L’estate è ormai da tempo alle spalle, ma nelle uggiose serate autunnali Crunchyroll non ha smesso di fornire nutrimento per le nostre menti da otaku. Come non citare la nuova stagione di Oshi No Ko o il sempre sottovalutato Shy? Ma più che di sequel questo trimestre è stato caratterizzato da nuovi titoli, che sono stati davvero tanti, seppur non eccellenti in qualità media; ed è proprio qui che vi veniamo in soccorso con la nostra consueta classifica, andando a spulciare per voi tra la matassa di opere per trovare quelle serie che spiccano, ma che rischiano di rimanere adombrate dalle decine di concorrenti. Ecco quindi a voi la lista dei migliori anime da vedere per la stagione estiva 2024 di Crunchyroll!
10 – Failure Frame: I Became the Strongest and Annihilated Everything With Low-Level Spells
Partire con un isekai è ormai una consuetudine, perché pur essendo disseminato di anime di massa si trova sempre qualche titolo che merita una possibilità, e questo è il caso di Failure Frame (12 episodi). La storia è quella standard, ma al contempo ci sono delle novità: una classe di alunni, tra cui il Toka Mimori, viene trasferita ad Alion, in un altro mondo, con lo scopo di sconfiggere il grande Re Demone. La crudele dea Vysis però, dopo aver sottoposto il gruppo ad un rituale per ottenere le loro skill OP, decide di condannare a morte Toka in quanto considerato inutile; il protagonista, in possesso di abilità inutili come poison, sleep o paralyze che funzionano raramente, viene quindi esiliato tra delle rovine popolate da mostri fortissimi che non lasciano scampo. Qui Toka scopre che la sua abilità “abnormal state skill” gli permette però di avere sempre successo sul bersaglio. Grazie a queste caratteristiche e a nuovi alleati (come Seras, Piggymaru ed Eve Speed) Toka dedicherà quindi il suo viaggio ad affinare le sue abilità per vendicarsi della malvagia dea Vysis.
L’anime tratto dall’opera di Kaoru Shinozaki e Shou Uyoshi, inedita in Italia, ha sicuramente due grossi difetti: i personaggi e la grafica. Nel primo caso ci sono parecchi stereotipi, antagonisti rimaneggiati in modo inutile rispetto al manga e individui visti mille volte sia come specie (come Piggymaru) che per classe, con un background generalmente inesistente e poche qualità (si salvano giusto alcune scelte di Toka). Nel secondo invece è imbarazzante vedere la CGI usata dallo studio Seven Arcs, soprattutto per i mostri, e le scelte di regia adottate in tante scene, che hanno affossato il primo episodio. Quelli che però hanno avuto lo stomaco abbastanza forte da continuarlo si sono però trovati di fronte ad un ottimo prodotto dark fantasy: la storia, con rimandi alle epiche gesta di Guin Saga, sa incantare e coinvolgere, così come i meccanismi narrativi messi in campo, scorrevoli e ricchi di azioni quasi inaspettate, come nel caso dello scontro tra Toka e Civit Gartland; le atmosfere sono accattivanti, così come il design dei mostri, i quali ricordano più i boardgame degli anni 70-80 che gli abusati stili degli anime moderni. Un prodotto quindi difficile da guardare, ma anche ricco di qualità e buone premesse, che migliora episodio dopo episodio. Se si degneranno di cambiare la grafica potrebbe anche rinascere come top anime nella seconda stagione.
9 – No Longer Allowed In Another World
Il primo dei due isekai stagionali che sono rientrati nella nostra classifica, che spicca leggermente per qualità della storia e per alcuni spunti originali, è No Longer Allowed in Another World (12 episodi): il Sensei è un famoso scrittore che si suicida con la sua amata, Sacchan, incipit ispirato alla tragedia di Osamu Dazai, scrittore giapponese di nome Shuji Tsushima morto suicida nello stesso modo; l’uomo che voleva solo farla finita si trova però teletrasportato in un altro mondo, dove gente come lui (chiamati oltremondaioli) sono diventati problematici a seguito della sconfitta del re demone, perché hanno iniziato a sfruttare i loro poteri per soggiogare la popolazione. Il Sensei viene così spronato dalla sacerdotessa Annette a perseguire la via dell’eroe, ma lui non ne vuole sapere: ciò che gli interessa è solo raggiungere Sacchan, e così parte per un viaggio dove continuerà a imbattersi quasi casualmente in nuovi nemici e nuovi metodi per morire. Grazie però all’assistenza della Chierica e di due nuovi compagni, la ragazza gatto Tama e il guerriero Nir, e aiutato da qualche suo misterioso potere, gli verrà impedito l’estremo gesto. Il Professore finirà così per aiutare anime smarrite a raggiungere la pace, grazie anche al suo talento per la scrittura.
