Oggi ho il piacere di raccontarvi su queste pagine una bellissima storia, quella di un piccolo studio indipendente giapponese costituito da due sole persone. Il suo nome è Edelweiss, e questo mese, dopo una gestazione abbastanza complicata durata quattro anni, giunge sugli scaffali – fisici e virtuali – di PlayStation 4, Nintendo Switch e Steam la sua ultima fatica. Sto parlando di Sakuna: Of Rice and Ruin, un titolo sorprendente che rappresenta una vera e propria ode alla coltivazione del riso e al folclore nipponico di derivazione shintoista. Un omaggio al rapporto armonioso con la natura e le sue risorse che si traduce in un gameplay basato su meccaniche di stampo gestionale, a loro volta innestate in quello che è un ottimo action-RPG.
Pubblicato in Europa da Marvelous Games e disponibile a partire dal 10 novembre su PC, con le versioni per console che arriveranno dieci giorni dopo anche in edizione limitata, ecco la recensione di Sakuna: Of Rice and Ruin, la sorpresa più grande di un anno memorabile per il mondo videoludico (giapponese e non). Un’opera pregevolissima grazie alla quale il team di Edelweiss, già autore dell’apprezzato shoot’em up Astebreed, dimostra di aver raggiunto la piena maturità artistica.
- Titolo: Sakuna: Of Rice and Ruin
- Piattaforma: PlayStation 4, Nintendo Switch, PC
- Versione analizzata: Nintendo Switch (EU)
- Genere: JRPG, Azione, Gestionale
- Giocatori: 1
- Publisher: Marvelous Games, XSEED Games
- Sviluppatore: Edelweiss
- Lingua: Inglese (testi e doppiaggio), Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 10 novembre 2020
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: disponibile per console nell’edizione limitata Golden Harvest con un artbook, i 3 CD della colonna sonora e un poster double-face racchiusi in un box da collezione
Abbiamo recensito Sakuna: Of Rice and Ruin con un codice Nintendo Switch fornitoci gratuitamente da Marvelous Europe.
Di dei e piantagioni di riso
Siamo in una versione fantastica del Giappone feudale, un mondo che vede la separazione del Lofty Realm, il regno degli dei, dal Lowly Realm, quello degli umani e degli esseri mortali. In questo contesto, la principessa Sakuna è una divinità di alto rango dall’aspetto di una bambina, pigra e capricciosa, che vive nell’agio più totale nella capitale del Lofty Realm grazie agli omaggi e ai tributi, e che spera di mettersi in mostra presso Lady Kamuhitsuki, la divinità dominante. Le cose però non vanno come previsto e il suo ozio è destinato a finire quando, a seguito di un maldestro incidente, la povera Sakuna viene bandita dalla capitale e obbligata da Kamuhitsuki a trasferirsi nell’isola Hinoe, conosciuta anche come L’Isola dei Demoni, con il compito di ripulirla dalle presenze malvagie che la infestano.
Accompagnata dal suo fido consigliere Tama, un famiglio capace di trasformarsi in spada, e dal gruppo di umani che ha contribuito a cacciarla in questo guaio, inizia così per la protagonista una nuova vita in un mondo a lei sconosciuto, nel quale dovrà rimboccarsi le maniche imparando cosa significa lavorare duro, collaborare con gli altri e rispettare il prossimo, occupandosi al tempo stesso della missione che le è stata affidata. Un percorso di formazione che porterà Sakuna a raccogliere l’ingombrante eredità dei suoi defunti genitori, il dio della guerra Takeribi e la dea del raccolto Toyohana.
Queste sono le premesse narrative di Sakuna: Of Rice and Ruin, e sottolineo subito che non è certamente la trama il piatto forte del titolo. Quella che si sviluppa nel corso delle circa trenta ore che vi serviranno per portare a termine il gioco, dedicando il giusto tempo alla gestione del casolare dei protagonisti e alla coltivazione del riso, è una storia semplice e che va dritta al punto, senza particolari sfaccettature o colpi di scena, ma ben raccontata e piacevole da seguire. La narrazione avviene mediante cutscene poco accattivanti in quanto ad animazioni ed espressività, ma il team ha saputo sfruttarle bene e, grazie anche alla recitazione e alle scelte di regia, non si avverte troppo l’influenza dei mezzi limitati a disposizione degli sviluppatori.
