KINGDOM HEARTS: l’impatto sul mondo dei videogiochi

Dal 2002 ad oggi, come KINGDOM HEARTS ha cambiato il futuro dei videogiochi

KINGDOM HEARTS: l'impatto sul mondo dei videogiochi

In occasione dell’uscita di KINGDOM HEARTS su Steam lo scorso 13 giugno, abbiamo deciso di ripercorrere le origini della saga, riscoprendo come un titolo dei primi anni 2000 sia riuscito (per genio e fortuna) a dimostrarsi precursore di ciò che oggi potremmo quasi definire “consuetudine”. KINGDOM HEARTS infatti è stato uno dei primissimi titoli a sfruttare meccaniche come quelle dei crossover o delle tematiche shōnen, creando negli anni un franchise capace di stabilire un legame unico con tutti i giocatori che strinsero per la prima volta tra le mani il giovane Sora.

Storicamente parlando, prima dell’uscita di KINGDOM HEARTS, Disney non era estranea a rilasciare videogiochi collegati ai suoi numerosi film d’animazione. Basta infatti pensare a titoli come Castle of Illusion, Disney’s Aladdin, Duck Tales, e tantissimi altri titoli tipicamente sviluppati e pubblicati da CAPCOM durante il periodo NES e SNES. Successivamente, con la rivoluzione 3D, aziende come Squaresoft riuscirono ad imporsi lentamente sul mercato videoludico, riuscendo persino a cambiare il modo di vedere i videogiochi giapponesi da parte del resto del mondo attraverso grandi icone come FINAL FANTASY VII, oppure il suo ottavo e nono capitolo. Con entrambe le aziende che vivevano sulla cresta dell’onda, sembra destino che gli uffici giapponesi di entrambe le società condividessero un edificio. L’idea iniziale di KINGDOM HEARTS iniziò infatti con una discussione tra Shinji Hashimoto e Hironobu Sakaguchi riguardante Super Mario 64. Stavano infatti progettando di realizzare un gioco con libertà di movimento in tre dimensioni come quest’ultimo titolo, ma si lamentarono del fatto che solo personaggi famosi come quelli Disney potessero rivaleggiare con un gioco di Mario. Tetsuya Nomura, ascoltando la loro conversazione, si offrì volontario per guidare il progetto e i produttori accettarono. Un incontro casuale tra Hashimoto e un dirigente di Disney in un ascensore, dato che Square e Disney lavoravano in precedenza nello stesso edificio in Giappone, permise ad Hashimoto di presentare l’idea direttamente a Disney.

A distanza di più di vent’anni è forse difficile immaginare come un unione di questo tipo potesse influenzare il mondo dei videogiochi. Oggi i crossover sono molto più comuni, e non mi è raro pensare che se KINGDOM HEARTS fosse uscito oggi per la prima volta, in molti non lo avrebbero degnato neanche di uno sguardo, spinti magari da un semplice fastidio nato dall’interazione di così due diversi universi, accusandolo persino di essere solo una tecnica di marketing per guadagnare soldi facili. A dare adito alla mia teoria ci sono i continui scontri nati ad ogni puntuale pubblicazione di nuove skin inerenti a personaggi videoludici (e non) su Fortnite, dove schiere di giocatori si sentono indignati nel vedere il protagonista del proprio amato titolo sfruttato in quel modo, come se oltretutto quel crossover cambiasse per sempre il mondo di vivere i videogiochi.