Tratto da un manga dark comedy ancora in corso, questo titolo affronta in modo parodistico la tematica della morte che fa da inizio a molti isekai, riuscendo a svilupparla in modo divertente attorno ad una storia ricca di tinte oscure e grandi riflessioni. Certo, se fosse stato impostato come un seinen avrebbe sicuramente avuto tante potenzialità in più, ma anche così l’adattamento dello studio Atelier Pontdarc ha i suoi punti di forza: buoni sviluppi narrativi, alcuni attimi di bella animazione (generalmente mediocre), un character design onesto con ottime vicende personali e tanti messaggi “morali” disseminati quante là. Tutto ciò alternato appunto a frecciatine più o meno volute sugli isekai (geniale quella del menestrello), con siparietti di estrema stupidità, che lo accomunano a famosi titoli come L’eroe è morto. Ma la parte migliore è quasi certamente la struttura narrativa, impostata con meccaniche tipiche dei classici shonen di avventura, dai quali però si discosta riducendo all’osso gli avvenimenti toccanti e riflessivi nei quali si imbatte il protagonista. Insomma, un frizzante mix di trash, spunti originali e ironia di bassa lega (più alcuni ottimi discorsi del Professore), ma con una trama solida, lineare, e rilassante. Non lasciatevi sfuggire questo titolo se adorate il genere comedy!
8 – The Ossan Newbie Adventurer, Trained to Death by the Most Powerful Party, Became Invincible
I titoli dove il protagonista diventa OP senza nemmeno saperlo sono diventati molti e scopiazzati, come I Parry Everything (nonostante tutto piacevole) sempre in questa stessa stagione; questo però si ritaglia bene il suo spazio: Rick Gladiator è un commesso alla gilda degli avventurieri, quando un giorno decide di voler intraprendere quella carriera che tanto ammira; la sua età (trenta e più anni) è però un problema, perché è solamente da ragazzini che si può coltivare ed espandere il proprio potere magico. Nonostante non ci siano precedenti e tutti lo deridano per la sua scelta, non demorde, e anzi, finisce per incontrare i membri del famosissimo party “Orichalcon Fist“, dove si sono riuniti i combattenti più forti del continente (tutte creature di grado S: un orco, un vampiro, un nano-elfo e un elfo oscuro) con lo scopo di sconfiggere il leggendario Kaiser Alsapiet; Rick verrà sottoposto a un allenamento quasi impossibile proprio dai suoi membri, che ne forgeranno corpo e spirito, rendendolo un avventuriero degno del gruppo. Ora al protagonista non resta che passare gli esami per la licenza e mostrare questa sua forza al mondo intero e a chi lo sottovaluta, mentre il gruppo continuerà la ricerca di indizi su come trovare l’imbattuto mostro Alsapiet.
Per quanto l’opera sembri partire in modo copiato e banale, più avanzano le puntate (12 episodi in tutto) e più si comprende e apprezza l’alternanza di comicità quasi parodistica e di serietà che ne fanno un ottimo anime. In primis si tratta di uno shonen battle dove ci sono personaggi muscolosi, magie potenti e tante botte, dove i personaggi si picchiano veramente anche anziché parlare per ore, come nel magnifico duello finale; poi è piacevole vedere come sia i protagonisti che le “comparse” siano “tosti”, mostrando privilegi, difetti, sogni, e soprattutto un’ottimo background o evoluzione personale, quasi inaspettatamente per le premesse: in questa stagione le vicende dell’orco Broughston non potranno non appassionarvi, così come la crescita di Emilia, le differenti abilità del party o gli stessi desideri di Rick… e diciamolo, avere un “eroe” non minorenne ogni tanto non dispiace. infiocchetta il tutto lo stile animato dello del piccolo studio Yumeta Company (quelli dei nuovi Tokyo Mew Mew), che pur essendo medio livello, è davvero caratteristico e indicativo, con un mix che guarda ai classici. I divoratori di anime troveranno sicuramente tanti cliché e non si faranno incantare dall’abusata alternanza comicità-epicità, ma giunti ai combattimenti nelle arene non potrete negare di esservi fatti coinvolgere emotivamente. Insomma, non sarà l’anime dei vostri sogni, ma The Ossan Newbie ci mostra che con animazioni buone, della colonna sonora adatta (compresa la pomposa opening), una trama fedele e una narrazione coerente e scorrevole si può fare un ottimo titolo senza per forza ribaltare i canoni degli ultimi anni.
