RESIDENT EVIL 7: biohazard – Recensione

Tradizionale e moderno si incontrano sul suolo di un’amorevole CAPCOM: RESIDENT EVIL VII: biohazard è il survival horror che stavamo aspettando

RESIDENT EVIL 7: biohazard - Recensione

RESIDENT EVIL 7: biohazard - RecensioneLa vita di Ethan Winters viene improvvisamente stravolta dall’arrivo di un’e-mail della moglie Mia, scomparsa da più di tre anni. Diretto verso l’indirizzo trovato nel messaggio, il giornalista arriverà fino a Dulvey, in Louisiana, per ritrovarsi fra le fauci di un incubo senza uscita. Divenuto, infatti, prigioniero della malata famiglia Baker, dovrà far ricorso a tutto il suo coraggio per sopravvivere a questa follia: benvenuti in famiglia!

In più di vent’anni di vita, la saga di RESIDENT EVIL ha subito i peggiori maltrattamenti, fino a tradire la sua stessa anima fra film indecorosi e svolte action indesiderate. È parere comune che CAPCOM abbia sempre meno prestato attenzione alle esigenze dei suoi fan pur di permettere alla sua creatura di assumere identità più inclini ad adattarsi ai gusti di un pubblico viziato da indegni spara-spara ed esplosioni alla Michael Bay.

  • Titolo: RESIDENT EVIL VII: biohazard
  • Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One, PC
  • Genere: Survival Horror
  • Giocatori: 1
  • Software house: CAPCOM
  • Sviluppatore: CAPCOM
  • Lingua: Italiano, Inglese, Giapponese (testi e doppiaggio)
  • Data di uscita: 24 gennaio 2017
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: Banned Footage Vol. 1; Banned Footage Vol. 2 e il DLC gratuito No Hope Left
  • Note: disponibile una Collector’s Edition (senza gioco), con all’interno una replica di Villa Baker, un artbook del 20° Anniversario di RESIDENT EVIL, una pendrive “Dito del manichino”, 5 litografie, una copertina alternativa e il DLC Pack sopravvivenza

Quando fu dunque annunciato RESIDENT EVIL VII: biohazard, la risposta dell’utenza non fu delle migliori, abituata com’era a pile di delusioni. “Eccola, l’ennesima operazione moneygrabber di CAPCOM!”, si urlava fra i corridoi di quell’E3 2016, pronti come si era a rievocare a gran voce il compianto P.T. di cui questo capitolo sembrava copiarne senza pudore l’anima. Complice anche una campagna marketing sapiente, per tutto il tempo a venire il gioco ha continuato a far parlare di sé, fino a venir ritenuto uno dei prodotti più curiosi del 2017: che CAPCOM abbia davvero deciso di ascoltare i suoi fan? Assolutamente sì.

Caro Silent Hill, ti scrivo…

Abbandonate le testosteroniche guerriglie fra corporazioni per la conquista del pianeta, RESIDENT EVIL VII: biohazard ci immerge nei panni di un umanissmo Ethan Winters, comune giornalista in viaggio verso il Louisiana alla ricerca della moglie rediviva. L’eco al caro Silent Hill 2 è destinata a dissiparsi già dopo la prima mezz’ora, in cui la sceneggiatura riesce a liberarsi da qualsiasi cliché del genere e ad assumere una propria e particolare identità. Verremo catapultati in un incubo intimo, in un angolo del mondo in cui a nessuno frega di chi urla e di chi scompare, in cui sarà necessario far ricorso a tutto il nostro coraggio per sopravvivere. Non esistono supereroi, guerre segrete e spionaggi industriali a far di questo RESIDENT EVIL il più affascinante dei suoi capitoli, solo un’estetica dirompente, che richiama costantemente il passato nel buttarci addosso una fantascienza vicina e disturbante, condita da abomini biologicamente mutati e da una terrificante ma mai scontata follia.

“Ti assicuro che tra me e la mia mano sinistra non c’è nulla, tesoro!”

Il tutto viene poi arricchito da quei topoi del survival horror in soggettiva in cui il titolo va ad inserirsi quali flashback, movimenti paranormali, fantasmi e allucinazioni degne dei migliori scare-jump. Nel constatare quanta cura sia stata riposta nella sceneggiatura, storce un po’ il naso constatare che non tutte le questioni vengono degnate della stessa considerazione: alcune finiscono nel dimenticatoio, altre vengono riesumate attraverso documenti reperibili per il mondo di gioco. Un pregio se si considera la storia come un cilmax organico di avvenimenti drammatici sempre più sensazionali, ma un difetto se si ricorda il potenziale di certe questioni ignominiosamente trascurate.

