POKKÉN TOURNAMENT – Anteprima (versione arcade)

POKKÉN TOURNAMENT

Lo scorso luglio la versione arcade di POKKÉN TOURNAMENT è approdata nelle sale giochi di tutto il Giappone. Se nel corso dell’ultimo anno siete rimasti bloccati in un congelatore e non avete mai sentito parlare di questo gioco, non temete: vi riassumerò tutto in poche righe.

POKKÉN TOURNAMENT, come potreste facilmente intuire dal nome e dall’immagine di copertina di questo articolo, è una sorta di spin-off per la saga di Pokémon, realizzato su licenza da BANDAI NAMCO Entertainment sotto la guida di Katsuhiro Harada, producer di TEKKEN. Ed è proprio il picchiaduro di NAMCO l’idea dalla quale The Pokémon Company ha preso spunto per qusto titolo: si tratta di un vero e proprio Fighting Game che vedrà scontrarsi in duello alcuni tra i più celebri mostriciattoli tascabili di Nintendo.

Sebbene il picchiaduro non abbia riscosso in patria il successo che entrambe le compagnie si aspettavano, probabilmente a causa di un roster troppo limitato, la casa di Kyoto ne ha annunciato una versione per Wii U, la cui uscita in contemporanea mondiale è prevista per i primi mesi del 2016 (marzo in America, una generica primavera per l’Europa). Quello che ho avuto il piacere di provare in Giappone è stato il cabinato originale del titolo, che in quel momento presentava al suo interno dieci Pokémon selezionabili: Pikachu, Lucario, Machamp, Gengar, Suicune, Gardevoir, Weavile, Charizard, Blaziken e l’inedito Masked Pikachu, accompagnati da creature di supporto del calibro di Snivy, Emolga, Fennekin, Eevee, Lapras, Ninetales e altri ancora. Si tratta di una scelta assai limitata, che andrà allargandosi a poco a poco col passare del tempo, ma che al momento ha giocato del tutto a sfavore della sua popolarità.

In tutte le sale giochi che mi è capitato di visitare in giro per Tokyo (Akihabara, Ikebukuro, Shibuya, Shinjuku, Sugamo) i cabinati di POKKÉN non erano particolarmente oggetto di attenzioni da parte dei visitatori abituali, persino quelli posti all’esterno del Pokémon Center Mega Tokyo venivano quasi del tutto snobbati da chi andava a visitare il coloratissimo negozio. Un gaijin come il sottoscritto, tuttavia, non ha di certo potuto resistere al fascino di quell’atipico e maestoso coin-op, caratterizzato dalla presenza di un controller simile a quello di una console, piuttosto che da una classica pulsantiera da sala, con i tasti che richiamano l’ABXY delle console di casa Nintendo.

Come ogni cabinato di BANDAI NAMCO, anche il picchiaduro di Pokémon è compatibile con il BANAPASSPORT, una tessera acquistabile in sala giochi che permette di salvare i propri progressi e le personalizzazioni del proprio avatar. In POKKÉN TOURNAMENT questa funzione viene ulteriormente sfruttata dalla presenza di un alter-ego dalle fattezze umane, l’allenatore che potremo rendere unico con gli elementi che andremo via via sbloccando durante le nostre lotte. Una volta inserite le nostre preziose monete da 100 Yen, e scelto se combattere contro un avversario nella stessa sala o contro la CPU, verremo catapultati nella schermata di selezione del combattente: una volta scelto il nostro prediletto fra i dieci attuali Pokémon a disposizione, dovremo abbinargli un secondo mostriciattolo di supporto, che verrà in nostro soccorso durante la lotta.

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Come funziona il sistema di combattimento di POKKÉN TOURNAMENT? È presto detto. Durante prime fasi della battaglia potremo muoverci liberamente in uno spazio tridimensionale e attaccare il nostro nemico a distanza, premendo l’apposito tasto. Una volta agganciato il nostro nemico, ingaggiandolo in un combattimento ravvicinato, la tipologia di controlli varierà leggermente, e l’attenzione dei nostri colpi si focalizzerà totalmente sul Pokémon avversario, quasi come se il gioco creasse un binario invisibile. Il controller avrà un tasto adibito agli attacchi deboli, uno a quelli più potenti, uno per le mosse speciali o attacchi a distanza e uno per il salto. Con i tasti dorsali, singolarmente o in combinazione, potremo effettuare le prese, richiamare il Pokémon di supporto (che eseguirà il suo attacco speciale e sparirà nel nulla), nonché attivare la Mega Evoluzione (o, in sua assenza, un power up) e scatenare il potentissimo attacco speciale. Sembra figo, eh? Beh, sì… come gioco in sé può sembrare divertente, nonostante il parco mosse assai limitato e l’impossibilità di eseguire combo degne di questo nome, ma questi, purtroppo, non sono certo i suoi difetti più grandi.

Se in TEKKEN 7 ho lamentato l’idea di BANDAI NAMCO Entertainment di costringerci in qualche modo a sfidare un avversario in carne e ossa piuttosto che proseguire la scalata arcade, in POKKÉN il problema non si pone nemmeno. Sia che sceglieremo di lottare da soli, sia contro un amico, il gioco ci consentirà di effettuare unicamente due combattimenti da due round ciascuno per ogni partita, senza alcuna possibilità di proseguire e sfidare tutti i Pokémon rimanenti, come ogni buon picchiaduro ci ha insegnato a fare dai primi anni ’90 fino a oggi. La cosa buffa è che io e Kurama non siamo riusciti a decretare chi fra noi due fosse il miglior allenatore, dato che abbiamo sempre vinto uno scontro ciascuno, e il sistema non ci ha concesso in alcun modo un match per decretare lo spareggio: avrei certamente apprezzato un round aggiuntivo, magari con la modalità Sudden Death tanto apprezzata in Super Smash Bros.

In conclusione, l’esperienza offerta in questo momento dal tie-in fra Nintendo e BANDAI NAMCO Entertainment mi è sembrata piuttosto incompleta, e ho compreso appieno il motivo per cui i fan giapponesi si sono stancati così in fretta di questo gioco. Fortunatamente, in questi ultimi giorni ha fatto il suo trionfale ingresso nel roster Shadow Mewtwo, e proprio ieri sono stati annunciati un nuovo personaggio giocabile (Sceptile) e un paio di supporto (Electrode e Farfetch’d). Mi auguro che la versione che arriverà nel nostro paese su Wii U sia il più completa possibile, sia in termini di Pokémon selezionabili, sia in termini di modalità e funzioni aggiuntive che solo una versione da salotto potrebbe vantare in più rispetto a quella da sala.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.