Soulslike. Un termine divenuto in pochi anni sinonimo di uno dei generi più amati dai videogiocatori, branca dei giochi di ruolo d’azione caratterizzata da una difficoltà apparentemente estrema e da una narrazione non lineare, la cui lore si dipana attraverso dialoghi con personaggi secondari, quest nascoste, didascalie degli oggetti negli inventari e pochissime cutscene. Molti sono gli esemplari di questa categoria sviluppati da FromSoftware, il team capitanato da Hidetaka Miyazaki che nel 1994 stupì i giocatori nipponici con il rivoluzionario King’s Field, a tutti gli effetti precursore di questo filone. Tra di essi troviamo la trilogia di Dark Souls e l’osannato Bloodborne, ma il primo fu un titolo uscito ormai undici anni fa su PlayStation 3 chiamato Demon’s Souls. Scelto come titolo di lancio per PlayStation 5, il remake di Demon’s Souls non è stato curato dagli sviluppatori originali di FromSoftware, bensì dagli abili artigiani di Bluepoint Games e dal JAPAN Studio che lo sviluppò in origine, oggi parte del collettivo PlayStation Studios.
Cosa rimane del retaggio nipponico del Demon’s Souls originale ora che è passato dalle mani degli americani di Bluepoint? Scopriamolo assieme nella nostra recensione di questo titolo di lancio della nuova generazione di Sony.
- Titolo: Demon’s Souls
- Piattaforma: PlayStation 5
- Versione analizzata: PlayStation 5 (EU)
- Genere: Action RPG
- Giocatori: 1-6 (multiplayer online)
- Publisher: Sony Interactive Entertainment
- Sviluppatore: Bluepoint Games, PlayStation Studios (SCE JAPAN Studio)
- Lingua: Italiano (testi e doppiaggio)
- Data di uscita: 12 novembre 2020
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: remake del titolo sviluppato da FromSoftware per PlayStation 3
Abbiamo recensito Demon’s Souls con una copia retail del gioco acquistata al lancio di PlayStation 5.
Re Allant di Boletaria, dodicesimo sovrano affamato di potere, è riuscito a incanalare le arti dell’anima, ma non senza conseguenze. Il prezzo da pagare è il risveglio dell’Antico, un potentissimo demone proveniente dall’alba dei tempi. Il ritorno della creatura malefica ha portato la nebbia sulle terre del Re, favorendo la prolificazione di mostri ansiosi di divorare le anime delle sue popolazioni. Gli esseri umani privati dell’anima hanno perso anche il lume della ragione, finendo per attaccare i propri simili e dando vita a una catena di morte e disperazione senza fine. Il regno di Boletaria ha finito per essere isolato dal mondo esterno e chiunque avesse deciso di avventurarsi nella nebbia circostante non avrebbe più fatto ritorno.
Anima mia, torna a casa tua
Le meccaniche alla base del genere, e quindi di Demon’s Souls, sono piuttosto semplici. Una volta creato il nostro alter-ego, con un ricchissimo editor nuovo di zecca — tocco di classe implementato da Bluepoint in questo remake —, dovremo sceglierne la classe, spaziando dal classico Cavaliere al Ladro, dal Sacerdote al Viandante, dal Cacciatore al Barbaro. Solitamente mi affido sempre alle classi che prediligono l’attacco ravvicinato, ma su consiglio di BaSS questa volta mi sono gettato a pesce sul Nobile. Armato di una potentissima magia, la freccia dell’anima, nonché della possibilità di attaccare anche con armi da taglio, risulta a mani basse una delle scelte migliori per tutti coloro che sono alle prime armi o giocano per la prima volta a Demon’s Souls con questo remake. Questo perché, oltre a consentirci di attaccare a debita distanza dai nemici, la freccia dell’anima è dannatamente potente e ci aiuterà a guadagnare in fretta tutte le anime necessarie a salire di livello.
