Durante il loro vagabondare, il nostro eroe Shiren e il suo furetto parlante Koppa arriveranno in un sobborgo chiamato Nekomaneki Village. Lì verranno a conoscenza di Jirokichi, un giovane che intende esplorare la Tower of Fortune per impossessarsi dei Dadi di Reeva, il Dio del destino, in modo da cambiare il fato della sua giovane amica Oyu, destinata a una morte imminente. Lo spirito altruista e la voglia di avventura del nostro vagabondo ci porteranno a esplorare la torre e tanto altro, ma sarà davvero possibile cambiare il fato di una sola persona? A quali conseguenze porterà questo gesto?
The Tower of Fortune and the Dice of Fate è la versione aggiornata per PlayStation Vita di Shiren The Wanderer 5, uscito solo in Giappone per Nintendo DS e facente parte di una longeva saga che dura ormai da venticinque anni. La tipologia di gioco è quella di un RPG Roguelike, dove mostri, stanze e oggetti cambieranno ad ogni ingresso: insomma, per dirla breve è una versione molto di più complessa di un Mystery Dungeon e questa tipologia di gioco può non essere nuova per chi, come me, ha apprezzato e amato titoli come Torneko: The Last Hope (spin-off della saga di DRAGON QUEST avente come protagonista il baffutto mercante Torneko), oppure il più famoso Chocobo Dungeon dell’ex Squaresoft. Il gioco appartiene alla mia tipologia prediletta, adatto a chi vuole una partita sempre nuova ma non desidera di certo annoiarsi. Sarà riuscito Shiren a tenere ben saldo il suo posto nel mio cuore di giocatore?
- Titolo: Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate
- Piattaforma: PlayStation Vita
- Genere: RPG, Roguelike
- Giocatori: 1 (multiplayer online)
- Software house: Aksys Games
- Sviluppatore: Spike Chunsoft
- Lingua: Inglese (testi)
- Data di uscita: 26 luglio 2016
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: fa parte della metaserie Mystery Dungeon
All’interno del villaggio, prima di gettarci a capofitto all’esplorazione dei dungeon, potremo fare la conoscenza di tanti personaggi che potranno anche aiutarci durante la nostra avventura: possiamo citare senza troppi spoiler Tao, ragazzina armata di boomerang e avida dei nostri Gitan (la valuta del gioco), Jirokichi, intrepido giovane senza paura pronto a fare di tutto pur di salvare la sua amica Oyu, o le sorelle volpe Okon e Koharu, in cerca di vendetta contro chi ha ucciso il loro padre. Una volta nei labirinti, invece, saremo immersi nel gioco vero e proprio: inizieremo dal livello 1, con una manciata di HP e disarmati: starà a noi cercare armi, scudi, bracciali e oggetti necessari a sbaragliare i mostri che incontreremo e che ci consentiranno di arrivare indenni al piano successivo. Dovremo tenere conto anche della fame, che calerà in linea con i nostri spostamenti e dovremo soddisfarla con onigiri, pesche o altre prelibatezze che troveremo o dai mercanti o direttamente nei dungeon. Sconfiggendo i mostri saliremo di livello e le nostre statistiche aumenteranno, così come miglioreranno le nostre armi e i nostri scudi, a seconda dell’utilizzo, evolvendosi in gingilli sempre più potenti. Alcune armi, se equipaggiate con il giusto scudo, ci daranno dei bonus come un aumento della forza, la possibilità di equipaggiare due bracciali, e così via. The Tower of Fortune poi gode, oltre dell’ambientazione giapponese sempre gradita e che credo abbia sempre portato qualche grattacapo per la localizzazione, anche di una grafica pulita e colorata, nonostante il titolo sia uscito per il Nintendo DS ormai sei anni fa. Vi sembra tutto rose e fiori? Vi sbagliate, l’incubo deve ancora cominciare.
DARK Wanderer SOULS
Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate, come tutti i suoi predecessori, vanta un’immensa difficoltà e ci capiterà, anche dopo ore di gioco, di morire in un dungeon e dover ricominciare da capo perdendo tutti gli oggetti in nostro possesso (o forse no, come vedremo in seguito), facendoci incazzare più di quando un giorno festivo si tramuta in un giorno lavorativo. I loot che troveremo nei dungeon, inoltre, potrebbero essere affetti da maledizione, un malus che che non ci permetterà di rimuoverli dall’equipaggiamento se non con apposite pergamene magiche. Nei labirinti incontreremo tante pericolose trappole, tra le quali rientrano le terribili “Rust Traps” che faranno deteriorare il nostro equipaggiamento, oppure le terribili “Monster Room“, stanze piene zeppe di mostri dalle quali uscire indenni sarà un evento più unico che raro. Nelle fasi avanzate arriverà l’alternarsi di giorno e notte e quest’ultima non sarà mai stata così terribile nella vostra vita: i mostri saranno più spietati che mai e si uccideranno tra di loro (salendo di livello), avremo una visibilità ridotta e non potremo leggere le pergamene a causa del buio. Non saranno poche le volte che ricominceremo una scalata di mezz’ora e oltre fin dall’inizio ma, anche se può sembrare puro masochismo, è anche questo uno dei fattori positivi di questo gioco, che ci spingerà a non arrenderci mai nemmeno quando penseremo di aver perduto l’equipaggiamento perfetto.
