Era il luglio del 2014, quando sulla piattaforma online Shōsetsuka ni Narō iniziò la serializzazione di Otome Game no Hametsu Flag shika Nai Akuyaku Reijou ni Tensei shiteshimatta…, web novel shōjo scritta da Satoru Yamaguchi e meglio conosciuta con l’abbreviazione Hamefura o con il titolo inglese My Next Life as a Villainess: All Routes Lead to Doom!. Negli anni successivi l’opera è stata acquistata da Ichijinsha, casa editrice giapponese, che l’ha convertita prima in una Light Novel, illustrata da Nami Hidaka, e successivamente in un manga, disegnato dal medesimo mangaka e pubblicato sulla rivista shōjo Monthly Comic Zero Sum. Inoltre, nell’ottobre del 2018, è stata annunciata la produzione di un adattamento animato curato dallo studio Silver Link. Dopo essere stato confermato per la stagione primaverile 2020 e dopo essere stato rilasciato sui canali televisivi giapponesi a partire dal 5 aprile 2020, Hamefura, grazie al buon successo ottenuto, è stato rinnovato per una seconda stagione (prevista per il 2021).
La trama di My Next Life as a Villainess, pur mantenendo la classica semplicità e linearità che contraddistingue i canoni tipici del genere Fantasy di stampo Isekai, assume una connotazione parodistica (in maniera simile a Konosuba) nei confronti degli stilemi tipici degli Otome, un genere videoludico dedicato principalmente ad un pubblico femminile e formato per lo più da visual novel e dating simulator, dove sarà possibile vivere l’emozione virtuale di una storia d’amore con uno o più giovani ragazzi attraenti (i cosiddetti bishōnen).
Le vicende narrate in Hamefura gireranno attorno alla giovane protagonista Katarina Claes, una ragazza di soli otto anni e di nobili origini. Lei ha vissuto i primi otto anni della sua vita come una bambina viziata e arrogante, fino al giorno in cui dopo aver sbattuto la testa a seguito di una caduta ha recuperato la memoria della sua vita precedente in cui era solo una normalissima studentessa diciassettenne. A seguito di questo evento la personalità di Katarina cambia radicalmente, specie quando, dopo aver ricevuto la proposta di fidanzamento dal Principe Gerald Stuart, capisce di essersi reincarnata nel mondo di Fortune Lover, un otome game che la ragazza stava giocando poco prima di morire, realizzando però di essere rinata come l’antagonista che interferisce nella storia d’amore tra Maria Campbell, l’eroina del gioco, e le varie route possibili. Senza un vero e proprio lieto fine ad attenderla, Katarina dedicherà gli anni che la separano dal liceo a trovare il modo di poter aggirare i finali negativi che l’attendono.
È assolutamente innegabile come, durante il periodo antecedente alla messa in onda di questa serie, siano state molte le perplessità legate alla scelta fatta da Silver Link nell’adattare l’ennesima light novel isekai, e per di più una che unisce al fattore fantasy elementi tipici delle commedie romantiche di stampo harem (o reverse harem in questo caso). Del resto, negli ultimi anni, le opere appartenenti a questi due generi (isekai e commedia romantica), grazie soprattutto all’incredibile successo raggiunto sia in Giappone che nel resto del mondo, si sono diffuse a tal punto da far crollare il livello qualitativo di quest’ultime. Infatti, in un panorama così vasto è diventato quasi impossibile emergere, in quanto stagione dopo stagione veniamo costantemente bombardati da centinaia di serie banali e che continuano imperterrite a presentare sempre gli stessi cliché e personaggi così stereotipati da rasentare il concetto stesso di piattezza. My Next Life as a Villainess, pur non introducendo alcuna novità sostanziale in termini di trama e caratterizzazione dei personaggi, è riuscita, grazie ad una componente parodistica estremamente marcata, a emergere dalla massa e a diventare a tutti gli effetti una delle rivelazioni di questo 2020. Io stesso mi sono dovuto ricredere, dato che dopo aver letto la sinossi e visto i primi trailer mostrati da Silver Link, non solo non ero rimasto per niente colpito dall’adattamento dell’opera di Satoru Yamaguchi e Nami Hidaka, ma l’avevo addirittura scartata.
