Era il lontano 1973, quando la casa editrice Kobunsha pubblicò per la prima volta Nihon Chinbotsu (日本沈没), romanzo di matrice catastrofica nato dalla brillante mente di Sakyō Komatsu, autore riconosciuto sul suolo nipponico come uno dei maggiori esponenti della letteratura fantascientifica giapponese. Il successo di questo romanzo fu a dir poco straordinario. Infatti quest’ultimo, oltre a superare i 4 milioni di copie vendute, ha anche ricevuto diversi riconoscimenti. Tra questi spiccano senza dubbio il primo premio al 27° Mystery Writers of Japan Award ed il Premio Seiun come miglior romanzo giapponese dell’anno. Nel corso degli anni, cavalcando l’onda dei successi ottenuti dal romanzo, sono stati realizzati diversi adattamenti cinematografici, due dei quali curati dallo stesso Komatsu. Entrambe le pellicole hanno ricevuto critiche più o meno contrastanti evidenziando i pregi e i difetti di un adattamento che, seppur non perfetto, rimaneva comunque accettabile. A tredici anni di distanza dall’ultimo adattamento cinematografico basato sulle pagine scritte da Komatsu, è stata annunciata nell’ottobre del 2019 la produzione di un nuovo adattamento animato, curato dal celeberrimo studio d’animazione Science SARU, che ha avuto l’arduo compito di svecchiare il romanzo rendendolo più affine ai giorni nostri. Nihon Chinbotsu 2020, rilasciata su Netflix a partire dal 9 luglio 2020 e nota in tutto il resto del mondo con il titolo inglese Japan Sinks 2020, si presenta dunque come un’opera che tenta di riprendere a grandi linee quelle che sono state le tematiche affrontate nel romanzo, cambiando però in maniera evidente sia il setting che il focus della storia.
- Titolo originale: Nihon Chinbotsu 2020
- Titolo inglese: JAPAN SINKS 2020
- Uscita giapponese: estate 2020
- Uscita italiana: 9 luglio 2020 (streaming)
- Piattaforma: Netflix
- Genere: Azione, Drammatico, Fantascienza
- Numero di episodi: 10
- Durata: 24 minuti
- Studio di animazione: Science SARU
- Adattato da: romanzo omonimo del 1973
- Lingua: doppiaggio (italiano, giapponese), sottotitoli in italiano
Abbiamo recensito JAPAN SINKS 2020 tramite piattaforma streaming Netflix.
La nuova trama creata per Nihon Chinbotsu 2020, pur presentando al suo interno diversi colpi di scena e alcuni spunti interessanti, rimane piuttosto inconcludente e banale. Scendendo più nel dettaglio, le vicende narrate in quest’opera si discostano molto da quelle descritte nel romanzo originale. Infatti, se da un lato l’opera di Komatsu era più incentrata su tutti quegli aspetti politici e scientifici che caratterizzano eventi apocalittici di questo tipo, la storia di questo nuovo adattamento segue invece la vita di una normalissima famiglia di Tokyo (quella dei Mutou) alle prese dapprima con i problemi della quotidianità e successivamente con i vari eventi catastrofici che hanno scombussolato la loro routine.
La famiglia Mutou conduce una vita normale e pacifica quando improvvisamente una serie di fortissimi terremoti colpisce l’intero arcipelago giapponese. Sospesi tra incredulità e paura, i 4 membri che compongono la famiglia (Kouichirou, Mari e i due figli Ayumu e Gou) riescono miracolosamente a sopravvivere alle prime scosse. Dopo varie circostanze alquanto fortuite, i 4 finalmente riescono a riunirsi ed insieme cercano di capire come comportarsi durante l’emergenza. Nessuno fra i presenti riesce però a capire l’effettiva gravità dei fatti. Infatti, tutti i cittadini coinvolti nel terremoto sono scettici riguardo le illazioni fatte dai mass media, i quali affermano che il Giappone ha iniziato lentamente a sprofondare nell’oceano. Da qui in poi i nostri protagonisti intraprenderanno un viaggio lungo e pericolosissimo verso una terra più sicura.