7 – Days with My Stepsister
Una delle difficoltà maggiori dei romance anime è quella di fornire punti di vista nuovi rispetto alle normali relazioni, sempre con gli stessi schemi. Days with My Stepsister (12 episodi) ci riesce: Yuuta è un ragazzo molto apatico, cresciuto senza una madre e disinteressato al mondo femminile. Un giorno però il padre si risposa e lui si trova a dividere la casa con una sorellastra, Saki Ayase, una ragazza bellissima e misteriosa, che frequenta la sua stessa scuola e sulla quale circolano strane voci. I due, con un carattere simile, si mettono d’accordo sin da subito di non creare inutili rapporti familiari, basati su ipocrisie e forzature, tuttavia col passare dei giorni scoprono di avere più punti in comune di quanti avrebbero mai immaginato: così Yuuta, fuori posto con le ragazze, entrerà pian piano in confidenza con la nuova sorella e altre sue amiche, mentre Saki, dal carattere indipendente, inizierà a fare affidamento sul fratellastro per i problemi scolastici e lavorativi che la attanagliano. La convivenza proseguirà quindi migliorando, ma solo il tempo chiarirà quali limiti potranno essere sorpassati e quali no.
La visione di un anime del genere potrebbe rievocare immagini (se è porno tolgo!) differenti dal contenuto, perché Days with My Stepsister è un romance psicologico con poca malizia e tanta costruzione narrativa. Se oramai i titoli di questo genere scorrono velocemente, tra comportamenti impacciati, irrealistici, con tresche di ogni genere, la storia di Saki e Yuuta è un concentrato di istantanee di pensieri e dilemmi, che scandiscono con calma le giornate dei due ragazzi. Tutti i concetti, a partire dal tema principale (che sembra sempre solamente sfiorato) non vengono spiegati, ma narrati attraverso monologhi e profondi discorsi (quasi contorti). Il velo profondo di apatia in cui si avvolgono i personaggi ben si integra con la costruzione della regia, che rende l’anime un piccolo gioiellino: non solo lo Studio Deen (quello di Konosuba) utilizza una tecnica quasi cinematografica, dalle strane inquadrature, alle ambientazioni, sino alle musiche, ma anche i silenzi e le pause sono collocati in modo da far trapelare insicurezza, silenzio e paura. Insomma, se tollerate gli anime lenti e cercate un romance diverso dal solito, con tanta psicologia, questo non dovete perdervelo.
6 – Pseudo Harem
Non fatevi ingannare dal titolo frivolo. Pseudo harem (12 episodi) non è il tipico anime acchiappa perversioni, ma una vera e propria commedia romantica, piacevole, tenera e divertente: Eiji Kitahama è un ragazzo che frequenta le superiori e che fa parte del club di teatro della scuola. Un giorno incontra Rin Nanakura, sua kohai, alla quale fa un provino spacciandosi per il popolare presidente del club, facendole uno scherzo; la ragazza però è piuttosto brava e sfacciata, e usa le sue doti recitative per plasmare molteplici personalità con le quali interagire con il suo senpai, creando appunto uno pseudo-harem. Le giornate passeranno spensierate tra i due ragazzi, che potranno sperimentare le loro doti in molteplici situazioni e scenari, finendo pian piano per apprezzarsi, ed innamorarsi.
