Chi è appassionato di anime giapponesi conosce bene la sofferenza che si prova quando, terminata una stagione di una serie interessante, bisogna aspettare mesi, se non addirittura anni, per vederne il prosieguo. Ma c’è di peggio. Spesso infatti il ritorno del proprio anime preferito non riesce a reggere le aspettative, rivelandosi non all’altezza del predecessore (o dei predecessori) e non ripagando la paziente attesa dei fan. Seguo assiduamente questo mondo da ormai più di cinque anni, e di esempi del genere ne ho visti a bizzeffe. Oggi su Akiba Gamers vi propongo una lista di otto sequel animati che hanno deluso la maggior parte degli appassionati, per i motivi più disparati che spaziano da quelli di carattere meramente produttivo-economico a quelli inerenti la sfera della creatività. Consapevole che questo articolo metterà in disaccordo molti lettori, cominciamo.
Dragon Ball GT
Anticipato dall’immagine di copertina di questo articolo, esordiamo con quello che è probabilmente IL seguito deludente per eccellenza, perlomeno fra le opere di maggior appeal commerciale. Sto parlando di Dragon Ball GT, prosieguo – ormai non più canonico – di Dragon Ball Z andato in onda sulla TV giapponese dal 1996 al 1997 per 64 episodi, prodotti sempre da Toei Animation. L’anime, giunto per la prima volta in Italia nel 2001, ha visto coinvolto il creatore del manga Akira Toriyama solo marginalmente, proponendosi come una continuazione ideata e realizzata dallo staff dello studio d’animazione per sfruttare l’incredibile successo del fumetto e dei precedenti adattamenti. Il risultato, purtroppo, si vede. Dragon Ball GT è un prodotto poco originale, ripetitivo, dall’umorismo goffo e forzato, pieno di reinterpretazioni discutibili che hanno rovinato alcuni dei personaggi più amati (Trunks e Vegeta su tutti), nonché di villain che non reggono assolutamente il confronto con i predecessori, come l’insopportabile Baby. Il fatto che già all’epoca della prima TV italiana, ancora ragazzino, mi fossi accorto che c’erano molte cose che non andavano la dice lunga sulla qualità della serie, che personalmente ricorderò solo per la splendida sigla d’apertura di Giorgio Vanni, fra le mie preferite del cantante.
ONE-PUNCH MAN 2nd Season
Dopo l’incredibile successo della prima stagione realizzata dallo studio Madhouse, un vero e proprio miracolo tecnico-artistico che ha dato vita a una delle serie meglio animate di sempre, l’attesa per il prosieguo dell’adattamento di ONE-PUNCH MAN, il celebre e fortunato seinen manga di ONE e Yusuke Murata, era spasmodica. I fan speravano fortemente nel ritorno del medesimo staff, ma le cose purtroppo non sono andate come previsto e la produzione ha incontrato numerosi problemi, che hanno determinato il passaggio di testimone da Madhouse a J.C. Staff e a un team completamente diverso da quello che aveva lavorato alla prima stagione. Ecco quindi che nel seguito di ONE-PUNCH MAN le incredibili animazioni e la regia virtuosa e adrenalinica sono solo un lontano ricordo, sostituite da un comparto tecnico mediocre che, a eccezione di pochissimi episodi, non rende giustizia alla spettacolarità delle tavole del manga. Non solo, tralasciando qualsiasi paragone col predecessore, questa seconda stagione non riesce a proporsi nemmeno come anime di combattimento decente, azzoppata dall’utilizzo di stratagemmi volti a mascherare (inutilmente) la pochezza delle animazioni. Per fortuna ONE-PUNCH MAN 2nd Season se la cava meglio a livello narrativo, trasponendo la storia del fumetto in maniera fedele e senza troppi tagli, ma alla luce del livello altissimo settato dalla prima stagione era lecito aspettarsi di più.
