Torniamo nello spazio con la recensione della serie completa di Dosei Mansion della mangaka Hisae Iwaoka, già autrice di Fiori di Biscotto. La conclusione di uno dei primi manga portati in Italia da BAO Publishing con la sua collana Aiken, di cui avevamo già recensito il primo volume, ci ha regalato emozioni ma non senza rimanere esente da critiche. Tra parole come famiglia, solidarietà e piramide sociale si toccano temi importanti ma con tratti di superficialità anche se il disegno della mangaka rimane sempre una garanzia in fatto di bellezza visiva.
Gli esseri umani, in futuro dalla linea temporale tutt’altro che definita, vivono su un sistema ad anelli lontano dalla Terra, inabitabile e misteriosa. Gli anelli ospitano tre livelli distinti: quello superiore, quello medio e quello inferiore. Si apprende subito di come la popolazione sia collocata in questa gerarchia quasi esclusivamente per diritto di nascita: sono poche le possibilità che un abitante del livello inferiore possa ascendere a quello superiore se non per motivi lavorativi. Inoltre, non è detto che una volta arrivatovi possa restarci: anche un piccolo errore può comportare di dover tornare giù, inesorabilmente e senza diritto di replica. Come è facile immaginare e come la letteratura in materia ci insegna, ai vari livelli corrispondono differenti condizioni salariali, una diversa assistenza sanitaria (che a dire il vero è disponibile solo a partire dal livello medio) e qualità della vita. Finanche la luce solare è un esclusivo privilegio degli abitanti dei livelli superiori, condannando le persone che vivono negli altri livelli a seri problemi di salute.
- Titolo originale: Dosei Mansion
- Titolo italiano: Dosei Mansion
- Uscita giapponese: 2006 – 2011
- Uscita italiana: 9 maggio 2019 (primo volume)
- Numero di volumi: 7 (completa)
- Casa editrice: BAO Publishing
- Genere: fantascienza, drammatico
- Disegni: Hisae Iwaoka
- Storia: Hisae Iwaoka
- Formato: Brossurato 12,6 x 18
- Numero di pagine: 192
Abbiamo recensito Dosei Mansion tramite volumi stampa forniti gratuitamente da BAO Publishing.
In questo panorama troviamo Mitsu, un adolescente del livello inferiore appena diplomato e pronto a fare il suo ingresso nel mondo degli adulti ed in particolare nella Associazione dei Lavavetri. Avete capito bene, sì: lavavetri. Dovete sapere che gli anelli che costituiscono i livelli medio e superiore godono di una vista panoramica sul pianeta Terra. Le immense vetrate che li circondano sono esposte alle radiazioni solari, alle tempeste e all’aggressione di meteore e perciò necessitano di continui interventi di manutenzione e pulizia da parte dei lavavetri. Il loro è un lavoro pericoloso non solo perché durante le missioni in esterno possono essere travolti da potenti raffiche di vento ed essere feriti, ma anche perché la continua e prolungata esposizione alle radiazioni ne compromette la salute a lungo termine.
Quindi perché un sedicenne come Mitsu dovrebbe decidere di intraprendere una carriera così onerosa in termini umani e fisici? Mitsu è solo. Suo padre faceva anch’egli il lavavetri, ed è tragicamente scomparso in un incidente di lavoro. Sin da subito appare chiaro ed evidente il legame che il protagonista coltiva nei confronti di una figura paterna di cui ha ben pochi ricordi, ed è anche così spiegato il motivo dietro la sua scelta. Chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha pensato di seguire le orme dei propri genitori? La figura di Aki (questo il nome del padre) resterà una costante durante tutta la narrazione, lo vedremo attraverso gli occhi e i ricordi di molti dei personaggi. Mitsu intraprende così un viaggio alla ricerca del padre, che si concluderà in realtà con la scoperta di sé stesso.
