Sono passati esattamente due mesi. Due mesi fa io e il resto del team eravamo a Tokyo e ci apprestavamo ad assistere alla primissima proiezione aperta al pubblico di Dragon Ball Super: Broly, il ventesimo lungometraggio dell’intramontabile saga di Dragon Ball. Un’esperienza davvero emozionante e significativa, una commozione incontenibile già dai primi istanti nei quali il logo di TOEI Animation è apparso sul grande schermo e, tutto sommato, uno dei film della saga migliori che mi sia mai capitato di vedere. Questo pomeriggio, invitati da Koch Media, abbiamo assistito alla prima riservata alla stampa del film diretto da Tatsuya Nagamine che riscrive le origini di Broly e di altri importanti tasselli dell’universo plasmato dalle matite di Akira Toriyama, in anteprima i prossimi 20, 21 e 22 febbraio in alcune città italiane e finalmente visibile in tutti i cinema dal 28 febbraio.
Del lungometraggio in sé ne abbiamo già ampiamente parlato nella nostra prima recensione scritta a caldo subito dopo la prima visione assieme a Kurama, BaSS e Hiruma, e in questo articolo ci occuperemo di parlarvi della versione italiana del film, con il doppiaggio curato dalle sapienti mani di Andrea Ward e i dialoghi adattati da Fabrizio Mazzotta. Il primo, storica voce di Goku nell’adattamento dei film Dynamic Italia, cede il ruolo di protagonista a Claudio Moneta, già ascoltato nei panni del Super Saiyan nella versione Mediaset di Dragon Ball Super; nei panni di Bardak ritroviamo Marco Balzarotti, mentre in quelli del nuovo Broly troviamo Mario Bombardieri.
Come ben saprete grazie alle innumerevoli immagini e anticipazioni circolate in rete in questi ultimi mesi, questa prima pellicola tratta da Dragon Ball Super è la prima effettivamente canonica per le vicende della serie principale, ambientata tra la fine del Torneo del Potere, che potremo vedere tra poche settimane su Italia 1, e l’inizio della nuova saga attualmente in corso sulle pagine di V-Jump. Dragon Ball Super: Broly riscrive parte delle origini secondo la direzione dell’autore originale, Akira Toriyama, coinvolgendo alcuni personaggi introdotti in passato proprio tramite gli stessi lungometraggi e alcuni episodi speciali: parliamo di Bardak, padre di Kakaroth, dei Saiyan di stanza sul pianeta Vegeta, nonché di Broly, suo padre Paragas e persino di Freezer.
La prima parte del film, infatti, è ambientata sul pianeta sul quale la razza dei Saiyan si è stabilizzata, poco prima dell’insediamento di Freezer come imperatore della galassia. La popolazione di guerrieri, impegnata a conquistare pianeti e combattere sfruttando le proprie doti innate, riceve la visita di Re Cold e del suo giovane figlio che, da quel momento in poi, diventa “padrone” del suo esercito personale. Assisteremo a una nuova versione delle origini di Son Goku: non più un neonato incapace di capire cosa gli stesse accadendo, bensì un bambino, con tanto di armatura, che saluterà in maniera alquanto triste per noi spettatori la propria mamma e un padre stranamente tenero nei suoi confronti.
Terminata la porzione introduttiva del film, torniamo al presente: per una serie di circostanze, Goku e Vegeta si ritroveranno impegnati a cercare una delle sfere del drago per conto di Bulma, finendo per imbattersi in Freezer. Al suo servizio, inaspettatamente, troveremo proprio Broly, recuperato in maniera del tutto fortuita da due nuove figure introdotte in questo lungometraggio, Cheelai e Lemo. Con lo scopo di rimpolpare le fila dell’esercito di Freezer, i due si sono imbattuti in Paragas e suo figlio proprio sul pianeta Vampa, scoprendo l’esistenza di un guerriero dalla potenza immensa che avrebbe fruttato loro una lauta ricompensa. Sfruttando il desiderio di vendetta di Paragas, infatti, Freezer spingerà Broly ad affrontare in combattimento i suoi nemici giurati, i due Saiyan che più di una volta lo hanno umiliato.
