APPARE-RANMAN! – Prime impressioni sull’anime

Le nostre prime impressioni su APPARE-RANMAN!, anime originale prodotto da P.A. Works e portato in Italia da Yamato Video in simulcast

Chi mi conosce personalmente sa sia che considero la settima parte de Le Bizzarre Avventure di JoJo, ovvero Steel Ball Run, come il vero e proprio magnum opus di Hirohiko Araki, un capolavoro che sale di diritto sul mio podio di manga preferiti, se non addirittura al primo posto, sia che uno dei cartoni animati più amati e guardati della mia infanzia è stato Wacky Races, da noi conosciuto come La corsa più pazza del mondo, di Hanna-Barbera. È con queste premesse quindi che apprendendo dell’arrivo di APPARE-RANMAN! in Italia, visibile in streaming sul canale YouTube Yamato Animation, di proprietà di Yamato Video, mi ero fatto diverse illusioni sulla serie animata, che almeno per ora non sembrano essere state rispettate. Purtroppo, sembra anche che queste prime tre puntate dell’anime saranno le uniche che vedremo per un po’: gli episodi della serie dopo il terzo sono stati rimandati a data da destinarsi a causa del COVID-19. Andiamo con ordine e cerchiamo di capire perché ho dovuto dare un giudizio un po’ aspro a questa serie sulla carta perfetta per me. [gallery columns="2" link="file" size="full" ids="319445,319444"] APPARE-RANMAN! è un’opera originale di P.A. Works, studio d’animazione conosciuto principalmente per gli adattamenti animati di Angel Beats!, Shirobako e Kuromukuro: essendo nata e concepita come anime-only, questa volta animatori e sceneggiatori hanno potuto scatenarsi e rappresentare le loro idee senza aver nessun materiale originale con cui fare un raffronto. La storia è decisamente semplice e lineare: alla fine del diciannovesimo secolo Sorano Appare, un ingegnere tanto geniale quanto eccentrico, e un fiero samurai attaccato alle tradizioni, Isshiki Kosame, si ritrovano per una serie di sfortunati malintesi a fuggire dal Giappone, per rifugiarsi in una Los Angeles in pieno sviluppo (dove ovviamente due giapponesi della fine del XIX secolo riescono a farsi capire perfettamente da degli americani, occasione per alcune gag facili decisamente sprecata). Per motivazioni diverse ma ognuna legata al proprio carattere (modernità vs tradizione) entrambi decidono di partecipare alla Trans-America Wild Race, una corsa in auto che attraverserà tutto il continente da Los Angeles a New York, in competizione con avversari molto agguerriti, ognuno con un’auto unica e tanti assi nella manica. Suona familiare? La prima cosa che salta all’occhio è il design dei personaggi, così colorato e pacchiano da sembrare quasi esagerato: P.A. Works sembra aver adottato in tutto e per tutto le tecniche di storytelling visivo per cui l’aspetto fisico di ogni personaggio ne rivela fin dalla prima occhiata il carattere: Kosame indossa un kamishimo, l’outfit classico dei samurai, nonostante queste figure nel Giappone dell’epoca stessero ricoprendo un ruolo sempre più marginale e anzi, apertamente osteggiato; Appare, invece, dimostra fin da subito il suo poco rispetto per la tradizione: sotto al suo haori spiegazzato ha una salopette da meccanico e un singolo occhiale sui suoi capelli bianchi e magenta. Questa scuola di pensiero si ripete in ogni altro individuo importante ai fini della storia, anche se purtroppo questa fantasia nel design non equivale ad un carattere particolarmente originale: almeno per ora possiamo ritrovare tanti “archetipi” stereotipati piuttosto che personaggi unici. Non mi aspetto, anche in futuro, una grande originalità nel modo di comportarsi dei vari personaggi, purtroppo. Sembra proprio che APPARE-RANMAN! sarà destinato ad estendersi in più cour: siamo arrivati finora a tre sui tredici episodi di un’ipotetica prima stagione, spesi praticamente solo per spiegarci gli antefatti della corsa e con davvero pochi colpi di scena, con qualche intreccio buttato qua e là ma per il momento ancora poca carne al fuoco. L’animazione è risultata finora sempre piuttosto solida, con un uso davvero ridotto all’osso della CGI e comunque solo per quanto riguarda le scene con macchine in movimento: su questo, P.A. Works almeno per il momento non ha deluso. Anche sul fronte del doppiaggio, il comitato di produzione ha voluto fare le cose in grande con un cast di tutto rispetto che potrebbe attirare spettatori anche solo per i nomi scelti: nei panni di Sorano Appare abbiamo infatti Natsuki Hanae, voce fra le altre di Tanjiro Kamado di DEMON SLAYER e Ken Kaneki di Tokyo Ghoul; fra i personaggi secondari e concorrenti in gara contro i protagonisti abbiamo Aoi Yuuki (Madoka Kaname, Aya Tsuyu) e Takahiro Sakurai (Kishibe Rohan) ma anche Sora Amamiya (Aqua di KonoSuba, Elisabeth di Nanatsu no Taizai). [gallery columns="2" link="file" size="full" ids="319447,319446"] Un plauso anche all’ottima opening “I Got it!” cantata dal gruppo Mia REGINA, che davvero cattura l’eccitazione e l’adrenalina di una corsa pazza in auto. Della colonna sonora sentita finora è impossibile dare un giudizio anche solo parziale, poiché sinceramente non ricordo una singola traccia vista la piattezza del tutto. Purtroppo, cast e character design a parte, al momento faccio davvero fatica a trovare un motivo per continuare la serie, quando questa riprenderà una volta ristabilito un ritmo lavorativo che permetta di sfornare un episodio a settimana: forse è anche un po’ colpa mia e delle mie aspettative, ma con una partenza fin troppo lenta e dei personaggi finora davvero piatti e stereotipati mi aspetto che continuando su questi binari APPARE-RANMAN! rimarrà una serie forse godibile, ma di certo non indimenticabile: qualcosa che, già dopo un paio di stagioni al massimo, tutti avranno dimenticato per passare ad altro. Motore a scoppio… ritardato Nutrivo grandi speranze per APPARE-RANMAN, che sembrava essere proprio un titolo appartenente al mio genere, e spero con tutte le mie forze che si riesca a salvare. Purtroppo, sono stato costretto a ricredermi dopo appena quattro episodi, anche se quasi sicuramente un’ultima chance gliela darò comunque: la serie, fin dal primo momento, cancella ogni dubbio sul suo target, che va a assettarsi sicuramente tra coloro che cercano un’eccitante e leggero shonen, invece di qualcosa di più ragionato. Le atmosfere malinconiche di un Vecchio West sempre meno selvaggio e la durezza di una competizione all’ultimo sangue lasciano invece spazio ad una narrazione dove ogni personaggio ha il suo ruolo prestabilito e poco sfaccettato, almeno per il momento, e le macchine sembrano quasi funzionare per magia: finora tensione e realismo sono stati accantonati per far posto a qualcosa che vuole intrattenere prima di tutto e solo dopo raccontare una storia interessante. Come si suol dire: per ora è uno show da popcorn. Una falsa partenza che potrebbe recuperare

