Sono passati sette anni da quando l’assassino otaku Travis Touchdown si è ritirato a vita privata a seguito degli eventi di No More Heroes 2 e la sua uscita dalla United Assassin Association; ormai quasi quarantenne, Travis vive in una sorta di esilio volontario nel suo camper passando le sue giornate da solo a giocare ai videogiochi, guardare film porno e wrestling. Un giorno però, la sua pace viene distrutta da Bad Man, un sicario ex-giocatore di baseball, che lo attacca per vendicare sua figlia Bad Girl. Durante la colluttazione Bad Man colpisce inavvertitamente una delle console di Travis, la Death Drive MK.II, che attivandosi da sola risucchia i due all’interno dello schermo. Travis Touchdown e Bad Man saranno costretti ad una sorta di pace armata e dovranno completare i sei giochi all’interno della console per poter fuggire. Leggenda narra che il primo a completare tutti e sei i giochi potrebbe farsi esaudire un desiderio…
Travis Strikes Again: No More Heroes segna il ritorno dello stravagante Goichi “SUDA51” Suda con un titolo dai toni decisamente indie: lo stesso produttore ha infatti affermato di essere un grande amante di questo “genere” se così lo possiamo definire, e questa nuova avventura di Travis ne dimostra grande rispetto, oltre ad essere un vero e proprio omaggio a tutta la cultura gaming sia passata che presente. Durante il suo viaggio fra le Death Ball, sfere che funzionano da cartucce contenenti i giochi per Death Drive MK.II, Travis affronterà in sequenza diversi generi videoludici come Puzzle, Platformer e Arcade Racing, pur mantenendo sempre lo stesso nucleo come hack ‘n’ slash a scorrimento con visuale dall’alto. Andiamo a vedere come questo frullato di generi e stili sarà venuto fuori ai ragazzi di Grasshopper Manufacture!
- Titolo: Travis Strikes Again: No More Heroes
- Piattaforma: Nintendo Switch
- Versione analizzata: Nintendo Switch (PAL / EU)
- Genere: Hack ‘n’ slash
- Giocatori: 1-2
- Software house: Nintendo, Marvelous!
- Sviluppatore: Grasshopper Manufacture
- Lingua: Italiano (testi), Inglese (doppiaggio)
- Data di uscita: 18 gennaio 2019
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: Season Pass con due personaggi giocabili aggiuntivi e uno scenario unico
- Note: la copia fisica include anche il Season Pass, mentre per quella digitale è venduto separatamente
Born to Kill
All’interno dei giochi di Travis Strikes Again: No More Heroes sarà necessario farsi strada combattendo contro dei bug, tutti chiamati con giochi di parole (ad esempio, Bugstreet Boys, Zuckerbug) che prendono forma per impedire al protagonista di proseguire. Ognuno di essi ha diverse abilità particolari che li rendono unici, queste vanno dal muoversi molto velocemente al farsi esplodere, al poter venire colpiti solo da una data direzione e molto altro. A nostra disposizione per combattere avremo la fidata Beam Katana di Travis, una spada laser che ci permetterà di fare attacchi leggeri e pesanti, in corsa o in salto, e una mossa finale in tre potenti affondi una volta caricata una barra speciale, nonché il Death Glove, un guanto sospettosamente simile al Power Glove di Nintendo, tramite il quale potremo utilizzare diverse abilità di movimento oppure di crowd control difensivo o offensivo.
A causa di un problema con il circuito elettrico del Death Drive Mk.II la corrente non arriva alla Beam Katana: sarà quindi necessario una volta scaricata la batteria agitare rapidamente i Joy-Con per ricaricarla. Travis Strikes Again ha una componente di co-op locale a cui si può accedere in qualunque momento tramite il menu di pausa e permetterà al secondo giocatore tramite il secondo joy-con di controllare Bad Man, che è totalmente identico a Travis per moveset e abilità, usando però una mazza da baseball come arma bianca. Purtroppo questo non aiuta a rendere più vario il combattimento che risulta dopo poco abbastanza monotono, non avendo la possibilità di inventarsi combo particolari.
Abbiamo inoltre un sistema molto basilare di potenziamento del personaggio: combattendo si ottengono punti esperienza che possono accumularsi per poi essere spesi in qualsiasi momento, facendo anche più livelli alla volta, per aumentare gli HP e la potenza base degli attacchi dei due protagonisti; l’esperienza è condivisa, sarà perciò possibile far livellare molto un singolo personaggio oppure più gradualmente entrambi. Procedendo attraverso il gioco ed esplorando per bene ogni livello sarà possibile trovare dei “Chip Abilità”: questi chip, tutti chiamati come modelli di Gundam, potranno essere equipaggiati in gruppi di quattro al Death Glove dandogli delle abilità utilizzabili in qualunque momento ma che necessiteranno poi di un tempo di ricarica, dando una certa varietà di opzioni per situazioni o nemici particolarmente ostici.
Raccogliendo poi le monete, le pietre azteche e i marchi Unreal Engine all’interno dei livelli, una volta tornati al camper di Travis sarà poi possibile acquistare delle T-Shirt dedicate a vari famosi titoli indie; questo non da nessun vantaggio apparente di gameplay ma è presente solo per ragioni estetiche.
Un viaggio fra epoche videoludiche
Ogni titolo attraversato da Travis ha caratteristiche diverse che rappresentano un particolare periodo storico della storia videoludica oltre che un genere diverso ogni volta: iniziando dal titolo 16-bit Electric Thunder Tiger II arriviamo a quelli in grafica vettoriale, alle cutscene in Full Motion Video, al grezzo 3D di metà anni novanta e altro ancora. Fortunatamente però il gameplay tranne che per alcuni casi sporadici rimane il classico hack ‘n’ slash. A cambiare spesso è l’inquadratura della telecamera che dall’alto può spostarsi in laterale o in visuale isometrica.
