Nell’industria dell’animazione, come nell’arte in generale, è facile che vi siano dibattiti riguardanti determinate opere, che sia per problemi legati alla produzione, ad autori dalla morale un po’ dubbia o, semplicemente, per un prodotto che divide gli spettatori per gusto personale. Diversi casi sono conosciuti perfino a chi si approccia agli anime da poco, come il famoso finale di Evangelion o l’episodio dei Pokémon che causò attacchi epilettici, ma non mancano anche lamentele contro gli artisti stessi. Abbiamo dunque selezionato alcune opere o eventi che, ancora oggi, sono fonte di discussione, sia in Giappone che in Occidente. In questo articolo vi racconteremo dei dieci anime più controversi della storia secondo Akiba Gamers. Siete pronti?
Shojo Tsubaki: capolavoro incompreso o violenza gratuita?
Le opere grottesche risultano spesso di cattivo gusto, venendo generalmente poco apprezzate per la loro messa in scena e salvate solo se vi è un messaggio di fondo che si vuole trasmettere; il gore e i temi taboo vengono trattati in anime e manga da tantissimi anni ormai, ma alcuni, inevitabilmente, sono finiti per essere censurati. Shojo Tsubaki, conosciuto in Italia come “Midori, la ragazza delle camelie”, è la trasposizione animata dell’omonimo manga di Suehiro Maruo, e fu ritenuto talmente tanto eccessivo da vietarne la visione in Giappone per diversi anni, regalandogli la fama di “film anime più controverso” da molti appassionati.
Non è difficile capirne il motivo: Shojo Tsubaki segue la vita di Midori, una ragazzina che finisce a lavorare per un circo di fenomeni da baraccone, dove viene ripetutamente abusata; il film è costellato di scene estreme, con torture fisiche e psicologiche su bambini e animali, rendendolo una visione adatta solo a chi ha lo stomaco forte. Da molti venne descritto come inguardabile e dalla violenza ingiustificata, un film fin troppo angosciante e deprimente che, alla fine, non comunicherebbe nulla. D’altro canto, sono diversi a ritenerlo un capolavoro che non può essere compreso da tutti, accendendo spesso discussioni nella community in merito a cosa voglia comunicare, al senso della violenza e temi simili. Che sia in forma cartacea o cinematografica, Shojo Tsubaki rappresenta uno degli esponenti più famosi e più crudi dell’Ero-Guro, una corrente artistica che, del resto, veniva ritenuta di dubbio gusto sin dalla sua creazione.
Excel Saga e l’episodio mai andato in onda
Chi guardava assiduamente MTV anni fa probabilmente ricorderà Excel Saga, una serie animata assolutamente demenziale, ritenuta troppo stupida da alcuni e adorata da tanti altri; nonostante il manga fosse per un pubblico adulto, l’anime si prese molte libertà artistiche (concesse dallo stesso autore), tante da creare nuovi eventi della storia e renderla adatta alla messa in onda su un canale per famiglie. Come ci si può aspettare da una serie tanto folle, per l’episodio finale lo staff decise di chiudere con qualcosa di speciale: esclusivo solo all’edizione in DVD, la 26esima puntata “Strafare” venne creata con l’intento di oltrepassare i limiti imposti dalla televisione di quei tempi, inserendovi dei contenuti che ne causarono la censura.
Per cominciare, la puntata fu allungata più della durata massima concessa, e già le semplici sigle di apertura e chiusura vennero leggermente modificate; l’episodio si poneva l’obiettivo di oltrepassare la linea della “decenza”, inserendo scene di sesso quasi totalmente esplicite (con anche personaggi minorenni), violenza con fiotti di sangue non oscurato, battute sulla pedofilia e prese in giro di eventi reali, concludendo il tutto con un bagno di sangue, letteralmente.
Con l’enorme quantità di anime e manga violenti che c’è sempre stata, molti fan si chiedono ancora oggi se davvero l’episodio fu così tanto “osceno” da non poter essere trasmesso in televisione. Sicuramente, era fin troppo eccessivo per essere mandato in onda su un canale guardato anche da bambini, ma per gli standard dei tempi, dove anime violenti erano ben diffusi, non era nulla di particolarmente spinto, soprattutto dato il contesto parodistico della serie che non si prendeva sul serio. Altri recensori invece, soprattutto Occidentali, riservarono parole piuttosto dure, considerandolo semplicemente di pessimo gusto e pieno di materiale offensivo senza alcuna giustificazione. Che sia ritenuto offensivo o meno, l’ultimo episodio di Excel Saga riuscì nell’intento di far parlare di sé, regalando ai fan un finale davvero particolare per un’opera tanto bizzarra.