La brutta copia di un Final Destination
Caratterizzata a livello narrativo da eccessiva superficialità, quest’opera possiede tutta una serie di limiti ed errori che si fanno sempre più evidenti con lo scorrere delle puntate. Il pessimo lavoro svolto dallo sceneggiatore Toshio Yoshitaka sicuramente non aiuta una storia di per sé già deficitaria sotto molti punti di vista a risollevarsi minimamente dal cumulo di piattume in cui giace. Infatti, la trama priva di originalità mal si sposa con dei personaggi e dei dialoghi che oltre ad essere ridicoli sono semplicemente mancanti di qualunque utilità. Con il passare degli episodi la storia narrata finisce irrimediabilmente per perdersi in diverse sotto trame, divagando tra la vita dei numerosissimi personaggi secondari che vengo introdotti e le varie tematiche che venivano affrontate nell’opera di Komatsu (nazionalismo, etc…). Il problema però risiede nel fatto che nessuna di queste sotto trame ha ricevuto l’attenzione dovuta, con una conseguente ridicolizzazione di tutti gli spunti più interessanti che la storia avrebbe potuto portare avanti. Inoltre, se analizziamo l’opera da un punto di vista prettamente empatico, ci rendiamo conto di come Nihon Chinbotsu 2020 sia estremamente carente. I personaggi, caratterizzati malissimo, oltre a comportarsi in modo stupido durante l’intero svolgersi delle vicende risultano estremamente fastidiosi nel modo di porsi e di fare. Ogni emozione sembra incredibilmente finta: anche nei momenti più tragici e tristi della serie si ha la sensazione che i personaggi si comportino più come protagonisti di uno slice-of-life che di una serie con eventi apocalittici. Per di più, una grandissima parte del cast di personaggi secondari (e non) finisce per morire nei modi più assurdi e ridicoli (morti degne per l’appunto del peggiore dei Final Destination).
Un prodotto quasi inguardabile
Guardando i 10 episodi che compongono questa prima stagione dell’anime ci si accorge immediatamente di come visivamente Nihon Chinbotsu 2020 presenti all’apparenza uno stile grafico estremamente affine a quello visto in altre delle opere realizzate dallo studio Science SARU e da Masaaki Yuasa. Tale sensazione viene però meno con il passare degli episodi, in quanto ci si rende facilmente conto di come l’effettivo contributo del talentuosissimo regista di Fukuoka all’interno di quest’opera sia pressoché nullo. Di fatto, nonostante il nome di Yuasa compaia all’interno del team che ha realizzato la serie, la regia è stata affidata interamente alla regista Pyeonggang Heo, al suo effettivo debutto come Series Director. La sua inesperienza fa sì che l’intero lavoro svolto dallo staff di Science SARU sia assolutamente deludente. La serie animata, infatti, fallisce sotto moltissimi punti di vista, specie se si analizza il suo lato tecnico-realizzativo. Sotto un aspetto prettamente tecnico Nihon Chinbotsu 2020 è mediocre, in quanto caratterizzata da delle animazioni scadenti e mal realizzate. Più si va avanti con la storia più ci si rende conto del disastro a cui si sta assistendo: proporzioni distorte, pessima integrazione con i fondali, animazioni scattose e degne di un anime di serie Z. Tutto ciò è la riprova che per la buona riuscita di un qualunque prodotto animato (o cinematografico che sia) non basta il nome di uno studio di animazione ma il duro lavoro e l’impegno che i loro dipendenti devono mettere all’interno di ogni progetto. Purtroppo (e mi duole dirlo) l’opera di Komatsu ne esce totalmente svilita e distrutta dal lavoro mediocre svolto da molti dei membri dello staff.