Perché, come da tradizione, proprio le Anime sono la valuta alla base dell’intero gioco, che otterremo con l’uccisione di ciascun nemico e con le quali potremo aumentare le nostre statistiche (un punto per ogni level up), acquistare e migliorare armi, fare nostri oggetti e incantesimi, e altro ancora. Accumulare anime è un po’ lo scopo principale del gioco, oltre ad avanzare in ciascuna delle aree di Boletaria sconfiggendo il rispettivo boss finale. Come accadeva ai tempi di PS3 e come accade anche nella trilogia di Dark Souls e persino in derivati come Nioh e Sekiro, le nostre anime andranno perdute ogni qual volta periremo in battaglia (o precipiteremo, più verosimilmente, da una lunga altezza). Esse potranno essere recuperate, con un solo tentativo a nostra disposizione, nello stesso punto in cui siamo morti pochi istanti prima. Come ben sapranno i veterani delle meccaniche scolpite da FromSoftware, una seconda morte consecutiva equivale anche all’irrimediabile perdita di tutte le anime raccolte fino a quel momento. L’ansia e l’inquietudine che affileranno i nostri sensi e pomperanno adrenalina per tutto il tempo che giocheremo a Demon’s Souls saranno quindi indirizzati alla custodia di tali, preziosissimi reperti, le preziose anime dei demoni sconfitti che rischieremo di perdere a ogni passo falso.
A place to call home
Il Nexus, gigantesco santuario che presto impareremo a chiamare Casa, sarà la cosiddetta base operativa, la hub che ci consentirà di teletrasportarci, attraverso le cosiddette Arcipietre, verso le diverse aree da “ripulire” e all’interno della quale troveremo la sacerdotessa vestita di nero che ci consentirà di incrementare le nostre statistiche e vari NPC con cui parlare, da cui acquistare armi ed equipaggiamenti, oggetti, magie e miracoli — molti dei quali dovremo incrociarli sul nostro cammino o addirittura salvarli per poterli ritrovare nel Nexus. Gli sforzi profusi dai texani di Bluepoint si denotano parecchio anche in quest’area, che mette in mostra i deltoidi di PlayStation 5 con dettagli e un sistema di illuminazione che non farà rimpiangere l’assenza del decantato ray tracing.
Una delle differenze da non sottovalutare rispetto ai successivi Dark Souls è l’assenza di “falò” intermedi che fungano da checkpoint all’interno delle varie missioni del gioco e che ci consentano di tirare un sospiro di sollievo fra un’ondata di pericoli e l’altra. Proprio così: in Demon’s Souls avremo solo un’Arcipietra all’inizio e una alla fine di ciascuna area, quest’ultima che fungerà da punto di partenza per la zona successiva. Che ansia. Tra un’arcipietra e l’altra troveremo orde di nemici più o meno potenti, gli immancabili oggetti nascosti in luoghi poco visibili a una prima occhiata e soprattutto trappole ambientali, progettate con l’unico scopo di far perdere la vita ai giocatori più frettolosi. Le cinque macro-Arcipietre che compongono il mondo di gioco possono essere affrontate nell’ordine prediletto da ciascun giocatore e sarà possibile anche interromperne una e cominciarne un’altra semplicemente teletrasportandoci da un checkpoint. Potremmo anche decidere di portarle avanti tutte insieme, un po’ per volta. Questa progressione, che offre un discreto grado di libertà, culminerà di volta in volta con l’arrivo di boss, alcuni estremamente facili e altri decisamente più ostici. Per questo motivo accorre in nostro aiuto la componente multigiocatore di Demon’s Souls.
Never Die Alone
La possibilità di giocare assieme ad altri giocatori umani in Demon’s Souls, come negli altri soulslike, è un aspetto davvero affascinante e diverso da molti altri titoli usciti fino al momento in cui l’opera di JAPAN Studio ha debuttato su PlayStation 3. Potremo evocare o farci evocare da altri giocatori per un multiplayer cooperativo, oppure invadere o lasciarci invadere per un vero e proprio PvP. In entrambi i casi, il nostro personaggio dovrà essere vivo e vegeto in forma umana, non in forma di fantasma. Potremo tornare in vita ogni volta che sconfiggeremo un boss, oppure utilizzando un’apposita Pietra degli occhi effimeri, un oggetto non troppo comune. Quando saremo vivi potremo utilizzare i segni azzurri che troveremo sul nostro cammino per evocare i fantasmi dei giocatori che potranno aiutarci ad avanzare e sconfiggere i nemici più potenti, ma essi scompariranno non appena faremo fuori il boss dell’area. Allo stesso modo, potremo lasciare un segno che ci servirà a farci evocare e potremo aiutare altri giocatori casualmente per ottenere bonus come centinaia di anime che certamente ci faranno comodo.