L’anime dello studio Nomad quindi racconta un rapporto tra due compagni di classe sotto molteplici aspetti (interpetati da Rin con le classiche figure che tanto adoriamo, dalla civettuola alla tsundere) che cresce nel tempo, passando da situazioni imbarazzanti e affermazioni amorose dette “per scherzo” a un rapporto vero e proprio. Un’evoluzione simile a titoli recenti come Insomniacs after school o Kaguya-sama, dove in modo più diretto e veloce i due finiscono per attrarsi a vicenda; non servono fanservice o scene smielate oltremisura, perché Pseudo Harem si regge benissimo su un’impalcatura di ironia, situazioni pucciose, e una serie di episodi della vita scolastica di tutti i giorni. Il tutto incorniciato da disegni caratteristici, con lineamenti piacevoli e corposi, e illustrazioni ricche di colore. Insomma, ci troviamo di fronte ad un romance di spessore, che inaspettatamente in una sola stagione sa concludersi in modo ottimale e senza lasciare alcun “fastidio” allo spettatore. Consigliato agli amanti del genere harem, ma anche a tutti coloro che vogliono semplicemente un po’ di serenità.
5 – Quality Assurance in Another World
In questa stagione fatta di molte stranezze animate inseriamo anche un titolo che come molti dei precedenti paga probabilmente un po’ le scelte stilistiche, ma che dopo il successo di Shangri-La Frontier costituisce uno dei pochi buoni tentativi di anime legati ai videogiochi. Haga, un ragazzo dall’età ignota, sta lavorando come de-bugger per un imponente gioco in realtà virtuale, quando per qualche strano motivo gli viene impedito il logout. Non si perde però d’animo: ogni giorno continua meticolosamente a segnalare errori e a proseguire tra i vari scenari del gioco, viaggiando da un villaggio all’altro, con la speranza che questo gli permetta di sloggarsi. La sua avventura prosegue in solitudine, sino all’incontro con una ragazza di Nome Nikola, una NPG, che però sogna di fare la sua stessa professione, ovvero il seeker. Da questo momento in poi Haga e Nikola dovranno vedersela con le leggi di del gioco e con gli altri colleghi rimasti in questo mondo, i quali, anziché proseguire con il lavoro, hanno iniziato a fare cheating sfruttando proprio le tavolette per le segnalazioni, le debug stones, che tutti i seeker hanno a disposizione.
Nonostante l’inizio che richiama inevitabilmente a Overlord e nonostante l’assenza di particolari innovazioni nel genere, questo titolo sa catturare l’attenzione con la costruzione di un’avvincente avventura incentrata su debug e missioni secondarie, con risvolti piuttosto misteriosi. I punti di forza sono molteplici: sviluppi rapidi, combattimenti intriganti con escamotages ragionati, l’introduzione delle diverse aree e dei personaggi che avviene per blocchi come in un vero videogioco, e discorsi piuttosto coinvolgenti e non banali. Che la narrazione fatta dallo Studio Palette sia solida si capisce dal fatto che più si proseguono gli episodi e più si rimane attratti dalle storie inserite: avvenimenti strazianti, coraggio, difficoltà, dilemmi morali… sono molti gli attimi di sconforto che ti entrano nel cuore, così come le scelte che ti fanno tifare per l’uno o per l’altro personaggio, mitigati da combattimenti e curiosità sul gioco. Le animazioni invece, come già detto, sono in uno stile “ambiguo” che sembra uscito da un videogioco della Nintendo, un po’ scomodo da sopportare nella prima ora, ma alla lunga si assimilano senza problemi. Se guarderete quest’anime aspettatevi colpi di scena inaspettati, che saranno graditi soprattutto ai videogiocatori!
4 – Senpai is an Otokonoko
Titoli simili, che si curano di temi cari al mondo LGBT+, incorrono facilmente in banalità, pomposità, o in messaggi triti e ritriti che non portano a nulla se non a episodi noiosi e irreali. Non è però il caso di Senpai is an Otokonoko, che in modo piacevole e delicato riesce a raccontare in modo stimolante la storia di Makoto: il ragazzo è cresciuto circondato da cose carine, ma quando inizia a manifestare dei desideri tipicamente femminili viene oppresso dalla madre. Makoto vive un conflitto interiore, ma decide di sopprimere i suoi impulsi a casa, per vestirsi come gli piace, ovvero come una ragazza, solamente a scuola, lontano dagli sguardi della madre. Qui incontra Saki, una sua kohai che si dichiara a lui scambiandola per una ragazza: nonostante l’abbaglio Saki non demorde e si unisce al duo formato da Makoto e Ryuji, suo unico amico sin dalle elementari. Il ragazzo vorrebbe solamente trascorrere le giornate in tranquillità, ma finirà per trovarsi nel mezzo di un triangolo amoroso che lo porterà ad affrontare questioni sopite da tempo.