School Days: amori, coltellate e censure sul finale
Sono passati anni dalla sua uscita, ma ad oggi School Days rimane un’anime ampiamente discusso, la cui premessa trae in inganno molti innocenti spettatori: Makoto è un ragazzo che si innamora di Katsura, una sua compagna di scuola, ma essendo troppo timido decide di chiedere aiuto alla sua amica Sekai, per chiederle consiglio su cosa poter fare per conquistarla; da una premessa tanto banale nessuno si aspetterebbe uno sviluppo fuori dagli schemi, attirando le ire di numerose persone a causa di personaggi odiosi e dalla dubbia moralità.
All’inizio abbiamo un tipico triangolo amoroso tra Makoto e le due ragazze, ma questo finisce per degenerare quando Sekai gli consiglierà di fare sesso con lei per “fare pratica” e, nonostante lui riesca a fidanzarsi con Katsura, continuerà a frequentarsi con l’altra amica, innamorandosi infine di quest’ultima. Nel frattempo però, Makoto inizia a crearsi inspiegabilmente un vero e proprio harem, portarsi a letto qualsiasi ragazza le faccia il filo, e il tutto alle spalle di Katsura. I protagonisti sono spinti da puro egoismo, fregandosene delle ripercussioni delle loro azioni, e pertanto lo spettatore avrà difficoltà a immedesimarsi o anche lontanamente provare affetto per qualcuno di loro; neanche i personaggi secondari si salvano, dal momento che passano ogni episodio a pugnalarsi alle spalle… in certi casi in maniera letterale.
Alla fine della visione, molti spettatori si sono ritrovati sconvolti dalla piega che l’anime aveva preso: le azioni dei personaggi erano fin troppo irrealistiche, spesso senza un filo logico dietro, e la mancanza di un qualche elemento positivo rese la serie inguardabile per molti, che la reputarono semplicemente stupida e insensata. Al contrario, coloro che in generale non apprezzano le storie romantiche hanno adorato School Days, trovandolo, non ironicamente, una grande fonte di intrattenimento viste le azioni sempre più discutibili dei personaggi, oltre che ritenerlo una sana ventata di aria fresca nel panorama degli anime romantici. Ad oggi, School Days rientra sia nelle liste dei peggiori anime mai visti che in quelle dei più sorprendenti, ma su una cosa sono tutti concordi, ed è dargli il merito di aver creato uno dei meme più famosi nella community globale, che potrete trovare cercando su Google col nome di “Nice Boat”.
Il loop di Haruhi Suzumiya
Generalmente molto apprezzato, l’universo narrativo di Haruhi Suzumiya (esplorato in light novel, manga e anime) creò una gigantesca discussione con l’arrivo di un arco narrativo della seconda stagione dell’anime, chiamato “Endless Eight”: uno dei protagonisti, Kyon, si accorge di essere intrappolato in un time-loop che lo costringe a rivivere gli stessi eventi delle vacanze estive innumerevoli volte. Nel romanzo originale la storia non è eccessivamente lunga, ma il problema è sorto quando con la trasposizione animata si decise di creare otto episodi con la stessa trama, scene e dialoghi, differenziandoli solo con inquadrature diverse. A livello teorico, si possono già notare i problemi di tale scelta dell’anime: innanzitutto, questi otto episodi prendono lo spazio di metà stagione intera, e ognuno di essi era rilasciato settimanalmente, costringendo gli spettatori ad aspettare per più di un mese perché la trama andasse avanti.
Non è da ignorare, inoltre, il contesto in cui accadde tutto ciò: questa seconda stagione era attesa con grande trepidazione visto il successo della precedente (conclusasi nel 2006), e i fan erano già abbastanza provati a causa di una campagna pubblicitaria abbastanza ingannevole, lasciandoli in attesa di un annuncio chiaro per ben due anni, stanchi di avere avuto aspettative alte per quelli che, talvolta, si rivelarono falsi annunci.
