Dal loro debutto datato 1996, è innegabile come i giochi Pokémon siano stati in grado di segnare in maniera profonda il mondo del gaming e dell’animazione. Le avventure di Ash e Pikachu, difatti, forti di un successo planetario, non potevano fare a meno di dare vita a una sconfinata pletora di emuli, convinti di poter replicare le fortune dei Pocket Monster. E tra alti e bassi, possiamo dire che l’eredità è riuscita a dare i suoi frutti, con serie capaci di attraversare i decenni senza sprofondare nell’oblio. Tra queste non possiamo che considerare il tentativo di KOEI TECMO (anche se in origine era solo quest’ultimo nome a campeggiare sulle varie copertine), che pur con i suoi bravi distinguo fu capace, nel 1997, di dare vita a una peculiare serie, i cui primi due capitoli tornano oggi in auge grazie a Monster Rancher 1 & 2 DX.
- Titolo: Monster Rancher 1 & 2 DX
- Piattaforma: Nintendo Switch, PC / Steam, iOS, Android
- Versione analizzata: Nintendo Switch (EU)
- Genere: RPG, Simulazione
- Giocatori: 1-2
- Publisher: KOEI TECMO GAMES
- Sviluppatore: TECMO
- Lingua: Inglese (testi)
- Data di uscita: 9 dicembre 2021
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: si tratta di una versione migliorata dei due capitoli di Monster Rancher rilasciati rispettivamente nel 1997 e nel 1999 su PlayStation.
Abbiamo recensito Monster Rancher 1 & 2 DX con un codice Nintendo Switch fornitoci gratuitamente da KOEI TECMO GAMES tramite Koch Media.
Di pietra in pietra
A dispetto dell’accoppiata di produzioni contenute in Monster Rancher 1 & 2 DX, qualunque sia il capitolo che decideremo di affrontare, saranno davvero minime (per non dire inesistenti) le differenze a livello di trama in cui incapperemo. Vi basterà sapere che il tutto è ambientato in un mondo in cui, al fine di aiutare gli esseri umani, Dio creò delle misteriose creature, le quali finirono ben presto per causare un numero ingente di danni, così che finirono per essere sigillate all’interno di alcune pietre, chiamate Disc Stones. Un giorno, però, gli uomini rinvenirono alcuni di questi antichi artefatti, e finirono per liberare nuovamente questi mostri, ed iniziarono ad allevarli pacificamente. E noi faremo parte di questo gruppo. Il nostro compito, pertanto, sarà semplicemente quello di divenire il miglior allevatore di mostri, obiettivo ottenibile coccolando e facendo sviluppare al meglio la nostra creatura, tramite la quale dovremo dare la scalata ai vari tornei che si presenteranno di volta in volta.
Prive di un qualsiasi plot approfondito, o chissà quali arditi risvolti narrativi, le due avventure che caratterizzano Monster Rancher 1 & 2 DX ruoteranno entrambe attorno al semplice e puro gameplay. Quest’ultimo, a volerlo sintetizzare all’estremo, sarà simile a quello di un moderno (per i tempi) Tamagotchi, a cui si alterneranno le varie fasi di lotta appena citate. Più una sorta di pet gaming, piuttosto che un’avventura ruolistica simile a quella delle creature made in Nintendo, che pur presentando i suoi bravi momenti legati allo sviluppo, verterà principalmente sull’accudire il mostro di turno. Un sistema tutto sommato semplice, che ai tempi, però, poteva contare su di un peculiare sistema di reclutamento delle creature, scomparso oggi per i motivi che vi andrò subito ad illustrare. La domanda da porsi, in questo caso, è dunque la seguente: i titoli presenti in Monster Rancher 1 & 2 DX, sono riusciti a mantenere intatto il loro appeal? Beh, se avete già sbirciato il voto posto in calce alla recensione, la risposta dovrebbe essere quanto mai chiara, ma andiamo comunque per gradi.
Questione di genesi
Al momento dell’uscita originale del primo Monster Rancher, l’aspetto sicuramente più curioso e peculiare della produzione era sicuramente legato al meccanismo tramite il quale era possibile dare vita alle varie creature. Certo alcuni modelli “base” potevano essere acquistati semplicemente tramite uno shop, ma per mettere le mani sul corposo numero di versioni possibili era indispensabile sfruttare i CD audio reali in nostro possesso (ma non solo). Una volta inseriti questi ultimi nel lettore della console (ciao PS1!), se presenti nell’archivio di gioco, avrebbe permesso di generare la creatura in questione: un gimmick tanto semplice quanto geniale, capace di rendere ancora più imprevedibile e fisico il reclutamento dei mostriciattoli. Per ovvi motivi, questa caratteristica è andata persa nella fase di adattamento per Nintendo Switch, sostituendo il tutto con un più banale inserimento testuale dei titoli di album e brani.
Un inevitabile escamotage, ma che ha finito per privare Monster Rancher 1 & 2 DX dell’aspetto sicuramente più peculiare del pacchetto. Si tratta dell’unica concessione alla modernità che il binomio si è concesso, visto che i restanti aspetti dell’impalcatura ludica sono rimasti inalterati. Ecco quindi che, una volta divenuti allevatori, potremo scegliere a quali allenamenti sottoporre la nostra creatura (così da potenziarne le varie caratteristiche), utilizzare oggetti per la cura o le coccole, oppure sottoporlo a un mese di allenamento mirato (nel primo capitolo) o mandarlo all’avventura (nel secondo). Tutto si risolverà tramite l’utilizzo di un semplice menu, a cui si accompagneranno piccole animazioni legate all’attività scelta. Una scelta molto semplice e funzionale che, se da un lato poteva essere giustificata dalla potenza hardware limitata ai tempi, oggi appare un po’ troppo esile e spoglia.