Con ottime animazioni e una regia da serie televisiva di primo livello, l’opera dello studio Project No.9 è molto più profonda e completa di quanto ci si possa aspettare dalle premesse (come Butareba dello stesso studio). Innanzitutto racchiude tutte le problematiche legate alla “differenziazione” tra cosa può fare un maschio e cosa può fare una femmina, soprattutto riguardo alle imposizioni ricevute da piccoli, come per i giochi, e lo fa senza inutili sofismi; in secondo luogo tratta in modo delicato, gentile e dolce, molti pregiudizi, estesi anche alla sfera familiare; infine, devo ribadirlo, viene costruita una storia dove non ci sono concetti o personaggi a cazzo, e nemmeno slogan senza logica (sempre troppo comuni), ma ottimi messaggi, assemblati con maestria e armonizzati nella struttura dell’opera. Anche animazioni e colonna sonora sono di qualità, nonostante si noti un calo dopo le prime puntate, con un po’ di CGI e tantissime scenette stilizzate (per i momenti di gag) che alla lunga stonano. Nel complesso però è un’opera piacevole, sia graficamente che narrativamente, la quale sfiora attimi strazianti e difficili da sostenere a livello emotivo per creare un solido slice of life scolastico.
3 – Makeine: Too many losing heroines!
Rimaniamo nell’ambito della scuola per presentarvi l’anime che conquista per primo il podio, seppur l’ultimo scalino, ovvero Makeine (12 episodi). Come vive la vita scolastica chi viene rifiutato dopo essersi dichiarato al suo primo amore? C’è lo racconta questa divertente rom-com dove un ragazzo, Kazuhiko, si troverà a fare amicizia con un gruppo di ragazze sfortunate in amore, ma che trovano comunque il coraggio di andare avanti. Per una serie di circostanze assurde dapprima lo studente si troverà a costruire uno strano rapporto di amicizia con Anna, la ragazza più popolare della classe, e poi finirà accalappiato in tutta una serie di dinamiche sociali all’interno della scuola: tra queste includiamo l’incontro con altre due ragazze, Lemon e Chika, che hanno patito la stessa sorte di Anna. La vita di Kazuhiko cambierà, tra pause pranzo, gite, confessioni ed esperienze maturate nel club di letteratura. Una ventata inaspettata di energia e colori dallo studio A1-Pictures, che non ci propone la solita commedia ritrita, ma una narrazione ricca di novità per il genere, perché Makeine è tutto fuorché scontato!
Ho iniziato questo anime quasi di malavoglia, dato che sembrava la classica commedia scopiazzata, ma sono bastati pochi episodi per vedere la realtà: una regia che trasmette sensazioni alla Summertime Rendering e Zom 100, una narrazione favolosa, personaggi “tipo”, ma ben caratterizzati, e soprattutto siparietti realmente divertenti e coinvolgenti (e non le solite imbarazzanti battute). Dopo le scene accalappia visualizzazioni della prima ora, fiorisce una componente umoristica fresca e senza traumi dietro l’angolo: in verità un po’ di tristezza c’è, ma dopo ogni picco scompare dietro alle reazioni dei personaggi, che sanno trasmettere emozioni spontanee, non forzate, e molte volte appunto spiazzanti per umorismo; sia le ragazze che i ragazzi, e in particolar modo il quartetto dei protagonisti, sapranno accalappiarvi grazie alla loro simpatia. Il meglio però lo da l’animazione: scene curatissime, con più focus contemporanei sullo schermo e dettagli che vanno dalla gestualità, mai trascurata, agli effetti scenici, come per l’acqua o per il cibo; ci sono persino varie chicche nascoste negli episodi (come il “NTR” nella scena del camerino). Insomma, un tripudio di colori e di emozioni da vedere obbligatoriamente, anche se siete prevenuti su questo genere.
