Correva l’anno 2015: il mondo era un posto allegro, gli uccellini cinguettavano, l’aria era salubre e pulita e, purtroppo, Wii U stava lentamente avviandosi verso il viale del tramonto. Di queste cose che ho appena scritto, solo una purtroppo si è rivelata essere vera; Wii U è stata una delusione per il pubblico più che per la critica, anche a causa degli sbagli di Nintendo per quanto riguarda il marketing della console: troppo simile alla precedente per convincere il mercato casual, e troppo poco supportata, specialmente da software house terze, per interessare il mercato hardcore. Fortunatamente, non tutti i mali vengono per nuocere e da questa esperienza la casa di Kyoto ha imparato diverse lezioni utili per far rendere al meglio il suo nuovo hardware, ai tempi chiamato col nome in codice NX. Nintendo Switch, sin dalla prima presentazione al pubblico, è riuscita a convincere quasi tutti, a parte forse i più scettici, e il suo continuo successo indiscusso (si avvicina rapidamente ai 40 milioni di copie vendute in appena due anni) ha portato sviluppatori e publisher ad investirvi seriamente, facendo porting di moltissimi titoli e sviluppando giochi appositamente per essa.
Sono ormai passati due anni da quando abbiamo potuto mettere le mani su Switch, che col tempo è diventata una sorta di gallina dalle uova d’oro per tanti sviluppatori, e ormai si fa la fila per cercare di portare qualsiasi gioco possibile anche su questa console, grazie ad una relativa apertura di Nintendo verso studi indipendenti o generi/tematiche tradizionalmente appannaggio di altre piattaforme, considerate più “mature”. Eppure, come direbbe un qualche guru dell’auto-miglioramento, non bisogna mai accontentarsi della normalità, e aspirare alla perfezione, no? Ecco quindi tre suggerimenti, una sorta di lettera aperta in tre punti: tre aree dove, possibilmente, Nintendo Switch potrebbe e dovrebbe migliorare, magari in una versione New o Pro.
Maggiore possibilità di scelta fra prestazioni e qualità
Contrariamente a quanto alcuni pensano, Nintendo Switch non è così poco performante: l’hardware montato sulla console è perfettamente adeguato al compito che deve svolgere, e cioè permettere al giocatore di passare ore in compagnia dei suoi titoli preferiti, con compromessi nel 99% dei casi assolutamente accettabili a livello grafico, il tutto consumando meno batteria possibile e non scaldando molto. Insomma, da una GPU mobile non ci si può aspettare la luna, e infatti il problema non sta nella fedeltà grafica, quanto nel framerate e nella fluidità generale dell’esperienza, come evidenziato in moltissime recensioni (e non solo da noi) che a volte può anche andare ad inficiare il godimento di un videogioco.
Il problema è stato arginato a livello software da diversi sviluppatori, purtroppo quasi sempre soltanto per quanto riguarda giochi occidentali: due esempi lampanti sono il porting di Darksiders e quello di Rocket League, che nelle impostazioni offrono una scelta fra qualità e prestazioni: chi preferisce la seconda opzione potrà giocare con dettagli ancora più ridotti, ma guadagnandone parecchio in fluidità, riuscendo a mantenere quasi sempre lo “sweet spot” dei 60 fotogrammi al secondo. Addentrandoci poi in discussioni ancora più tecniche, sono disponibili pubblicamente diversi video in cui alcuni utenti hanno sbloccato e aumentato la frequenza di processore e scheda grafica della console, mostrando come, “sguinzagliando” tutta la potenza dei componenti, ad un minimo incremento di consumo di batteria e temperatura corrispondono miglioramenti evidentissimi sulla fluidità del gioco.
Ecco la prima cosa che vorremmo da Nintendo Switch, e anche la richiesta che probabilmente verrà esaudita, in vista dell’annuncio di una ormai quasi certa versione Pro: la possibilità di scegliere fra frame rate e dettagli, fra prestazioni massime o batteria meno longeva, una scelta integrata nativamente, senza dover ricorrere a stratagemmi e settaggi all’interno di ogni gioco.