So far, so close
La situazione si fa più dinamica in occasione dei citati tornei, in occasione dei quali saremo catapultati in scontri uno contro uno con gli avversari di turno: portare a casa il maggior numero di vittorie del lotto ci garantirà il passaggio di grado, così da metterci a disposizioni match sempre più difficili, fino a riuscire a raggiungere l’ambito livello massimo di allevatore. Lo svolgimento delle lotte potrà essere demandato all’IA del nostro guerriero, che sarà più efficace tanto più sarà elevata la sua intelligenza, ma nulla ci vieterà di scendere in campo in prima persona. In tal caso il meccanismo di combattimento sarà semplice, e legato alla distanza tra le creature: tramite i dorsali potremo allontanare o avvicinare i due contendenti, e a seconda dello spazio che intercorrerà potremo attivare una delle abilità in nostro possesso, dato che ciascuna di essere sarà legata a uno specifico raggio d’azione.
Ogni skill avrà un costo in punti, pertanto non potremo spammare senza pietà, così come non sarà mai automatico il successo, visto che il tutto sarà legato a varie percentuali di riuscita. Per quanto concettualmente semplice, il sistema non manca di una discreta dose di tatticismo, anche se talvolta si ha l’impressione che la CPU bari in più di un’occasione, con colpi andati a vuoto con 90% di precisione e fendenti subiti con valori prossimi allo zero. Se poi vorrete, inoltre, sarà possibile far scontrare le nostre creature anche contro quelle create dagli altri giocatori, oppure cimentarci in sfide in locale.
I segni del tempo
A livello puramente tecnico, Monster Rancher 1 & 2 DX non si presenta certo in forma smagliante, dato che pare più simile a un brutale porting 1:1 delle versioni PS1, piuttosto che un vero e proprio lavoro di restyling, seppur minimo. La svogliatezza è evidente sin dai filmati originali di apertura, che presentano tutti i limiti della compressione video del tempo, così come nel gioco vero e proprio, in cui sono davvero minimali (per non dire nulli) gli accorgimenti adottati per lenire gli anni che il codice originale si porta addosso. Inutile dire, pertanto, come l’impatto grafico sia quanto mai destabilizzante, dato che la grafica 3D, sicuramente più moderna al tempo, appare oggi brutalmente datata e scarna.
Tra i due giochi, un leggero vantaggio se lo aggiudica il secondo capitolo, che può vantare su di un set di animazioni più ricche e curate, oltre ad alcuni accorgimenti ludici più rifiniti (potremo anche giocare con il nostro mostro). Nel complesso, pertanto, ci sono pochi motivi per essere soddisfatti dall’estetica di Monster Rancher 1 & 2 DX. Piacevole, invece, la possibilità di selezionare tra sonoro rimasterizzato e originale, mentre se qualcuno riesce a spiegarmi come diavolo si fa per accedere al manuale di gioco online (carica una pagina e non fa fare altro) gli sarò eternamente grato. Presenti anche alcune opzioni inedite, come la possibilità di accedere ai salvataggi in qualunque momento, oppure la presenza di slot per memorizzare i nostri mostri, così come una funzione di Fast Forward, ma si tratta comunque di aggiunte sicuramente non in grado di ribaltare il giudizio finale.
A chi consigliamo Monster Rancher 1 & 2 DX?
Con Monster Rancher 1 & 2 DX, KOEI TECMO GAMES tenta di dare una spolverata a questa sua particolare serie, riproponendoci i due capitoli da cui tutto ha avuto inizio. Peccato che l’olio di gomito impiegato per rimuovere la patina del tempo accumulato sia stato quanto mai scarso, visto il modo tecnicamente modesto con cui l’accoppiata di avventure si presenta oggi sugli schermi di Switch. Al di là di questo aspetto, che a molti potrebbe apparire marginale, sono proprio le meccaniche originali ad essere invecchiate davvero male, visto il modo sin troppo schematico con cui si presentano. Se consideriamo anche che, per ovvi motivi hardware, il tutto è anche stato spogliato del suo caratteristico gimmick di creazione dei mostri, viene davvero difficile trovare un senso convincente a questa operazione di riscoperta che, per come si presenta, non può che essere consigliata solo ai nostalgici più inguaribili.
- Due giochi in unico pacchetto
- Longevità ottima…
- …Ma tecnicamente è poverissimo
- Meccaniche invecchiate maluccio
- Sistema di creazione dei mostri che ha perso la sua unicità
Monster Rancher 1 & 2 DX
Allevamento sterile
Blando nella sua nuova incarnazione estetica, povero nelle interazioni ludiche, oltre che spogliato della sua caratteristica più particolare, Monster Rancher 1 & 2 DX si presenta all’appuntamento odierno in forma sin troppo dimessa e priva di un reale appeal. Il dittico di produzioni firmate (KOEI) TECMO non fanno nulla per rinnegare la loro appartenenza a un periodo videoludico davvero troppo remoto che, se privo di qualche fisiologico ammodernamento, riesce con estrema difficoltà a risultare appagante e coinvolgente per il pubblico moderno, ma anche per coloro che vivono costantemente cullati dai ricordi che, si sa, sono sempre più rosei e felici della spietata quotidianità.