La modalità “competitiva” tuttavia ci renderà vulnerabili alle invasioni da parte dei giocatori mossi da intenti meno nobili, che potranno materializzarsi sotto forma di spettri di colore rosso nel nostro mondo e ucciderci senza pietà, se non faremo attenzione. Allo stesso modo, anche noi potremo invadere il mondo di altri giocatori attraverso l’uso di un apposito oggetto. Entrambe queste meccaniche multiplayer vanno a incidere sulla meccanica della Tendenza di mondi e giocatore, che varia da bianco puro a nero puro e che incide in diversi modi sulla nostra partita di Demon’s Souls: dalla potenza dei nemici alla quantità di anime ottenute, dall’accesso a determinate aree, personaggi e quest, alla comparsa di nemici speciali estremamente pericolosi.
Ma l’interazione fra giocatori non si limita a questo. Nel corso di tutto il nostro viaggio all’interno di Boletaria incroceremo ombre di fantasmi bianchi che, come noi, si avventurano in quell’area e sono totalmente innocui (se, inizialmente, escludiamo gli spaventi che vi faranno prendere se li scambierete per nemici), nonché le macchie di sangue che ci mostreranno in che modo sono morti i nostri colleghi — e che possono salvarci eventualmente la vita. Infine, non dimentichiamo i messaggi che potremo leggere e lasciare per decidere di aiutare o per mettere in difficoltà giocatori in maniera casuale. Molti di essi sono stati inseriti dagli sviluppatori in modo da aiutarci con il titolo anche se giocheremo offline o senza un abbonamento a PlayStation Plus. In questa nuova edizione del gioco per PlayStation 5, inoltre, è possibile giocare in multiplayer con i propri amici tramite l’inserimento di una password. In questo caso il matchmaking è molto più rapido ed efficace, e può tornarvi davvero utile nel caso rimaniate bloccati in determinati punti del gioco. Magari qualche amico è disposto a darvi una mano.
Fortunatamente, gran parte della mia esperienza su Demon’s Souls si è svolta all’insegna della condivisione. Poco prima della metà del gioco ho deciso di proseguire con la mia partita trasmettendola online sul nostro canale Twitch in tarda serata e ho ricevuto un immenso supporto da amici vecchi e nuovi, che hanno seguito con trasporto le vicende del gioco in versione PS5 e le mie disavventure, che lo affrontavo per la primissima volta, spingendomi a cominciarlo nuovamente appena passati i titoli di coda. Approfitto di questo spazio per ringraziarvi tutti, immensamente.
Una nuova generazione di anime
Il remake di Demon’s Souls curato da Bluepoint mette in mostra le potenzialità di PlayStation 5 con una resa grafica davvero stupefacente e due diverse modalità di visualizzazione. Quella che predilige le performance, con un livello di dettaglio inferiore ma con 60fps quasi sempre stabili, e una modalità cinematografica che li abbassa a 30 (e forse anche meno) ma che ne aumenta l’impatto visivo. Peccato che quest’ultima renda il titolo abbastanza ingiocabile e risulti, a conti fatti, totalmente inutile. Ho giocato tutto il tempo praticamente solo con la modalità performance, senza rimpiangere l’offerta di una grafica più ricca di dettagli a discapito di una fluidità estrema. Solo in alcuni frangenti mi è capitato di notare pesanti cali di frame rate, ad esempio passando rapidamente da un’area all’altra in una determinata zona, oppure con numerosi nemici a schermo (ma non è una situazione che vi capiterà spesso se li ucciderete al momento giusto).
Punto di forza di questa edizione next-gen del precursore dei successivi giochi di FromSoftware è l’impressionante velocità dei caricamenti. Quello che vi occuperà più tempo è quello di avvio dalla dashboard di PS5. Il passaggio dalla schermata iniziale al gioco vero e proprio, lo spostamento fra un’Arcipietra e l’altra oppure il respawn dopo essere morti richiederanno davvero pochissimi istanti, intervallati dall’immancabile effetto nebbia. Quasi non riuscirete ad abituarvi a queste velocità, ogni volta stenterete a crederci.
Nonostante ciò, Bluepoint ha deciso di mantenere intatto ognuno dei glitch noti della versione originale del titolo, quasi come se fossero una parte indispensabile del gioco, in assenza della quale i giocatori di vecchia data non si sarebbero sentiti a casa. E in un certo senso il tutto funziona proprio grazie a questa scelta. Molto spesso chi ha già giocato su PS3 saprà come cavarsela più facilmente in determinate situazioni, aggirando ostacoli oppure facendo incastrare i boss in angoli per loro inaccessibili. Tuttavia, per i giocatori che affrontano i pericoli di Boletaria per la prima volta, questi glitch potrebbero risultare problematici e vi confesso di essermi ritrovato fra quelli. Non appena terminata la prima run, mi sono ritrovato ad avere a che fare con uno dei problemi sfruttati dagli speedrunner per completare il gioco in appena venti minuti, ritrovandomi dalla primissima area del gioco direttamente al cospetto del temibile boss finale.