Il cast di personaggi è ottimo, e le sue ridotte dimensioni hanno permesso agli autori di caratterizzarlo a dovere. Nel corso dei capitoli vi affezionerete all’improbabile ma simpatico gruppo di protagonisti che accompagnerà le vostre avventure contadine, come il gigante buono Tauemon, la missionaria straniera Myrthe e la gentile Kokorowa, la divinità migliore amica di Sakuna. Il background di ciascuno di loro viene approfondito da simpatiche sequenze e dai dialoghi che accompagnano il momento della cena – dettaglio che approfondirò più avanti – tuttavia è la vivace protagonista a rubare in ogni momento la scena, confermandosi il personaggio migliore. Una figura carismatica e adorabile che andrà incontro a una crescita sorprendente nel corso della storia, passando da dea testarda e viziata a guerriera coraggiosa e responsabile, pur mantenendo tutti i tratti tipici della sua personalità.
Un’isola da conquistare
Il piatto principale dell’offerta proposta dal gioco è rappresentato dal suo gameplay, che, come ho avuto già modo di esporvi nella mia anteprima di Sakuna: Of Rice and Ruin, possiede una doppia natura: quella action-RPG a scorrimento laterale e quella gestionale relativa alla parte agricola. Il titolo è dunque un interessante ibrido tra queste due componenti, entrambe importanti e necessarie per poter avanzare con la trama e raggiungere l’agognato finale. Tuttavia quella che vi occuperà la maggior parte del tempo – a meno che non abbiate l’anima da vero contadino – è senza dubbio la prima. Sakuna: Of Rice and Ruin è fondamentalmente un gioco d’azione con meccaniche gestionali, e non viceversa.
Nel corso della storia la coraggiosa Sakuna si ritroverà a esplorare un buon numero di livelli disposti su una mappa di gioco abbastanza estesa, ognuno dei quali auto-contenuto e non interconnesso con gli altri (non ci troviamo di fronte a un metroidvania, per intenderci). Per poter sbloccare nuove aree e proseguire con la storia non sempre vi basterà raggiungere l’uscita, ma avrete bisogno di aumentare il cosiddetto Livello di Esplorazione. Ciascuna zona possiede infatti un numero variabile di obiettivi che spaziano dal semplice completamento all’uccisione di un determinato numero di nemici, al ritrovamento di un preciso oggetto e così via, e ciascuno di questi contribuirà a far salire il Livello di Esplorazione sbloccando nuove aree. Si tratta di un buon espediente che incentiva sin da subito il giocatore a spulciare a fondo ogni singola locazione e a familiarizzare con le meccaniche action, ma che purtroppo presta il fianco a qualche critica. Nel corso della mia esperienza di gioco infatti mi sono ritrovato molte volte spaesato quando, dopo essere arrivato alla fine di un livello, non ho visto apparire quello successivo e sono stato obbligato a tornare in uno precedente per completare nuovi obiettivi (alcuni dei quali non proprio immediati). Insomma, una bella pensata sulla carta, ma che all’atto pratico spezza in più momenti il ritmo di gioco, e che si poteva gestire meglio.
Veniamo adesso a una parte fondamentale del titolo, il suo combat system. Gli sviluppatori hanno dichiarato di essersi ispirati a pilastri del genere come Devil May Cry, ma anche ai picchiaduro, per la sua realizzazione, e il risultato è ottimo. Grazie a meccaniche immediate ma al tempo stesso profonde, in Sakuna: Of Rice and Ruin andare in giro per foreste, fiumi, valli, montagne e miniere a fare fuori demoni è incredibilmente divertente e appagante. Ci sono tutti gli elementi tipici del genere – attacco debole, attacco forte, attacco speciale, salto – e se ci spenderete il giusto tempo per prenderci la mano riuscirete a concatenare combo spettacolari in men che non si dica. Il vero valore aggiunto è rappresentato dal “divine raiment” – espressione traducibile come “veste divina”, ma che mi piace chiamare “sciarpa celestiale” – di Sakuna, una specie di rampino grazie al quale potete spostarvi alle spalle degli avversari, attaccarli con uno specifico set di mosse e raggiungere nuove aree all’interno dei livelli, in un’esplorazione dal forte tasso di verticalità. I nemici base e i boss possiedono una buona, ma non eccellente, varietà, e soprattutto i secondi sono ostici e soddisfacenti al livello di difficoltà standard, modificabile in qualsiasi momento con quello facile. Preciso però che Sakuna: Of Rice and Ruin non rappresenta in alcun modo un titolo troppo impegnativo, soprattutto per i più navigati del genere.