Tokyo Ghoul √A
Nonostante la prima stagione animata di Tokyo Ghoul non riesca a cogliere la vera natura del manga da cui è tratto, spacciando per battle shonen quello che in realtà è un seinen in tutto e per tutto, la serie andata in onda nel periodo estivo del 2014 rappresenta un adattamento tutto sommato riuscito e apprezzabile che ha fatto esplodere la popolarità del lavoro di Sui Ishida in tutto il mondo, Italia inclusa. Era perciò inevitabile l’attesa, da parte dei fan dell’opera originale e non, per il prosieguo dell’anime che avrebbe dovuto trasporre su schermo il contenuto dei volumi rimanenti. Tokyo Ghoul √A, questo il nome della seconda stagione trasmessa nell’inverno del 2015, è uno dei flop più clamorosi di sempre del settore, un seguito che ribalta le carte in tavola divergendo nettamente dalla storia di partenza, pur cercando di mantenerne lo spirito. Un fallimento su tutti i fronti da parte del navigato studio d’animazione Pierrot: dalla regia al comparto tecnico, dalla trama ai personaggi, non c’è nulla o quasi che funziona in questa serie.
PSYCHO-PASS 2
Si potrebbe dire che lo scrittore e sceneggiatore Gen Urobuchi sia una sorta di Re Mida dell’animazione giapponese. Qualunque idea produca la sua penna, questa diventa oro. È proprio quello che è successo nel 2012 con PSYCHO-PASS, serie animata di 22 episodi prodotta dallo studio Production I.G. e arrivata nel nostro paese in streaming e in home video grazie a Dynit. Si tratta di un grandissimo successo del decennio passato, un ottimo thriller scifi-cyberpunk con un cast memorabile e una storia appassionante in grado di sollevare interrogativi morali per nulla scontati. Un trionfo che purtroppo la seconda stagione, trasmessa nel 2014 e lunga 11 episodi, non eguaglia in alcun modo. Il motivo lo si capisce subito: Gen Urobuchi non è stato coinvolto nel progetto. Ne consegue uno sviluppo narrativo che risulta solo una pallida imitazione di quello eccellente visto nella prima stagione, penalizzato da una durata troppo corta e dall’assenza di alcuni dei personaggi (non vi dico quali) che hanno decretato l’ascesa del predecessore fra i migliori anime del genere.
ReLIFE Final Arc
ReLIFE è stato una delle sorprese della stagione estiva del 2016, nonché uno dei primi esperimenti di binge-streaming nel settore in quanto tutti e 13 gli episodi sono stati rilasciati in contemporanea su Crunchyroll. ReLIFE è un adattamento dell’omonimo web comic di successo dell’autrice Yayoisō – serializzato dal 2013 al 2018 per un totale di 15 volumi – di cui riesce a replicare i numerosi punti di forza: un racconto di formazione onesto, sincero e privo di soluzioni banali e stucchevoli, un ottimo approfondimento dei personaggi, ma soprattutto una piacevole commedia sentimentale ambientata fra i banchi di scuola. Purtroppo qualcosa non è andato per il verso giusto, e per il seguito, che avrebbe dovuto coprire la restante parte del manga, sono stati realizzati 4 OVA invece di una stagione con i classici 12-13 episodi. Il risultato è un numero spropositato di capitoli dell’opera originale adattati in un minutaggio ristrettissimo, con una conclusione delle vicende deludente e frettolosa anche per chi non ha letto il manga. Davvero un’occasione sprecata.
The Seven Deadly Sins: Wrath of the Gods
Analogamente alla seconda stagione di One-Punch Man, anche The Seven Deadly Sins: Wrath of the Gods è un altro ottimo esempio delle terribili conseguenze che un cambio di studio può avere su una serie animata. Si tratta della terza stagione – o quarta, se consideriamo anche i 4 episodi di Signs of Holy War – basata sul manga di grande successo di Nakaba Suzuki, conclusosi lo scorso marzo con 41 volumi totali. Il passaggio di testimone da A-1 Pictures a uno degli studi meno affidabili del settore, il famigerato Studio Deen, si traduce in un nettissimo calo nella qualità dei disegni e delle animazioni, in molti momenti praticamente assente, che ha avuto come unico “pregio” quello di dare vita a meme esilaranti. Un problema non da poco per quello che è un battle shonen duro e puro, e non un semplice slice of life o un esponente di un genere simile (per il quale il trattamento sarebbe comunque inaccettabile). I fan si augurano che le cose vadano meglio nel già annunciato prosieguo, ma considerando che con tutta probabilità ci sarà ancora il medesimo staff, è meglio non farsi troppe speranze.
