Il 2020 è stato (e probabilmente continuerà ad essere) un anno non particolarmente fortunato per noi appassionati di anime, che siamo stati costretti ad assistere inermi ad un netto calo della produzione di serie animate giapponesi per via dell’emergenza sanitaria che da inizio anno ha bloccato il mondo intero. Giunti alla fine della stagione primaverile 2020, è arrivato il momento migliore per riflettere sugli anime che hanno costituito la programmazione di questa stagione individuando quali sono le opere più degne di nota, le migliori serie anime da recuperare.
Purtroppo la stagione primaverile di quest’anno è stata caratterizzata da un numero veramente esiguo di serie meritevoli, in quanto gran parte delle serie più attese è stata rimandata alle stagioni successive, proprio a causa dei problemi legati alla produzione stessa degli anime in questione. Nonostante tutto, questa stagione ci ha comunque regalato diverse opere che sono state capaci di attirare l’attenzione di molti appassionati. Quest’oggi andremo dunque a vedere quali sono le 6 serie animate giapponesi, tra sequel e serie originali, che per un motivo o per un altro più si sono distinte nel corso di questa stagione primaverile.
BNA: Brand New Animal
BNA: Brand New Animal sarà forse la scelta più controversa di questa lista, e io stesso non sapevo se inserirla fino alla fine: questo perché il suddetto anime incarna perfettamente tutti i più grandi punti di forza di TRIGGER ma anche le sue debolezze. Dopo il successo planetario di PROMARE, questa volta abbiamo il director Yoh Yoshinari alla regia di un anime, arrivato qui da noi in esclusiva Netflix, dalle grandi potenzialità almeno sulla carta, con una commistione fra uomini-bestia, compagnie farmaceutiche sospette, oltre ad allusioni a tematiche importanti e attualissime come razzismo e discriminazione. Alla fine, Brand New Animal si è rivelata essere una serie assolutamente godibile, grazie ad un comparto tecnico ed artistico stellare, vero e proprio marchio di fabbrica dello studio sopracitato, e a dei personaggi che se non brillano in originalità compensano con una caratterizzazione e una performance vocale di tutto rispetto. Purtroppo, la scelta del comitato di produzione di condensare il tutto il 12 episodi quando ce ne sarebbero voluti almeno il doppio fa un po’ storcere il naso e la storia chiaramente ne risente con un impatto minore, seppur con qualche eccellenza: il singolo episodio dedicato al baseball entra di diritto nell’Olimpo dell’animazione. (paragrafo di Lorenzo Repetto)
Kaguya-sama wa Kokurasetai?: Tensai-tachi no Renai Zunousen
Kaguya-sama: Love is War 2
La seconda stagione di Kaguya-sama: Love is War è semplicemente straordinaria e questo lo si può notare dai numeri raggiunti da questa serie. L’estrema memabilità delle gesta compiute dai membri del consiglio studentesco dell’Accademia Shuchiin unita al sempre eccezionale lavoro svolto dallo staff guidato dal regista Mamoru Hatakeyama hanno permesso a quest’opera di raggiungere un successo a dir poco incredibile. Questa seconda stagione, nonostante la ripetizione parziale delle stesse dinamiche che hanno caratterizzato e reso incredibilmente divertente la prima stagione, ha portato tantissime novità che hanno arricchito sia il cast che la varietà di scene mostrate. I personaggi, pur rimanendo coerenti con il loro modo di fare e di essere, sono maturati parecchio durante il corso della narrazione e ciò ha consentito a questa serie di fare un passo in avanti e di evolversi definitivamente. L’anime di Love is War in questi due anni è riuscito a consacrarsi come uno dei titoli più attesi dell’intera produzione di serie animate giapponesi, evidenziando come molto spesso svolgere un buon lavoro sia la chiave per il successo.
Kakushigoto
Inutile girarci intorno, quella di Kakushigoto è stata senza alcuna ombra di dubbio una grandissima rivelazione, se non addirittura la più grande sorpresa dell’anno ancora in corso. Infatti, nonostante io abbia indicato quest’opera tra le serie potenzialmente più interessanti di questa stagione primaverile, proprio per via della fama del suo creatore Kōji Kumeta, erano diverse le perplessità legate ad una storia che non conoscevo (dato che il manga non è mai stato pubblicato in Italia). Dopo aver visto questa serie non ho paura di affermare che quest’ultima sia riuscita senza troppe difficoltà a scavarsi un posto nel cuore di noi appassionati. Quella di Kakushigoto, oltre ad essere una storia d’amore nei confronti di un mestiere spesso sottovalutato come quello dei mangaka, è soprattutto una storia di quotidianità in cui il rapporto padre-figlia che si crea tra i due protagonisti è pregno di grande sincerità e generosità. E se anche lo stesso Kumeta dichiara di preferire la versione animata al manga da lui disegnato, potete stare tranquilli di assistere ad una serie imperdibile.
