Dust 8 – Recensione

Dust 8 è la nuova uscita dell'Osamushi Collection, collana di JPop che ristampa le maggiori opere del "dio dei manga", Osamu Tezuka. Ecco la nostra recensione.

Dust 8 - Recensione del volume unico

La collana Osamushi Collection di J-POP, che raccoglie le principali opere del maestro Osamu Tezuka, il “dio dei manga”, si riempie di una nuova uscita, il cui destino travagliato ha portato ad una ridefinizione in corso d’opera e che può essere ora apprezzata per la prima volta in Italia: Dust 8.  Questo manga, misconosciuto dai più, si presenta in questa edizione in un volume unico, raccogliendo tutti i capitoli usciti nei primi anni ’70 sulla rivista Weekly Shonen Sunday in più di 300 pagine. L’edizione di J-POP, curata seguendo i canoni della Osamushi Collection e quindi rifacendosi agli standard di edizione che persegue ormai da tre anni, si equipara anche alle opere maggiori di Tezuka, mostrando una storia mai vista nel nostro panorama nazionale, contraddistinta anch’essa da un’attenzione alla stampa, alla sovraccoperta e allo spessore della rilegatura e delle bordature.

Dust 8 - Recensione del volume unico

  • Titolo originale: Dust 8
  • Titolo italiano: Dust 8
  • Uscita giapponese: 1972
  • Uscita italiana: 17 novembre 2021
  • Numero di volumi: 1 (completo)
  • Casa editrice: J-POP Manga
  • Genere: thriller, fantasy, drammatico
  • Disegni: Osamu Tezuka
  • Storia: Osamu Tezuka
  • Formato: 15×21, b/n brossurato con sovraccoperta
  • Numero di pagine: 360 pagine

Abbiamo recensito Dust 8 tramite volume stampa fornitoci da J-POP Manga.

Dust 8 arriva fin dalle prime tavole al punto della situazione: un aereo si è schiantato contro una montagna, segnando la morte di tutto l’equipaggio. O quasi: solamente dieci sopravvissuti riescono a salvarsi miracolosamente. Due ragazzini si fanno strada tra i pezzi del relitto e i corpi martoriati, giungendo al cospetto della Morte: la montagna che hanno colpito è, infatti, il Monte della Vita, al confine tra il regno dei vivi e quello dei morti. I dieci sopravvissuti sono riusciti a scampare all’impatto perché un frammento della montagna si è posato su di loro, ma il paradosso non può essere mantenuto: chi era destinato a morire deve essere rispedito immediatamente nel regno dei morti. I due ragazzini vengono incaricati di sottrarre le pietre agli altri otto superstiti, ma si rifiutano. I loro corpi vengono occupati dalle creature dell’oltretomba, i Kikomora, esserini impalpabili sotto le dipendenze della Morte. I due si recheranno nel mondo degli umani alla ricerca delle pietre e dei superstiti, imparando nel frattempo la precarietà di un corpo mortale e le piccole gioie della vita terrestre, entrando in contatto con le difficoltà e le problematiche di una vita troppo breve, ma anche con la pienezza che proprio questa brevità porta a far assaporare ad ognuno di noi.

Dust 18: l’origine di Dust 8 e la versione “mutilata”

La storia editoriale di Dust 8 di Tezuka si intreccia con le dinamiche di editing della versione tankōbon, che risulta essere spuria di molti elementi narrativi ed estetici. Serializzato, come affermato prima, agli inizi degli anni ’70 sulla rivista Weekly Shonen Sunday, Dust 18 (ebbene sì, non è un errore di battitura, ma il vero nome dell’opera) presenta una trama bene o male identica a quella appena descritta, svolgendosi in capitoli unici per quanto riguarda personaggi e dinamiche interne, che sono legati a una trama più grande. Ogni capitolo può essere considerato quindi semi-conclusivo, perché interessa la storia di uno dei superstiti e dei loro ultimi attimi di vita. La storia era, però, molto più diluita originariamente: i superstiti erano 18 (come si evince dal titolo), il finale era molto più crudo e disilluso, le tavole molto più dettagliate e i capitoli sicuramente più lunghi per quanto riguarda la micro-trama interna. Nel momento in cui, dunque, si è realizzata la versione in volumetto cartaceo, Tezuka ha rimosso tutti questi elementi, ridisegnando anche il design dei visi di alcuni personaggi e accorpando alcuni capitoli tagliando alcune tavole, ritenute non necessarie alla narrazione.

 

Un aereo si schianta contro una misteriosa montagna che sembra essere sbucata dal nulla. Otto superstiti si salvano miracolosamente dal rovinoso impatto, senza riportare quasi nessuna ferita grave: tutto ciò è stato possibile perché hanno ricevuto un pezzo del Monte della Vita, ma ora la loro esistenza rappresenta un paradosso che deve essere annullato. Due Kikomora, esseri provenienti dal Regno dei morti, prese le sembianze di esseri umani, hanno il compito di riprendere le pietre e ricondurre le anime predestinate verso la morte. Un racconto corale che rappresenta la fugacità della vita e le difficoltà che il vivere una vita così breve sulla Terra comporta.

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A livello grafico, quindi, Dust 8 si presenta rinnovato rispetto all’estetica precedente: uscito nel 1979 l’edizione tankōbon presenta dei rinnovamenti estetici che denotano una maturazione del tratto di Tezuka e un adeguamento alla propria evoluzione e all’economia grafica del fumetto. Ciò rimarca, dunque, un rinnovamento del tratto dell’autore rispetto ai primissimi lavori, ma comunque un’attenzione ai dettagli che non rispecchia pienamente le opere maggiori, concentrandosi sulla validità del disegno in funzione alla storia raccontata. Queste aggiunte sono state recuperate recentemente nella riedizione giapponese di Dust 18, a grande richiesta del pubblico, andando a ricercare alcune fonti d’epoca del settimanale di Shogakukan che non sono mai state pubblicate altrove. Ma l’edizione J-POP si rifà alla prima in tankōbon, ovvero a Dust 8, ed è proprio questa che andremo ad analizzare più nello specifico.

