BON NO KUNI: Il Festival delle Lanterne – Recensione

BON NO KUN: Il festival delle lanterne - Recensione

Con la collana Aiken, BAO Publishing porta in Italia BON NO KUNI (盆の国) titolo italiano Il festival delle lanterne di Sukeracko (già autore di Ōkī Inu – Le avventure di un cane gigante e altre storie), per immergerci nella festa dell’Obon in un modo un po’ particolare. Aki è una “signorina” che, dopo aver terminato le scuole medie, si sta approcciando alla scelta del liceo. Il suo talento speciale però, esula da quelli canonici come l’essere bravi a cantare o a disegnare: può infatti vedere gli spiriti dei morti.

Le vicende narrate si svolgono durante uno degli eventi culturali più importanti e caratteristici del Giappone: l’Obon (お盆) appunto. Questa festività si tiene durante il periodo estivo (con precisione dal 13 al 16 agosto) e viene celebrata per onorare i defunti. Nel corso del festival, secondo la tradizione, le anime dei morti tornano sulla Terra (ed in particolare nelle loro dimore) per ricongiungersi con i propri familiari. Aki, dopo essere stata coinvolta in una strana tempesta ed aver incontrato un uomo altrettanto singolare, si rende conto, al risveglio del giorno seguente, che è sempre lo stesso giorno: il 15 di agosto. Inizierà così, dopo che l’uomo misterioso le avrà spiegato che anche lui è dotato del medesimo “dono”(ma che a differenza sua è anche in grado di interagire e dialogare con gli spiriti), l’avventura di Aki per far tornare il tempo a scorrere normalmente.

Il Festival delle Lanterne - Recensione

  • Titolo originale: Bon no Kuni (盆の国)
  • Titolo italiano: Il Festival delle Lanterne
  • Uscita giapponese: 2016
  • Uscita italiana: 18 giugno 2020
  • Numero di volumi: 1
  • Casa editrice: BAO Publishing
  • Genere: Slice of life, fantasy, seinen
  • Disegni: Sukeracko
  • Storia: Sukeracko
  • Formato: Brossurato 12,6 x 18
  • Numero di pagine: 240

Abbiamo recensito Bon no Kuni – Il Festival delle Lanterne tramite volume stampa fornitoci da BAO Publishing.

Bon no Kuni è un’opera che inganna, una di quelle per le quali è proprio il caso di dire “non giudicare mai un libro dalla copertina”. Ad una prima occhiata, proprio la copertina potrebbe far pensare a un manga dedicato principalmente ad un pubblico di giovanissimi… Ebbene, è tutto tranne che questo. Il mangaka riesce a trasmettere perfettamente, con un disegno semplice e diretto, le emozioni e i sentimenti d’amore che caratterizzano l’opera.

Diviene inoltre difficile racchiudere questo manga all’ interno di una qualche categoria di genere in particolare, anche se in questo caso potrebbe essere definito come un seinen con tematiche adatte ai ragazzi. Potrà sembrare strano, ma la storia narrata non risulta poi così semplice, soprattutto con il proseguire della lettura. Ciò la rende adatta a un po’ tutte le età, dai più grandi ai più piccoli, anche perché il tema della perdita dei familiari viene affrontato sia attraverso gli occhi della protagonista ma anche attraverso l’osservazione degli adulti; fino ad arrivare agli stessi defunti, magari frustrati proprio perché deceduti troppo giovani.

Semplice sì, ma con carattere

Sukeracko si presenta con uno stile grafico molto semplice, quasi infantile, con cui cerca di mascherare temi profondi e ansiogeni. Il senso iniziale di tranquillità e spensieratezza del manga, reso grazie alle linee semplici, i pochi retini e i grandi spazi bianchi delle vignette, viene poi sostituito (nelle fasi finali della storia) da un importante utilizzo di campiture nere con un conseguente senso claustrofobico.

Lo stile del mangaka non lascia adito a dubbi, alternando un sapiente utilizzo dei retini con grandi pennellate di fude-pen, riesce a rendere la narrazione un tutt’uno col disegno. Anche i personaggi e gli spiriti, tutti disegnati in modo semplice e deciso, riescono sempre a risaltare, senza confondersi con il resto. Medesimo discorso vale anche per gli sfondi, dove poche linee messe al posto giusto con pochi retini, riescono a regalare perfette ambientazioni per la storia.