Un comparto online più robusto
Anche lasciando stare servizi come Xbox Live Gold o PlayStation Plus, che sono comunque molto più costosi rispetto a Nintendo Switch Online, e quindi giustificando in parte le mancanze del servizio online premium della console ibrida, è proprio l’infrastruttura di base di Switch ad essere carente. Sto parlando di funzioni molto comode e implementabili in modo relativamente facile a livello software con update o patch, che ormai diamo per scontate: cose come la chat vocale integrata direttamente in gioco senza dover passare per un’app esterna via smartphone, server dedicati ai titoli solo multigiocatore invece del classico sistema peer-to-peer per forza di cose spesso instabile; la possibilità di chattare o inviare messaggi privati ai nostri amici; insomma tutte cose a cui ormai siamo abituati da più di dieci anni, e qui ancora tristemente assenti.
L’approccio di Nintendo, per quanto riguarda le componenti online delle sue console, ma anche dei suoi titoli, è sempre stato quello di “farsi gli affari propri”; compensando l’arretratezza di certi sistemi di contorno con l’unicità dell’esperienze offerte. Per quanto riguarda una console popolarissima a livello globale però, che ormai può fronteggiare testa a testa le “rivali”, queste mancanze stanno diventando fin troppo evidenti, anche perché, ad esempio, feature come la chat vocale integrata nativamente è già presente in alcuni giochi online di terze parti; come nel punto precedente, software house esterne hanno già abilitato queste funzioni nei loro giochi provando a Nintendo che è possibile bypassare le loro limitazioni, quindi perché trattenersi ancora?
Più personalizzazione, sia hardware che software
Chiunque abbia posseduto un New Nintendo 3DS sa bene che uno dei selling point principali di quella console rivisitata era la possibilità di cambiare liberamente alcune parti della scocca: c’era anche chi, come me, le collezionava. Questo esperimento purtroppo non è stato continuato da nessun altro modello di 3DS, e nemmeno su Nintendo Switch. Anche prendendo in esame le versioni limitate della console, ce ne sono ben poche con vere e proprie personalizzazioni estese: nella maggior parte dei casi si tratta soltanto di un colore alternativo per i Joy-Con e, saltuariamente, una decalcomania sulla dock. Insomma, in questo senso vorrei che, in un futuro modello della console, Nintendo cercasse di osare di più su questo frangente. Le produzioni della Grande N sono sempre allegre e coloratissime, cosa che si riflette poco poi sull’hardware, che invece aprirebbe un mondo di possibilità anche per produttori di accessori di terze parti.
Al momento, tutte le modifiche estetiche all’esterno della console sono piuttosto complicate e, nemmeno a dirlo, invalidanti per la garanzia. Anche a livello software si potrebbe fare di più per rendere davvero unica ogni Switch: a farsi notare per la loro assenza sono infatti anche i temi personalizzati per la home, parecchio apprezzati su 3DS, e per esempio anche ottenibili tramite il programma a punti che l’azienda giapponese conduce ormai da parecchi anni. Insomma, qui penso che l’amatissima Nintendo stia davvero “ignorando”, passatemi il termine, parecchie opportunità di guadagno per una fetta di mercato davvero grossa, quella che cerca la personalizzazione e l’unicità prima di tutto: con tantissime proprietà intellettuali a cui dedicare Joy-Con, decalcomanie, temi, e chi più ne ha più ne metta, qui c’è davvero una miniera d’oro che aspetta solo di essere scavata.
Insomma, nonostante le basi di Nintendo Switch siano solidissime e il suo grande e meritato successo sia innegabile, adagiarsi sugli allori alla lunga risulta essere spesso una strategia sbagliata: questi sono solo tre suggerimenti, tre cose che al momento mancano e che, in caso venissero aggiunte, potrebbero convincere anche il più testardo degli scettici, ad onor del vero principalmente provenienti dal mercato PC (di cui mi sono auto-proclamato rappresentante in Redazione) a dare una possibilità a Mario e compagni.