Chi mi conosce personalmente sa sia che considero la settima parte de Le Bizzarre Avventure di JoJo, ovvero Steel Ball Run, come il vero e proprio magnum opus di Hirohiko Araki, un capolavoro che sale di diritto sul mio podio di manga preferiti, se non addirittura al primo posto. Allo stesso modo, uno dei cartoni animati più amati della mia infanzia è stato Wacky Races, da noi conosciuto come La corsa più pazza del mondo, di Hanna-Barbera. È con queste premesse quindi che apprendendo dell’arrivo di APPARE-RANMAN! in Italia, visibile in streaming sul canale YouTube Yamato Animation, di proprietà di Yamato Video, mi ero fatto diverse illusioni sulla serie animata, che almeno per ora non sembrano essere state rispettate. Purtroppo, sembra anche che queste prime tre puntate dell’anime saranno le uniche che vedremo per un po’: gli episodi della serie dopo il terzo sono stati rimandati a data da destinarsi a causa del COVID-19. Andiamo con ordine e cerchiamo di capire perché ho dovuto dare un giudizio un po’ aspro a questa serie sulla carta perfetta per me.

APPARE-RANMAN! è un’opera originale di P.A. Works, studio d’animazione conosciuto principalmente per gli adattamenti animati di Angel Beats!, Shirobako e Kuromukuro: essendo nata e concepita come anime-only, questa volta animatori e sceneggiatori hanno potuto scatenarsi e rappresentare le loro idee senza aver nessun materiale originale con cui fare un raffronto. La storia è decisamente semplice e lineare: alla fine del diciannovesimo secolo Sorano Appare, un ingegnere tanto geniale quanto eccentrico, e un fiero samurai attaccato alle tradizioni, Isshiki Kosame, si ritrovano per una serie di sfortunati malintesi a fuggire dal Giappone, per rifugiarsi in una Los Angeles in pieno sviluppo (dove ovviamente due giapponesi della fine del XIX secolo riescono a farsi capire perfettamente da degli americani, occasione per alcune gag facili decisamente sprecata). Per motivazioni diverse ma ognuna legata al proprio carattere (modernità vs tradizione) entrambi decidono di partecipare alla Trans-America Wild Race, una corsa in auto che attraverserà tutto il continente da Los Angeles a New York, in competizione con avversari molto agguerriti, ognuno con un’auto unica e tanti assi nella manica. Suona familiare?

