Monster Hunter viene ritenuto da molti, e con ogni probabilità lo è davvero, l’hunting game per eccellenza. Nonostante negli anni la sua fama sia cresciuta a dismisura e con essa i fan in tutto il mondo, l’approccio a questo tipo di gioco può essere parecchio duro. Monster Hunter è infatti uno di quei titoli che richiedono un’elevata dose d’impegno e di pazienza da parte del giocatore prima di poter essere veramente capiti e apprezzati. Il problema è che il videogiocatore medio moderno difficilmente possiede ancora una quantità tale delle sopracitate risorse per riuscire ad avventurarsi fino in fondo in questo splendido titolo, che molto spesso viene abbandonato dopo poche ore di gioco senza avergli dato la possibilità di sbocciare per farci capire quanto davvero questo possa essere appagante.
Se si possiedono invece la volontà e la pazienza per non mollare tutto subito qualora non riuscissimo a capire bene anche solo come colpire i mostri da cacciare, potremmo incappare in un altro tranello che questo gioco, o meglio che la nostra mente di cacciatori, magari poco esperti, potrebbe tenderci. Mi riferisco principalmente all’adagiarsi sugli allori, ovvero: una volta riusciti a sconfiggere un mostro che prima ci sembrava impossibile da abbattere potremo ritenerci soddisfatti e proseguire con la sfida successiva (che magari si rivelerà anche più tosta della precedente) senza soffermarci a pensare di “farmare” l’armatura del mostro appena sconfitto. Fare questo potrebbe risultare controproducente per vari motivi, come ad esempio il pensare appunto che “saremo in grado di affrontare qualunque nemico senza prendere in considerazione l’idea di fallire” oppure arrivare a vantarsi con gli amici di aver sconfitto un mostro di livello G in tre cacciatori anziché in quattro.
La riflessione che mi porta a scrivere questo articolo e a condividerlo con i lettori parte principalmente dall’amore smisurato che nutro per questo gioco e per come sia uno dei pochi titoli ancora in grado di imporre un determinato livello di difficoltà a questa generazione di giocatori ormai abituati ad avere tutto pronto subito oppure un tasto “recupera tutta la vita”. Si vede su YouTube di gente salire in cattedra e condividere video di gameplay dove viene mostrato come sconfiggere uno Zinogre Stigeo G con tre cacciatori. Io ne sconfiggo due alla volta, in solitaria e con l’arco, ma non sento il bisogno di insegnare a nessuno come giocare, né tanto meno sento il bisogno di vantarmi e, come me, immagino che tutti i veri giocatori e amanti di questo titolo possano condividere questo pensiero.
Non arrendetevi, non vi fermate alle prime difficoltà e non bollate questo gioco come spazzatura soltanto perché non ha un protagonista carismatico o una vera e propria trama. Senza nulla togliere ad altri bellissimi hunting game che ho avuto modo di giocare ed apprezzare personalmente (come Toukiden e God Eater) ritengo che Monster Hunter sia il migliore nel suo genere e devo dire che provo tristezza quando sento amici che mi dicono: « Non riesco a capire come fare a battere il Barroth… è troppo forte, è sbilanciato, è impossibile! » .
Monster Hunter è un gioco che va apprezzato e saputo amare, che rende decisamente molto di più se vissuto assieme agli amici e che riesce a dare quell’ondata di adrenalina videoludica e soddisfazione personale che veramente pochi titoli ormai sanno comunicare. Vi invito calorosamente ad aggiungervi alla lista di persone che, come me, sono in trepidante attesa dell’uscita occidentale di Monster Hunter 4 Ultimate, lasciandovi con questa piccola massima:
Non desistete, soffrite, imparate dai vostri errori e soffermatevi ogni volta a combattere più volte di seguito i mostri per memorizzarne gli attacchi e vedrete che nulla più vi potrà fermare.