Dopo averci mostrato come il personaggio di Broly sia stato trasformato da un semplice berserker senza controllo a una figura con un passato e un presente piuttosto rilevanti per la costruzione di un personaggio mosso dalle emozioni più che dalla rabbia immotivata, il combattimento fra i tre Saiyan sarà quindi il fulcro principale di questo lungometraggio. Vedremo alternarsi scene realizzate con splendidi disegni tradizionali a sezioni in CGI senza evidenti distacchi, fra luci psichedeliche ad accompagnare le varie trasformazioni e una colonna sonora enfatizzante, ma piuttosto straniante. La soundtrack infatti presenta, soprattutto nelle scene di combattimento, pezzi piuttosto discordanti con quanto Dragon Ball ci ha permesso di ascoltare in passato, con un paio di brani in particolare che, in qualche modo, potrebbero risultare un po’ troppo esagerati. I titoli di coda, come nella versione originale, sono accompagnati dalla bellissima “Blizzard” di Daichi Miura, ma in questo caso ascoltiamo la versione inglese del brano, sempre bella ma, personalmente, non all’altezza del testo in giapponese.
La versione italiana di Dragon Ball Super: Broly presenta per la prima volta un mix fra un adattamento fedele alle nomenclature originali e tutte le voci che i fan apprezzano nella serie televisiva sin dagli albori (tranne, ovviamente, per tutti i cambi di voce avvenuti con Super per la scomparsa di voci storiche quali quelle di Goku, Freezer e il ritiro di quella di Piccolo). Accogliamo con un caldo abbraccio i più calzanti Raditz, Kakaroth, Kamehameha, Piccolo e Fusion al posto degli “storici” Radish, Kaarot, onda energetica, Junior e fusione a cui ci aveva abituati Mediaset: un importante passo in avanti, fortemente voluto da Koch Media, che andrà irrimediabilmente a stonare con gli episodi che precedono e seguiranno le vicende narrate nella pellicola. Poco male, per quanto mi riguarda: il loro scopo era quello di confezionare un prodotto destinato ai fan dello zoccolo duro, e il loro intento è stato raggiunto praticamente alla perfezione. Ci troviamo davanti a un adattamento e a un doppiaggio praticamente perfetti quasi sotto ogni punto di vista, con solo un paio di voci che non risultano all’altezza di quelle originali.
Il breve paragrafo che segue, come nel caso della recensione della versione giapponese, contiene alcuni spoiler sulle fasi finali del film — nulla di particolarmente nuovo se siete avvezzi alla rete, ma che preferiamo non rivelare a chi invece è totalmente ignaro di ciò che lo aspetta in sala.
Un nuovo Broly che vi farà dimenticare il vecchio
Eccoci qui, alla resa dei conti: questo nuovo film su Broly è davvero il migliore dell’intera saga di Dragon Ball? Secondo il mio parere sì: visivamente d’impatto, con un buon ritmo narrativo e appassionante nei suoi combattimenti, potrebbe deludere solo chi è particolarmente affezionato alla vecchia visione del personaggio e delle origini di Goku e compagni. Sono molti gli elementi che vengono riscritti per adattarsi alla nuova visione imposta dall’autore originale e non tutti potrebbero accontentare i fan più accaniti. Il doppiaggio e l’adattamento italiani ci hanno convinti pienamente, oltre ogni più rosea aspettativa: sarà in grado di convincere chi non ha mai apprezzato il doppiaggio italiano della serie TV, ma saprà adattarsi anche a chi è abituato a seguire Dragon Ball sulle reti Mediaset. Una delle più belle gioie che questa pellicola ci ha regalato è la migliore interpretazione di Claudio Moneta su Goku che, dopo aver esordito con la serie di Super, si sente finalmente a proprio agio nel Gi arancione, non facendo più in alcun modo rimpiangere lo storico Torrisi. Dragon Ball Super: Broly mantiene intatto lo spirito dell’opera originale, tra scontri mozzafiato e l’umorismo tipico di Toriyama. Non prendete impegni per il prossimo 28 febbraio: perdervi questo film sarebbe un vero e proprio peccato.
Un evento imperdibile per ogni vero fan