopportabile il doppiaggio inglese. Preparatevi poi ad un abbondante fanservice ecchi, a volte fin troppo gratuito, ma che con moderazione potrebbe anche piacere.
La storia, inizialmente dai toni molto leggeri, presenta tante, fin troppe scene che sembrano prese da una commedia e che dovrebbero spezzare la poca tensione che ogni tanto si viene a creare. Il risultato purtroppo è che le scene drammatiche e più pesanti, specialmente una volta scelta una strada definitiva per ottenere uno dei tre finali ed essere entrati nel vivo della storia, perdono un po’ di mordente. I plot twist inseriti nella storia non hanno lo stesso impatto emotivo che ci si aspetterebbe, anche perché, senza entrare in territorio spoiler, è davvero difficile capire in quale ramo narrativo si è capitati: non esiste un prompt chiaro oltre il quale viene specificato che non si può tornare indietro, e alla prima esperienza di gioco può capitare di venire indirizzati verso una strada piuttosto che un’altra, essendo poi costretti a ricominciare da capo.
La colonna sonora del titolo è sinceramente un po’ troppo anonima, specialmente per quanto riguarda le tracce dei dungeon e del combattimento. È presente qualche chicca come la canzone unica per la modalità Fairize o quella che fa da background all’intro in stile anime; tutto il resto fatico a ricordarlo pur avendolo sentito in loop per ore e ore.
Un budget tecnico un po’ troppo limitato
La parte più dolente della recensione dev’essere necessariamente questa: su Nintendo Switch, specialmente in modalità portatile, gira molto male. La cosa può risultare sorprendente considerando che non c’è stato un grandissimo passo in avanti rispetto alla grafica della scorsa generazione. Eppure, in modalità portatile il frame rate è incredibilmente ballerino e disomogeneo perché non è stato fissato nessun limite: non è quindi strano passare il 90% del tempo in un dungeon con una fluidità simile a quella di un titolo per Amiga qualsiasi, per poi girarsi in una direzione dove non ci sono effetti particellari o ombre complesse e vederlo schizzare al sweet spot dei 60 fps. Compile Heart probabilmente era a conoscenza di questi problemi, perché nelle impostazioni è presente un’opzione per disabilitare il rendering delle ombre, che se da una parte aiuta un pochino, dall’altra rende ancora più piatte le ambientazioni di gioco, già molto scarne. In questa situazione non vince nessuno.
In modalità docked il gioco gira meglio, e sia con le ombre attivate che disattivate riesce quasi sempre a rimanere stabilmente attorno ai 60 fotogrammi al secondo, ma giocando su uno schermo più largo si notano invece i problemi che ha a livello di scaling dei menu, delle finestre di dialogo e di parecchie texture, che, se come mi aspettavo risultano incredibilmente sgranate su un monitor 2K come quello che uso io, anche abbassandosi a 1080p non migliorano abbastanza, a meno che non si giochi molto lontani dallo schermo. Voglio menzionare soltanto come esperienza personale anche uno strano problema che ho avuto dove per le prime tre o quattro ore di gioco ho avuto svariati crash in momenti apparentemente casuali del gioco: online non ho trovato riscontri o esperienze simili, reinstallare il software non è servito, e persino il supporto tecnico di Compile Heart non è riuscito ad aiutarmi. Ancora non so come, ma poi il problema si è risolto da solo. La vostra esperienza potrebbe essere diversa e il mio sembra comunque essere un problema isolato, quindi posso solo dirvi di salvare spesso. Fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE non ha pietà.
A chi consigliamo fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE?
Indubbiamente, chi è già avvezzo alle caratteristiche tipiche dei JRPG targati Compile Heart qui si troverà come a casa propria, mentre chi vuole solo giocare ad un titolo di questo genere, potrebbe metterci più tempo ad imparare. Pur non risultando mai complicato, fairy fencer f: ADVENT DARK FORCEè un po’ troppo macchinoso nella gestione dei menu: purtroppo però mi vedo costretto a consigliare la versione per questa piattaforma solo nel caso in cui Nintendo Switch sia la vostra unica console. La risoluzione bassa, il framerate ballerino e i bug lo rendono oggettivamente la versione più debole di un titolo che altrimenti si lascia giocare tranquillamente, con un gameplay profondo e pieno di meccaniche da esplorare. Tutte le aggiunte fatte, come le route e i finali alternativi, vanno ad aumentare parecchio la rigiocabilità, specialmente per i completisti che da un titolo simile potrebbero riuscire a tirare fuori anche più di sessanta ore di gioco, e i fan del grinding avranno pane per i loro denti. Da prendere per passare il tempo con un gioco di ruolo tutto sommato leggero, ma su altre piattaforme.
- Battle system profondo e vario
- Crescita del personaggio flessibile
- Un sacco di contenuti per i completisti
- Tre finali disponibili aumentano la rigiocabilità
- Colonna sonora abbastanza anonima
- I dungeon sono troppo lineari e ripetitivi
- In modalità portatile è un disastro
- Personaggi stereotipati al massimo
fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE
Qualcosa funziona bene, tutto il resto no
Se qualcuno mi chiedesse quali sono le caratteristiche principali che definiscono un gioco di ruolo giapponese, io gli risponderei semplicemente che fairy fencer f: ADVENT DARK FORCE sia nel bene che nel male ne è un riassunto perfetto. Qui abbiamo tutto quello che un fan del genere potrebbe chiedere, ma praticamente nessuna delle componenti fondamentali, a parte il battle system, fatto particolarmente bene. Complesso sistema di crescita del personaggio? C’è, ma viene peggiorato da un’interfaccia utente confusionaria piena di sotto-menu, menu a tendine e listoni infiniti. Parecchi dungeon da esplorare? Ci sono, ma sono quasi tutti fin troppo lineari, blandi e ripetitivi. Possibilità di giocare in modalità portatile? Preparatevi invece ad una modalità presentazione di PowerPoint, con framerate che oscilla intorno ai 20 FPS in alcuni casi. Questa remaster in sé aggiunge un sacco di chicche che vanno a migliorarne soprattutto la rigiocabilità, ma come già menzionato sopra, Nintendo Switch sembra proprio la piattaforma sbagliata per mostrarlo. Giocare a questo titolo è stato un po’ come andare su delle montagne russe, con momenti in cui mi stavo divertendo andando a catalogare mostri e Fairy oppure a cercare equipaggiamenti più forti per i miei personaggi, intervallati purtroppo da momenti in cui la frustrazione per il framerate orribile, i frequenti (almeno nella prima parte del gioco) crash, i menu controintuitivi e i corridoi scarni dell’ennesima grotta uguale all’ultima appena esplorata mi hanno fatto dolorosamente tornare al mondo reale.