Come era già stato annunciato, nel mese di giugno il governo giapponese muoverà i primi, timidi, passi verso la riapertura al turismo. Cittadini provenienti da Stati Uniti, Singapore, Australia e Thailandia potranno ricominciare a viaggiare in Giappone, purché abbiano già ricevuto la terza dose di vaccino.
Purtroppo il vaccino non è l’unico requisito necessario. Trattandosi di un test, al termine del quale, se tutto va come previsto, sarà possibile procedere a una riapertura globale, i viaggi saranno rigorosamente organizzati. Piccoli gruppi di persone si sposteranno lungo percorsi prestabiliti, sempre sotto l’occhio vigile di una guida e senza poter prendere iniziative che non siano già contemplate nel pacchetto offerto dall’agenzia di viaggi. Così facendo, le autorità competenti sapranno sempre dove si trovano le persone, riuscendo a intervenire prontamente per arginare la minaccia COVID qualora l’esperimento si riveli fallimentare.
Il primo ministro Kishida aveva già avuto l’intenzione di dare il via ai test lo scorso dicembre, ma il propagarsi della variante omicron ha costretto il governo a rimandare. Al momento, il limite massimo di ingressi giornalieri nel paese, tra lavoratori e studenti, è di 10.000, ma nei prossimi giorni dovrebbe essere allargato a 20.000.
Già nel corso di aprile numerosi rappresentati del settore privato avevano invocato a gran voce la riapertura delle frontiere, segnalando quanto la situazione attuale sia dannosa per l’economia del paese (trovate la notizia a questo indirizzo). Tuttavia, le richieste più accorate vengono dalle imprese più piccole: Yoko Kikuchi, 77 anni, venditore di ombrelli nel distretto di Asakusa, su Nakamise Street, spera che il ritorno dei turisti ridoni al quartiere la vitalità che lo ha sempre contraddistinto e che, in seguito all’emergere di omicron, lo scorso novembre, sembra essersi dissipata. Similmente, anche Keisuke Ishikawa, intagliatore di bambù che ha visto un calo negli affari, soprattutto nei giorni feriali, continua speranzoso a domandare la riapertura.
Da amanti del Giappone, non possiamo che simpatizzare per queste piccole imprese, sperando che il test del governo abbia successo e che il paese apra presto le frontiere anche a noi cittadini europei.
Fonte: Japan Times