Tokyo-Ga: la metropoli giapponese sotto gli occhi di Wim Wenders

Il videodiario di un regista pluripremiato alla ricerca del Giappone di Yasujiro Ozu.

Tokyo-Ga

Parlare di un regista (sceneggiatore, montatore, produttore e attore) del calibro di Wim Wenders è decisamente tempo sprecato, il suo nome risuona ormai da decenni nell’olimpo del cinema, grazie a film come “Il Cielo Sopra Berlino”e “Lo stato delle cose”. Il suo contributo al cinema mondiale è straordinario e consiglio vivamente ai neofiti (nerd e non!) la visione dei suoi capolavori. Oggi però non tratterò la sua filmografia, bensì mi concentrerò su una chicca passata quasi in sordina, sia per soggetto che per genere.

Nel 1983, durante una pausa dalle riprese di “Paris, Texas”, Wim si trova a Tokyo e, come un odierno travel blogger, armato di cinepresa ci regala una visione della capitale nipponica diversa dalle solite.

Analizzando la pellicola da un punto di vista “tecnico”, non possiamo non ammettere che si tratti di un semplice documentario come molti altri, quindi vedremo campi lunghi che inquadrano squarci della città dai milioni di neon, interviste e nient’altro che la solita struttura documentaristica. Ma è bene non fermarsi alle apparenze. La pellicola si apre con “Viaggio a Tokyo (東京物語 Tōkyō monogatari)” di Yasujiro Ozu, caposaldo del cinema neorealista giapponese. L’incipit del documentario si presenta in un modo particolare, Wenders omaggia un maestro del cinema giapponese a lui caro, per poi introdurre il suo lavoro.

Tokyo-Ga

“Non ho il benché minimo ricordo, non ricordo più niente. So che sono stato a Tokyo. Era la Primavera del 1983, questo lo so; avevo una cinepresa ed ho filmato. Quelle immagini esistono e sono diventate la mia memoria. Ma continuo a pensare che se fossi stato lì senza cinepresa, ora potrei ricordare meglio.”

Da queste parole ha inizio un’incessante narrazione da parte del regista, che si fermerà solo per far spazio agli intervistati e ai suoni della città. Wim Wenders non ha intenzione di dipingere Tokyo nel modo canonico, vuole sfruttare questa città come lo sfogo di un regista e di un uomo. Gli interventi non sono quindi costanti, anzi sono spesso intervallati da lunghe pause nelle quali possiamo godere delle musiche di Laurent Petitgand, Meche Mamecier e Chico Rojo Ortega.

Tokyo-Ga

Le riprese stesse si discostano dalle classiche riprese “filonipponiche”, sono infatti associabili a Wenders per un senso estetico percepibile grazie ad inquadrature, scene catturate ed accostamenti di colori degni di un regista geniale. Quello che possiamo scoprire grazie a questo film sono delle vere e proprie “fotografie” di un Giappone decisamente analogico: sale da Pachinko decisamente vintage, pubblicità pressanti di aggeggi tecnologici dall’aspetto datato ed infine veri e propri dossier su abitudini e particolarità giapponesi (come i palazzi dove giocare a golf da soli o i modellini di cibo davanti ai ristoranti) che chiaramente catturano l’attenzione di un europeo.

Yuharu Atsuta e Chishū Ryū, intervistati da Wenders, descrivono il loro rapporto con Ozu. Ryū, uno tra gli attori più “abituali” del regista, racconta la tecnica lavorativa di quest’ultimo e il suo approccio con gli attori. Ma è sicuramente la seconda intervista la più interessante ed intima, quella di Yuharu Atsuta, assistente di Ozu per quindici anni, che passa da operatore a direttore della fotografia e vero e proprio “custode della cinepresa” del regista. Atsuta ci dipinge con incredibile affetto e riconoscenza la grande sapienza cinematografica del genio neorealista giapponese, quanto la magnanimità di un uomo che amava il proprio mestiere e la propria troupe.

Wim Wenders non riporta semplicemente una città su pellicola, la disegna come un luogo dell’anima dove, col presupposto di fare un paragone tra le ambientazioni di Ozu, scopre un mondo nuovo, in piena esplosione economica ma incorniciato da momenti ricchi di tradizione e semplicità. Centellinando le sue parole con sapienza narrativa, ci accompagna lentamente tra neon e ciliegi in fiore, trasformandoci in umili amici e compagni di viaggio.

Tokyo-Ga

Quotidianità sopra le righe per un europeo in Giappone

Tokyo-Ga è un documentario decisamente fuori dai canoni “televisivi” ai quali siamo abituati. Lunghe riprese senza un accostamento narrativo; scene della vita quotidiana giapponese e interviste dal taglio decisamente “cinematografico” ci descrivono una città in costante evoluzione, in questo caso, nella cornice che va dagli anni ’30, ’40 e ’50 di Yasujiro Ozu agli anni ’80 descritti dai pensieri di Wim Wenders. Questo film è una chicca imperdibile per gli amanti del Giappone che vogliono discostarsi dalle comunissime riprese che ci vengono propinate costantemente da youtuber e viaggiatori, ma vogliono approfondire aspetti e caratteristiche di un mondo che ci viene mostrato in tutta la sua purezza e con la semplicità di un diario su pellicola.

Decisamente consigliato

Giovane dall’età incomprensibile, ama il cinema, il teatro e il rumore del phon. Il Giappone anni ’80, tra neon e funk è il suo Valhalla.

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