A causa dello stato di emergenza da COVID-19 dichiarato dal premier Shinzo Abe nei giorni scorsi dopo il rinvio dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, diverse attività ritenute non essenziali e potenziali veicoli di contagio sono state chiuse per evitare assembramenti. Fra questi, possiamo citare i vari locali dove si gioca al pachinko, e i caffè Starbucks, per esempio, ma una chiusura in particolare è risultata particolarmente pesante per gli abitanti di Tokyo e di altre prefetture: gli Internet Café, o semplicemente netto kafe, come sono conosciuti nel Paese.
Alcune catene di Internet Café giapponesi sono così economiche e offrono così tanti servizi (inclusa una stanzetta privata per navigare su internet, invece di una postazione aperta) oltre ad essere aperti 24 ore su 24 che non solo la gente li usa come hotel estremamente economici in caso si perdesse il treno o di necessità, ma sono spesso l’unico rifugio di tantissimi senzatetto o persone in estrema indigenza economica proprio a causa della loro accoglienza “senza fare troppe domande” e della possibilità di fare un pasto caldo, per cifre così basse da partire addirittura da soli 100 yen per un pranzo.
Si stima che un frequentatore di Internet Café notturni su quattro sia in realtà un senzatetto, ed è un fenomeno così diffuso che esiste un termine specifico per queste figure: netto kafe nanmin, o rifugiati degli internet café, e questo è il problema: a causa dell’ordinanza imposta dal governo centrale giapponese, tantissimi individui che usavano queste attività come rifugio per la notte si trovano così senza un tetto provvisorio sulla testa. Fortunatamente, a Tokyo hanno trovato una soluzione: offrire alcune camere d’albergo d’affari, naturalmente vuote in questo periodo di pandemia globale, a chi fa richiesta e viene classificato come senzatetto bisognoso.
Ci giunge dal Giappone la storia di un uomo sui quarant’anni, che vive negli Internet Café da circa tre anni: dopo aver perso anche il suo lavoro giornaliero a causa dell’epidemia, si è trovato improvvisamente senza nessun posto dove andare e con ben poco in suo possesso. Fortunatamente richiedendo assistenza è riuscito a trovare una stanza in un hotel di Shinjuku qualche giorno fa. Altri, tuttavia, non sono stati così fortunati: per accedere a questo programma assistenziale è necessario provare di aver vissuto a Tokyo per gli ultimi sei mesi: cosa che per un senzatetto, senza prove nè documenti, può essere difficile da accertare.
Fonte: NHK News via SoraNews24