Parole d’ordine: solidarità e famiglia
Possiamo dire che i primi quattro volumi di Dosei Mansion siano preparatori nei confronti dei conclusivi: seguiamo Mitsu e la squadra di lavavetri nelle missioni e negli incarichi che vengono loro affidati dagli abitanti dei livelli superiori (non dimentichiamo che sono questi a beneficiare della gran parte delle prestazioni dell’Associazione), tracciando così un primo schema delle relazioni che intercorrono tra i vari livelli. L’arroganza di quella che possiamo definire una aristocrazia, si scontra con l’umiltà di Mitsu, religiosamente dedito alla pulizia delle vetrate. I primi godono del panorama solo perché gli ultimi mettono a rischio la propria vita, e non sempre vengono premiati o ringraziati per il loro lavoro. E poi c’è il signor Jin, anziano mentore di Mitsu che nutre una antica diffidenza nei confronti degli abitanti dei livelli superiori. Sempre in questa incubatrice, Mitsu deve superare una grande sfida: farsi accogliere e accettare dall’Associazione, che lo considera solo l’ombra del padre Aki, e quindi privo di particolari doti o talenti. A dare voce a questa dinamica troviamo Makoto, il primo antagonista che incontriamo lungo il cammino. Un elemento di contrasto che non verrà mai meno è dato dalla rappresentazione della famiglia nei due livelli.
Nonostante le difficoltà iniziali, Mitsu verrà accettato; “io ti accetto” dirà Makoto nel proseguire della storia. Di fatto il giovane protagonista non sarà mai solo, sarà anzi il figlio di tutti: attorno all’associazione dei lavavetri orbitano la famiglia di Jin, quella di Kageyama (la figura che più di tutte costituisce per Mitsu un modello da seguire), quella dello studioso Souta, il solitario Makoto e la signorina Sachi, per citarne alcuni. Tutti loro, insieme, appaiono sempre legati da un sentimento di fratellanza e solidarietà che li porta a condividere il sonno, la casa e gli affetti tutti, in una rete di reciproca cura. Al livello superiore spiccano invece personaggi soli e malinconici, intrinsecamente attratti dall’alone di purezza ed equilibrio che i lavavetri portano insieme al loro lavoro. Saranno innumerevoli le chiamate da parte dei clienti che Mitsu riceverà nell’interfono, arrivando a sviluppare con alcuni di essi un rapporto di amicizia e familiarità, in un certo modo. A dipingere questa dicotomia è la resa degli spazi domestici e della vita quotidiana all’interno degli anelli.
Terra, ultimo desiderio di una crescita costante
Del livello inferiore come di quello medio, ci vengono mostrate strade dense di persone, scorci allegri e vitali come una fiera, una bancarella o un ristorante dove riunirsi a cenare con gli amici. Del livello superiore conosciamo invece solo cubicoli di vetro da cui gli abitanti, ricchi ma soli, osservano il mondo attraverso un filtro di bellezza che di fatto non possono condividere con nessuno. In mezzo a questa diversità spicca prepotentemente un desiderio comune e nostalgico: quello di tornare sulla Terra a ricominciare una nuova vita. In questo spiraglio si inserisce quello che è forse il personaggio più oscuro di tutti, Nishimaru. Dietro all’obiettivo di costruire una navicella per spedire un volontario sulla Terra, attirare in questo modo le attenzioni del livello superiore e con esse la speranza di una rivalsa, si celano un passato drammatico ed un fine oscuro che saranno svelati ad un ritmo coinvolgente ed incalzante negli ultimi volumi del ciclo narrativo. In realtà, con questo personaggio, serpeggia anche il motivo più complesso e controverso di Dosei Mansion: la lotta di classe.
Dovrete aver sicuramente pensato che una piramide sociale come questa potesse in qualche maniera generare malcontento negli strati inferiori, e che sicuramente fosse una sistemazione discriminatoria e priva di qualsiasi concetto di giustizia o meritocrazia. Ecco, è qui che muoviamo la prima grande critica a Dosei Mansion. La lotta di classe fallisce miseramente. Non perché sia stata combattuta e persa una battaglia, ma perché Mitsu e i suoi valori di eroe positivo quali l’onestà, la dedizione e lo spirito di sacrificio, sanciscono la vittoria di chi sa restare al suo posto. È il trionfo del tutto anacronistico di chi ogni giorno ripete un solo mantra con la placidità dell’agnello: metti la cera, togli la cera. Non è realistico né reale pensare che tutti amino il proprio lavoro, che desiderino morire per esso, che si sentano indispensabili grazie ad esso. Anche se si tratta di tirare a lucido una vetrata dalla quale non potranno neanche mai ammirare il panorama. La felicità che i personaggi riescono a raggiungere, appare forzata e avvelenata da un atteggiamento di passiva accettazione della propria condizione che a tratti definiremmo addirittura malavogliano.
