Questa è la leggenda di una Dea dimenticata e di un potente sovrano. La provincia di Hispania si trova sotto il crudele dominio del Divino Impero e, in una delle città della sua periferia, vive un giovane di nome Hamilcar. Costretto ogni giorno a svolgere lavori pesanti, è in realtà l’unico discendente del casato Barca, la famiglia del governatore di Hispania precedentemente al potere. Hamil può solo osservare inerme l’esercito imperiale maltrattare gli esausti e poveri cittadini resi schiavi, e subire gli scherni e le frustate nascondendosi dietro la maschera dell’ingenuo e incapace rampollo decaduto. Tuttavia, un giorno, una ragazza comparirà dal nulla sul suo cammino verso casa: il suo nome è Tarte, e si annuncerà come la dea da lui evocata, pronta a spronarlo a ribellarsi contro l’Impero. Titubante, il giovane manterrà inizialmente le distanze, ignorando le parole della presunta divinità e continuando la sua messa in scena per codardia e per il bene del popolo, confidando inutilmente nel buon senso degli invasori. Tuttavia, l’esercito imperiale riuscirà a far prigioniera la fanciulla e, accusandola di eresia, la condannerà al rogo durante la cerimonia religiosa che sarebbe dovuta essere motivo di gioia per le genti di Canaan, ma che in realtà serviva a dare il colpo di grazia alla nazione ormai in loro possesso. Alla vista di tale sopruso, il giovane Hamil, in catene, non potrà più trattenere la propria collera, scatenando una vera e propria ribellione su larga scala per tutta Hispania, coadiuvato da un’armata di soldati ribelli, fedeli al suo defunto padre.
Il primo Tears to Tiara, originariamente uscito nel 2005 in Giappone su PC Windows e poi approdato su PlayStation 3 qualche anno dopo, non ha mai varcato i confini occidentali. NIS America e BANDAI NAMCO Games hanno deciso in ogni caso di portare nel nostro paese il secondo episodio della saga, Heir of the Overlord, uscito un anno fa in Giappone, ed esclusivo dell’ormai decadente ammiraglia di casa Sony. Nonostante sia ambientato nello stesso mondo del precedente episodio, Tears to Tiara II presenta nuovi eventi e personaggi del tutto slegati con il primo gioco della serie, ragion per cui questo titolo potrà essere giocato indipendentemente da qualsiasi giocatore occidentale. Ammesso si riescano a superare alcuni evidenti problemi di cui vi parlerò di seguito.
- Titolo: Tears to Tiara II: Heir of the Overlord
- Piattaforma: PlayStation 3
- Genere: Visual Novel, JRPG strategico
- Giocatori: 1
- Software house: ATLUS, NIS America, BANDAI NAMCO Games
- Sviluppatore: Aquaplus, Sting
- Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 7 novembre 2014
- Disponibilità: retail, digital delivery
- Reperibilità: comune
- DLC: personaggi bonus dal primo episodio
- Note: primo episodio della saga ad approdare in occidente
Alla vista di Tarte, imprigionata e avvolta dalle fiamme, Hamil entrerà in uno stato di trance chiedendo potere a Melqart, dio della guerra, liberando il mana accumulato per sette lunghi anni e guadagnando così una potenza pari a quella di un esercito: al culmine della propria ira, i suoi capelli corvini diventeranno bianchi, e i suo sguardo color cremisi. Nel giro di pochi secondi Hamil, o meglio, Melqart, farà piazza pulita dell’esercito imperiale presente alla cerimonia, degenerata in una vera e propria condanna a morte per Tarte e le genti di Hispania.
Eredità divina
Sarà questa la prima battaglia a cui prenderemo parte in Tears to Tiara II: nulla di particolarmente difficile, che ci servirà solo a prendere confidenza con le meccaniche di base di questo RPG strategico molto simile, nelle meccaniche di combattimento, a titoli come Record of Agarest World, Fire Emblem o al più celebre FINAL FANTASY Tactics. Con solo un berserker a livello 99 a nostra disposizione, non potremo fare a meno di annientare la truppa nemica con un singolo attacco per avversario. Agire in combattimento sarà semplice: basterà selezionare la nostra unità, scegliere una casella sulla scacchiera sulla quale spostarla e, se è presente un nemico nel suo raggio d’azione, eseguire un attacco o una delle tecniche in suo possesso. L’inquadratura della scacchiera potrà essere modificata a piacimento con lo stick analogico destro e con i tasti dorsali, e potremo decidere se visualizzare o meno l’utile griglia che suddivide in caselle il campo di battaglia. Tuttavia, ci accorgeremo subito di quanto potrà risultare problematico individuare la posizione della casella evidenziata e lo spostarci da un riquadro all’altro per decidere le nostre azioni: nulla, però, a cui non potremo farci l’abitudine.