Nami yo Kiitekure
Wave, Listen to Me! (Titolo inglese), Born to be on Air! (Titolo italiano)
Adattamento anime dell’omonimo manga serializzato sulla rivista Afternoon e realizzato da Hiroaki Samura, Nami yo Kiitekure, noto in Italia con il titolo Born to be on Air!, si configura come una serie a dir poco folle e stravagante. Caratterizzata da un umorismo un po’ sopra le righe, la serie riesce a ironizzare su vari aspetti della vita quotidiana come il lavoro o l’amore. Infatti, quella di Nami yo Kiitekure, oltre a rappresentare un bellissimo omaggio nei confronti di un medium importante come la radio, è soprattutto una storia capace di unire perfettamente la quotidianità (tipica degli slice-of-life) con dei personaggi riuscitissimi e capaci di attirare l’attenzione dello spettatore. Inoltre, questo adattamento non solo riesce egregiamente a preservare tutte le caratteristiche dell’opera originale, ma è in grado di migliorarla eliminando, grazie alle peculiarità dell’animazione, uno dei più grandi difetti del manga, tant’è che quest’opera sembra quasi funzionare meglio su schermo piuttosto che su carta.
Otome Game no Hametsu Flag shika Nai Akuyaku Reijou ni Tensei shiteshimatta…
My Next Life as a Villainess: All Routes Lead to Doom!
In tutta onestà non avrei mai pensato di inserire un anime come My Next Life as a Villainess: All Routes Lead to Doom! tra i migliori anime della stagione primaverile 2020. Tuttavia quest’opera, pur presentando una storia che non introduce alcuna novità sostanziale in termini di trama e di personaggi, è riuscita ad emergere dal piattume che caratterizza questo genere diventando una delle rivelazioni di questa prima metà del 2020. Io stesso, di fronte ad una serie che fa della semplicità il suo vero punto di forza, mi sono dovuto ricredere. Grazie alla natura estremamente allegra e scanzonata che assume l’opera creata da Satoru Yamaguchi e Nami Hidaka, questa serie è riuscita a dipingere in modo apprezzabile il mondo degli Otome, evidenziando, grazie ad una forte componente parodistica, tutti gli stereotipi appartenenti a questo particolare genere videoludico.
Yesterday wo Utatte
Sing “Yesterday” for Me
Conoscendo il grande lavoro di una mangaka del calibro di Kei Toume, per me è stato impossibile non crearmi delle aspettative altissime su Yesterday wo Utatte, adattamento animato conosciuto ai più con il titolo inglese Sing “Yesterday” for Me e ispirato ad uno dei manga più famosi dell’artista. Questa serie, unendo al suo interno una storia complessa e articolata con dei personaggi caratterizzati in maniera estremamente realistica, è riuscita tutto sommato ad intrattenere in maniera egregia il pubblico. Di puntata in puntata, l’anime spinge lo spettatore ad entrare dentro la psicologia dei vari personaggi, illustrandoci il perché delle loro azioni e facendoci immedesimare nel passato di ciascuno di essi. Le tematiche portate avanti dalla serie (come la staticità e l’oppressione) finiscono per contraddistinguere irrimediabilmente il clima dell’opera. L’intero anime è infatti caratterizzato da un’atmosfera estremamente soffocante e malinconica. Nonostante Sing “Yesterday” for Me si confermi tra i migliori anime di questa stagione, è lampante come in realtà questo adattamento soffra di un problema assai evidente: la rapidità. L’opera realizzata da Doga Kobo non è riuscita nell’arco di soli 12 episodi a sviluppare in maniera adeguata le varie vicende narrate, scadendo in un finale fin troppo sbrigativo. Ne risulta quindi una seria che inizia col botto e, ahimè, finisce rovinando tutto il lavoro svolto precedentemente.
Cosa ne pensi dei sei migliori anime consigliati da Akiba Gamers per la stagione primaverile appena trascorsa? Se ne conosci altri da consigliare e che hai particolarmente apprezzato, puoi lasciare un commento qui in basso. Hai già dato un’occhiata ai Migliori Anime della Stagione Invernale 2020?