Un altro fattore che influenza la difficoltà e promuove la rigiocabilità è la presenza del ciclo giorno-notte. La progressione di Sakuna: Of Rice and Ruin è scandita da questa alternanza che ha un impatto diretto sul livello dei nemici nelle varie zone della mappa: di giorno è più basso, rendendo questo il momento ideale per esplorare e proseguire con la storia, mentre di notte è considerevolmente più alto. Per potervi avventurare nelle oscure tenebre dell’isola Hinoe dovrete quindi potenziare la protagonista e attendere di ricevere un apposito materiale consumabile che vi permetterà di illuminare le aree attraversate. Una volta fatto, accedere anche di notte ai livelli precedentemente completati vi permetterà di sbloccare nuovi obiettivi, oggetti e (in pochi casi) anche percorsi alternativi. Trattandosi di un RPG, la potenza combattiva di Sakuna è influenzata dalle onnipresenti statistiche quali punti vita, punti abilità, forza, vitalità, gusto – gli effetti del cibo consumato durante la cena – e ovviamente il suo livello. Ma come si aumentano questi parametri? La domanda mi permette di passare alla seconda componente principale del gioco, quella che lo rende davvero speciale: la coltivazione del riso.
Diventeremo tutti contadini
Nel corso della mia anteprima, scritta dopo aver completato i primi due capitoli della storia, avevo già messo in mostra le notevoli potenzialità del lato gestionale di Sakuna: Of Rice and Ruin, definendo mastodontiche le meccaniche ideate e implementate dal team di sviluppo. Ebbene, dopo aver completato il gioco e dopo qualcosa come più di 15 raccolti, posso confermarvi che non c’è aggettivo migliore per descriverle, però si poteva lavorare un po’ di più sull’accessibilità. Ma andiamo con ordine.
Quando non si avventura in lungo e in largo per l’isola a sconfiggere orde di demoni, la simpatica Sakuna deve occuparsi della gestione del casolare in cui lei e i suoi compagni passano le loro giornate, ma soprattutto della coltivazione dei campi di riso, dai quali, in quanto figlia di una divinità del raccolto, ottiene la sua forza. La coltivazione si protrae per tutto l’anno, scandito dal susseguirsi delle stagioni a loro volta costituite (per ovvie ragioni di semplicità) da soli tre giorni, e si suddivide in 10 fasi ben precise che vanno dalla selezione dei semi al dissodamento del terreno, passando per la piantagione vera e propria, fino ad arrivare al raccolto e alla raffinazione dei chicchi di riso. Ciascuna di queste parti va completata in un arco temporale definito – per esempio, il dissodamento durante l’inverno – oltre il quale il gioco ve la forzerà in automatico, e una volta ottenuto il raccolto le statistiche di Sakuna verranno potenziate in base alla qualità del risultato finale.
Ognuno di questi momenti richiede l’interazione del giocatore in differenti modi, che si tratti di muoversi lungo il campo premendo un tasto a ripetizione per arare il terreno con una zappa, o semplicemente controllare il livello dell’acqua nella piantagione ed estirpare le erbacce fra una sortita nel mondo esterno e quella successiva. Se alcuni compiti potrebbero spaventarvi a causa della loro ripetitività, sappiate che più tempo ci spenderete più sbloccherete nuovi strumenti e abilità che vi semplificheranno la vita. È inoltre possibile delegare lo svolgimento di alcune di queste fasi agli altri personaggi per risparmiare tempo e fatica, ma il gioco vi mette in guardia sulla qualità inferiore che otterrete ricorrendo a questo stratagemma. Personalmente, ho usufruito di queste opzioni un numero limitato di volte soprattutto nelle fasi finali del titolo, e non ho mai notato chissà quale drastico peggioramento, ma vi consiglio comunque di non abusarne e di provare di persona, almeno all’inizio, per comprendere l’ottimo lavoro svolto da Edelweiss.
Come potete capire da questo riassunto generale, che non rende giustizia alla complessità e alla cura per i dettagli messi in piedi dagli sviluppatori, la componente agricola di Sakuna: Of Rice and Ruin è incredibilmente riuscita ed è stata capace di assuefarmi allo stesso modo del gameplay di stampo action. Detta da uno che non ha mai preso in considerazione i giochi appartenenti a questo genere (Harvest Moon, Story of Seasons e affini), si tratta di un’affermazione che assume particolare senso e che mi permette di tranquillizzare coloro che sono ancora scettici: l’integrazione delle due anime del titolo è semplicemente impeccabile. Se quello che ho scritto non vi basta e siete ancora più curiosi di approfondire – ma a questo punto forse è meglio se vi comprate direttamente il gioco – non posso fare altro che rimandarvi al bellissimo sito ufficiale di Sakuna: Of Rice and Ruin, dove troverete tutte le informazioni che vi servono.
