Spesso e volentieri i tie-in animati su licenza sono una “Hit or Miss” e FAIRY TAIL aveva già avuto la sua occasione con il primo titolo in salsa RPG, sviluppato da KOEI TECMO GAMES e GUST: team di sviluppo che fa della serie Atelier il suo cavallo di battaglia. Messo alla prova con l’opera fantasy di Hiro Mashima aveva dimostrato di essersela cavata abbastanza bene nell’escursione sotto IP nota, non senza qualche inciampo. Non è stato abbastanza da annoverarsi tra i grandi RPG, certo, ma si è comunque guadagnato il bene del pubblico di riferimento. Con FAIRY TAIL 2, KOEI TECMO GAMES e GUST ci riprovano e portano a compimento quanto iniziato, tuffandosi nel teatro della Guerra all’Impero di Alvarez.
Prima del conflitto immaginato da Mashima però, forse sarebbe stato più giusto focalizzarsi su quelli interni.
- Titolo: FAIRY TAIL 2
- Piattaforma: PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch, PC
- Versione analizzata: PlayStation 5 (EU)
- Genere: RPG
- Giocatori: 1
- Publisher: KOEI TECMO GAMES
- Sviluppatore: GUST
- Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 12 dicembre (PC), 13 dicembre (console)
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: costumi aggiuntivi e Season Pass con contenuti da aggiornare
- Note: sequel del titolo uscito nel 2020
Abbiamo recensito FAIRY TAIL 2 con un codice PlayStation 5 fornitoci gratuitamente da KOEI TECMO GAMES tramite PLAION.
Un cambio di passo per la gilda Fairy Tail
Chi si aspettava di vedere la formula RPG classica collaudata nel primo capitolo si ritroverà deluso da FAIRY TAIL 2, il quale abbandona del tutto quel motore per approcciarsi invece a un modello da Action Time con punti convertibili in abilità e generabili con degli attacchi base, il che ricorda molto le più recenti idee della serie Atelier. Le modifiche al cuore pulsante di Fairy Tail si riverberano in realtà in tutto il gioco, adesso molto più focalizzato sul mondo aperto liberamente esplorabile e i combattimenti, i quali hanno ruolo ancora più centrale considerando la premessa di trama.
Siano infatti al culmine del viaggio di Natsu e soci, decisamente non ideale per i neofiti della serie, e i loro più grandi e potenti nemici si ritrovano a guidare l’invasione dell’Impero di Alvarez sotto l’egida di Zeref, il villain per antonomasia dell’arco narrativo alla mano. Fin dal tutorial si parte a bomba nella lotta e dopo di esso ogni capitolo è ritmato basandosi sullo scontro con ognuno dei 12 Spriggan o alle vicende epocali che accadono nel contesto del conflitto. Perciò, il macro obiettivo di Fairy Tail è di affrontare uno a uno i generali malvagi e far tornare la pace nelle terre di Fiore con l’aiuto di tutti gli amici possibili e le altre gilde alleate.
Sulla carta, l’epicità di questo contesto è garantita oltre ogni dubbio ed effettivamente vengono ripercorsi i nodi chiave della saga di Alvarez, ma è già dai primi capitoli che FAIRY TAIL 2 scricchiola sotto l’ambizione e i cambiamenti che l’hanno accompagnata. Come sottolineavo nell’anteprima, i menù di gioco in ogni forma sono stati resi più anonimi e meno decorati o identitari, lasciandosi alle spalle ogni parvenza di elemento estetico che richiamasse il fantasy generico oppure uno qualsiasi dei tratti di Mashima, come invece accadeva nel primo capitolo. Dai colori ai simboli, il primo FAIRY TAIL omaggiava quelle che erano le caratteristiche visive immediate del manga, aspirando a una corretta continuità tra i media. FAIRY TAIL 2 ha invece dimenticato ogni parvenza di abbellimento e ha dato spazio a un grigio atono e senza alcun tipo di segno distintivo, tanto che potrebbe essere applicato su qualsiasi altro gioco e non ne notereste la differenza.
Il problema è che questo alone di incuria e superficialità va a riflettersi anche altrove, soprattutto nel modo in cui è stata trattata la trama e che alla fine risulta veramente altalenante nell’esecuzione. Da una parte abbiamo scene che ricalcano perfettamente alcuni dei momenti iconici ben noti agli appassionati, dando modo di viverle in prima persona nel pieno dello spirito shonen e del sentire quel potenziamento nel momento di estrema crisi. Dall’altra però molte delle battaglie, delle vicende e delle conversazioni sono state completamente estromesse o addirittura descritte sommariamente con una frase per giustificare lo scontro avvenuto fuori schermo. A tenere in piedi il processo c’è la grande performance dei doppiatori storici, ma non basta a convincere il giocatore nel sentire il pathos di uno dei conflitti più grandi di FAIRY TAIL, una vera e propria guerra, che semplicemente non viene trasmesso in nessun modo.
Armarsi contro Alvarez
Parte della mancanza di gravitas deriva anche dalla scelta di rendere esplorabili le ambientazioni di gioco che però, senza alcun tipo di cambiamento dinamico dovuto all’invasione, rompono l’illusione dell’urgenza delle battaglie, specie se più e più volte Natsu e compagni sottolineano quanto fatichino a coprire tutti i fronti con migliaia di soldati a scontrarsi. Infatti, nelle terre di Fiore è tutto così sereno e pacifico, pure nelle musiche molto allegre, che sembra di essere all’inizio della storia di Natsu e non al suo climax epocale, a volte anche molto drammatico e cupo. Solo quando si scende in campo nelle battaglie si arriva finalmente a sfoggiare il massimo dei poteri e della serietà di FAIRY TAIL, specie nelle impegnative Boss Battle, ma anche qui non senza qualche ombra.
