Nel corso degli ultimi anni, l’amore per i JRPG sembra sia tremendamente riesploso nel sentimento comune delle persone occidentali dopo un bel periodo dove il genere stava subendo un calo quasi mortale. Tutto questo sembra sia scattato dal 2017, periodo dove in Europa e Stati Uniti fece il suo debutto un certo Persona 5 sviluppato da ATLUS (che nel 2020 ricevette la sua definitive version, chiamata Royal) riaccendendo definitivamente quella fiammella che dopo svariati fallimenti sembrava essersi spenta. Da quel momento, infatti, fecero il loro debutto numerose nuove produzioni con studi fondati da persone appartenenti a quel mondo magico che è la divisione giapponese di ATLUS. Una di queste è MONARK, titolo sviluppato da Lancarse, che sin dal primo annuncio ha regalato quella sensazione di avere di fronte un nuovo titolo che tenta di proseguire la legacy di Shin Megami Tensei/Persona cercando al contempo di non esserne un nuovo clone. Dopo diverse decine di ore (circa 90, per la precisione) siamo pronti a raccontarvi tutto quello che riguarda MONARK e quel paragone molto scomodo con una delle serie di maggior successo nel mondo.
- Titolo: MONARK
- Piattaforme: PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch, PC (Steam)
- Versione analizzata: PlayStation 5 (EU)
- Giocatori: 1
- Publisher: NIS America, FuRyu
- Sviluppatore: Lancarse
- Lingua: Inglese (testi e voci), Giapponese (voci)
- Data di uscita: 25 febbraio 2022 (PS5, PS4 e Nintendo Switch), 22 febbraio 2022 (PC)
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: ogni copia fisica include un codice download per la colonna sonora digitale e un artbook con copertina morbida; disponibile in edizione limitata sullo store di NIS America
Abbiamo recensito MONARK con un codice PlayStation 5 fornitoci gratuitamente da NIS America tramite Koch Media.
Il paragone con la serie ATLUS è forse la cosa più immediata da fare sin dal primo istante in cui inizia l’avventura, questo perché il concetto che governa MONARK è più o meno lo stesso di Persona e altri titoli più recenti come The Caligula Effect (e il suo sequel). All’interno di ogni persona esiste qualcosa denominato Ego che viene dominato da uno dei sette vizi capitali (superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia) e la bellissima Yoru ci porrà un questionario in grado di riconoscere quale di questi domina la nostra personalità, in modo da poter indirizzarci meglio verso il destino che ci attende. La storia ci porta nella Shin Mikado Academy, funestata da due grossi eventi che hanno creato il panico: la comparsa di una barriera e di una misteriosa nebbia in cui ci ritroveremo a vagare prima di essere trovati dalla nostra cara sorellina e da alcuni elementi simpatici con cui ci troveremo subito d’accordo.
Il Dottor Kakeru e Hinata, infatti, sono membri della scuola che ci hanno ritrovato in mezzo a un corridoio pieno di questa “nebbia” in grado di far impazzire le persone che ci si ritrovano all’interno. Dopo una prima presentazione, visto che a quanto sembra la nostra memoria sia stranamente sparita, il cellulare di Chiyo – la nostra sorellina – squilla e a seguito della risposta l’intero gruppo viene trasferito in un mondo pieno di creature demoniache pronte a farli a pezzi. Davanti al protagonista si staglia un essere chiamato Vanitas che gli concederà il potere dell’Imagigear in grado di danneggiare gli esseri chiamati Daemon e di evocare una personificazione del proprio Ego in grado di combattere e sottostare dei suoi ordini.
Questo tutorial pone le basi per l’intera avventura in cui scopriremo che alcuni essere umani avranno fatto dei patti con dei MONARK rappresentanti i Peccati che potranno garantire a loro dei poteri, denominati Authority, in grado di modificare enormemente la realtà. La nebbia, a quanto pare, è colpa di questi individui (chiamati Pactbearer) che grazie all’uso delle proprie Authority creano sempre più interferenze tra il mondo sovrannaturale e quello della Shin Mikado Academy, facendo traboccare l’Otherworld (come viene chiamato il piano sovrannaturale) in quello reale.