Oltre al riso, nel corso delle giornate potete, anzi, dovete svolgere tutta una serie di attività “secondarie” ma fondamentali se non volete avere problemi nei momenti più importanti. Citando qualche esempio: occuparvi della concimazione dei campi sintetizzando il fertilizzante con i materiali raccolti, creare nuove armi e nuovi equipaggiamenti per Sakuna, pregare e fare offerte per poter cambiare il clima delle giornate (che influenza non poco la qualità del riso), gestire le scorte alimentari per evitare il loro deperimento, e infine istruire Myrthe su quali piatti cucinare durante la cena in modo da ottenere determinati potenziamenti il giorno successivo. Una delle particolarità di Sakuna: Of Rice and Ruin è infatti l’assenza di oggetti curativi, e l’unico modo che avrete per recuperare punti vita – oltre a tornare a casa e riposarvi – è quello di ottenere un bonus dal cibo che vi permette di rigenerarli in automatico quando non siete impegnati in combattimento.
L’unico vero difetto di questo lavoro imponente è l’accessibilità. A causa della marea di opzioni disponibili, che si traduce in menu molto belli dal punto di vista estetico ma dall’utilizzo non proprio immediato, e forse anche per la presenza di numerosi termini tecnici in lingua inglese (l’unica disponibile), se non siete particolarmente avvezzi al genere impiegherete parecchio tempo a familiarizzare con il titolo e a sfruttare al meglio tutto il suo potenziale. Sakuna: Of Rice and Ruin è un’opera che non accompagna troppo il giocatore nel corso della sua esperienza, una scelta nobile e coraggiosa in un’epoca dove tutto è ormai eccessivamente semplificato, ma al tempo stesso croce e delizia di un prodotto spesso disorientante, capace tuttavia di regalare grandi soddisfazioni una volta compreso in profondità.
Il fascino delle quattro stagioni
Sakuna: Of Rice and Ruin è bellissimo da vedere. Il suo comparto artistico, basato sul folclore giapponese e ispirato all’estetica dei film animati dello Studio Ghibli, è variopinto, colorato, traboccante di vita, e lo stile dei personaggi mi ha ricordato a più riprese quello del fumetto Usagi Yojimbo di Stan Sakai. Le ambientazioni, pur non brillando per livello di dettaglio e non tutte egualmente riuscite, sono piacevoli da esplorare e risentono dell’influenza delle stagioni e delle condizioni meteorologiche. Una foresta attraversata durante una nevicata invernale avrà dunque un impatto decisamente diverso rispetto a un caldo giorno di sole estivo, a ulteriore conferma della cura maniacale per i dettagli che il titolo mette in mostra.
Purtroppo su Nintendo Switch, la piattaforma su cui ho completato il gioco per scrivere questa recensione, tale bellezza viene un po’ compromessa dagli evidenti limiti tecnici della console, un motivo in più per la necessità di un nuovo upgrade hardware per restare al passo coi tempi (no, il cloud gaming non è la soluzione). Fra risoluzione inferiore, soprattutto in modalità portatile, aliasing vistoso e frame rate che cala drasticamente nelle fasi più concitate e nell’esplorazione libera della casa di Sakuna, la versione per l’ibrida di casa Nintendo è senza dubbio la peggiore delle tre disponibili. Intendiamoci, il titolo si lascia comunque giocare con piacere, ma data l’importanza dell’aspetto esteriore e della fluidità durante i combattimenti, se ne avete la possibilità virate sulle altre due piattaforme. Oltre a ciò, sono incappato in un numero ridotto di fastidiosi bug e in un crash completo del gioco, problemi non gravi ma che spero vengano sistemati al più presto con una patch.