2 – The Elusive Samurai
Di opere ambientate nel Giappone feudale, con eroi imponenti, ne abbiamo a bizzeffe, ma questa aggiunge qualcosa di diverso al panorama: Hojo Tokiyuki è solo un ragazzino a cui piace scappare dai problemi politici e dai suoi educatori, quando si trova coinvolto in un colpo di stato; se il nome non vi suona sconosciuto è perché l’opera è basata sulla vera storia di Tokiyuki Hojo, sopravvissuto alla caduta del suo clan nel 1333. In quanto figlio dello shogun il ragazzino diventa così una “pedina” fondamentale per l’esito della guerra. Tokiyuki si troverà dunque a dover fuggire per sopravvivere, e stranamente, anche questo risveglia in lui un inaspettato piacere. Grazie ad un sacerdote che sembra conoscere tutto di lui e del suo futuro andrà così alla ricerca di nuovi compagni d’armi che lo accompagneranno nelle sue imprese come vassalli e fidati amici. Tra sotterfugi, strategie, trappole e manovre politiche, e qualche dure battaglia, Tokiyuki e la sua squadra partiranno alla riconquista del Giappone, con l’intento di sconfiggere l’armata di Ashikaga Takauji.
Fino al fotofinish The Elusive Samurai (12 episodi) ha meritato il primo posto, ma il giudizio complessivo “paga” di una conclusione troppo blanda, mentre il primo classificato, come vedrete, ha dato il massimo proprio alla fine. Nonostante l’anime puzzi di “già visto” da una lontananza che nemmeno il sommo Sadamune saprebbe individuare, riesce a sorprendere con una serie di fattori che solamente l’autore di Assassination Classroom avrebbe saputo intrecciare. Per prima cosa un contesto che, tra medioevo e combattimenti, è invidiabile e fa riemergere i ricordi di qando guardavamo Inuyasha; poi c’è l’ottimo lavoro dello studio Cloverwork che innalza tutto a livelli epici, investendo su un’opening superba, animazioni eccezionalmente fluide e piacevoli, dialoghi costruttivi e uno stile fedele al manga; infine c’è quel divertente mix tra tradizione e dinamiche moderne, tra serietà (con scene crude e sanguinose) e commedia che ti tiene incollato allo schermo. Insomma, un anime bilanciato, ma esaltante, dove la quarta parete sembra spesso molto sottile e dove basta un’espressione a far vivere mille emozioni allo spettatore.
BONUS
The Magical Girl and the Evil Lieutenant Used to Be Archenemies
Sulla scia di titoli quali Love after world domination dove una ragazza e un ragazzo appartenenti a fazioni nemiche si innamorano, anche in questo titolo vedremo la relazione segreta tra la maghetta Mimori Byakuy e il capo dell’organizzazione malvagia Mira. Dopo un palese tributo a Sailor Moon e sviluppi molto veloci (11 minuti per episodio sono inaspettatamente ottimi per questo titolo) abbiamo simpatici sviluppi, scenette da rom-com e persino del mistero. Molto puccioso, con disegni ammalianti e personaggi rispettabili, il titolo tratto da una serie di tre volumi di SQUARE ENIX ha una formula semplice, ma che regge benissimo: comicità, amore e una protagonista carinissima dall’innocenza disarmante!
My Deer Friend Nokotan
L’anime che ha dominato nei meme iniziali della stagione non è altro che la storia di una ragazza cervo (Shikanoko) che semina il panico a scuola. Questo titolo nonsense, stupido come pochi, è stato di gran lunga acclamato dopo le ottime scelte iniziali, tra battute, reference ed eccessi annessi: troverete citazioni su ogni cosa esistente, dai manga (Detective Conan, Tokyo Revengers, Ken il Guerriero e L’Uomo Tigre, giusto per citarne alcuni), ai videogiochi (come il “You Deer” di Dark Soul), ai film (come Rambo). A questo si aggiungono la quarta parete che salta di continuo, un’opening che ti entra in testa come la canzone delle Lego, giochi di parole, parodie e gag estremizzate; tutto ottimo, ma questo non basta a farne un anime strutturato, perché ritmo e originalità si perdono lungo il tragitto e le battute diventano ripetitive. Almeno il primo episodio è un obbligo, guardatelo!
