A un mese di distanza dal giorno di San Valentino, i giapponesi festeggiano il cosiddetto White Day (Howaito dē). Ma per capire di cosa si tratta dobbiamo tornare un mese indietro, appunto, al 14 febbraio.
In questo giorno sono le giovani donne o le studentesse a regalare alla persona che gli piace della cioccolata (solitamente fatta in casa, ma anche acquistata in negozio va bene), indicata col nome di “honmei-choco” (cioccolata dell’amore). Agli amici più affezionati si regala il “tomo-choco”, mentre sul posto di lavoro è usanza regalare il cosiddetto “giri-choco” (cioccolata di cortesia). Capita spesso, infatti, che all’interno delle aziende, le impiegate di sesso femminile preparino della “cioccolata di cortesia” per i propri colleghi di lavoro, come forma di affetto o rispetto nei loro confronti. Questo genere di regali era molto più popolare in passato rispetto a oggi. Più passano gli anni, tuttavia, e più la figura femminile acquisisce importanza all’interno della società giapponese, rendendo il cioccolato di cortesia una convinzione vista come sessista.
L’honmei-choco si rivela ancora molto diffusa, per il semplice motivo che rappresenta una dichiarazione d’amore non verbale: la maggior parte delle ragazze giapponesi sono ancora restie a dichiarare apertamente il proprio amore, e per questo motivo sfruttano questa tradizione, augurandosi di ricevere un regalo in cambio.
Un mese dopo San Valentino infatti, il 14 marzo, sono coloro che hanno ricevuto il cioccolato a dover ricambiare con un “sanbai gaeshi” (triplo ritorno), un regalo che, come valore, corrisponde a tre volte quello della cioccolata ricevuta. Tra i più diffusi regali del White Day si possono trovare gioielli e lingerie, ma anche appariscenti torte, biscotti, marshmallow o semplice cioccolata bianca, l’importante è che il suo valore sia simbolicamente tre volte quello del regalo di origine. Rispondere alla cioccolata con un regalo significa ricambiare l’amore della persona che un mese prima ha confessato i suoi sentimenti.
La festa dell’amore è stata istituita nell’anno 496 da papa Gelasio I, con l’intento di porre fine ai riti pagani votati al dio della fertilità Luperco, che si celebravano sin dall’antica Roma il 15 febbraio. San Valentino, il giorno precedente, aveva invece il compito di proteggere gli innamorati. Da allora la ricorrenza si è trasformata in una semplice trovata commerciale volta soprattutto alla vendita di gadget e, nel caso del Giappone e paesi limitrofi, di apposita cioccolata. Il White Day è nato invece nel 1977, come risposta al giorno di San Valentino, dall’idea di un’azienda produttrice di dolci, in particolare di marshmallow. Inizialmente conosciuto come Marshmallow Day, divenne noto solo un anno dopo col nome “Ai ni Kotaeru White Day” (corrispondi l’amore al White Day) grazie alla diffusione di ulteriori doni commestibili, come la cioccolata bianca, e non, come gioielli e costosi capi di biancheria intima. Oltre che in Giappone, il White Day si festeggia in altri paesi asiatici come Corea del Sud, Cina, Vietnam, Taiwan, Malesia e tanti altri ancora.
Il White Day è divenuto celebre anche in Italia con la diffusione delle commedie romantiche e dei primi shōjo manga, sebbene non sia mai stato riconosciuto come una ricorrenza ufficiale — tuttavia, nell’era della globalizzazione, potrebbe trattarsi solo di una questione di tempo. Fra gli appassionati manga e anime, infatti, si usa spesso ricambiare i doni e il cioccolato ricevuti a San Valentino con regali un po’ più costosi un mese dopo.
E voi, avete mai festeggiato il White Day assieme al vostro partner?
Nell’immagine di copertina, Ore no Monogatari, una delle serie animate che vi consigliamo di guardare in queste settimane di reclusione forzata per via dell’emergenza sanitaria.