Secondo un articolo pubblicato da Abema Times lo scorso lunedì, è stato accertato che in Giappone sono sopravvissute solo 4.000 sale giochi (Game Center, come vengono chiamati in patria) alla fine del 2018, contro il picco delle 26.000 registrate nel 1986.
Secondo i gestori delle sale giochi di Tokyo “Game Spot Versus” e “Game Newton”, gran parte della colpa è da attribuire ai giochi per console e smartphone, che si sono evoluti sino ad eguagliare le macchine arcade, ma anche dal fatto che i giocatori possono connettersi tramite internet e giocare in multiplayer senza doversi dare appuntamento in sala giochi. C’è ancora molta gente che gioca a classici come Street Fighter II; per questa ragione, col tempo, l’età media dei frequentatori delle sale è cresciuta, con tornei abituati ad accogliere gente che supera i quarant’anni. Sono state molte le sale indipendenti a chiudere i battenti in questi ultimi anni, come la caratteristica Anata no Warehouse Kawasaki, nei pressi di Yokohama, che cesserà di esistere a partire da questa domenica.
Per quanto concerne la nostra esperienza nelle sale giochi nipponiche, possiamo confermarvi che delle classiche sale autonome contenenti solo cabinati da gioco se ne vedono sempre meno; è più frequente invece imbattersi in catene come Club SEGA e TAITO Station, che ai videogiochi più moderni affiancano interi piani dedicati agli Ufo Catcher, alle Purikura e ai Medal Game (simili, per concezione, ai Pachinko). Tra i cabinati più popolari, quelli con meccaniche gacha simili ai giochi per cellulare, che elargiscono carte o speciali gettoni che è possibile utilizzare creando un proprio profilo di gioco, come il gettonatissimo Fate/Grand Order Arcade.
Ci auguriamo che in qualche modo l’industria delle sale giochi riesca a recuperare terreno in qualche modo e che ci sia un ritorno di fiamma anche da parte dei giocatori più giovani.
Fonte: Abema Times via Anime News Network