A livello narrativo MONARK cerca di allontanarsi dall’ombra ingombrante di Persona riuscendoci a metà, è vero che non si può inventare qualcosa di particolarmente diverso ma quanto meno ritmo ed eventi riescono a tenere botta e risultare interessanti per tutta la durata della campagna principale al contrario di quanto avveniva in altri esponenti recenti come il già citato The Caligula Effect e il suo seguito. La mancata traduzione, come in realtà è ormai da tradizione per alcune compagnie come NIS America, tende a rendere più complicati da capire per coloro meno avvezzi all’inglese alcuni dialoghi e modi di esprimersi – soprattutto di Vanitas che parla costantemente in un inglese più forbito e tutto in rima – ma non rovina completamente l’esperienza.
Lo schema del Re
MONARK si divide in due parti: l’esplorazione del mondo di gioco in cui potremo passare liberamente da una parte all’altra dell’accademia e i piani ricoperti di nebbia in cui dovremo stare attenti a non impazzire e sarà nostro compito scovare la parte in cui i confini con l’Otherworld saranno più labili permettendoci l’invasione per distruggere gli Ideals del Pactbearer e liberare il mondo dalla loro minaccia. Durante l’esplorazione dell’Accademia non ci saranno le classiche quest secondarie ma potremo trovare numerosi documenti in grado di fornirci informazioni sulla lore del mondo di gioco e aiutarci in alcuni meravigliosi enigmi che troveremo nel corso delle ore.
Oltre a questa esplorazione potremo tranquillamente visitare nuovamente alcuni degli stage già effettuati per farmare in maniera compulsiva lo SPIRIT che ci servirà sia da valuta per l’acquisto di oggetti che per livellare le abilità e l’intero party. Il farming è probabilmente l’attività che prenderà più tempo in MONARK: non esistono livelli di difficoltà ma solo una modalità casual che riduce i danni in combattimento del 30% e diminuisce la percentuale di MAD che ci ritroveremo in alcune particolari sezioni di cui vi parleremo più avanti.
Anche utilizzando la modalità Casual alcuni scontri ci sono sembrati abbastanza proibitivi e hanno richiesto numerose ore di accumulo di esperienza in stage in grado di fornire alcune migliaia di SPIRIT, per acquistare potenziamenti e oggetti rendendo il proseguo di trama più tedioso di quanto dovrebbe essere, anche considerato che è necessario finire prima tutte le diramazioni prima di poter arrivare al true ending.
Se per alcuni versi questo potrebbe essere un finto problema, non lo è la totale mancanza di equilibrio in alcune sezioni che invece rendono quasi frustrante l’esperienza con l’aggiunta di molte imprecazioni che potrebbero fare lentamente capolino quando si vedrà la schermata di Game Over – in una boss fight durata 40 minuti – a causa di attacchi particolarmente potenti che arrivano a togliere fino a 500 punti vita a tutti i membri del party. Come insegnano altri titoli del genere, come TRIANGLE STRATEGY che sta per arrivare sui nostri schermi nelle prossime settimane o Fire Emblem: Three Houses, non è necessario frustrare il giocatore eccessivamente con stage o nemici particolarmente sgravi per rendere l’avventura difficile e appagante. Si sente molto la mancanza di un bilanciamento coerente e, soprattutto, la mancanza di un selettore della difficoltà in modo da abbassare le caratteristiche dei nemici (o alzarle nel caso si voglia farmare ancora di più) e superare scogli quasi insormontabili.
La pazzia dentro ognuno di noi
L’esplorazione dei piani con la nebbia porta con sé le vere e proprie meccaniche di gameplay di MONARK. Per sconfiggere i Pactbearer dovremo affrontare i piani degli edifici scolastici invasi dalla nebbia in modo da trovare dei cristalli che rappresentano i loro ideali, chiamati Ideals per l’appunto, e indebolirli fino ad arrivare a uno scontro con essi. Durante il viaggio nella nebbia dovremo stare attenti a due cose in particolare: la pazzia – rappresentata dall’indicatore MAD – e le Death Call. Se la prima è una meccanica facile da intuire e che si basa sull’evitare del raggiungimento del 100% di pazzia, la seconda è qualcosa di strettamente legato all’idea dell’Otherworld. Ogni piano con la nebbia è infatti collegato alle sue profondità dove incontreremo nemici al di fuori dal nostro controllo, queste chiamate tenderanno a far impazzire chiunque senta il loro suono, facendoci inseguire e rischiando che un loro urlo ci stordisca e ci porti alla completa pazzia. L’unico modo per evitarle sarà posizionarci di fianco a Vanitas e chiamare dei particolari numeri che ci darà il nostro MONARK per distruggere questo collegamento. Una volta fatto potremo esplorare liberamente il piano in modo da raggiungere il punto in cui il Pactbearer ha nascosto il proprio ideale. Qui torneremo nell’Otherworld e sarà necessario affrontare l’intera schiera di Daemon che tenterà invece di difenderlo.
