Da qualche parte nel regno di Hydeland si cela la Corona del Drago, un tesoro leggendario ricercato da molti per via dei poteri che è in grado di donare. Sei avventurieri in cerca di gilda intraprenderanno un lungo viaggio tra labirinti, mostri e pericoli, il tutto per arrivare a trovare la corona, prima che finisca nelle mani sbagliate.
Dragon’s Crown ci riporta indietro nel tempo con il suo genere beat ’em up a scorrimento, snobbato quasi completamente sia dalla attuale generazione di giocatori che dalle stesse software house; Vanillaware, autrice di capolavori come Odin Sphere per PlayStation 2 e Muramasa per Nintendo Wii, ci mostra come, tramite uno stile di gioco vecchio stampo, si possa ottenere un altrettanto valido e attualissimo prodotto.
- Titolo: Dragon’s Crown
- Piattaforma: PlayStation 3, PlayStation Vita
- Genere: Action RPG, beat’em up
- Giocatori: 1-4
- Software house: ATLUS, NIS America
- Sviluppatore: Vanillaware, ATLUS
- Lingua: Inglese (testi e doppiaggio)
- Data di uscita: 24 ottobre 2013
- Disponibilità: retail, digital delivery
- Reperibilità: comune
- DLC: voice pack gratuito per il primo mese
- Note: esclusivo artbook in regalo con la prenotazione del gioco
Old but gold
Il team di sviluppo Vanillaware ci presenta un titolo, come vi abbiamo già detto in precedenza, con un dolcissimo retrogusto nostalgico. Ci troviamo infatti di fronte a un beat’em up a scorrimento orizzontale, figlio del Dungeons & Dragons: Shadows over Mystara da poco riproposto sulle attuali console, e il classico Golden Axe.
Dei classici titoli del genere ritroviamo alcune componenti fondamentali come la meccanica di gioco, i comandi estremamente semplici, ma soprattutto la possibilità di ospitare fino a quattro giocatori e quella caratteristica particolare a tutti i classici titoli da sala giochi: i gettoni.
Tuttavia, prendete quello che ho appena detto con le pinze: non dovremo, di certo, svuotarci ulteriormente le tasche inserendo delle monete vere e proprie nella console, magari utilizzando un’apposita periferica USB, né pagare a utilizzi come accade in altri titoli. Semplicemente, nel caso il nostro personaggio, o uno di quelli che ci accompagnerà durante le quest, dovesse lasciarci le penne, potremo acquistare tre vite aggiuntive con i soldi guadagnati durante la nostra avventura. Bisognerà però stare attenti, perché, più volte resusciteremo i nostri personaggi, più ci verrà a costare la volta successiva, e a meno che non siamo figli di Zio Paperone prima o poi dovremo sborsare una cifra più alta di quella in nostro possesso, trovandoci dinanzi al fatidico Game Over. Non disperate: in questo caso perderemo solo i progressi della missione e ripartiremo dal nostro quartier generale, la Taverna.
Benvenuti a Vanillaware
Se da un lato ci viene proposto il deliziosamente classico picchiaduro a scorrimento, dall’altro avremo anche una componente tipica da RPG. Lo sviluppo del personaggio si basa, come tutti i giochi di ruolo di stampo giapponese, con la raccolta dei punti esperienza, visualizzati sotto forma di punteggio partita, che potremo ottenere completando le quest; ma il vero fulcro di Dragon’s Crown è sicuramente l’esplorazione: a partire dalla Taverna, definibile un quartier generale per i nostri eroi, avremo diversi luoghi da esplorare a Vanillaware, la cittadina dove metteremo radici, il cui nome è chiaramente un’autocelebrazione da parte del team di developer.
- Canaan Temple: il tempio dove potremo comprare benedizioni che doneranno bonus di varie tipologie per le nostre missioni, resuscitare i combattenti di cui avremo trovato i resti, oppure seppellirli per fare spazio ad altre ossa.
- Morgan’s Magic Item Shop: qui potremo comprare o vendere pozioni e oggetti consumabili, identificare gli item raccattati in giro e riparare l’equipaggiamento rotto o danneggiato.
- Adventurers Guild: la gilda dove spenderemo i punti abilità ottenuti e dove si accettano le side-quest.
Ma entriamo nel merito di alcuni aspetti precedentemente elencati. Durante la nostra avventura ci capiterà di trovare dei cumuli di ossa (alcuni, tra l’altro, con messaggi esilaranti) da raccogliere allo scopo di riportarli in vita in vita al tempio, oppure, nel caso avessimo in party una Sorceress, da usare come scheletri da compagnia per la missione in corso.
Scegliendo la prima opzione avremo la possibilità di resuscitare il combattente che fa al caso nostro, dato che a ogni caduto in battaglia sarà assegnata una classe e un equipaggiamento specifico, decidendo se aggiungerlo o meno al nostro party. Tuttavia, scegliendo di farci accompagnare da altri tre condottieri, le battaglie si faranno più semplici da affrontare ma più caotiche, e potremmo trovare difficoltà nell’individuare il nostro personaggio nella zuffa in corso.
Cinquanta sfumature di Hydeland
Tutto ciò che concerne la parte grafica e sonora è pura Arte con la A maiuscola. Ogni personaggio ha una caratterizzazione ben delineata, spazieremo, infatti dal Nano alla Elfa Arciera, dall’Amazzone (la mia preferita in assoluto) alla ben fornita Maga, dal classico Stregone all’imponente Guerriero; i modelli dei personaggi sono ben studiati e non peccano in termini di frame rate, in alcuni momenti saranno anzi più fluidi del necessario. L’esempio non è dei migliori ma è quello più eclatante: le forme della prorompente Sorceress si muoveranno in qualche modo seguendo strambe leggi di gravità.