Con questo breve incipit abbandonatevi per un attimo ai pensieri, e domandatevi come la società videoludica odierna potrebbe recepire la notizia di vedere Cloud Strife combattere fianco a fianco del Re Leone dopo il successo di FINAL FANTASY VII REBIRTH, oppure vedere brevi trailer di gioco in cui ci viene mostrato il temibile Sephiroth alle prese con Pippo e Paperino. KINGDOM HEARTS è stato indubbiamente all’avanguardia nell’offrire al giocatore un qualcosa che oggi potrebbe essere reputato comune, ma ancor di più nel nascere nel momento in cui nulla di simile esisteva in circolazione, e i pregiudizi erano qualcosa di lontano anni luce d’innanzi avventure inimmaginabili per i canoni dell’epoca. KINGDOM HEARTS è tuttora reputabile un grande azzardo, ma allo stesso tempo una scommessa in cui ogni goccia di sangue e sudore è stata sfruttata pur di raggiungere il proprio ideale, quasi come se già sapesse che un domani non avrebbe mai dovuto smettere di dimostrare la sua forza all’interno del grande schema delle cose.

Il suo successo è dovuto anche al metodo di narrazione e le tematiche toccate, simili a quelle degli anime e dei manga shōnen. Oggi non è inusuale imbattersi in opere di questo stampo, soprattutto per il grande mordente che hanno nei confronti del pubblico più giovane, ma all’epoca questo era ancora un approccio avanguardistico, toccato e sperimentato solo in parte da Squaresoft attraverso giochi come FINAL FANTASY VII e il suo racconto anti-corporativo, FINAL FANTASY VIII e il voler avvicinarsi al dramma scolastico, oppure FINAL FANTASY X e la sua travagliata storia d’amore. Tematiche come l’estraniamento, le crisi esistenziali, o il sentirsi un pesce fuor d’acqua, riescono tutt’ora a dimostrarsi moderne, e il viaggio di crescita di Sora attraverso i vari mondi Disney è scandito dai suoi sacrifici per amore e amicizia, dimostrandosi un punto di riferimento anche per un ragazzo del 2024.

Oltretutto il titolo, nonostante promuova moltissimo gli ideali Disney, non ha paura di addentrarsi all’interno di tematiche sempre più mature, specialmente nella sua rappresentazione dell’oscurità e della malvagità generale. Inoltre il design dei personaggi di Tetsuya Nomura era solo una bozza nel primo gioco, poiché presentava solo una manciata di nuovi personaggi. Personaggi come Sora, Riku, Kairi e Ansem erano solo un’anteprima del design e dello sviluppo dei personaggi successivi. Tutto ciò ha avuto un enorme impatto su tantissimi artisti che hanno iniziato a prendere ispirazione dal tratto di Nomura, fino a creare le proprie versioni di Sora e dei numerosi mondi che lo plasmano esteticamente. A divenire fonte di ispirazione e lode anche la compositrice Yoko Shimomura, che negli anni ha potuto vedere le sue canzoni esser suonate da orchestre dal vivo in tutto il mondo, ma anche la cantante Utada Hikaru, capace di conquistare il pubblico mondiale e persino artisti del calibro di Haley Joel Osment e Jesse McCartney.

Possiamo quindi dire che l’universo di KINGDOM HEARTS ha avuto un lungo impatto sul mondo videoludico, artistico, musicale, ma anche su tutti coloro che lo hanno giocato al buio della loro stanza. KINGDOM HEARTS è infatti il titolo che ha insegnato a tanti di noi ad amare oltre il senso romantico del termine, e che non esistono solo luce ed oscurità, ma diverse e numerose sfumature di esse. In attesa di qualche nuova informazione sullo sviluppo di KINGDOM HEARTS IV vi lasciamo a i personaggi SQUARE ENIX che ci piacerebbe vedere nel nuovo capitolo della saga, e vi ricordiamo che dal 13 giugno tutti i capitoli (DLC compresi) sono finalmente disponibili su Steam.

May your heart be your guiding key.

Amante dei videogiochi fin dalla tenera età, ama perdersi nella scrittura ascoltando le OST di FINAL FANTASY e KINGDOM HEARTS. Convinto fieramente che la bellezza di un equip sia più importante delle sue statistiche, è sempre alla ricerca di nuovi oggetti da aggiungere alla sua collezione videoludica.

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