Una volta qui ci ritroveremo a dover affrontare schiere di nemici con il nostro party composto principalmente da alleati umani e Daemon al nostro servizio, in quanto Pactbearer. Niente scacchiera tipica degli RPG a stampo tattico ma possiamo invece muoverci in base a quello che è la nostra caratteristica MOV che si alzerà in base ai level up effettuati e ad alcune passive molto utili sbloccabili con gli SPIRIT. In combattimento oltre alla già citata MAD – che in questi casi non ci porta al Game Over classico ma a uno stato di berserk, togliendoci la possibilità di utilizzarlo e facendo esplodere tutta la sua furia dopo tre turni portandoci al K.O. – avremo dalla nostra anche l’AWAKE che risveglierà il personaggio umano oltre i propri limiti sia utilizzando un’abilità apposita che subendo colpi.
Una volta raggiunto lo stato di Awakening potremo arrecare molti più danni ai nemici e, soprattutto, rilasciare un potentissimo attacco speciale – con la propria animazione molto carina – in grado di fare enormi danni ai nemici e che spesso sarà fondamentale per le battaglie con i boss. Con una certa arguzia sarà possibile portare sia l’indicatore di MAD che di Awake al 100% e in questi casi si entrerà in uno stato chiamato Enlightment, questo potenzierà ulteriormente gli attacchi e, soprattutto, permetterà l’utilizzo di tecniche in grado di modificare ancora di più i combattimenti.
Lo stato di Enlightment non sarà di facile ottenimento durante gli scontri, anzi saranno poche le volte in cui lo vedrete, ma l’abilità di padroneggiare tutti questi status è invece di vitale necessità per portare a termine l’avventura soprattutto in fasi più avanzate. Il piccolo suggerimento che ci sentiamo di dare è quello di imparare a dosare correttamente i Resolve (l’abilità che permette l’accumulo di Awakening) e le Authority per aumentare il livello di Madness. Per quanto riguarda gli attacchi sarà necessario fare attenzione ai contrattacchi (che si attivano quando un’unità viene attaccata frontalmente) e agli assist (che invece partiranno in automatico dopo l’attacco se esistono unità nelle immediate vicinanze) che vanno concatenati per ottenere il miglior risultato possibile.
Dal punto di vista puro e semplice del gameplay non ci sono particolari problemi e, anzi, risulta tutto molto divertente e come da classico nel genere alcune combinazioni saranno particolarmente rotte ma non eccessivamente, potendo sempre trovare un modo per arginarle. Ovviamente in caso di scontri con i Pactbearer tutto ciò che abbiamo detto su MAD e Awakening varrà anche per loro ed è qui che la critica sul bilanciamento mal gestito inizia a farsi più forte. Ci sono scontri avanzati che richiederanno tattiche particolarmente subdole per essere affrontate nonostante il farming: scappare e allontanarsi da un nemico in stato di Awakening sarà la cosa più furba da fare perché un attacco speciale potrebbe rovinare decine di minuti di scontro in un battito di ciglia vista l’eccessivo danno che i nemici fanno rispetto a noi.
Per il potenziamento dei personaggi sarà necessario passare obbligatoriamente tramite lo skill tree che in cambio di punti SPIRIT ci donerà abilità e Authority da utilizzare durante gli scontri. Per gli esseri umanoidi non esistono equipaggiamenti e i level up – con conseguenti aumenti di statistiche – saranno ottenuti solo grazie allo sblocco delle skill. Discorso diverso, invece, per i Daemon che oltre a questa meccanica interessante avranno la possibilità di usare anche degli equipaggiamenti denominati Vessel che oltre a cambiare il loro aspetto esteriore doneranno cospicui aumenti nelle statistiche. Durante i combattimenti si tenderà a preferire questi ultimi agli umani proprio per questo motivo in quanto a parità di livello saranno molto più potenti e con statistiche migliori.