APPARE-RANMAN!

La prima cosa che salta all’occhio è il design dei personaggi, così colorato e pacchiano da sembrare quasi esagerato: P.A. Works sembra aver adottato in tutto e per tutto le tecniche di storytelling visivo per cui l’aspetto fisico di ogni personaggio ne rivela fin dalla prima occhiata il carattere: Kosame indossa un kamishimo, l’outfit classico dei samurai, nonostante queste figure nel Giappone dell’epoca stessero ricoprendo un ruolo sempre più marginale e anzi, apertamente osteggiato; Appare, invece, dimostra fin da subito il suo poco rispetto per la tradizione: sotto al suo haori spiegazzato ha una salopette da meccanico e un singolo occhiale sui suoi capelli bianchi e magenta. Questa scuola di pensiero si ripete in ogni altro individuo importante ai fini della storia, anche se purtroppo questa fantasia nel design non equivale ad un carattere particolarmente originale: almeno per ora possiamo ritrovare tanti “archetipi” stereotipati piuttosto che personaggi unici. Non mi aspetto, anche in futuro, una grande originalità nel modo di comportarsi dei vari personaggi, purtroppo. Sembra proprio che APPARE-RANMAN! sarà destinato ad estendersi in più cour: siamo arrivati finora a tre sui tredici episodi di un’ipotetica prima stagione, spesi praticamente solo per spiegarci gli antefatti della corsa e con davvero pochi colpi di scena, con qualche intreccio buttato qua e là ma per il momento ancora poca carne al fuoco.

 

L’animazione è risultata finora sempre piuttosto solida, con un uso davvero ridotto all’osso della CGI e comunque solo per quanto riguarda le scene con macchine in movimento: su questo, P.A. Works almeno per il momento non ha deluso. Anche sul fronte del doppiaggio, il comitato di produzione ha voluto fare le cose in grande con un cast di tutto rispetto che potrebbe attirare spettatori anche solo per i nomi scelti: nei panni di Sorano Appare abbiamo infatti Natsuki Hanae, voce fra le altre di Tanjiro Kamado di DEMON SLAYER e Ken Kaneki di Tokyo Ghoul; fra i personaggi secondari e concorrenti in gara contro i protagonisti abbiamo Aoi Yuuki (Madoka Kaname, Aya Tsuyu) e Takahiro Sakurai (Kishibe Rohan) ma anche Sora Amamiya (Aqua di KonoSuba, Elisabeth di Nanatsu no Taizai).

Un plauso anche all’ottima openingI Got it!” cantata dal gruppo Mia REGINA, che davvero cattura l’eccitazione e l’adrenalina di una corsa pazza in auto. Della colonna sonora sentita finora è impossibile dare un giudizio anche solo parziale, poiché sinceramente non ricordo una singola traccia vista la piattezza del tutto. Purtroppo, cast e character design a parte, al momento faccio davvero fatica a trovare un motivo per continuare la serie, quando questa riprenderà una volta ristabilito un ritmo lavorativo che permetta di sfornare un episodio a settimana: forse è anche un po’ colpa mia e delle mie aspettative, ma con una partenza fin troppo lenta e dei personaggi finora davvero piatti e stereotipati mi aspetto che continuando su questi binari APPARE-RANMAN! rimarrà una serie forse godibile, ma di certo non indimenticabile: qualcosa che, già dopo un paio di stagioni al massimo, tutti avranno dimenticato per passare ad altro.

APPARE-RANMAN!

Motore a scoppio… ritardato

APPARE-RANMAN!Nutrivo grandi speranze per APPARE-RANMAN, che sembrava essere proprio un anime nelle mie corde, e spero con tutte le mie forze che con il tempo vada a migliorare. Purtroppo, sono stato costretto a ricredermi dopo appena tre episodi, anche se quasi sicuramente un’ultima chance gliela darò comunque: la serie, fin dal primo momento, cancella ogni dubbio sul suo target, che va a assestarsi sicuramente tra coloro che cercano un’eccitante e leggero shonen, invece di qualcosa di più ragionato. Le atmosfere malinconiche di un Vecchio West sempre meno selvaggio e la durezza di una competizione all’ultimo sangue lasciano invece spazio ad una narrazione dove ogni personaggio ha il suo ruolo prestabilito e poco sfaccettato, almeno per il momento, e le macchine sembrano quasi funzionare per magia: finora tensione e realismo sono stati accantonati per far posto a qualcosa che vuole intrattenere prima di tutto e solo dopo raccontare una storia interessante. Come si suol dire: per ora è uno show da popcorn.

Una falsa partenza che potrebbe recuperare

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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