Berserk (2016)
Per la serie “ci piace vincere facile”, non potevamo non inserire in questa lista uno dei più grandi fallimenti dell’animazione giapponese – e dell’animazione in generale – degli ultimi anni. Perché, con tutto il rispetto per la buona volontà e l’impegno delle persone coinvolte nel progetto, non trovo altre parole per descrivere la seconda serie televisiva di Berserk, dall’omonimo manga di Kentaro Miura. Seguito diretto della trilogia cinematografica Berserk – L’epoca d’oro, il nuovo adattamento realizzato in co-produzione dagli studi Liden Films, Gemba e Millepensee, andato in onda suddiviso in due parti da 12 episodi ciascuna fra il 2016 e il 2017, è l’esempio perfetto di tutto quello che può andare storto quando un team non ha l’esperienza, i mezzi e il budget per concretizzare le proprie visioni. Il fatto di aver scelto l’animazione in grafica 3D computerizzata a discapito di quella tradizionale sicuramente non ha aiutato. Un trattamento increscioso per uno dei manga più belli (e sfortunati) mai realizzati.
STEINS;GATE 0
L’articolo si conclude con un titolo che purtroppo non mi sarei mai immaginato di inserire in una selezione del genere, ma mi tocca farlo. Il primo STEINS;GATE, che ha esordito in Giappone nel 2011 ed è giunto nel nostro paese doppiato in streaming e home video, è uno degli anime più belli del decennio passato e forse di sempre, adattamento impeccabile della a sua volta eccellente visual novel, disponibile anche nella versione ELITE. Il sequel, o più precisamente midquel (per motivi che non sto qui ad approfondire), Steins;Gate 0 non riesce a replicare questa magia. Trasmesso in simulcast su VVVVID fra la primavera e l’estate del 2018, l’anime vede il ritorno di gran parte dello staff presso lo studio White Fox, ma non soddisfa le aspettative a causa di un comparto tecnico non all’altezza e di una regia che manca dei virtuosismi e della creatività di Hiroshi Hamasaki, al timone della prima serie. Se a questo aggiungiamo una trama poco chiara ed eccessivamente contorta, piena di forzature e passaggi che rinnegano i principi che hanno reso affascinante il predecessore, ecco che abbiamo la ricetta per una delle delusioni più cocenti degli ultimi anni. Molti fan dell’originale potrebbero apprezzarlo comunque, ma se non l’avete ancora visto il mio consiglio è quello di lasciarlo perdere e rivolgervi piuttosto alla visual novel.
Quali sono secondo voi i peggiori flop in termini di sequel? Fatecelo sapere nei commenti!
Me
Purtroppo, da amante della serie originale che mi ha portato alle lacrime come poche cose in video hanno saputo fare, STEINS;GATE 0 mi ha quasi annoiato ed ho avuto difficoltà ad arrivare alla fine, che enorme delusione…
White Dragon
Steins;Gate 0 non è che sia brutto, però è un po’ una lagna. D’accordo per tutto il resto. Si sarebbe dovuto aggiungere anche Tokyo Ghoul:re, che ha letteralmente stuprato il manga originale tentando in modo impossibile di riassumere la trama. Di Psycho Pass 2 ho apprezzato solo l’evoluzione del personaggio di Ginoza, il resto è da buttare. Il film mogliora un pochino ma rimane comunque piuttosto moscio. La terza serie non regge il confronto con la prima, però è molto migliore della seconda per fortuna.