Una next gen che arranca
Nel corso delle oltre 90 ore testate abbiamo avuto modo di avere a che fare esclusivamente con la versione PlayStation 5 che non presenta particolari implementazione della tecnologia di nuova (ormai attuale) generazione ad esclusione dei caricamenti veloci grazie all’ormai collaudato SSD di casa Sony. Tecnicamente stiamo parlando di un gioco con ambienti spesso identici l’uno con l’altro e abbastanza spogli, non esiste una grande densità di personaggi e l’unico elemento che potrebbe risultare pesante su altre console potrebbe essere solo la nebbia che vedremo solo qualche minuto in ogni sezione con essa. In un gioco, però, dove il farming è la cosa più frequente è ottimo avere la possibilità di caricamenti veloci in modo da ottimizzare i tempi.
Diverso, invece, il discorso riguardante i modelli che tendono a far storcere il naso in quanto la qualità non è proprio delle migliori ma, anzi, tenderemo a trovare molto più interessanti gli artwork disegnati inseriti a fianco del box del dialogo che spesso tenderanno a far capire al giocatore lo stato d’animo del personaggio in quella determinata situazione. Nota di merito invece per il design dei MONARK, che risultano meravigliosi e ispirati nonostante il lavoro dimenticabile sui modelli appena citato, avremmo forse preferito uno stile diverso rispetto a quello scelto dal team di sviluppo dopo quanto visto.
Ispirata, invece, la colonna sonora che propone pezzi più tranquilli durante l’esplorazione in game con il ritmo che si fa sempre più incalzante durante le battaglie fino ad arrivare alle vere e proprie theme cantate durante gli scontri con i Pactbearer e i MONARK in uno stile che ricorda tanto, forse troppo, quelle sentite in The Caligula Effect e cantate da Vtuber facenti parte del Kamitsubaki Studio. La cura nella colonna sonora è forse uno dei punti più forti dell’intera produzione come in altri titoli giapponesi di recente uscita come i già citati Caligula Effect e arrivando a scomodare anche sua maestà Persona 5.
Il tuo mondo è immerso nella follia quando la misteriosa e micidiale Nebbia circonda la Shin Mikado Academy. Per salvare i tuoi amici, entri nell’Otherworld, una dimensione piena di Demoni oltre il mondo reale. All’interno di questo regno enigmatico, devi imparare a sfruttare la tua Authority of Vanity ed evocare un battaglione di Fiends, il cui potere deriva dall’Ego del loro padrone.
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A chi consigliamo MONARK?
Consigliamo MONARK ai fan dei JRPG di stampo strategico, parliamo di quei titoli dove riflettere su una mossa qualche secondo in più può far la differenza – almeno nelle boss fight – tra la vittoria e un retry crudele. MONARK prende senza dubbio molta ispirazione dai titoli ATLUS, d’altronde membri del team di sviluppo sono ex dipendenti della casa giapponese, e se vi piacciono quei temi introspettivi riguardanti l’animo umano non potete lasciarvelo scappare nonostante possano esserci alcune difficoltà dovute alla necessità di un grinding a volte forse troppo estremo rispetto a quanto ci si potesse aspettare a un primo sguardo.
- Storia interessante e raccontata discretamente
- Colonna sonora di altissimo livello
- Sistema di combattimento che funziona
- La mancanza dell’italiano può inficiare la comprensione della storia
- Grinding eccessivo
- Modelli poligonali dei personaggi migliorabili
MONARK
Un monarca che convince, ma non eccelle
In definitiva, MONARK è un gioco che sicuramente attrarrà i fan del genere e dei JRPG in generale grazie al suo feeling molto vicino a quello della serie Persona. La storia non sarà ricordata negli annali come quella più innovativa, ma viene ben raccontata e il ritmo è senz’altro ottimo se dovessimo pensare solo a quella. Il problema maggiore nasce con il mancato bilanciamento degli scontri e l’eccessiva necessità di grindare livelli e abilità per superare alcuni scogli che vanno sicuramente tenuti in considerazione per il futuro. Dal punto di vista tecnico non è un gioco che fa urlare al miracolo ma è ben godibile mentre di altissimo livello è la colonna sonora cantata dal Kamitsubaki Studio.