Tutti i personaggi, antagonisti compresi, vivono un processo di miglioramento e crescita positiva. Pensiamo anche a Souta, il giovane studioso che ambisce a riprendere il suo vecchio lavoro in un laboratorio del livello superiore. Per farlo sembra disposto a sacrificare il suo matrimonio e la sua felicità; il bisogno di rivalersi e riscattarsi da solo, appare più forte di tutto. Eppure, sarà proprio lui a disinnescare la rivolta, portando letteralmente in salvo la speranza che tutto resti immutato o che cambi pacificamente. Se è vero che la speranza è l’ultima a morire, è anche vero che in nessun caso potrà sottrarsi alla morte. Dosei Mansion è una storia di speranza per il illusi, ci piace pensare.
Poco rosa non colora il mondo
Infine, ma non per importanza, ci sentiamo di spendere qualche parola sulle figure femminili presenti nella storia. I personaggi rosa spiccano per essere servizievoli, dediti quasi esclusivamente alle faccende domestiche ed esasperatamente votati al sacrificio personale in nome dell’amore. In una profusione di scuse e cure, rimane impresso come uno di loro chieda perdono per aver testualmente alzato la voce durante un discorso di incoraggiamento naturalmente rivolto al marito, su cui si riversano ambizioni personali e ammirazione. Risuona tra molte delle coppie presenti il mito di Adamo ed Eva: ripopolare la Terra sì, ma sempre e solo grazie all’ingegno maschile con cui sarebbe possibile raggiungere il pianeta lontano e silenzioso.
L’umanità vive su un anello che orbita intorno alla Terra, a 35 chilometri dalla superficie terrestre. Il pianeta, dall’ecosistema compromesso, è ora una gigantesca oasi naturale. La popolazione dell’anello è strettamente divisa in classi sociali condizionati dall’abitare nel livello superiore, in quello medio o in quello inferiore. Chi se lo può permettere, di tanto in tanto paga dei lavavetri per vedere meglio lo spazio, e soprattutto la terra. Mitsu, fresco di licenza media, decide di diventare lavavetri, per onorare la memoria del padre, che un giorno è uscito per un incarico di pulizia e si è perso nello spazio… oppure è caduto sulla terra?
Una storia delicata, originariamente uscita a puntate sulla prestigiosa rivista Ikki Magazine, definita da rapporti umani tratteggiati con rispetto e realismo da Hisae Iwaoka, una mangaka di razza, finora inedita in italia.
Sostieni Akiba Gamers acquistando su Amazon attraverso questo link!
A chi consigliamo Dosei Mansion?
Dosei Mansion è un titolo particolare che può sicuramente piacere agli amanti della fantascienza e delle avventure spaziali in generale. Lo consiglio anche a coloro che amano le storie lineari e semplici corredate di uno stile di disegno personale e poco commerciale. Sconsigliato, invece, a coloro che sono alla ricerca di un seinen dai toni cupi o temi troppo profondi.
- Linguaggio semplice ed espressivo
- Lettura scorrevole
- Stile di disegno singolare e caratterizzante
- Edizione italiana ben curata
- Trama inizialmente lenta e ridondante
- Alcuni dei personaggi sono esasperati (ed esasperanti)
Dosei Mansion
Una distopia positiva per gli amanti del lieto fine
L’intera serie, nel complesso, non tradisce le nostre aspettative iniziali. La narrazione è piacevole e sa maturare nel tempo senza fretta e senza lasciare nulla al caso. Tuttavia, non si può dire che la storia sia all’inizio particolarmente avvincente, ed è per questo che consigliamo a tutti i nostri lettori di superare le fasi di avvio della trama. Promettiamo che non resteranno delusi. Dosei Mansion offre una infinità di spunti di riflessione su più livelli di profondità, aprendosi di conseguenza ad un pubblico davvero variegato. È una distopia positiva che vale la pena di conoscere e con cui è piacevole confrontarsi, che infonde serenità e fiducia anziché paura e disperazione. Una storia di forza, determinazione e amore che in altre parole dipinge davvero un futuro a cui vien voglia di strizzare l’occhio. Questa è l’unica caduta libera che potrete fare in sicurezza, con Mitsu: correte solo il rischio di trovare voi stessi.