Si dice che in quel mondo, se uno lo desidera, può riportare in vita le anime dei morti… Ma sconfinare in quella terra è assolutamente proibito.
Le anime che sono andate perdute non possono essere più recuperate… Non è forse questa la legge dei mortali? Tuttavia, con quella spada potresti riuscirci. Ovviamente a patto di fare ciò che ti chiediamo. Osserva gli idoli lungo il muro… devi distruggerli tutti. Tuttavia, quegli idoli non possono essere distrutti da mano mortale. In questa terra esistono dei colossi che rappresentano le incarnazioni di quegli idoli. Sconfiggendo i colossi anche gli idoli saranno sconfitti. Ma, bada: il prezzo che pagherai potrebbe essere molto alto.
Bluepoint Games, studio texano nato da membri chiave del team di sviluppo di Metroid Prime, si è fatto conoscere soprattutto per remaster e porting del calibro di Gravity Rush Remastered, METAL GEAR SOLID HD Collection e per la stessa raccolta per PS3 che vedeva protagonisti i primi due titoli di Fumito Ueda. Tornando a lavorare su Shadow of the Colossus, Bluepoint ha confezionato un prodotto encomiabile che riporta in vita, con un vero e proprio remake, quello che è probabilmente il titolo più apprezzato del Team ICO. Riuscirà un videogioco con ben tredici anni di vita alle spalle a risultare ancora attuale contando unicamente su un restyling tecnico che sfrutta gli addominali d’acciaio di PlayStation 4?
- Titolo: Shadow of the Colossus
- Piattaforma: PlayStation 4
- Genere: Azione, Avventura
- Giocatori: 1
- Software house: Sony Interactive Entertainment
- Sviluppatore: Bluepoint Games
- Lingua: Italiano (testi)
- Data di uscita: 7 febbraio 2018
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: remake del gioco sviluppato da Team ICO e SCE Japan Studio per PlayStation 2
Il guerriero della luce
Le cose semplici sono anche le più buone, recitava uno spot televisivo di qualche anno fa parafrasando Coelho. Certo, vivere un videogioco non è certamente come mangiare qualcosa di buono, ma quando l’esperienza è appagante ti offre lo stesso sapore, lasciandoti in testa quella voglia di assaggiarlo di nuovo, di tanto in tanto. Ecco, Shadow of the Colossus è uno di quei giochi: se lo avete giocato nell’era PlayStation 2 vi sarà ricapitato sicuramente di riprenderlo in mano più e più volte nel corso degli anni, di sperimentarne l’edizione rimasterizzata sulla console successiva e oggi, finalmente, di vederlo rinnovato in tutto lo splendore della generazione corrente. Se non siete già corsi a leggere il punteggio a fine pagina, ve lo anticipo fin da subito: è bello. Merita di essere acquistato e di rimanere per tutta la vostra vita nella vostra collezione, non sognatevi nemmeno di venderlo o di darlo dentro in cambio di FIFA ventordici.
Scendendo nei dettagli il necessario per darvi la giusta motivazione ad andare avanti, Shadow of the Colossus racconta la storia del giovane Wander, del suo fido destriero Agro e di una fanciulla priva di vita che attende solo di essere salvata. Non ci saranno sequenze di dialogo sulle quali focalizzare l’attenzione o più di tanti spiegoni, eccetto per i vaghi indizi che la divinità Dormin ci fornirà per ciascun colosso: la creatura di Ueda, oggi come allora, ci lascia vivere la storia che ha da raccontare col gameplay stesso.
Wir sind der Jaeger
Giunti nelle terre proibite e guidati unicamente dalla forza di riportare in vita la preziosa fanciulla colpita da un destino infausto, troveremo riparo nell’immenso Sacrario del Culto, dove dimora la divinità Dormin. Chiedendo all’entità di riportarla in vita, Wander deciderà di imboccare l’unica strada possibile: quella di distruggere i sedici colossi legati ognuno agli idoli presenti nel santuario sfruttando la spada leggendaria di cui si ritrova in possesso. Solo così Dormin accetterà di esaudire il desiderio del valoroso, giovane uomo.
Tramite la pressione di uno dei tasti dorsali potremo sfoderare la spada e puntarla al cielo come novelli He-Man, ma anziché ricevere il potere di Grayskull potremo seguire il bagliore emanato dalla lama per capire in che direzione dirigerci per trovare e affrontare il primo e i successivi Colossi. La spada, ovviamente, potrà essere utilizzata — alternata al fido arco e frecce — per combattere gli unici avversari che troveremo nelle sconfinate lande di questo mondo apparentemente privo di civiltà, attraverso il quale potremo spostarci correndo o in groppa al fido Agro, stallone nero come il caffé e più fedele di qualsiasi partner possiate desiderare in vita vostra (controlli esclusi). L’iter che scandisce il gameplay è quindi delle più semplici: individua la direzione da seguire, salta in groppa al cavallo, capisci in che modo arrivare al punto designato, sfida il Colosso. E qui inizia il vero divertimento: per ciascuna boss battle dovremo scovare il punto debole del nostro avversario e capire come raggiungerlo, se salirgli in groppa oppure se indebolirlo in modo che possa lasciarlo scoperto. Wander sarà in grado di saltare e aggrapparsi, tramite la pressione di un altro dei dorsali, alle sporgenze rocciose oppure alla pelliccia dei titanici nemici, tenendo tuttavia d’occhio la barra della stamina (che verrà accresciuta battaglia dopo battaglia), quella dell’energia vitale e i bruschi movimenti che tenteranno — un secondo sì e l’altro pure — di disarcionarci malamente prima che possiamo affondare la lama nell’indicatore che ci indica il bersaglio.