Nonostante le continue critiche per la scelta, non infausta a nostro parere, di enfatizzare alcune parti del corpo dei personaggi (non si può dire che non saltino all’occhio), all’interno del gioco non sarà presente alcun tipo di vena fanservice. Gli NPC, ad esempio, sono definibili veri e propri dipinti animati, che saranno sì sensuali, ma senza scendere nel volgare erotismo tipico delle produzioni nipponiche.
Parlando invece in termini di sonoro, le musiche sono molto affascinanti, peccato che non vengano messe in risalto durante le fasi di azione frenetica. Spesso verranno sovrastate dai rumori di sottofondo e dalle voci dei personaggi in scena. A proposito dei personaggi: durante la fase di creazione potremo scegliere se dargli una voce in lingua giapponese o inglese. Infine, l’unica caratteristica che a volte potrebbe darci di noia è costituita dalla voce del Narratore, che, quasi come quello di un film o di un libro, ci accompagnerà in ogni singolo momento durante le sessioni di esplorazione e navigazione nei menu. Spesso però si tratterà di una presenza alquanto opprimente, che descriverà ogni singolo spostamento ogni qual volta entreremo o usciremo da un edificio. Siamo pronti a scommettere che, dopo svariate ore di gioco, giurerete di riuscire a sentirlo anche quando andrete in bagno: “Il nostro eroe si recò verso il bagno, alzò la tavoletta e…”.
Difficile sentirsi soli
Vi spaventa l’idea di affrontare dungeon e spaventosi mostri soli soletti? Niente paura! Dal punto di vista del multiplayer Dragon’s Crown ci propone due diverse alternative:
- Il classico multiplayer ad hoc, quattro giocatori combattono assieme sulla stessa console;
- Il multiplayer online, che inizialmente non ha permesso alle due edizioni del gioco (PlayStation 3 e PlayStation Vita) di avviare sessioni in comune, con un aggiornamento di sistema diventa possibile anche in Europa, quasi in concomitanza con l’arrivo del gioco negli scaffali.
Non nascondiamo di aver avuto qualche difficoltà nell’avviare una partita in cross-play tra PS3 e PS Vita, ma dopo innumerevoli errori di connessione, siamo riusciti a giocare assieme. Tuttavia, dopo nemmeno dieci minuti di gioco abbastanza scorrevoli abbiamo perso la connessione, ed è qui che Dragon’s Crown ci ha stupito ancora una volta: il nostro compagno di squadra, una volta caduta la connessione, verrà preso in controllo dalla CPU e si comporterà come uno dei qualsiasi compagni resuscitati nel corso dell’avventura, permettendoci di continuare la partita senza interruzioni. Nonostante ciò, la modalità multiplayer si rivela essere molto più divertente e frenetica di quella in singolo, a tutti gli effetti più godibile e meno che mai noiosa. Speriamo però che i server vengano potenziati per evitare problemi di connettività.
Ottieni il meglio dalla Vita
L’ultimo capolavoro targato Vanillaware mostra il meglio di sé se giocato sulla portatile Sony di nuova generazione. I controlli del touchscreen anteriore ci permettono di muovere il puntatore che su PS3 è assegnato all’analogico destro del DualShock, oppure di scoprire segreti e aprire scrigni con un semplice tap. Lo schermo OLED mette ancora più in risalto gli splendidi sprite in alta risoluzione e le animazioni degli stessi appaiono più che mai fluide senza un minimo calo di frame rate. Possiamo parlare di una conversione pressoché perfetta, e, se possedete entrambe le console Sony, vi consigliamo caldamente di procurarvi l’edizione portatile, se preferite giocare in singolo. Al contrario, se preferite giocare in multiplayer locale, la versione PS3 vi consentirà di giocare con tre amici con una sola copia del gioco.
A chi consigliamo Dragon’s Crown?
Dragon’s Crown è un prodotto perfetto per i nostalgici che non provano da tempo l’ebbrezza di giocare a un beat ’em up a scorrimento old-school, pronti a prendere a botte chiunque capiti a tiro, oppure anche ai fan del genere RPG, che magari impiegheranno il loro tempo per creare un party perfetto per qualunque tipo di missione. Dragons’s Crown inoltre è una perla in un mare pieno di giochi con grafica 3D, che ci propone vere e proprie opere d’arte mobili e una colonna sonora di tutto rispetto, adatta in ogni contesto di gioco.
- Una gioia per gli occhi
- Personaggi ben caratterizzati
- Il cross-play amplifica le possibilità di gioco
- L’edizione PlayStation Vita non ha nulla da invidiare a quella PlayStation 3
- Divertente in multiplayer
- Tendenzialmente ripetitivo
- Multiplayer online a volte instabile
- Il Narratore, a volte, sarà troppo presente
- Mancata localizzazione italiana
Dragon's Crown
Un lampo bidimensionale in un cielo costernato di stelle a tre dimensioni
L’ultima fatica di Vanillaware, realizzata con la supervisione di ATLUS, strizza l’occhio alle vecchie glorie beat’em up da sala giochi, modernizzando il genere con l’introduzione di una meccanica RPG semplice e diretta. Quasi perfetto, pecca solo di una mancata localizzazione e per un online bello, ma poco accessibile; rimane comunque un gioco ben realizzato e, soprattutto, non necessita di lunghe sessioni per essere goduto appieno.