Tra le altre caratteristiche ben sfruttate di PlayStation 5 non posso non annoverare un comparto audio immersivo ottenuto grazie alla combinazione dell’audio 3D e delle sensazioni offerte dal DualSense, che combina l’audio emesso dai propri speaker con vibrazioni che restituiscono il feeling di passi, incantesimi, colpi ricevuti e altro ancora. Il doppiaggio italiano, seppur non all’altezza di quello anglofono, è di ottimo livello. Peccato che tra i difetti più evidenti troviamo delle animazioni facciali degli NPC forse troppo accentuate, fino a risultare caricaturali.
A chi consigliamo Demon’s Souls?
Questa versione next gen di Demon’s Souls è un ottimo punto di partenza per tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a questa tipologia di giochi, resa famosa dal successo enorme del successore Dark Souls. Appena uscito, Demon’s Souls era un gioco meraviglioso, ma decisamente pieno di difetti, specie se messo a confronto con le successive produzioni dello studio.
Il lavoro di svecchiamento di Bluepoint ha saputo mascherare gran parte dei nei sfruttando al meglio le potenzialità di PS5. Quelli che lo hanno già sviscerato su PlayStation 3 lo ameranno alla follia, si sentiranno a casa e stenteranno a credere ai loro occhi, ammirando ogni scorcio di Boletaria e commuovendosi per ogni rapidissimo caricamento.
Da PlayStation Studios e Bluepoint Games arriva il remake di un classico di PlayStation, Demon’s Souls. Interamente ricostruito da zero e magnificamente migliorato, questo remake presenta gli orrori di una terra di fantasia oscura e schiacciata dalla nebbia a una nuova generazione di giocatori. Coloro che hanno già affrontato le sue sfide e le sue avversità potranno nuovamente misurarsi contro l’oscurità con una qualità visiva magnifica e godendo di prestazioni incredibili.
Vivi la brutale sfida originale, completamente ricreata da zero. Scopri il mondo di Boletaria come non l’hai mai visto prima, grazie a una qualità visiva impressionante e alle performance migliorate. Parti alla volta del regno settentrionale di Boletaria, un tempo prosperosa terra di cavalieri, ora afflitta da inspiegabili creature e demoni famelici. Fai la conoscenza di strani personaggi corrotti e deviati dal mondo che li circonda, e svela l’orribile storia di Demon’s Souls.
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- Divertente, appassionante ed estremamente affascinante
- Il miglior titolo di lancio per PlayStation 5
- Un ottimo punto di partenza per i newcomer
- Per fortuna mantiene tutti i glitch dell’originale
- Le animazioni facciali degli NPC
- Alcune meccaniche sono invecchiate male
- Potrebbe risultare troppo impegnativo per alcuni
- Purtroppo mantiene tutti i glitch dell’originale
Demon’s Souls
La prima vera ragione per cui dovreste avere una PS5
Non ero un appassionato di Souls e affini, nonostante li avessi provati tutti. Non fino a questo momento. Non fino a prima di mettere le mani su questo splendido remake di Demon’s Souls, un gioco che giustifica pienamente l’acquisto di PlayStation 5, il migliore fra i titoli di lancio e l’unico vero rappresentante del gaming made in Japan per la console Sony di nuova generazione (nonostante il lifting sia opera di uno studio americano). Nonostante alcune meccaniche di gameplay siano purtroppo invecchiate se paragonate con i più recenti esponenti del “genere” soulslike, nonostante anche la presenza di tanti, forse troppi glitch, il capostipite dei Souls è in grado di divertire e appassionare per decine di ore. Il senso di appagamento che proverete non appena giungerete ai titoli di coda varrà tutti i soldi che avrete speso per il titolo e l’ottima rigiocabilità vi spingerà a ricominciare subito dopo i titoli di coda. Scegliere un titolo difficile e impegnativo come Demon’s Souls come titolo di lancio è stata una scelta saggia ma coraggiosa: non è alla portata delle masse, ma è un’esperienza che tutti coloro che si reputano gamer dovrebbero affrontare almeno una volta.