Fino al boss però, nelle lunghe scampagnate a piedi tra i prati, si è pieni di scontri molto monotoni in cui semplicemente si deve far prima a sconfiggere orde di avversari quasi tutti uguali e dal design poco ispirato, sfruttando due ruote da quattro abilità e potendo cambiare il terzetto attivo al volo. Ci sono trovate interessanti e riprendono alcune caratteristiche del predecessore. Ad esempio, si può attivare la modalità Risveglio, si punta a rompere la barra di Fatica per fare i danni al nemico, si possono chiamare alleati a supporto e combinare gli attacchi con Mosse finali o semplici collegamenti tra mosse.
Sistemi che, alla mano, fanno quello che devono e rendono gli scontri molto più movimentati anche grazie alla scelta di averli resi d’azione piuttosto che a turni. Ma, l’interfaccia e i controlli presentati in questo contesto sono i peggiori che potessero esistere, soprattutto perché hanno delle sensibilità poco chiare con le tempistiche e non sono per niente comodi da leggere, oltre che anonimi grazie al grigio onnipresente. La stessa progressione soffre di tre alberi di abilità per personaggi realizzati in maniera spartana e scomoda, per non parlare dell’equipaggiamento affidato alle Lacrima che hanno una gestione d’inventario pessima, tanto da farmi desistere più volte da anche solo mettermi a gestirlo per il corposo roster del gioco. Grazie a dio c’è la funzione di Crescita Automatica che vi risparmierà molti dolori.
Ma è proprio qui il punto più sofferente: FAIRY TAIL 2 in ogni aspetto sembra essere un prodotto che si è sbrigato a metter fuori, un tentativo di capitalizzare su quanto fatto in precedenza senza però prendersi la briga di migliorarlo, anzi è sottrattivo se si considera che molti dei sistemi del primo FAIRY TAIL neanche esistono più. Almeno rimane la presenza di una storia originale dopo quella di Alvarez, ma arrivarci non è facile se il gioco fa fatica a catturarti.
La magia perduta
Manca quel qualcosa che il primo titolo sembrava possedere, quella scintilla di volontà di rendere giustizia a un marchio e trasporlo nella maniera più corretta possibile, magari sperimentando. Ecco, qui la scusa delle prime volte non regge più e anzi forse non è stata neanche presa in considerazione: molti asset sono riciclati e altri presi da altre produzioni e riadattati. Le scene e l’esplorazione soffrono di una legnosità incredibile e alcune scelte non hanno senso, come ad esempio insistere così tanto sul backtracking tramite l’acquisizione di abilità esplorative in punti tardivi del gioco. Perché non far usare subito le innate abilità della gilda e renderle disponibili inspiegabilmente dopo solo per frustrarmi a tornare indietro in una mappa che, innanzitutto, non presenta indicazioni nella sua versione estesa? O è così vuota da non incentivare neanche la vista dei paesaggi?
Dalle musiche alla resa tecnica, non c’è veramente nulla che FAIRY TAIL 2 non faccia più della sua semplicità. Non fa così male da essere frustrante, ma neanche così bene da essere in linea con l’arco narrativo che vuole rappresentare. Scegliere il conflitto con Alvarez avrebbe richiesto un’attenzione di riguardo che è venuta meno, pur mantenendo dei pilastri che possono essere apprezzati da chi è fan del marchio. C’è qualcosa per coloro che vivono di FAIRY TAIL, ma è quella cosa che rende giustizia a dei momenti topici e di spessore? A volte sì e a volte no, a seconda dei pezzi e dei personaggi che sono o meno presenti nella scena. In particolare è stato il trattamento di quelli secondari, con tanto di modelli inseriti, che è stato infelice e relegato a qualche secondo senza troppi convenevoli. Molte delle gilde sono state ridotte al minimo sindacabile, così come altre parti dello sviluppo.
A chi consigliamo FAIRY TAIL 2?
Difficile rispondere se FAIRY TAIL 2 sia o meno un titolo da consigliare, sicuramente non al prezzo con cui viene venduto. Ma, detto questo, il gioco è ricco in termini di contenuti legati ai personaggi principali. Ci sono scese d’intermezzo che espandono i vari legami e il mondo di gioco, c’è una storia inedita scritta da Mashima e gli scontri, per quanto tediosi, hanno i loro momenti di gloria. Tuttavia, come forse era per il primo, non aspettatevi di rivivere le emozioni dell’anime o del manga giocando a questa trasposizione.
- Doppiaggio sempre di grande livello
- Una storia inedita accompagna le vicende note
- Cambiamento a un sistema action…
- …Che però è stato gestito male
- Numerosi tagli alla trama e ai suoi protagonisti
- Open world che ha mancato tono ed esecuzione
- Interfaccia e menù completamente anonimi
FAIRY TAIL 2
Il Fairy Heart ha perso qualche battito
FAIRY TAIL 2 è un’occasione mancata, un passo indietro con pochi punti a favore e decisioni discutibili. Partendo dall’interfaccia utente fino al design della mappa a mondo aperto, c’è la sensazione di un prodotto che è stato affrettato e le cui carenze vengono sottolineate proprio per “colpa” del particolare arco narrativo che è stato scelto per farne da teatro. Sarebbe bastato qualche accorgimento ulteriore per renderlo degno di raccontare uno dei momenti più interessanti di FAIRY TAIL 2, ma manca il bersaglio e si piazza come prodotto unicamente per i fan più sfegati e compassionevoli.