Anche la colonna sonora, composta da Hiroyuki Oshima, è splendida e propone melodie ispirate alla tradizione che si adattano perfettamente allo stile e all’atmosfera del titolo, con brani che mutano in maniera fluida a seconda della stagione e dell’ora del giorno. Avrete la possibilità di ottenerla per intero se acquisterete l’edizione limitata Golden Harvest, in arrivo il prossimo 20 novembre per PlayStation 4 e Switch. Sakuna: Of Rice and Ruin, infine, presenta il doppio audio inglese-giapponese, modificabile in qualunque momento dalle opzioni. Se il doppiaggio originale è perfetto ed è la scelta migliore per un’esperienza da puristi, quello inglese è invece abbastanza debole poiché molte voci mi sono parse fuori luogo e la recitazione non riesce ad avere la stessa intensità di quella giapponese.
In Sakuna: Of Rice and Ruin, i giocatori vestiranno i panni di Sakuna, una fiera ma solitaria dea del raccolto che viene bandita in un’isola remota insieme ad un gruppo di altri umani reietti. Sakuna rende più abitabile l’isola sconfiggendo dei demoni con armi ricavate da attrezzi agricoli, mentre usa anche la sua “sciarpa celestiale” per permetterle di raggiungere nemici e piattaforme lontane. Lungo il suo cammino si stabilirà in un fillaggio di montagna che servirà da punto di raccolta per la creazione degli oggetti e per cucinare cibo. Inoltre come dea del raccolto si occuperà di coltivare del riso seguendo un processo complesso che ha varie fasi, dalla semina fino al raccolto. Attraverso questo processo che durerà per ognuna delle quattro stagioni potrà migliorare la qualità delle sue piante e anche le sue abilità in combattimento.
Acquista Sakuna: of Rice and Ruin per Nintendo Switch o PlayStation 4 seguendo questo link al prezzo di 59,99 €. Uscita prevista per il 20 novembre 2020. Sostieni Akiba Gamers acquistando il gioco su Amazon attraverso questo link!
A chi consigliamo Sakuna: Of Rice and Ruin?
Se siete appassionati di RPG o giochi di stampo agricolo, Sakuna: Of Rice and Ruin è un acquisto obbligatorio che vi regalerà ore e ore di divertimento, ma anche se siete amanti degli action duri e puri vi consiglio di dare un’occhiata all’ultimo lavoro del team di Edelweiss. Pur non raggiungendo gli apici di titoli come Devil May Cry 5, Sekiro o di tanti capolavori indie, il combat system è sorprendentemente appagante e divertente mentre la presenza della componente gestionale è un piacevolissimo contorno che impreziosisce l’esperienza di gioco, e che potrebbe farvi avvicinare a questa tipologia di produzioni. Sakuna: Of Rice and Ruin è localizzato solamente in inglese, e questo potrebbe rappresentare un problema per chi non mastica la lingua, data la complessità delle meccaniche di coltivazione. Infine, se per voi anche l’occhio vuole la sua parte e avete la possibilità di scegliere fra più piattaforme, pensateci due volte prima di acquistare Sakuna: Of Rice and Ruin su Nintendo Switch: gli inciampi tecnici di questa versione non rendono giustizia alla bellezza artistica del titolo.
- Esplorazione e combat system molto divertenti
- Protagonista carismatica e adorabile
- Artisticamente splendido
- Meccaniche di coltivazione profonde e sfaccettate…
- …Ma che necessitano di pratica per la loro complessità
- Alcune scelte infelici che spezzano il ritmo
- Sporadici ma fastidiosi bug
- Tecnicamente inferiore su Switch
Sakuna: Of Rice and Ruin
Una bellissima, inaspettata sorpresa
Sakuna: Of Rice and Ruin è un gioco splendido, dal quale ho fatto fatica a staccarmi per tutte le trenta ore che mi sono servite per arrivare ai titoli di coda e raccogliere il materiale per questa recensione. L’ultima, tormentata fatica del piccolo sviluppatore indie Edelweiss è un bellissimo diamante grezzo, un’opera che mette in mostra una cura per i dettagli e una realizzazione tecnica che non sfigurano di fronte a una produzione tripla A, e le cui impurità non compromettono un’esperienza di gioco assuefacente che fonde in maniera impeccabile combattimenti, esplorazione e meccaniche agricole-gestionali. Purtroppo alcune soluzioni discutibili e inutilmente complicate che impattano in negativo sulla quality of life del titolo mi impediscono di definirlo un capolavoro, perché per tutto il resto Sakuna: Of Rice and Ruin è uno dei migliori RPG dell’anno ma soprattutto uno degli apici della scena videoludica indipendente, non solo nipponica. Con la next gen ormai alle porte e in un periodo pieno di grandi produzioni, non commettete l’errore di ignorare questa piccola perla.