La mente di Hamil ci riporterà quindi al giorno del suo primo incontro con la divinità che ha risvegliato in lui la voglia di vivere e lottare contro la tirannia del malvagio impero. Una misteriosa oasi in mezzo al deserto, dove la voce di una dea proveniente dal passato ha attirato la sua attenzione: Hamil è conscio di essere un traditore, di aver gettato via la fede verso una divinità di cui non ricorda nemmeno il nome, ma la ella sa bene che ciò non corrisponde a realtà. Hamil si trova lì solo perché, inconsciamente, desiderava incontrarla per trovare la forza di lottare. Ma a quanto pare si è trattato solo di un sogno, di un’illusione, e Hamil si risveglierà nelle rovine del tempio di Ba’al, ritrovandosi ancora una volta schiavo dell’impero, in mezzo a cittadini costretti a smantellare, pietra dopo pietra, i santuari della propria fede.
È tornando verso casa, ricoperto di ferite, che Hamil incontrerà qualcuno che gli sembrerà conoscere da una vita ma che, effettivamente, non ha mai visto prima d’ora: la splendida ma frizzante fanciulla dai capelli dorati si rivelerà a lui come Tarte, dea venerata dalle genti di Canaan, evocata in qualche modo dall’unico erede della famiglia Barca, suoi servitori, ma a quanto pare priva dei suoi poteri. Durante una serie di interminabili dialoghi faremo poi la conoscenza della fazione ribelle che sostiene il casato fin dalla morte del padre di Hamil, tra le cui fila si è appena aggiunto cui uno dei cittadini salvati dal ragazzo durante i lavori forzati: è proprio nei panni di uno sprovveduto arciere di nome Dion che affronteremo la seconda battaglia del gioco, accompagnati dai veterani Enneads e Monomachus.
La spada di Hispania
In questa nuova battaglia introduttiva ci verrà chiesto di disporre la nostra squadra prima della sortita, e ci verrà proposto il primo tutorial, che ci spiegherà l’utilizzo degli attributi elementali sul campo di battaglia. Durante i combattimenti bisognerà prestare attenzione alle affinità fra i personaggi assegnati a ciascuno dei setti elementi, ma anche al cosiddetto ciclo elementale, che fornirà di volta in volta supporto per ciascuno degli attributi. Tra le caratteristiche di questo battle system, che includerà i consueti attacchi ravvicinati con armi bianche e a distanza con tomi magici o arco e frecce, impareremo a familiarizzare con le Zone of Control, abbreviate come ZOC: le caselle adiacenti a ciascun guerriero in campo non possono essere oltrepassate dagli attacchi nemici, e ciò risulterà molto utile quando avremo la necessità di proteggere un alleato in fin di vita o con una scarsa difesa. Inoltre, riempiendo con l’avanzare dei turni la barra chiamata Chain Stock per ciascun personaggio, sarà possibile eseguire una serie di attacchi in successione, mediante la pressione del tasto azione in corrispondenza con la comparsa di un cerchio entro le giuste tempistiche, per consentire il concatenamento di un altro attacco. Nel caso dei maghi, il Chain Stock potrà consentire il potenziamento di una magia o delle statistiche prima dell’inizio del turno di attacco.
All’interno delle battaglie è presente inoltre un comando Rewind, che consentirà di riavvolgere il tempo e tornare indietro a uno dei precedenti turni, senza tuttavia la speranza che gli attacchi non andati a segno possano avere risultati differenti. Utile se intendiamo cambiare strategia o correggere una mossa sbagliata, ma è da tenere a mente il fatto che ciascun turno potrà essere riavvolto una sola volta ma, d’altro canto, durante le battaglie, sarà possibile salvare o caricare la partita oppure cambiare difficoltà tramite l’apposita voce di menu. Per ogni combattimento, il nostro party sarà caratterizzato da un leader, un personaggio che potrà utilizzare l’abilità speciale chiamata leader skill. Questo vale anche per le fazioni nemiche, perciò sarà necessario prestare attenzione a colui che occupa il ruolo di leader nella squadra avversaria e alle abilità che potrebbero ribaltare le sorti del conflitto. Avanzando nella storia potremo deporre sul campo di battaglia anche elefanti e marionette meccaniche intrise da potere magico: oltre ad avere un incredibile capacità offensiva e a poter essere cavalcati da determinati personaggi, i primi potranno trasportare una quadriga, che conterrà i membri del party che non parteciperanno direttamente alla battaglia, ma che potranno essere utili nel caso qualcuna delle nostre unità dovesse perire, nelle vesti di guerrieri di riserva. Tuttavia, se gli HP della quadriga dovessero essere azzerati dagli attacchi nemici, non potremo più utilizzarla assieme a tutte le unità in essa contenute.