La metafora della vita raccontata da Osamu Tezuka

Dust 8 si presenta come un racconto frammentato, caratterizzato da una storia comune (quella del recupero delle pietre della vita), ma al contempo costellata da tantissime storie che si intrecciano con la base comune, ma che tra di loro non si incontrano quasi mai. Tutto questo rappresenta l’individualità e l’individualismo dei singoli personaggi, che si chiudono nella loro bolla di impotenza e di incomunicabilità. Solamente nel momento in cui i due Kikomora si intromettono per cambiare la loro vita attraverso la sottrazione della pietra è possibile per i personaggi capire quali siano le priorità e vivere in maniera piena, anche se solo per pochissimo tempo. La fine è inevitabile, non può essere rimandata.

Un racconto corale che intende mostrare le conseguenze del sentirsi invincibili e immortali, ma anche la rassegnazione e l’accettazione di una morte già prevista e ineluttabile. Il ritardare la propria fine rappresenta semplicemente l’escamotage per dimostrare come ognuno reagisca differentemente al “vivere l’ultimo secondo”. La narrazione si divide principalmente in due filoni, che racchiudono due tipologie di personaggi, decisamente stereotipati ma che comunque mantengono la loro autonomia l’uno dall’altro: una parte dei superstiti accetta la propria morte e cerca di rimediare ai propri errori o comunque tenta di fare qualcosa di incisivo poco prima di morire; altri, invece, sono convinti di essere ormai immortali e cercano quindi di sfruttare la loro condizione per aumentare la propria influenza o le proprie capacità. Fondamentalmente questa rappresentazione altamente categorizzata dei personaggi rappresenta, in modo metaforico, la tendenza degli esseri umani a reagire alla vita in modo differente, più che alla morte stessa: chi si adopera in vita per fare del bene o vivere una vita dignitosa, e chi invece non si cura delle piccole cose e quindi crede di poter fare qualsiasi cosa della propria esistenza e di quella degli altri. 

Dust 8 è la rappresentazione simbolica del Limbo, un Purgatorio metaforico in cui le anime sono in attesa di essere smistate tra Inferno e Paradiso. Anche se nell’opera di Tezuka non vi è una precisa definizione di mondi celestiali e demoniaci: semplicemente c’è un Regno dei Morti in cui le anime devono fare ritorno, pena dei paradossi “vitali” che devono essere sistemati e i cui pezzi devono essere letteralmente raccolti. Osamu Tezuka intende mostrare come il confine tra vita e morte sia talmente labile da essere necessario un ripensamento della vita stessa, apprezzare anche le piccole cose, impegnarci per raggiungere degli scopi, vivere ogni singolo attimo. 

A chi consigliamo Dust 8?

Certamente Dust 8 è un titolo imprescindibile per chi ama il sensei Tezuka e chi sta completando la collezione dell’Osamushi Collection. Questo volume, inoltre, essendo inedito in Italia, è da considerarsi un ottimo modo per scoprire anche quelle opere minori che non sono state degne di avere una menzione ufficiale tra i masterpiece dell’autore, prolifico senza eguali. Dust 8 è un’opera molto intimista, filosofica per alcuni versi, indirizzandosi verso una contemplazione della vita come attimo fuggente e quindi necessariamente da vivere fino all’ultimo istante. Quest’opera può rappresentare quindi un monito al vivere appieno, all’accontentarsi delle piccole cose: sicuramente dagli interessanti risvolti psicologici, che quindi può essere apprezzata da chi è in cerca di un significato latente oltre le righe che si indirizzi verso queste dinamiche narrative.

  • Potente monito metaforico da ricercare oltre le righe
  • Tratto peculiare e disegni iconici del dio dei manga
  • Storia diretta, va subito al dunque senza preamboli

  • Edizione che non presenta il materiale aggiuntivo della nuova edizione giapponese
  • Racconto corale molto frammentato e che non si sofferma troppo sui singoli personaggi
Dust 8
3.5

Il senso della vita, la fugacità dell'ultimo respiro secondo il dio dei manga

Dust 8 è un volume potente, diretto, senza mezzi termini: secondo Osamu Tezuka la vita è breve, fugace, dunque bisogna viverla appieno. Potremmo considerarla la metafora della vita di Tezuka stesso, autore incisivo e prolifico che ha fatto della propria arte la sua stessa vita, ma sicuramente anche un monito che ha voluto lasciare ai posteri attraverso questo breve manga. I protagonisti capiscono le proprie debolezze nel momento in cui comprendono di essere destinati a morire da un momento all’altro: trovano il coraggio per fare quello che avevano rimandato o che era stato offuscato da altri bisogni passeggeri durante la vita precedente. Dust 8 è quindi un invito a perseguire i propri scopi con tutte le proprie forze, perché la morte, inevitabilmente, potrebbe giungere da un momento all’altro.

Una mahō shōjo che vive sommersa tra libri e fumetti, Pokémon e dadi di D&D. Divoratrice compulsiva di film e serie TV, nel tempo libero complotta con il suo gatto per conquistare il mondo. Sogna un giorno remoto di disegnare una storia a fumetti incentrata su una campagna di Dungeons & Dragons.

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