Sin dal loro esordio, i videogames tratti da opere su licenza hanno sempre riproposto come trama la propria storia originale. Ma pian piano sembra che le cose stiano cambiando…
A differenza di IP specifiche, originariamente create per essere opere videoludiche, i titoli tratti dalle più celebri serie animate nipponiche hanno quasi sempre offerto una costante abbastanza scontata: la fedeltà all’opera da cui sono tratti. Una cosa sensata a pensarci bene, visto che così facendo si riesce a creare un gioco in grado di mandare in visibilio i fan delle suddette serie, in quanto possono ripercorrere gli stessi passi e le emozionanti avventure affrontate dai loro beniamini, ma anche un problema in meno per gli sviluppatori, che così facendo possono concentrarsi esclusivamente sulla realizzazione di vari modelli, scenari, meccaniche e quant’altro, senza dover stare a pensare anche alla stesura di un’ipotetica trama che possa catturare l’utenza.
Se però con il tempo questa soluzione continua a dimostrarsi quantomeno valida e apprezzabile per serie al loro debutto come videogames, quelle già presenti da tempo e alla loro ennesima trasposizione sono riusciti a sorprendere una discreta fetta del mondo videoludico e i suoi fan aggiungendo una trama originale. Non è scritto da nessuna parte che i giochi tratti da serie animate o opere su licenza debbano obbligatoriamente ripercorrere sempre le solite avventure. Basterebbe un po’ di intraprendenza in più per sbizzarrirsi e regalare non solo ai giocatori, ma anche ai personaggi stessi, nuove e intriganti vicende.
Quindi perché non usare i videogiochi come teatro di nuove storie, di nuove avventure totalmente originali? Un qualcosa che lasci al giocatore una sensazione di mai visto prima, di interesse e coinvolgimento, un qualcosa di sconosciuto e da scoprire per la prima volta assieme ai propri personaggi preferiti. Proviamo a vedere il tutto sotto quest’ottica; il voler realizzare un qualcosa di unico, di esclusivo e di allettante, è quasi come fosse un classico lungometraggio o un OVA, dal momento che la stragrande maggioranza di questi narrano storie più o meno slegate dalla trama originale, ma in salsa “interattiva”. Un’avventura che puoi trovare solo lì, e che per conoscere le vicende narrate non c’è altro modo se non quello di giocarci.
La maggioranza di titoli su licenza spesso e volentieri sono titoli con davvero poco di speciale, di unico ed eclatante, talvolta tutti uguali in quanto genere, quasi come se fossero riciclati in termini di meccaniche, per cui cercare di dargli quantomeno un qualcosa di unico e di originale, come un trama condita da dei personaggi/antagonisti esclusivi, può riuscire a cambiare le carte in tavola e tenere incollati i giocatori allo schermo più del normale. Conoscere già per filo e per segno quello che si andrà ad affrontare, infatti, distoglie un po’ l’attenzione sulla narrazione dell’insieme, che di norma rappresenta una buona parte del gioco finale (fatta eccezione per titoli del calibro di GUNDAM VERSUS o di Kamen Rider: Climax Fighters, due titoli “tratti da” che una storia e una trama non ce l’hanno proprio..), e si finisce un po’ per dedicarci principalmente al gameplay in sé, all’azione pura, regalando poco coivolgimento con quello che, nonostante tutto, la compagnia ha dovuto comunque sforzarsi per realizzare. Con un pizzico di originalità ci si presta decisamente più attenzione a prescindere, ma se addirittura ben realizzata, si può offrire al gicatore un senso di enfasi e coinvolgimento massimo che solo qualcosa di nuovo è in grado di offrire.
Pare averlo capito bene BANDAI NAMCO Entertainment, che più e più volte ha sondato questo terreno per poi gettarcisi quasi a capofitto nel corso degli ultimi anni. Oltre a Dragon Ball XenoVerse, un po’ il portabandiera della compagnia e decisamente il più rinnomato se si parla di questo genere di titoli originali — dal momento che non solo offre una trama esclusiva, ma regala anche ai giocatori la possibilità di far parte in prima persona di questa — possiamo trovare anche ONE PIECE UNLIMITED WORLD RED, gioco che non brilla particolarmente per alcune meccaniche tanto quanto riesca a splendere per la storia e per il suo carismatico antagonista, addirittura migliore di tanti personaggi apparsi nella serie stessa, oppure JoJo’s Bizarre Adventure: Eyes of Heaven che, per quanto sia stato un esperimento da dimenticare, è comunque riuscito vagamente a offrire quel qualcosa di unico e creato appositamente per l’occasione. Seguono anche i vari titoli tratti da Sword Art Online, dove sebbene le ambientazioni e i vari scenari siano quasi sempre stati cose note, spesso e volentieri la trama e alcuni dei personaggi non lo sono stati affatto.
Che sia davvero questo, quindi, il punto di svolta per i titoli su licenza? Che si sia finalmente capito che la formula del successo, o quantomeno della felicità e del divertimento puro, si trova nell’offrire contenuti totalmente originali ed esclusivi?