Quando la seconda stagione finalmente iniziò, furono tutti chiaramente entusiasti, ma quando venne trasmesso l’episodio “Endless Night I” i fan della light-novel si chiesero come mai non avevano trovato il “senso di ripetizione” che vi era nella versione cartacea. Una domanda a cui avrebbero trovato risposta nelle sette settimane successive. Il fastidio dei fan era chiaro, in quanto ogni episodio di questa ripetizione ne toglieva uno al nuovo contenuto, contenuto per il quale avevano aspettato per quasi tre anni.
Alcuni membri dello staff della Kyoto Animation rivelarono in delle interviste che erano contrari all’idea, ritenendo che fossero sufficienti solo due o tre episodi per la risoluzione dell’arco narrativo, e arrivarono perfino a scusarsi pubblicamente per la realizzazione, mentre i diretti responsabili, in seguito, spiegarono il motivo dietro a questa scelta: nella seconda stagione era previsto l’inserimento de “La scomparsa di Haruhi Suzumiya”, un arco narrativo trasformato poi in film a sé stante, lasciando quindi delle puntate “vuote” da riempire nel blocco delle 14 totali, e la scelta che sarebbe costata meno lavoro e meno tempo era quella di ricreare altri episodi uguali.
Ad oggi, una piccola parte della community ha provato e rivedere le puntate dell’Endless Eight, rivalutandolo e sostenendo che vi sia dietro del genio, discutendo di come sia finito per essere un “capolavoro incompreso” a causa del periodo di uscita. La maggior parte dei fan tuttavia lo reputano, ancora oggi, totalmente uno spreco di tempo e una presa in giro, definendolo addirittura come “la cosa più fastidiosa che sia mai stata trasmessa”. Idea originale? Sicuramente. Ben riuscita? …diciamo che dipende dai punti di vista.
Hetalia Axis Powers e i fatti storici non accurati
Ormai dimenticato nei meandri più oscuri dell’internet, Hetalia fu un anime incredibilmente popolare attorno al 2010, presentandosi come una commedia leggera piena di gag ricorrenti abbastanza banali… se non fosse che ciò di cui Hetalia si prende gioco sono gli eventi della seconda guerra mondiale. Le battute in merito all’argomento non sono mai mancate, tuttavia è chiaro che per scherzare su temi così delicati ci voglia molta bravura, per non rischiare di scadere in offese e stereotipi dannosi. Hetalia Axis Powers presenta vari paesi in versione umana, tra cui i principali sono l’Italia, la Germania e il Giappone; la serie, narrata tramite strisce comiche, prende gli eventi della seconda guerra mondiale per ironizzarci sopra, e dando ambigue accezioni romantiche alle relazioni tra i vari personaggi. Di per sé, la serie può sembrare solo una parodia abbastanza innocua, e dunque cos’è che diede particolari problemi? Ovviamente gli stereotipi e la semplificazione di alcuni eventi storici.
Il caso più famoso è quello della Corea del Sud, a cui non piacque l’essere rappresentati tramite un personaggio fastidioso e narcisista, tanto che decise di bandire sia il manga che l’anime, dichiarando poi che ridicolizzare certi eventi della loro storia fosse un “insulto al popolo coreano”. Anche se non lo bandì, neanche la Cina fu contenta, ma per un motivo diverso: nel fumetto, il personaggio della Cina ha un pupazzo ispirato a Hello Kitty, il cui nome è “Shina”: la parola è un termine razzista che i Giapponesi utilizzarono nei confronti dei Cinesi nel periodo della guerra sino-giapponese, e in certi casi è utilizzata ancora oggi… in parole povere, è l’equivalente nostrano della “parola con la N” usata a scopo dispregiativo verso le persone di colore. Nonostante in altri paesi non venne censurato, un po’ tutti ebbero da ridire sulla propria rappresentazione, tra personaggi apertamente molesti, stupidi o che presentavano difetti stereotipici che in pochi trovarono divertenti.
