Pubblicato originariamente nel 2011, Shadows of the Damned ha segnato la seconda collaborazione tra i game designer giapponesi Goichi Suda e Shinji Mikami, che in precedenza avevano lavorato assieme al titolo del 2005 Killer7, che Suda aveva diretto presso Grasshopper Manufacture sotto la supervisione dell’allora produttore di giochi CAPCOM Mikami. Il titolo vede adesso una nuova rinascita, attraverso una remastered che ne cerca di svecchiare il colpo d’occhio, lasciando intatto il cuore e struttura dell’opera. Con Shadows of the Damned: Hella Remastered, in uscita il 31 ottobre per tutte le piattaforme, abbiamo avuto modo di addentrarci attraverso il tedioso inferno di Garcia Hotspur nel tentativo di salvare il suo unico amore Paula tra demoni, proiettili e battute irriverenti, con il solo obiettivo di poter parlare nuovamente di Shadows of the Damned in questa nostra ultima recensione. Buona lettura!
- Titolo: Shadows of the Damned: Hella Remastered
- Piattaforma: PlayStation 5, Xbox Series X|S, PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch, PC (Steam)
- Versione analizzata: PlayStation 5 (EU)
- Genere: Action, Horror
- Giocatori: 1
- Publisher: NetEase Games
- Sviluppatore: Grasshopper Manufacture
- Lingua: Italiano (testi), Inglese e Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 31 ottobre
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: non annunciati
- Note: nessuna
Abbiamo recensito Shadows of the Damned: Hella Remastered con un codice PlayStation 5 fornitoci gratuitamente da NetEase Games.
Garcia Hotspur, affermata rockstar, vive la sua vita frenetica tra concerti e party selvaggi, nascondendo una seconda vita come cacciatore di demoni. Dotato dell’abilità di vedere le creature degli inferi, è aiutato nella sua caccia notturna da un demone reietto, un teschio di cristallo infuocato (dal forte accento britannico e dai gusti raffinati) chiamato Johnson. Una notte, Garcia uccide il suo ennesimo demone attirando definitivamente le attenzioni del signore dell’inferno, che lo punisce lasciandogli trovare la sua amata Paula impiccata al lucernario della loro casa, circondata da demoni che fanno scempio del suo corpo. La sua anima è però ancora intatta, catturata da Fleming stesso, il signore degli inferi. Questi vuole vendicarsi di Garcia per aver sterminato le sue legioni e lo attira all’inferno promettendogli che, se riuscirà a raggiungere il suo castello e a sconfiggerlo, lui libererà Paula, anche se nel frattempo infliggerà lei ogni sorta di supplizio. Garcia non può quindi tirarsi indietro e mal celando una certa trepidazione per l’imminente avventura si fa scortare da Johnson nella terra dei demoni…
I’m a Mexi-can, not a Mexi-can’t
Seppure la trama principale di gioco sia molto basilare e una sorta di versione distorta di Super Mario Bros (come definita dallo stesso sceneggiatore SUDA51), è il suo gameplay a tenere incollato il giocatore alla poltrona. In modo molto similare all’occidentale Dead Space, il titolo mette a disposizione del giocatore tre diverse armi, ognuna delle quali possiede un mirino laser (di diverso colore in base a quale arma useremo) che ci permetterà di mirare ai diversi arti dei nemici per poter diversificare le nostre strategie di gioco. Il titolo sfrutta anche il sensore di movimento all’interno del controller, permettendo di mirare più facilmente nel caso ci si trovasse in una situazione concitata. Avremo a nostra diposizione una pistola, la Boner, una mitragliatrice, il Teether, ed un fucile a pompa, lo Skullcussioner. Avanzando nella trama di gioco le armi subiranno diverse trasformazioni e upgrade, divenendo poco a poco sempre più letali. Attraverso questa meccanica il combattimento diventa teso ed emozionante man mano che guadagneremo armi potenziate, come un fucile che spara teschi volanti o una mitraglietta con otto canne che potrà tracciare i nemici. Non manca anche l’aspetto corpo a corpo, dove Garcia potrà attaccare i nemici affidandosi alla sua irriverente torcia, ma che lo farà ancora sembrare goffo e poco reattivo come nella sua versione originale, non rendendo mai chiaro se saremo abbastanza vicini o meno per colpire un nemico.
Finché inferno non vi separi… una seconda volta
A chi consigliamo Shadows of the Damned: Hella Remastered
Shadows of the Damned: Hella Remastered è consigliato a tutti i giocatori che hanno amato l’opera originale del 2011, ma anche a coloro che vogliono sfruttare questa remastered per poter vivere l’avventura una prima volta in assoluto. Consigliato a chi è alla ricerca di titolo divertente e con una sfida semplice nel suo gameplay, con una delle migliori rappresentazione dell’inferno videoludico a detta del sottoscritto.
- Il miglior modo per rivivere la storia di Garcia Hotspur
- Arte e sound design unici nel loro genere
- Gameplay divertente ed esilarante…
- …Ma la ripetitività di alcune meccaniche lo rendono fin troppo ancorato al passato
- Non mancano alcuni piccoli problemi tecnici
- Difficoltà eccessivamente accessibile anche al massimo livello di sfida
Shadows of the Damned: Hella Remastered
Fare un salto all'inferno non è mai stato così divertente
Sebbene siano passati tredici lunghi anni dalla sua prima apparizione, Shadows of the Damned: Hella Remastered si presenta ancora come una piccola perla del mondo videoludico, trascinando i giocatori nel pieno del periodo d’oro PlayStation 3 e Xbox 360, ma con una veste grafica aggiornata e una revisione del bilanciamento di gioco generale. La trama del titolo è ancora semplice e lineare come la ricordavamo, ma la storia d’amore tra Garcia e Paula è un’espediente narrativo più che sufficiente per spingere il giocatore ad andare a caccia di demoni direttamente all’inferno. Il gameplay è divertente e intuitivo, seppure la sfida generale si presenti eccessivamente semplicistica per gli standard odierni. Gli scontri contro i boss sono ancora memorabili, ma uno svecchiamento della sua eccessiva ripetitività avrebbe aiutato anche il quadro complessivo dell’avventura. Il lavoro svolto sul comparto tecnico è più ottimo, ma alcuni cali di frame e alcune texture non lavorate ci lasciano pensare che su certi aspetti il lavoro sia stato svolto fin troppo di fretta. Un plauso all’art e sound design dell’opera, che assieme ai motivi sopracitati e il prezzo a cui viene offerta l’esperienza lo rendono un titolo decisamente da recuperare.