Hamefura è sicuramente una serie che fa della semplicità il suo vero punto di forza. Grazie alla sua natura allegra e scanzonata, questa serie è riuscita, prendendosi anche il rischio di scadere nel ridicolo, a dipingere il mondo degli Otome in maniera assolutamente apprezzabile, semplificandolo fino a renderlo alla portata sia di un pubblico di appassionati che di un pubblico più generalista e che non conosce nulla del media di riferimento. Le scene create sono genuinamente divertenti e ci restituiscono una vera e propria caricatura dei personaggi appartenenti a questo particolare genere videoludico. Di fatto, ciascuno dei membri dell’harem di Katarina è assimilabile ad uno stereotipo presente nel mondo degli Otome. Ovviamente questa serie non è perfetta, anzi durante il corso della sua prima stagione evidenzia alcuni limiti piuttosto evidenti. La struttura stessa di ogni singolo episodio a lungo andare può risultare alquanto ripetitiva, dato che nelle prime nove puntate assisteremo alla riproposizione di più o meno le stesse scene ma affrontate a turno con un personaggio diverso (e succede per TUTTI i personaggi secondari, sia maschili che femminili). Inoltre la parte finale cerca di aggiungere una sotto-trama drammatica che cozza in maniera marcata con lo spirito stesso della serie.
Guardando i 12 episodi che compongono la prima stagione dell’anime è chiaro come, pur presentando tutta una serie di difetti, la qualità visiva di quest’ultima si attesti su un livello medio-buono. Infatti l’opera, a differenza della gran parte delle produzione attuale, riesce a mantenersi su un livello qualitativo piuttosto costante, senza mai cadere in scempiaggini di alcun tipo. Sotto un aspetto prettamente tecnico la serie non brilla in termini di qualità e fluidità delle animazioni, piuttosto semplici e prive di grande dinamicità e cura dei dettagli. Ma questo, chiaramente, non rappresenta un difetto importante, specie se si considera che questa serie non ambisce di certo ad essere un capolavoro da ricordare in eterno. Visivamente My Next Life as a Villainess, non discostandosi troppo dall’opera originale, presenta uno stile grafico estremamente dolce e che si sposa bene con le atmosfere principesche che si percepiscono durante la visione dell’anime. Infatti, il lavoro fatto dai membri dello studio Silver Link per la realizzazione del character design dei vari personaggi e delle ambientazioni è estremamente apprezzabile. Il doppiaggio complessivamente risulta essere di buona qualità ed è caratterizzato dalle buone interpretazioni dei vari membri che compongono il cast dei doppiatori. Quest’ultimo, per via del numero elevato di ruoli primari e secondari, risulta essere molto ricco e con grande esperienza. Tra i doppiatori figurano nomi di grande caratura ed assoluta esperienza come quelli di Maaya Uchida (nei panni di Katarina Claes), Yoshitsugu Matsuoka (nel ruolo di Nicole Ascart) e Saori Hayami (voce di Maria Campbell).
La colonna sonora di My Next Life as a Villainess, curata dal sound director Toshiki Kameyama, si presenta come una classica soundtrack senza infamia e senza lode ma che, pur non contenendo alcuna traccia degna di nota, riesce ad accompagnare in maniera piuttosto discreta le avventure di Katarina e compagni. Tra i vari brani che compongono la soundtrack di questo anime spiccano sicuramente le due sigle di apertura e chiusura “Otome no Route wa Hitotsu janai!” e “BAD END”, cantate rispettivamente dalla cantante Angela e da Aoi Shouta (doppiatore di Gerald Stuart). Se il primo brano, pur non essendo di qualità eccelsa, risulta essere la perfetta introduzione all’atmosfera scanzonata della serie, il secondo invece è a tutti gli effetti la vera chicca di questa serie animata, in quanto combina al suo interno un lato musicale apprezzabile con un testo dalla forte componente espressiva.
La vita dell’antagonista non è poi così male
Dopo aver iniziato questa serie senza grandi aspettative, più per noia che per vera curiosità, non ho potuto fare a meno di ricredermi. Infatti, la versione animata di My Next Life as a Villainess, pur non introducendo alcuna novità sostanziale in termini di trama e caratterizzazione dei personaggi rispetto al saturatissimo panorama fantasy attuale, è riuscita, grazie alla sua fortissima componente parodistica, ad andare ben oltre le aspettative e a diventare a tutti gli effetti una delle rivelazioni di questa stagione primaverile targata 2020.
La serie sin dalle sue battute iniziali riesce a fare il suo lavoro in maniera egregia consentendo alla stragrande maggioranza degli spettatori di passare del tempo in assoluta leggerezza e lontano da ogni preoccupazione.
Un’opera piacevole da vivere in leggerezza
Questo anime è disponibile sottotitolato in italiano su Crunchyroll, la prima piattaforma online internazionale completamente dedicata al mondo dell’animazione giapponese, dei manga e dei drama. Puoi guardare gratuitamente Crunchyroll sul tuo PC, sul tuo smartphone e sulla tua console iscrivendoti con un account gratuito oppure sottoscrivendo un piano di abbonamento mensile che ti permetterà di seguire gli anime in simulcasting con il Giappone.
White Dragon
E’ una serie carina e divertente. I personaggi sono stereotipatissimi ma riusciti, la simpaticissima protagonista in primis. La seconda stagione è stata annunciata ufficialmente,, e l’attendo con piacere.