Conseguita la vittoria non ci resta che assistere alla cutscene in cui il nostro coraggioso alter-ego si accascerà al suolo e poco dopo si ritroverà di nuovo al Sacrario, dal quale dovremo partire nuovamente alla volta di un nuovo nemico.
#amazing #photooftheday #instacolossus
Sia che venga giocato su una PlayStation 4 tradizionale che su una più performante PlayStation 4 Pro, questa versione di Shadow of the Colossus è capace di stupire anche i giocatori più navigati con un’estetica completamente rivisitata e resa al passo coi tempi. I modelli poligonali di personaggi e colossi, ma soprattutto le ambientazioni sono in grado di regalare scorci indimenticabili che non mancheremo nemmeno una volta di immortalare grazia alla comodissima modalità fotografica, accessibile semplicemente premendo in basso sulla croce direzionale. In questa schermata potremo operare in maniera approfondita sui nostri scatti, modificando inquadratura, zoom, distanza focale, tonalità, saturazione e persino impostando filtri da fare invidia a Instagram: inutile dire che già dopo i primi istanti di gioco riempirete la memoria della vostra console di splendide immagini che vorrete mostrare ai vostri amici.
Se giocato su PS4 Pro, il titolo potrà godere, come nel caso di molti altri giochi di recente, su due distinte modalità: Cinematic, che predilige una migliore resa grafica (in 4K) in sfavore dei fotogrammi al secondo e l’altra, Performance, che ci consentirà di giocare godendo degli splendidi 60fps ma rinunciando alla grafica in Ultra HD. Sulla normale PS4, Colossus gira a 30fps con una risoluzione a 1080p, del tutto godibile per via dell’assenza di cali vistosi anche durante le fasi più concitate. Unico difetto, per il quale i fan della versione originale potrebbero storcere il naso, è la resa del volto di Wander, che in alcuni frangenti potrebbe sembrare poco espressivo e quasi una bambola di porcellana — un po’ come se ci ritrovassimo di fronte agli indimenticabili finali in CGI di TEKKEN 2.
Parlando in termini di comparto sonoro, ritroveremo il consueto doppiaggio in “lingua originale” che caratterizzava il gioco originale, ovvero quello nell’idioma creato appositamente per l’ambientazione plasmata da Ueda, che potremo ascoltare nelle cutscene e ogni qual volta Wander e la divinità dialogheranno fra una battaglia e l’altra. La colonna sonora di Kow Otani, maestosa e mai invadente, accompagnerà i momenti salienti della nostra avventura e impreziosirà ulteriormente l’atmosfera del titolo, regalandoci emozioni come poche altre OST sono in grado di offrire al giorno d’oggi.
A chi consigliamo Shadow of the Colossus?
Chiunque abbia giocato il titolo originale potrà sentirsi appagato da un gioco artisticamente rinnovato dall’egregio lavoro dello studio della patria di Walker, ma allo stesso tempo le medesime atmosfere dell’opera originale di Fumito Ueda. Chi non lo ha mai giocato in passato, su PS2 o sulla remaster degli stessi Bluepoint, scoprirà un titolo che difficilmente riuscirà a cancellare dalla propria memoria. Un’avventura che, nonostante le poche parole e spiegazioni, ha tanto da dire a qualunque tipologia di giocatore, in grado di insegnare quanto non serva riempire mappe di oggetti, punti di interesse o missioni secondarie per risultare appagante dall’inizio alla fine.
- Artisticamente maestoso
- Un gameplay che non soffre il peso degli anni
- Venduto a prezzo budget
- Il fastidioso ritardo nell’immissione dei comandi
- Qualche lieve imperfezione tecnica
- Telecamera spesso frustrante
Shadow of the Colossus
Un’esperienza imprescindibile anche su PS4
Definito da molti come il miglior remake mai visto su console, Shadow of the Colossus di Bluepoint Games è certamente uno dei titoli esteticamente più impressionanti che abbia giocato sulla mia adorata e impareggiabile PlayStation 4. Nonostante la presenza di alcune piccole imperfezioni di natura tecnica, questo Colosso di ultima generazione è un’esperienza pressoché perfetta dal punto di vista di narrazione e gameplay. Unici nei, il sistema di controllo che presenta ancora un fastidiosissimo input lag da far impallidire il TEKKEN 7 del day one, nonché una telecamera non sempre all’altezza della situazione. Se cercate un titolo da godervi tutto d’un fiato e che possiate rigiocare di tanto in tanto, affinando progressivamente le vostre doti di cacciatore di giganti, Shadow of the Colossus deve essere la vostra prima scelta. Non vi pentirete di giocarlo ancora una volta se lo avete apprezzato su PS2, ma ancor di più se per voi questo malinconico tango con Bluepoint segnerà la vostra prima volta.