Purtroppo, questi cambi della telecamera hanno anche un rovescio della medaglia: quando l’azione si avvicina troppo a Travis infatti spesso il framerate cala drasticamente, con gli esempi peggiori presenti nello stage “Coffee & Doughnuts”. Potrebbe essere un problema risolvibile con una patch, ed è sicuramente legato all’utilizzo dell’Unreal Engine come motore grafico, forse ancora un po’ poco ottimizzato per Nintendo Switch. Questo, comunque, non sembra interessare molto a Travis che invece ne fa un’ottima pubblicità all’interno del gioco.
Per non sovraccaricare troppo la fragile scheda video all’interno della console di Nintendo, anche il level design ne ha sofferto un po’: spesso infatti le mappe sono semplicemente composte da lunghi e larghi corridoi lineari intervallati da stanze in cui spawneranno diverse ondate di nemici. Una volta sconfitti, si va avanti fino alla stanza successiva. In ogni livello saranno poi presenti un miniboss, regolarmente sfottuto da Travis per il suo aspetto generico, nonché un boss finale, rappresentato dal protagonista del titolo che si sta affrontando.
Rompiamo la quarantesima parete
Travis Touchdown è forse uno dei più carismatici antieroi del mondo videoludico e qui è la stella incontrastata, in buona parte grazie anche all’ottima performance del doppiatore, che è di nuovo Robin Atkin Downes. La quarta parete non solo viene rotta più volte, ma qui viene proprio divelta improvvisando poi un dance party sulle macerie: sono continui gli omaggi e i riferimenti ad altri giochi, i commenti nei confronti del giocatore, specialmente nell’avventura grafica in stile DOS “Travis Strikes Again”, una sorta di side-story che racconta di come il protagonista accompagnato dal suo gatto parlante Jeane è venuto in possesso di tutte e sei le Death Drive, incontrando sul percorso anche alcuni personaggi legati ad altri titoli passati diretti da Suda in una sorta di universo espanso.
Travis Strikes Again: No More Heroes è sicuramente uno dei titoli più volgari e blasfemi presenti sul Nintendo Switch, pur comunque non risultando mai troppo esagerato o gratuito. La colonna sonora, un misto di musica techno, funk e disco, è assolutamente di prima qualità e non starebbe fuori posto nemmeno in un livello di Hotline Miami, gioco che Giochi Suda ha ammesso di avere preso come ispirazione (e infatti, nell’intro del gioco, vedremo proprio Travis giocarci) e fa pompare parecchio il sangue durante i combattimenti.
A chi consigliamo Travis Strikes Again: No More Heroes?
Quest’ultima fatica di Grasshopper Manufacture è forse la più semplice da consigliare al grande pubblico: sebbene il gameplay dopo poco, specialmente se non si gioca a modalità difficile, risulti abbastanza monotono, il tono generale self-aware, incredibilmente volgare e sbragato di Travis Strikes Again: No More Heroes non è troppo esagerato, ma divertente al punto giusto non nascondendo le sue principali fonti di ispirazione che possiamo trovare in giochi come Hotline Miami e RUINER, e in film parodistici come Kung Fury. Per chi è già fan di opere con caratteristiche come queste, Travis Strikes Again sembra un ottimo punto da dove continuare, ma la brevità dell’esperienza (circa una decina d’ore per il primo playthrough) e il prezzo contenuto lo rendono anche un buon punto di partenza per chi vuole provare a capire come funzioni il cervello di Goichi Suda. Dovrebbero invece tenersi alla larga i giocatori che cercano sistemi di gioco complessi e profondi con varietà di combo e specializzazione del personaggio. Non chiamatelo No More Heroes 3.
- L’umorismo e la volgarità di Travis fanno scompisciare dalle risate
- Colonna sonora di ottima qualità
- La storia è piena di riferimenti intelligenti ad altre opere
- Il comparto grafico è abbastanza buono grazie all’Unreal Engine…
- …Ma alcune mappe hanno evidenti cali di frame rate
- Il gameplay diventa monotono in fretta
- I nemici, seppur variegati, non rappresentano una grande sfida
- Level design blando, solo stanze intervallate da corridoi
Travis Strikes Again: No More Heroes
Appassionati alla storia e… tollera il resto
Come tutti gli altri titoli di Grasshopper Manufacture, Travis Strikes Again: No More Heroes preferisce lo stile alla sostanza. Il gameplay è davvero poco profondo con l’unica vera variazione sul tema che viene data dall’introduzione dei Chip Abilità liberamente intercambiabili in qualunque momento per adattarsi alla situazione. La vera punta di diamante qui è la sceneggiatura, con dialoghi esilaranti e battute volutamente da film di serie Z che suonano così male da avere l’effetto contrario del “so bad it’s so good”. In questo Goichi Suda rimane ancora un maestro, e il suo amore per il mondo nerd, specialmente nell’ambito del gaming indipendente, è reso più che evidente in questo titolo come una sorta di lettera d’amore. L’utilizzo dell’Unreal Engine permette di avere una resa grafica buona ma che soffre in alcuni casi di una poca leggibilità delle scene e di cali di framerate fastidiosi, costringendo anche ad alcuni sacrifici quando si tratta di level design. Tutto questo è compensato dal basso prezzo complessivo del titolo, che se acquistato in digitale vi costerà 23,99 € mentre in copia fisica (con Season Pass incluso) alzando il prezzo a 39,99 €, collocandosi nella stessa fascia di prezzo di quei titoli indie a budget comunque rispettabile. Qualcosina glielo si può perdonare.