Molti spettatori inoltre non hanno potuto notare un’assenza molto importante: per essere una serie sulla Seconda Guerra Mondiale, con protagonista le tre potenze dell’Asse, non vi è alcun riferimento al nazismo o al fascismo; allo stesso tempo però, il personaggio della Germania ha delle fattezze facilmente associabili allo standard dell’“uomo di razza ariana”, anziché prendere le somiglianze di un tedesco comune, creando un ambiguo contesto di detto e non detto che non permette di capire appieno la visione politica dell’autore, seppur i lettori non vogliano insinuare nulla. Qualche problema lo creò anche oltreoceano, sebbene in dinamiche puramente internettiane: nonostante Hetalia sia indirizzato a degli adulti (dal momento che è serializzato su una rivista seinen), fuori dal Giappone, sia fumetto che anime, sono stati consumati soprattutto da un pubblico di giovanissimi, i quali hanno più volte preso per vere le inesattezze storiche presenti nella serie; i dibattiti in merito furono talmente accesi che, ancora oggi, ai fan di Hetalia viene affibbiata la reputazione di bambini ignoranti che non hanno aperto mai un libro di storia. Hetalia è ricordato per essere stato uno dei primissimi anime e manga ad aver diviso la community, tra chi lo riteneva un’opera problematica e chi una parodia innocente senza alcun intento ambiguo che, banalmente, inserì stereotipi offensivi senza nemmeno rendersene conto.
Aki Sora e il decreto “sicurezza”
Chi è appassionato di manga da diversi anni, sa che dai giapponesi ci si può aspettare qualsiasi tipo di storia, con argomenti tabù e rappresentazioni piuttosto estreme, spesso riscontrabili all’interno di opere indirizzate a un pubblico giovane. Aki Sora è probabilmente uno dei più famosi di questi tipi di prodotti borderline, la cui storia ci racconta di una relazione romantica tra fratello e sorella, in cui non mancano scene soft-porn che quasi varcano il confine con gli hentai veri e propri. I due nascondono il loro amore da familiari e amici, ma viene spesso reiterato come per loro si tratti di vero amore. Non è la prima volta che i manga trattano questo tema, e anzi, l’incesto è diventato un elemento talmente prolifico da poterlo ritenere quasi una sottocategoria del genere romantico o degli hentai, attirandosi le ire dei lettori Occidentali.
Tuttavia le preoccupazioni in merito sono cessate da tempo, in quanto a mettere un freno alla serializzazione del manga è stato il governo stesso nel 2011, quando entrò in vigore il Decreto per la Sicurezza dei Giovani, il quale (tra varie cose) decise di investigare su materiale “potenzialmente dannoso” per i ragazzi giapponesi: alcune opere subirono delle restrizioni, arginando il problema con qualche modifica, mentre altre vennero direttamente interrotte e censurate. Oltre ad Aki Sora, altre opere simili sono state interrotte per legge e, nonostante si tratti di storie di dubbio gusto (soprattutto per noi occidentali), non si può fare a meno di chiedersi se fosse necessaria una censura totale per quelli che, alla fin fine, sono solo prodotti di finzione.
Kokoro Connect e lo “scherzo” finito male
Tra i tanti anime slice of life che si assomigliano fra loro, Kokoro Connect è ancora oggi ricordato con affetto da molti appassionati, il cui pregio più grande fu dare un’ottima introspezione ai protagonisti e ai legami tra di loro. Moltissimi fan ancora si chiedono perché non sia mai stata prodotta una seconda stagione, visto il gradimento ottenuto dal pubblico e la presenza di materiale ancora da poter adattare dalla light novel di provenienza: ebbene, la colpa è in gran parte da attribuire a uno scherzo di pessimo gusto ai danni del doppiatore Mitsuhiro Ichiki. Quando si aprirono le audizioni per Kokoro Connect, Mitsuhiro Ichiki venne scelto per essere il doppiatore di un personaggio nuovo, non presente nel romanzo originale ed esclusivo alla serie animata; oltre a questo, a Ichiki venne detto che avrebbe fatto la sua comparsa a un evento per la proiezione dell’anime davanti a tutti i fan.