La trasformazione di Hamil in Melqart diverrà attivabile a piacimento da un certo punto della storia in poi, e prende il nome di Risveglio. Tale procedura potrà essere compiuta solo quando l’apposita barra sarà piena, ovvero dopo aver portato a segno un certo numero di attacchi, dopo aver sconfitto nemici o dopo che gli alleati subiranno danni o verranno messi fuori combattimento. Tuttavia, tale status potrà durare per un massimo di due turni, dopo il quale è necessario un turno di defaticamento, in cui Hamil si ritrovrà ad essere vulnerabile, prima di riuscire ad accumulare nuovamente energia nell’indicatore. Ciò potrebbe essere un problema dato che, alla morte del protagonista, saremo costretti a ricominciare da capo (o da uno qualsiasi dei turni, grazia al comando Rewind) la nostra battaglia.
Al termine di ciascun combattimento sarà mostrata una schermata che offrirà una valutazione e tutte le informazioni sullo scontro appena concluso: con il raggiungimento di determinati obiettivi, mostrati prima dell’inizio delle schermaglie, verranno elargiti ulteriori bonus in termini di oggetti e denaro.
Romanzo Digitale
Se dopo l’esaustiva spiegazione sul sistema di combattimento di Tears to Tiara II: Heir of the Overlord sperate ancora di trovarvi davanti a un RPG strategico in tutto e per tutto, aspettate di sapere ciò che sto spiegarvi. Nella scheda di gioco ho anteposto il termine Visual Novel a RPG Strategico per un semplice motivo: la maggior parte del gioco sarà caratterizzato da lunghissimi dialoghi e sequenze non interattive che dipaneranno una trama assai coinvolgente, ma purtroppo decisamente lenta a decollare. Hamil è un protagonista con una doppia facciata: apparentemente è un cordardo, reso schiavo dal Divino Impero e senza speranze di una vita migliore, che riesce ad apprezzare piccole gioie quotidiane come un piatto di datteri e miele lasciati per lui da qualche generoso cittadino, ma che non riuscirà in ogni caso a mangiare per le profonde ferite causate dalle frustate; in realtà sa nascondere bene la sua natura di condottiero, spadaccino ed erede dei poteri della divinità della guerra, un lato di lui che lo porterà inconsciamente a evocare la divinità Astarte sotto forma di fanciulla che, restando al suo fianco, gli donerà potere e lo spronerà a riprendere in mano la sua vita e le redini di un paese ridotto in schiavitù.
Tali avvenimenti verranno narrati dal titolo in maniera assai diluita e introspettiva, attraverso sprite bidimensionali in alta risoluzione, splendidamente illustrati ma del tutto statici, evocativi artwork nei momenti più salienti, e il medesimo motore grafico delle battaglie per tutto il resto: ci ritroveremo a dover obbligatoriamente seguire estenuanti conversazioni (in inglese, chiaramente) che si prolungheranno sempre per troppo tempo, lasciando davvero poco spazio all’interazione vera e propria. Purtroppo durante tali fasi non saremo in grado di salvare, ma c’è da dire che i developer di Aquaplus hanno ben pensato di lasciarci navigare liberamente fra i dialoghi, con la possibilità di riascoltare le voci, nel caso in cui non avessimo compreso al meglio determinate battute.
Dopo circa le prime sei ore di gioco, in cui gli eventi si susseguiranno in maniera del tutto passiva per il giocatore, se non per una mezza manciata di battaglie, ci verrà finalmente messa a disposizione una base per il nostro esercito: al suo interno potremo visitare i negozi di oggetti, armi ed equipaggiamenti, organizzare le nostre truppe, recarci nella mappa del mondo per affrontare battaglie utili a guadagnare esperienza, nonché proseguire all’interno della storia tornando, ancora una volta, a sorbirci una lunga sfilza di dialoghi.
