Fantastico, semplicemente fantastico. E sono felice di aver iniziato la frase precedente con tale parola, perché l’iniziale in maiuscolo ne enfatizza il significato. Come molti di voi sapranno, la serie di DRAGON QUEST è una di quelle che ha caratterizzato l’infanzia di molti. Da bambino sentivo dei veri e propri dibattiti fra amanti di FINAL FANTASY e amanti della serie di cui oggi tratteremo. Un piccolo segreto? Io ero fra quelli che sostenevano DRAGON QUEST. Il motivo è legato al fatto che ho sempre preferito il concetto di fantasy espresso tramite quest’ultimo piuttosto che quello manifestato in FINAL FANTASY. Chiamatemi amante del passato, ma per me il fantasy classico supera di gran lunga quello moderno. Non ho mai apprezzato i robottoni, lo spazio e le città futuristiche: sono sempre più stato incline a credere che il fantasy che più si adatta a me sia quello con mostri di vario tipo, avventurieri, guerrieri e, soprattutto, draghi. Cavolo, i draghi, non potete immaginare nemmeno per quanto tempo li ho studiati in ogni loro forma, colore e tradizione. Tuttavia, oggi non siamo qui per parlare del mio passato, bensì per discutere con voi del meraviglioso DRAGON QUEST VII: Frammenti di un mondo dimenticato, l’ultimo remake di casa Nintendo di uno dei capitoli della serie più apprezzati in patri e mai giunti dalle nostre parti.
DRAGON QUEST VII venne pubblicato inizialmente nel 2000 sulla prima PlayStation e questo remake completamente in 3D è stato rilasciato in Giappone da SQUARE ENIX nel corso del 2013. Ora, a distanza di ben tre anni dalla sua release nipponica, abbiamo avuto modo di testarlo con mano e siamo qui per enunciarvi ciò che abbiamo potuto apprendere durante l’ascolto della conferenza a lui relativa e all’hands on tramite il quale abbiamo potuto godercelo.
Sotto il profilo della trama non abbiamo notato nessun cambiamento rispetto alla storia originale. Infatti, esattamente come nel titolo del 2000, la narrazione ruoterà intorno al ripristino dei continenti del passato. La storia comincerà nel momento in cui il padre del nostro protagonista, una volta tornato a casa da un viaggio, troverà uno strano frammento di mappa, tramite il quale il nostro Eroe e il suo migliore amico Kiefer scopriranno che nel mondo, diversi anni or sono, oltre all’Isola di Estard, esistevano anche altri continenti. La trama a questo punto evolverà fino a raggiungere i viaggi indietro nel tempo e tramite essi i nostri protagonisti tenteranno di ricostruire il pianeta facendolo tornare alle sue origini. A livello di trama lo trovo davvero molto affascinante, specie perché si distacca dal classico immaginario delle storie fantasy per abbracciare qualcosa che sarebbe nuovo anche nel 2016… E parliamo di un titolo del 2000, per dire.
Il ritorno del Drago
Durante la demo abbiamo avuto modo di vedere qualche ambientazione e combattimento, tramite i quali ho potuto rivivere le emozioni che in passato i DRAGON QUEST mi hanno donato. Ancora ricordo le ore passate su La Sposa del Destino, su Le Cronache dei Prescelti o su Le Sentinelle del Cielo. A livello tecnico sembra quasi che il titolo riprenda il meglio di questi giochi e lo mescoli per creare questo meraviglioso prodotto finale. La grafica tridimensionale è stata davvero molto curata così come sono stati resi bene i numerosi colori degli ambienti e le animazioni dei personaggi. Inoltre, lo stile di disegno di Akira Toriyama, nonostante tutti questi anni, si fa ancora parecchio apprezzare, creando questa perfetta sincronia di ricordi ed emozioni fra tutti i suoi prodotti che portano affissi la parola DRAGON.
Una cosa che ci è subito saltata all’occhio rispetto all’originale è che i mostri sono direttamente visibili durante l’esplorazione. A differenza del titolo sulla prima PlayStation, ove gli incontri erano totalmente casuali, qui potremo vedere direttamente sulla mappa (la quale è mostrata nello schermo inferiore della console) i nemici che dovremo fronteggiare, così da poter decidere se combattere un particolare avversario o meno. Anche la possibilità di muovere la telecamera a trecentosessanta gradi è stata notevolmente apprezzata, sia per un mero motivo di gameplay, sia perché ci permette di ammirare ancor maggiormente la bellezza estetica e grafica di cui il titolo gode.
A livello di gameplay non vogliamo ammorbarvi con discorsi inutili, poiché il combat system non è poi troppo differente da quello che ha caratterizzato tutti i giochi della saga. Parliamo infatti di un sistema di combattimento classico, ove i turni fanno da padrone e dove il tatticismo e le scelte del giocatore influenzano direttamente l’andamento degli scontri. Un elemento molto interessante, tuttavia, è la possibilità di impartire tattiche ben precise ai membri del nostro party, i quali, nel caso in cui sceglieremo questa opzione, potranno agire autonomamente seguendo la strategia decisa dal giocatore. Parliamo di una feature in più che non va a modificare pressoché di nulla il gameplay ma che tuttavia può tornare parecchio comoda in diverse situazioni, ve lo posso assicurare. Una reale differenza rispetto alla versione 2000 del titolo, è la scelta di posizione della telecamera nel corso degli scontri. Infatti, se per la maggior parte dei giochi della serie, gli sviluppatori si sono concentrati prettamente sui nemici, in questo DRAGON QUEST VII: Frammenti di un mondo dimenticato la visuale sarà posta alle spalle dei nostri protagonisti e cambierà angolazione in base alle scelte di combattimento permettendoci di godere delle magnifiche animazioni di cui il titolo dispone.
Un’altra questione su cui il conferenziere Nintendo si è di gran lunga soffermato è il ruolo degli NPC. Infatti, se nella versione originale molti di questi erano principalmente dei Non-Playable-Character, in questo nuovo DRAGON QUEST VII avremo modo di utilizzarli direttamente, modificando parecchio quello che era il modus del gioco uscito sulla prima PlayStation. Oltre a questo, i nostri protagonisti potranno godere di più di cinquanta classi completamente differenti: starà al giocatore scegliere il ruolo giusto per il personaggio giusto.
Un mondo mai dimenticato
Ciò che ci ha incuriosito di più, tuttavia, è stata la funzione StreetPass che caratterizza il titolo. Tramite questa funzione della console potremo trovare delle speciali tavolette che contengono dungeon, boss e oggetti tratti direttamente dagli altri giochi della serie. Inoltre i dungeon potranno salire di livello, il che li renderà ancor più complessi ed ancor più utili per ottenere esperienza per i nostri personaggi. Come se non bastasse, sarà possibile condividere i dungeon con la community, così da poter render accessibili i nostri labirinti anche agli amici e alle persone che incontreremo. Questa feature è, a parer mio, una di quelle per cui il gioco varrà l’acquisto il prossimo 16 settembre. Sinceramente, in base a ciò che ho potuto apprendere e provare durante l’evento post-E3 di Nintendo non vedo davvero l’ora di metterci le mani sopra. E voi? Pensate di accompagnarci nel nostro viaggio?