Sakuna: Of Rice and Ruin
In questa stagione non si può lasciar fuori un’anime grazioso e al contempo profondo come questo: tratto da un videogioco indie, la storia della viziata dea Sakuna, e di come ricostruirà la sua vita a partire dalla coltivazione del riso, è un qualcosa di davvero curioso. I punti di forza narrativi sono molti: temi importanti (tra morte, lavoro, merito e coraggio), personaggi che maturano con il tempo (c’è del normale egoismo nella protagonista, e non si vede spesso negli anime), discussioni concrete, messaggi di collaborazione e solidarietà, ma anche tante informazioni legate al riso e alla sua crescita (carina la canzone del raccolto) e qualche scena di lotta concitata. Insomma, un anime completo, grazioso, classico, con atmosfere da videogioco e colori accesi, che vi sembrerà tanto più bello quanto grande è i vostro interesse verso la tradizione giapponese. Vi chiederete, come mai non è nella top 10? Principalmente per questioni di pubblico, perché lo studio P.A. Works ha fatto un ottimo lavoro.
Alya Sometimes Hides Her Feelings in Russian
Le storie sentimentali di ascesa scolastica (come Kaguyasama) sono comuni, e anche qui vedrete poche novità. Alisa è una ragazza timida, che esprime le sue emozioni in russo, e Kuze, che lo capisce, farà di tutto per aiutarla a diventare rappresentante degli studenti. Attimi di depravazione a parte (tra inquadrature e teatrini amorosi) che ne abbassano il livello, il titolo è meno mediocre di quanto sembri: molti discorsi sono piacevoli e interessanti (soprattutto per dei nerd), la comicità è stranamente buona rispetto alla media del genere, così come le situazioni narrate e i risvolti delle relazioni; per esempio si vedono cattiverie/scherzi realistici, realmente percepiti come tali, e non le solite inezie da rom-com. Complessivamente migliora nel tempo: le scenette da fanservice calano, la gag dei discorsi in russo regge, la grafica resta ottima, e la storia si struttura tra misteri, duelli verbali e piacevoli momenti di ricordi. Insomma, pur nella sua “classicità” è un anime piacevole e sopra la sufficienza.
The Strongest Magician in the Demon Lord’s Army was a Human
Come spoilerato dal titolo, Ike è un umano che lavora come comandante stregone presso l’armata del re demone, secondo uno schema narrativo che (come noterete già dalla sigla) è il solito degli ultimi 5 anni. Il titolo è sicuramente affossato dall’animazione dello Studio A-CAT, giustificato sicuramente dal budget per una serie simile: inguardabile, con scene riempitive e ripetute (anche riciclate), CGI al limite del sopportabile, poco realismo (pathos quasi inesistente) e limitata dinamicità. Passato questo scoglio però la storia è abbastanza coinvolgente: gli sviluppi non sono così scontati e ci sono strategie di guerra serie che non ricadono nel solito scontro 1 vs 1. Inoltre il protagonista ha una forza bilanciata e un buon background (teatrini amorosi a parte). Una storia standard senza forzature, con ottimi messaggi e qualche episodio interessante, che soffre una conclusione frettolosa.
Dahlia in Bloom: Crafting a Fresh Start with Magical Tools
L’anime è un’isekai ambientato in un mondo magico, ma entrambe le caratteristiche potrebbero tranquillamente essere messe da parte perché ininfluenti ai fini della trama. Dahlia in Bloom parte sulla scia di Sugar Apple Fairy Tale, con tutte le caratteristiche di un isekai romantico: buoni dialoghi, background ragionati, una relazione tossica e ottimi spunti amorosi. Le qualità iniziali sono innegabili anche dal lato artistico, con disegni ruvidi, ma graziosi, e un’ambientazioni tra oggetti e paesaggi piuttosto piacevole. Purtroppo però il titolo peggiora con scene inutili, tagli ad cazzum, momenti cringe (come per la scena della preghiera) e discorsi che sembrano quelli dei video amatoriali. Tanto potenziale sprecato e troppe scene chill, ma si lascia comunque guardare e può sempre rinascere in una seconda stagione.