Le lacrime di Canaan
Sebbene in generale Tears to Tiara II possa risultare in qualche modo accogliente grazie all’abbinamento di grafica e colonna sonora, c’è da dire che la scelta di passare da un 2D totale del primo capitolo a un misto tra grafica tridimensionale e disegni tradizionali non è stata propriamente felice. La grafica dei menu, gli sprite bidimensionali e le bellissime illustrazioni utilizzate per enfatizzare i momenti salienti dei dialoghi risultano davvero ben realizzati e calzanti con l’atmosfera del gioco, ma lo stesso non possiamo dire della resa grafica poligonale che, sia per quanto concerne gli ambienti che i personaggi, risulta scarna e realizzata in maniera sommaria, con poche animazioni utilizzate per i filmati, un onnipresente e fastidioso aliasing, pessimi effetti di luce e ombra e sbavature in ogni dove. Ciò sarà visibile soprattutto durante le sessioni non interattive, dove a far da padrone saranno i gli ambienti e inquadrature ravvicinate ai protagonisti, ma un po’ meno durante le battaglie dove, complici la visuale distanziata e la concentrazione a cui saremo sottoposti per elaborare le nostre strategie, quelle che sono le imperfezioni del motore grafico verranno un po’ mascherate.
Per fortuna la colonna sonora, composta da oltre cinquanta brani (di cui alcuni cantati) è scritta in maniera magistrale e saprà calarci nell’atmosfera di gioco più di quanto riescano a fare disegni e animazioni, assieme a un doppiaggio originale caratterizzato da una recitazione di prim’ordine, che sarà gioia di tutti coloro che amano gli anime in lingua originale. Lo splendido filmato introduttivo, visibile nella schermata del titolo solo dopo aver superato le prime battute di gioco, è realizzato in un’ottima animazione in puro stile giapponese, ed è accompagnato dalla orecchiabile Ikutsumono Mirai di Rena Uehara. Un brano che saprà darvi la giusta carica, presentando tutti i personaggi protagonisti del cast, e che desidererete risentire a ogni avvio del gioco.
A chi consigliamo Tears to Tiara II: Heir of the Overlord?
I fan dei JRPG strategici sanno bene quanto è difficile al giorno d’oggi trovare un buon esemplare per questo genere, in grado di appassionare con una storia degna di questo nome, di catturare l’attenzione con personaggi carismatici e naturalmente di intrattenere con battaglie che non si limitano al semplice button smashing e che richiedono una buona pianificazione strategica. Beh, Tears to Tiara II risponde in qualche modo a tutti e tre i requisiti, ma c’è un grosso problema: è troppo, troppo lento. Se conoscete a menadito l’idioma anglosassone e non vi spaventano interminabili conversazioni tra i personaggi del cast, dategli una possibilità. Se cercate, tuttavia, un gioco che possa tenervi incollati allo schermo senza mai annoiare, rivolgetevi altrove.
- Venduto a prezzo budget già dal day one
- Buoni gli artwork e la colonna sonora
- Trama molto lenta, ma coinvolgente
- Cutscene e dialoghi che si protraggono eccessivamente
- Una resa grafica 3D non proprio ottimale
- Impossibilità di salvare durante le sezioni visual novel
- Il sistema di crescita dei personaggi passa quasi in secondo piano
- Ha bisogno di troppe ore per mostrare il suo potenziale
Tears to Tiara II: Heir of the Overlord
Un'epica storia, narrata in maniera un po' prolissa
Animato da una trama degna di produzioni di livello medio-alto, afflitta tuttavia da sezioni di dialogo tragicamente prolungate, Tears to Tiara II: Heir of the Overlord è un connubio un po’ sbilanciato fra visual novel e JRPG strategico, il cui ago della bilancia tende a pendere troppo verso il primo piatto. Per godere appieno di questo titolo sarà necessario armarvi di tutta la pazienza a vostra disposizione e sorbirvi, tra una battaglia e l’altra, interminabili momenti in cui dovrete solo leggere e premere il pulsante per avanzare tra le finestre di dialogo. Escludendo questo grosso ostacolo, Heir of the Overlord rimane un buon titolo strategico, ma con un look diviso a metà fra un’ottima componente bidimensionale e una grafica 3D per nulla al passo coi tempi. Fatelo vostro solo se non vi spaventa il dovervi sorbire ore e ore di cutscene di fila interagendo, in proporzione, davvero poco.