Purtroppo, era tutto falso: lo staff gli rivelò, proprio sul palco dell’evento, che non esisteva nessun “personaggio originale” e Ichiki non avrebbe avuto alcun ruolo da doppiatore, perché tutto lo staff aveva deciso di fargli un grande scherzone, facendogli scoprire che si trattava di una candid camera. In tutto questo, vennero mostrati anche dei video di momenti in cui Ichiki era stato portato nella sala doppiaggio, recitando linee che, al tempo, pensava fossero vere. Ridendo e scherzando, gli altri “colleghi” lo presero in giro, dicendo che avrebbe avuto un ruolo solo pubblicitario per la serie. Qualche giorno dopo, due doppiatori dei protagonisti parlarono in radio dello scherzo, ancora ridendo di gusto, e affermando addirittura che non avrebbero pensato di “trovare così divertente la disperazione e tristezza di una persona”.
Il pubblico era sconcertato dal trattamento subito da Ichiki, il quale, si poteva notare nei filmati, si era impegnato a fondo per il lavoro che gli era stato promesso. Le critiche nei confronti dei doppiatori non tardarono ad arrivare, e in seguito ci fu anche una comunicazione ufficiale dal capo dello staff, sostenendo che i commenti in radio dei doppiatori erano stati “presi fuori contesto” o “non compresi” dai fan. Alla fine, questo scherzo che a loro sembrava innocente, è costato caro alla serie: gli spettatori, molto banalmente, fecero un massiccio review-bombing all’uscita dei DVD dell’anime, e anche coloro che apprezzarono maggiormente la serie decisero di non supportare il prodotto; le vendite furono un flop totale e la reputazione della serie stessa rovinata, causando così la cancellazione di piani in merito a future stagioni.
Sword Art Online e le accuse di sessismo
Di serie animate che hanno diviso la community tanto quanto Sword Art Online ce ne sono davvero poche: si tratta sicuramente di uno degli anime più polarizzanti, di cui ancora oggi si discute della qualità dell’opera, dividendo fortemente chi lo apprezza alla follia, ritenendolo un capolavoro, da chi invece odia la trama, i personaggi, lo sviluppo e insomma… più o meno tutto. Oltre a questo, SAO si è inconsapevolmente assunto la colpa di aver dato popolarità all’altrettanto odiato genere degli Isekai che, dopo oltre dieci anni, ci ritroviamo ancora in giro costantemente. Che sia amato o odiato però, alcune scelte narrative dell’autore hanno portato, sia appassionati che non, a trovarsi d’accordo sul definirle di dubbio gusto, e una di queste riguarda il trattamento dei personaggi femminili: escludendo l’incesto, gli stereotipi e i momenti di banale fanservice (tipici delle serie con gli harem), la cosa che più diede fastidio fu notare che in quasi ogni stagione dell’anime vi è almeno una scena di violenza sessuale.
Ovviamente, nessuno vieta di inserire momenti particolarmente crudi nelle proprie storie (basti pensare a Berserk come esempio), tuttavia, nel contesto di Sword Art Online, queste scene sarebbero potute benissimo essere cancellate o sostituite, senza contare che il tratto dello stupratore è spesso l’unica caratteristica dei cattivi di turno, già abbastanza macchiettistici, rendendo questo espediente narrativo ben poco giustificabile, soprattutto se ripetuto più volte in un prodotto che ha come target principale gli adolescenti.
Moltissimi spettatori occidentali hanno accusato lo scrittore di sessismo, vedendo una differenza lampante tra come sono scritti i personaggi maschili e femminili, ritenendo che l’eccessiva esposizione di scene di stupro, trattate in maniera così tanto semplicistica, fosse un insulto a coloro che lo hanno subito. A quanto sembra però, i lettori della light novel originale trovano che parte della colpa ricada sugli studi di animazione, affermando che nel romanzo non vi sono descrizioni esplicite più del dovuto, mentre nell’anime sembrano essere più sessualizzate, con varie inquadrature e piccole modifiche. In particolare, nella stagione di Sword Art Online: Alicization, la scena di tentato stupro venne accorciata o direttamente eliminata su alcune piattaforme di streaming. C’è da dire che l’autore, Reki Kawahara, si è scusato più volte con i fan, rivelando che in futuro starà più attento a cosa scrive, avendo notato i propri errori; insomma, le scene crude in se non sono il problema, ma devono essere ben scritte e ben contestualizzate. In verità però Kawahara può stare abbastanza sereno, dal momento che questo tipo di critiche vengono solamente dall’Occidente.