Go tell aunt Rhody…

Per ospitare la rinascita di un gameplay anacronistico, CAPCOM ha optato per l’inflazionato genere del survival horror in soggettiva, impreziosendolo con tutta una serie di piccoli accorgimenti, tali da creare un nuovo standard che potesse ben adattarsi agli elementi più tradizionali della saga: torna la gestione del claustrofobico inventario, tornano le bocche da fuoco e gli scontri ansiogeni, tornano le risorse limitate, gli agguati e gli enigmi ambientali; torna RESIDENT EVIL nel pieno della sua forma, in una veste tuttavia aperta a quell’horror moderno che predilige l’alternarsi di lunghi silenzi stealth ad azioni più frenetiche e concitate. Un mix il più delle volte riuscito ma spesso vittima di una deriva sparatutto da cardiopalma che ben si accosta ai più recenti fasti della saga, specialmente durante le fasi finali e le boss fight.

“Nonna, la vuoi smettere di stazionare nei corridoi al buio? Vuoi farmi morire d’infarto?!”

Gli scontri sono frenetici ed equamente distribuiti. Il vostro approcciarvisi può variare in modo tendenzialmente arbitrario: malgrado alcuni combattimenti siano inevitabili, il gioco ci lascia liberi di decidere se affrontarne la maggior parte. Caratteristica esponenzialmente accentuata al massimo livello di difficoltà, in cui le risorse ancor più striminzite, la ridistribuzione degli spam nemici e i limitati checkpoint costringeranno il giocatore a strategie necessariamente più accorte.  A tal proposito è da segnalare un’IA dalle performance altalenanti, spesso formidabile nell’interagire con lo scenario o nel bloccare eventuali fughe tramite aggiramenti, ma altre volte poco reattiva, incapace di liberarsi da routine sballate o attacchi poco precisi, specie durante le boss fight.

Benvenuto in famiglia!

A far da padrona a questa formula è la meravigliosa ambientazione, che distribuisce aree sapientemente diversificate e ben collegate, rendendo il doveroso backtracking alla ricerca di chiavi e risorse una dolce passeggiata. All’interno dell’enorme macrolivello che è la tenuta dei Baker, si alterneranno lugubri corridoi e larghi spazi aperti, dominati da onnipresenti ombre e da uno stile gotico mai accomodante.

Ehm… secondo me non è così che funziona.

A tal proposito, il RE ENGINE svolge dignitosamente il suo lavoro, attraverso stabili e granitici 60fps e una gestione sapiente delle fonti di luce, in grado di risaltare texture a volte in bassa definizione ma condite da palette cromatiche dal forte impatto visivo. Il level design è sorprendentemente dinamico, gestito da una direzione artistica impeccabile che amalgama perfettamente la classica estetica fantascientifica della saga a un’atmosfera malata degna del miglior film di Rob Zombie. Nota di merito va infine al comparto sonoro, che incrementa l’immersione attraverso la dislocazione intelligente di effetti e rumori di fondo per le varie aree di gioco. Consigliato giocare in cuffie e a luci spente.

A chi consigliamo RESIDENT EVIL VII: biohazard?

L’acquisto è obbligato per tutti color che attendevano da anni un ritorno agli antichi fasti della saga, i quali troveranno in RESIDENT EVIL VII: biohazard la tanto agognata letterina di scuse da parte di CAPCOM. Anche gli eventuali neofiti potrebbero vedere in questo capitolo l’ottima occasione per immergersi in una serie ventennale senza affogare in un’eredità oggi fin troppo dispersiva.

Consigliato anche a tutti gli amanti degli horror, in particolare dei survival in soggettiva, che non faranno fatica a riconoscere in questo capitolo un nuovo e fondamentale punto di svolta per il genere da loro tanto apprezzato.

Quando la tua fidanzata ti invita a cena dai genitori…

  • RESIDENT EVIL è tornato!
  • Perfetto mix fra vecchio e nuovo
  • Appagante, ottima rigiocabilità
  • Dà il meglio di sé la realtà virtuale…

  • Modalità principale poco longeva
  • Qualche buco di trama
  • IA altalenante
  • …Ma solo per gli utenti PlayStation
RESIDENT EVIL VII: biohazard
4

Il re dei Survival Horror è tornato. Finalmente

RESIDENT EVIL VII: biohazard è tutto ciò che il suo nome suggerisce: un nuovo inizio e contemporaneamente un RESIDENT EVIL puro, in grado di abbracciare con amore la sua tradizione e riproporla con ingegno, sfruttando le mode del momento e inserendovi quel qualcosa di originale ripescato direttamente dal suo passato. Al termine delle 8-9 ore necessarie per completare l’esperienza, vi ritroverete con un gioco in più nel vostro cuore, in grado di regalare forti emozioni e mai distante dal considerare il suo pubblico, sia vecchio che nuovo. L’attesa è finita, signori: RESIDENT EVIL è tornato, ed è più in forma che mai.

Ha sconfitto Cortex prima ancora di cominciare a parlare. Ama i videogiochi a 360 gradi, ha un canale YouTube dove si diverte a mettersi in ridicolo e continua a farsi bullizzare dalla PC master race perché è nato e morirà console gamer.