ATRI -My Dear Moments
Questo titolo con tante pecche, a partire da una narrazione piuttosto lenta che si dilunga su fatti complessivamente inutili, è in realtà forse il miglior slice of life della stagione: le vicende di Natsuki e dell’androide Atri in questo distopico mondo offrono infatti tanti spunti riflessivi, soprattutto in ottica futuristica e umana. Il finale può piacere oppure no, così come il rafforzamento della parte sentimentale, e proprio per questo potreste trovarlo un capolavoro o l’ennesimo titolo fantascientifico assemblato alla rinfusa. Di certo non è per cuori delicati: il sentore che qualcosa non vada per il verso giusto c’è dai primi minuti, con le vicende che oscillano tra il dramma e la spensieratezza, ma scorrono bene grazie all’ottimo lavoro dello studio TROYCA. Prima di dropparlo guardatevi qualche episodio e capite se è nelle vostre corde!
VTuber Legend: How I Went Viral after Forgetting to Turn Off My Stream
Se avete apprezzato My Deer Friend Nokotan allora non potete perdervi l’altro stagionale fatto di assurdità disarmanti e live osceni, ovvero l’anime dedicato alle dirette “sbagliate” di una dolce streamer dall’animo da scaricatore di porto. Tanaka è infatti una “VTuber” che fa live piuttosto pacate, ma una sera…. non vi spoilero l’inizio perché è forse la parte migliore della serie! Non fatevi ingannare dalla tipologia di disegni piuttosto fastidiosa, almeno all’inizio: se passate questo scaglione vi troverete di fronte a conversazioni surreali, con chiacchere da bar ricche di scurrilità e volgarità, in ogni direzione. Se cercate qualcosa di nuovo in questa stagione dategli una possibilità!
1 – Wistoria: Wand and Sword
Quasi ignorato negli annunci (un po’ come per il vincitore della precedente stagione) questo MASHLE in chiave decisamente più autorevole racconta una magnifica storia di rivalsa: Will Serfort è un ragazzino senza poteri, che lotta per diventare un Magia Wender, uno dei massimi esponenti del mondo magico, i quali stanno situati sulla sommità di una torre; il motivo? la sua più cara amica si trova già lì e Will vuole raggiungerla a ogni costo. Il nostro protagonista darà quindi fondo allo studio e alle sue incredibili capacità fisiche per riuscire a superare le sfide scolastiche, a partire dal torneo del Crown Attack fino alla raccolta di crediti contro i mostri del dungeon situato sotto la scuola: il ragazzo dimostrerà così le sue qualità, non solo ai pochi alleati che lo hanno sempre sostenuto, ma a tutti coloro che non approva la sua presenza, proprio per la sua “incapacità” nell’utilizzo della magia. Will dovrà affrontare ostacoli che sembrano insormontabili per avvicinarsi al suo obiettivo.
Che quest’anime (12 episodi) sia da annoverare tra i grandi di questa stagione si nota già dal primo episodio, con regia, musiche, e tempi di scena che lasciano il segno. Tra tutte le eccellenze è lo stile animato dello studio Actas, in collaborazione con la BANDAI NAMCO Pictures, a risplendere: con uno strano mix di animazioni che sembrano generate dall’AI con ombre nette, colori scuri e personaggi spigolosi (uno stile che mi ha vagamente ricordato l’anime di Sasso, Carta, Forbice), ogni momento tragico viene esaltato e ogni duello innalzato a maestoso combattimento. Questi scontri però non sono altro che l’impalcatura di una storia classica, ma curata: un pizzico di Black Clover e di Tower of God, assonanze con il recente Seven Spellblades, e soprattutto stesse atmosfere di DanMachi (d’altronde l’autore, ne avrete il sentore, è lo stesso). I colpi di scena in concussione e le intriganti dinamiche della scuola di magia vi cattureranno, così come il carisma dei personaggi principali (con motivazioni personali di spicco, seppur non nuove) che sono illustrati con fascino, nel bene e nel male; anche per questo le sensazioni trasmesse nei combattimenti sono da urlo, e si accrescono fino allo stupendo finale di stagione, che vi farà trepidare come a un concerto. Qualche difetto c’è, come il calo grafico in alcuni episodi o le schede dei personaggi impossibili da leggere senza far pausa, ma per il resto è un vero gioiello e varrà ogni minuto del vostro tempo!