You Are (Not) Alone
Durante l’esplorazione dei dungeon, oltre ai classici mostri intenti a darci filo da torcere, non saremo di certo soli: potrà capitare di imbatterci in qualche NPC, ciascuno con le proprie funzioni. Per esempio i fabbri, che potranno potenziare il nostro equipaggiamento seduta stante, oppure che ci chiederanno di cederglielo temporaneamente per poi riconsegnarcelo potenziato in un futuro non meglio precisato. Alcuni NPC, inoltre, ci faranno delle richieste che, se soddisfatte, ci permetteranno di ottenere Gitan e oggetti esclusivi, come correre in aiuto o trovare qualcuno, oppure delle richieste di “prestito” di denaro. Potremmo anche trovare a gironzolare nelle segrete anche alcuni dei compagni che potranno aiutarci in battaglia, e saremo in grado di chiedergli di accompagnarci nell’avventura, per un massimo di due partner selezionabili contemporaneamente. Se invece ci capiterà un giro sfortunato nel quale non incontreremo nessuno, potremo apprezzare le stupide battute dell’Hilarious Pot, un oggetto di gioco che, se utilizzato, sforna battute veramente pessime.
Se malauguratamente troveremo noioso girare e ripetere gli stessi dungeon per decine e decine di volte, questo Shiren the Wanderer offre diverse alternative sia per quanto riguarda il single player che il multiplayer. Potremo trovare alcune sezioni per il training e per prepararci al gioco vero e proprio, oppure una modalità puzzle dove dovremo spostare alcune statue in alcuni piedistalli e, più avanzeremo nel risolvere gli enigmi, più ghiotte saranno le ricompense che ci attenderanno alla fine della prova. La sezione multiplayer può essere cooperativa (dove i giocatori si dividono gli HP disponibili, causando non poche lagne) oppure competitiva, nel corso della quale potremo cercare di avere la meglio su un altro vagabondo, nostro rivale. Nella modalità giocatore singolo, inoltre, quando verremo sopraffatti dai nemici non tutto sarà perduto: potremo chiedere l’aiuto di qualche anima pia che possa trovare la nostra lapide e riportarci in vita, facendoci salvare l’equipaggiamento; tali richieste di salvataggio saranno disponibili nel villaggio. Per mia sfortuna, non ho trovato quasi nessuno online per testare a fondo queste funzionalità, ed è un peccato, perché questa versione migliorata del titolo di Spike Chunsoft merita e necessita che la componente multigiocatore venga sfruttata a dovere per esprimere il suo pieno potenziale.
Antiche melodie sempre gradite
Nonostante la grafica sfrutti al meglio lo schermo in alta definizione di PlayStation Vita (dove potremo utilizzare lo stick analogico per esplorare il dungeon dall’alto, funzione esclusiva per codesta versione) con i suoi colori brillanti, lo stile utilizzato potrebbe far storcere il naso ai giocatori di primo pelo, ma personalmente ho apprezzato molto questo Shiren sia dal punto di vista grafico che sonoro. E a proposito di questo, in piena linea con lo stile orientale che contraddistingue le atmosfere del gioco, ci ritroviamo di fronte ad alcuni brani assolutamente gradevoli per chi, come me, ama i motivetti semplici ma che entrano in testa: fra le tracce degne di nota posso citare il tema suonato durante l’esplorazione dei dungeon o quello di quando cala notte (e arrivano le botte).
A chi consigliamo Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate?
Mi rendo conto che un titolo di questo stampo potrebbe non piacere a tutti, e l’elevata dose di difficoltà lo fa decisamente escludere a chi non ha molta pazienza. Ne sconsiglio l’acquisto anche se non avete molta dimestichezza con la lingua inglese, non tanto per questioni di trama, ma per le spiegazioni associate agli oggetti, in quanto alcuni di essi potrebbero essere usati nel modo sbagliato. Se volete un gioco che vi tenga impegnati e non siete schizzinosi in termini di stile grafico, potrete trovare un’ottima sorpresa in questo episodio di Shiren the Wanderer, considerando che di giochi del genere, dalle nostre parti, ne arrivano ben pochi, soprattutto su PlayStation Vita.
- Divertente e longevo
- Tonnellate di armi e oggetti nuovi in ogni dungeon
- Tanti contenuti oltre alla trama principale
- Elevata difficoltà
- Multiplayer poco popolato
- Tipologia di gioco non adatta a tutti
Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate
La vita del vagabondo regala gioie e dolori
Da Shiren the Wanderer: The Tower of Fortune and the Dice of Fate mi aspettavo un’esperienza del genere ma, sinceramente, non ero assolutamente convinto che avesse al suo interno così tanti contenuti, come ormai non speravo più di poterlo giocare in una lingua che non fosse il giapponese. Sarò di parte, ma questo titolo accompagnerà sicuramente tutta la mia estate e, se siete amanti di questa tipologia di titoli, vi farà sicuramente togliere l’eventuale polvere accumulatasi sullo schermo della vostra PS Vita, dimostrando alla casa di produzione che certi giochi li merita anche il mercato occidentale. Superbo, ma non per tutti. Ai più, consiglio di cercare qualche video di gameplay o trailer ufficiali prima di procedere all’acquisto.