Questo a riprova che l’utilizzo di uno stile semplice e caratteristico può regalare emozioni al pari di stili ben più complessi ed elaborati. Certe volte diviene infatti necessario concentrarsi più sull’opera nel suo complesso che nel dettaglio stilistico.

Un difetto per ghermirli

Purtroppo, seppur abbia speso numerose parole di elogio, Bon no Kuni non è un prodotto esente da difetti. La storia è originale ma ricorda, soprattutto nella parte iniziale del manga, la trama di opere cinematografiche o letterarie tra cui il film Edge of Tomorrow (o il manga da cui il suddetto film è tratto, ovvero All you need is kill) o ancora 1408 di Stephen King. Certo è, che al frenetismo Hoolywoodiano si sostituiscono sentimenti e ingenuità infantile. A tal proposito, quindi, la nota stonata rispetto alla bontà generale dell’opera è stata proprio la scelta dell’utilizzo dell’espediente narrativo del loop temporale, ultimamente un po’ troppo abusato da opere di qualunque tipo, dal cinema ai libri alle serie TV.

A chi consigliamo Bon no Kuni – Il Festival delle Lanterne?

Bon no Kuni è un’opera adatta un po’ a tutti, sia a chi si sta approcciando per la prima volta al mondo del fumetto orientale sia a chi già lo conosce bene. Sarà sicuramente apprezzato anche da chi vuole approfondire aspetti della vita culturale giapponese, fatta di usanze e festività caratteristiche a volte anche molto lontane dalle nostre. Chi in generale ama la linea editoriale dei volumi appartenenti alla collana Aiken di BAO Publishing non potrà che gradire il manga di Sukeracko.

Aki ha, da sempre, il potere di vedere gli spiriti dei morti. Ogni anno, in estate, durante il festival delle lanterne tornano a visitare i loro cari, ma la maggior parte della gente non se ne accorge. Quando Aki comincia ad accorgersi che ogni mattino si sveglia, ed è lo stesso giorno, il 15 agosto, si preoccupa. Conosce un uomo misterioso che vede gli spiriti meglio di lei, e insieme cercano di convincere il tempo a ricominciare a scorrere normalmente. Una storia misteriosa e profonda sul senso dei ricordi e la forza dell’amore, a opera di Sukeracko.

Per chi ama lo stile di Ken Niimura e il suo I Kill Giants, un libro imperdibile. Bon no Kuni – Il Festival delle lanterne è disponibile in libreria e fumetteria dal 18 giugno 2020.

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  • Stile semplice ed efficace
  • Edizione ben curata
  • Storia interessante…

  • …ma con elementi già visti
  • Prezzo un po’ troppo alto
BON NO KUNI: Il festival delle lanterne
4

Cronache di uno spirito molesto

La storia di Bon no Kuni è un crescendo che si interrompe solo alle ultime pagine e devo sinceramente ammettere che non mi sarei aspettato una narrativa di tale livello. Senza fare spoiler di alcun tipo, anticipo che soprattutto nelle parti finali, le più concitate, sono rimasto piacevolmente emozionato e inquietato. Il connubio tra uno stile così candido e la profondità della storia fa sì che il manga sia veramente una piccola perla in un mare di opere commerciali, con punti di forza ben marcati che lo rendono (positivamente) diverso. Certo è che uno stile così semplice e infantile potrebbe non piacere a chi preferisce disegni più elaborati e complessi, motivo per cui sconsiglio l’opera a chi dà all’aspetto estetico un’importanza predominante. Consiglio, inoltre, per poterselo godere al meglio, di leggerlo tutto d’un fiato senza interruzioni. L’edizione è inoltre ben curata con sovracopertina e con all’interno una carta adeguatamente spessa e poco trasparente che fa godere al meglio dei disegni. In ultimo una nota sul prezzo, che è di 8,90 €: è impegnativo, ma la resa vale la spesa.

Nato nel 1993, è disperso dal 2006, l’anno in cui ha scoperto i manga. Ricompare durante il periodo del liceo quando scopre che la mano destra si può usare anche per disegnare. Dopo il liceo smette di dormire. Perché la giustizia non dorme mai.

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