Rurouni Kenshin e Nobuhiro Watsuki, uno dei tanti autori problematici
Spesso si discute di quanto sia giusto o sbagliato scindere l’autore dalla propria opera, un quesito che non trova mai una risposta concreta, se non quella che dipende dal limite che poniamo alla nostra sensibilità. È nel 2017 che questo discorso torna in auge a causa di Nobuhiro Watsuki (autore di Kenshin Samurai Vagabondo), il quale viene arrestato dalla polizia per essere in possesso di materiale pedopornografico, che ha ammesso di aver accumulato da qualche anno: durante l’interrogatorio, l’autore confermò di essere sempre stato attratto da ragazzine delle medie e nella sua abitazione vennero ritrovati quasi un centinaio di DVD contenenti pornografia con minorenni. In Giappone, il possesso di materiale pedopornografico è diventato reato solo nel 2015, e si può andare in contro a multe di milioni di yen o un paio di anni in carcere. A Watsuki venne data solo una multa da pagare e il suo editore comunicò ai fan che il manga di Kenshin avrebbe subito una pausa di qualche mese, nella quale l’autore avrebbe potuto “riflettere sulle proprie azioni”.
Ovviamente, i fan di Kenshin si trovarono a un bivio: smettere di supportare qualsiasi opera di Watsuki, bella o brutta che fosse, o continuare ad acquistare un prodotto che apprezzavano, con il dubbio che i soldi dati all’autore potevano in parte finire spesi per comprare materiale illegale? Altri invece non si posero alcun dilemma, non avendo problemi nel leggere un manga di Watsuki e anzi facendo notare che nel corso della storia ce ne sono stati tanti di autori dalla dubbia morale, le cui opere, tuttavia, sono ricordate e apprezzatissime tutt’oggi.
Recovery of an MMO Junkie, Kazuyoshi Yaginuma e i discorsi antisemiti
Kazuyoshi Yaginuma è conosciuto per essere un direttore e animatore piuttosto prolifico, che ha lavorato a opere come Akira, Beck e Tokyo Magnitude 8.0. Un semplice lavoratore come tanti, che spesso si occupava anche di opere minori, ma che divenne conosciuto negli ultimi anni quando, tramite Twitter, venne scoperto avere simpatie neo-naziste. Nei vari Tweet, dai più vecchi ai più recenti, Yaginuma si è lasciato andare a frasi che mettevano in dubbio la veridicità dell’olocausto e delle testimonianze in merito, in certi casi inneggiando direttamente al nazismo. In un primo momento, in fan si chiesero se il direttore stesse comprendendo pienamente cosa scriveva, dal momento che Google Translate lo stava aiutando a comunicare in inglese, ma tutti gli utenti capaci di leggere i suoi post in giapponese confermarono che i messaggi avevano lo stesso significato in entrambe le lingue. Allo stesso tempo, Yaginuma ri-condivideva altri post con messaggi inneggianti al nazismo; tra i vari tweet che gli utenti portarono all’attenzione, ve ne sono alcuni in cui il direttore si domandava se qualcuno avesse mai provato la veridicità dei fatti narrati nel Diario di Anna Frank, oppure altri in cui pensa che l’America sia stata “rovinata a causa della presenza degli ebrei”.
Nonostante diversi utenti, giapponesi e non, cercarono di fargli cambiare idea, lui sostenne sempre di trovare false le ricostruzioni dell’Olocausto, lasciando la community senza parole di fronte alla sue affermazioni, attirandosi invece le simpatie di alcuni neo-nazisti che dissero di stare dalla sua parte. Lo studio Signal.MD, per cui lui lavorava nel 2018 all’anime Recovery of an MMO Junkie, prese le distanze dai commenti del direttore con cui avevano già finito la collaborazione, e anche Crunchyroll, dove è possibile vedere la serie, si espresse per condannare le frasi di Yaginuma. Quando la questione venne a galla,tutti quanti si stupirono delle assurdità che Yaginuma scriveva sui social, ricordandoci che purtroppo esistono ancora persone che mettono in dubbio la veridicità storica di tali eventi, e, data la sua longeva esperienza nell’ambito dell’animazione, dobbiamo aspettarci di vederlo al lavoro a qualche altra serie in futuro, che ci piaccia o meno.