Il cast dei doppiatori originale è molto vario e figurano nomi come Reina Ueda, doppiatrice di Ayumu, Masaki Terasoma, che presta la voce a Kouichirou, e Kensho Ono, voce dello YouTuber Estone Kaito. Il doppiaggio originale sembra essere complessivamente senza infamia e senza lode. Al contrario, il doppiaggio italiano risulta mediocre sia per via di un comparto recitativo poco convincente (forse per via di un adattamento italiano non eccelso) che per una scelta del cast doppiatori non azzeccata.
La colonna sonora di Nihon Chinbotsu 2020, realizzata da Kensuke Ushio e curata dalla sound director Eriko Kimura, rappresenta a tutti gli effetti una delle poche note positive di questa serie. Essa è una soundtrack capace di accompagnare molto bene le avventure della famiglia Mutou, esaltando sia i momenti più tranquilli e sereni sia quelli più tragici. Tra i vari brani che compongono la soundtrack di questo anime spiccano sicuramente “A life”, sigla d’apertura realizzata Taeko Oonuki e Ryuichi Sakamoto, e “Keshiki (景色)”, splendida sigla di chiusura realizzata dalla cantante KAF (花譜) che potrebbe riuscire tranquillamente ad imporsi come una delle migliori hit di questa seconda metà del 2020.
A chi consigliamo Nihon Chinbotsu 2020?
Sarò completamente sincero nel dire che Nihon Chinbotsu 2020 è una delle serie più deludenti di questo 2020. L’inesperienza dello sceneggiatore unita alla scarsa cura per le animazioni hanno trasformato un best-seller famosissimo sul suolo nipponico in una serie animata mediocre e che non è minimamente paragonabile a nessuno dei lavori firmati da questo studio di animazione. Dunque, mi viene estremamente difficile riuscire a consigliare questa serie a spettatore alcuno, dato che ritengo che sia quasi impossibile riuscire ad apprezzare un’opera così mal realizzata. Seppur ancora lontani dal livello di bassezza raggiunto da moltissime serie d’animazione giapponesi, la visione di questo anime rimane assolutamente evitabile. Nihon Chinbotsu 2020, a mio avviso, non può essere nient’altro che un inutile e non proficuo passatempo. Quindi, qualora cercaste una serie appartenente al genere catastrofico e aveste tanto ma tanto tempo da buttare, allora questa serie farebbe per voi.
- Colonna sonora di buona qualità
- Bello il messaggio finale
- Personaggi inutili, mal caratterizzati e dal design scialbo
- Trama poco interessante e mal sviluppata
- Animazioni a tratti disastrose
- Doppiaggio italiano non eccelso
JAPAN SINKS 2020
Una serie totalmente naufragata
Nihon Chinbotsu 2020 è stata ed è tuttora una delle serie più deludenti di questo sfortunatissimo anno. Quest’opera possiede tutta una serie di difetti ed errori talmente evidenti che hanno finito per trasformare un best-seller famosissimo sul suolo nipponico in una serie animata mediocre che non è minimamente paragonabile a nessuno dei lavori firmati da questo studio di animazione. Il pessimo lavoro svolto dallo sceneggiatore Toshio Yoshitaka unito alla scarsa cura mostrata dai membri dello staff di Science SARU per le animazioni non aiuta una storia di per sé già priva di originalità a risollevarsi dal cumulo di piattume in cui giace. Personaggi scadenti e mal realizzati interagiscono continuamente tra di loro quasi ed esclusivamente attraverso dei dialoghi che, oltre ad essere ridicoli, sono semplicemente privi di qualunque utilità. Questa serie è l’ennesima riprova che per la buona riuscita di un qualunque prodotto animato non basta il nome di uno studio di animazione ma il duro lavoro e l’impegno che i loro dipendenti devono mettere all’interno di ogni progetto, e forse qui è mancato proprio questo.