Nella serata di ieri, 12 novembre 2018 si è diffusa in rete la tragica notizia della dipartita di Stan Lee, alla veneranda età di 95 anni. Immediatamente tutto il mondo dell’editoria, dello show business e milioni di nerd sparsi per il globo hanno dato gli ultimi omaggi a un uomo che con i suoi sforzi è riuscito a trasformare il fumetto occidentale e a farlo diventare totalmente mainstream.
Anche noi qui su Akiba Gamers abbiamo voluto commemorarlo come merita, a modo nostro, e cioè parlando della sua influenza anche sul fumetto e sull’animazione giapponese, un aspetto spesso tralasciato o menzionato brevemente, ma che ha avuto un impatto considerevole nel permettere di aprire di più questa cultura ad influenze occidentali.
Stan Lee ha iniziato molto presto ad interessarsi anche alla scena nipponica; il primo caso registrato è un’intervista fatta a Stan da TOEI, riguardo alle sue impressioni sulla celeberrima serie tokusatsu giapponese di Spider-Man del 1978 (Supaidāman) attualmente disponibile in streaming sul sito della Marvel, una serie diventata famosa per i brutti “effetti speciali” e la trama completamente diversa, più simile ai ben più famosi Kamen Rider e Super Sentai. In quell’intervista, disponibile qui in basso, si dice comunque stupito dalla qualità generale di costumi e coreografie, approvando questa variazione sul tema.
Per avere un coinvolgimento diretto di Stan Lee in un’opera nipponica tuttavia dovremo aspettare diversi anni. A metà degli anni Duemila, Stan collaborò con diversi mangaka per illustrare storie originali da lui scritte: così nascono ULTIMO e Heroman, entrambi usciti nel 2009 e pubblicati a cadenza non periodica fino al 2015 e 2011, rispettivamente.
Karakuri Douji Ultimo, scritto da Stan e illustrato dal mangaka Takei Hiroyuki, famoso per la sua serie Shaman King, racconta la storia di Ultimo e Vice: due esseri meccanici, uno infuso di pura bontà e l’altro infuso di pura malvagità, creati migliaia di anni fa da un’entità misteriosa, per permettere all’umanità di capire quale sia la forza più grande fra il bene e il male; e delle loro battaglie attraverso lo spazio e il tempo, fisiche e ideologiche, per comprendere davvero il significato del concetto che incarnano. Si tratta di un’opera originale, se non altro per la mancanza di una vera e propria figura associabile al classico “supereroe” occidentale. In Italia, questo manga è stato pubblicato dal 2011 da Panini Comics nella collana Planet Manga, arrivando adesso all’undicesimo volume.
Oltre a Takei, Lee ha lavorato anche insieme a Tamon Ota, mangaka emergente nel 2009, per la realizzazione del manga Heroman: un ragazzino orfano adolescente e gran lavoratore, Joey, vive insieme alla nonna e un giorno vede alla televisione la pubblicità di un robot giocattolo, che secondo lui potrebbe dargli la forza di cambiare la sua vita: purtroppo non può permetterselo e riesce a ottenerne solo un modello di seconda mano che un bulletto benestante getta nella spazzatura. Insieme al robot Heroman, Joey cercherà di salvare Lina, una cheerleader e compagna di scuola che viene misteriosamente rapita. La serie animata, prodotta da Studio Bones, differisce completamente dalla storia del fumetto. In Heroman abbiamo un cameo di Stan stesso, come da sua consuetudine. Sono sicuro che, se in Italia avessimo avuto un adattamento di Heroman, sarebbe stato un acquisto perfetto per un canale come Jetix, proprio accanto a show come Zatch Bell o Bobobo-bo Bo-bobo, per inquadrare il tipo di pubblico che quest’opera cercò di raggiungere.
L’ultimo lavoro che vede direttamente il coinvolgimento di Stan Lee nella storia, non solo come cameo ma proprio come personaggio principale, è The Reflection, un anime del 2017 prodotto da lui con la collaborazione dello Studio Deen e il direttore Hiroshi Nagahama. Un giorno, un evento chiamato appunto “Reflection”, ha scosso la Terra e dato ad alcuni esseri umani dei superpoteri. Questi esseri umani mutati dal misterioso evento vengono perseguiti e esclusi dalla società; la storia racconta dei loro conflitti morali, divisi fra organizzazioni criminali senza scrupoli che vogliono ingaggiarli e la società che li ha emarginati ma verso cui si sentono in dovere di proteggerli. In questa serie Stan Lee agisce come l’antagonista principale, Mr. Mystic.
Nonostante sia (giustamente) conosciuto maggiormente per il ruolo che ha avuto nella popolarizzazione e nel successo del fumetto supereroistico occidentale, Stan Lee ha lasciato il suo marchio anche dall’altra parte del mondo, dimostrando a tutti che una collaborazione per anime e manga è possibile e spesso le “contaminazioni”, come vengono definite in gergo, aiutano anche a creare prodotti unici e originali, in un medium immenso e a volte saturo come quello dell’intrattenimento animato o disegnato.
Ciao, Stan. Riposa in pace, conscio di aver realizzato qualcosa di importante e che la tua eredità continuerà, per molti anni ancora a venire.