Con numerosi trailer distribuiti negli ultimi mesi da Spike Chunsoft e dallo sviluppatore Chime Corporation, l’interesse per Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness non ha fatto che aumentare a dismisura. Dopo l’indiscusso successo ottenuto dal manga e dall’anime, Made in Abyss ritorna a far parlare di sé con un prodotto tutto nuovo, questa volta con l’obiettivo di farci sentire parti integranti del mondo di Orth.
Saranno riusciti gli sviluppatori a mantenere le promesse fatte e a ridonarci le atmosfere tanto amate nel manga? Scopritelo nella nostra recensione!
- Titolo: Made in Abyss: Binary Star Falling Into Darkness
- Piattaforma: PlayStation 4, Nintendo Switch, PC (Steam)
- Versione analizzata: PlayStation 4 (EU)
- Genere: Avventura, Sopravvivenza
- Giocatori: 1
- Publisher: Spike Chunsoft
- Sviluppatore: Chime Corporation
- Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 2 settembre 2022
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: adattamento videoludico del manga di Akihiko Tsukushi, con modalità storia inedita
Abbiamo recensito Made in Abyss: Binary Star Falling Into Darkness con un codice PlayStation 4 fornitoci gratuitamente da Spike Chunsoft.
Il mondo di Made in Abyss è un mondo affascinante, pieno di pericoli e mistero, che trova il suo punto di forza attraverso protagonisti ben caratterizzati e indimenticabili. Proprio per questo il team di Chime Corporation ha creato due distinte modalità, selezionabili sin dall’inizio del titolo, che accontenteranno sicuramente i più affezionati alla storia principale, oltre che i novizi che si approcceranno a questo mondo per la prima volta.
Forza bambini, fate tutti ciao all’Abisso
La prima modalità è “Hello Abyss”, dove ci verrà data la possibilità di unirci ai famosi protagonisti Riko e Reg, per un’avventura nell’Abisso pronta a ripercorrere le famose scene che abbiamo già amato. La storia inizia con l’incontro dei sopracitati protagonisti, così come abbiamo visto nel primo episodio della prima stagione dell’anime, segnando l’inizio della loro grande avventura fino all’arrivo al Campo dei Cercatori nel secondo strato dell’Abisso.
Noi giocatori impersoneremo Riko, ancora inesperta mentre sta perfezionando le prime basi dei fischietti rossi. Verremo accompagnati per tutto il corso dell’avventura da Reg, compagno fondamentale ed essenziale, soprattutto grazie ai vantaggi che ci fornirà la sua presenza, come poter affrontare scontri difficili fin da subito, poter scendere e salire velocemente tra i vari strati grazie al suo braccio meccanico e ottenere un considerevole aiuto per la raccolta delle risorse. Ma non è tutt’oro quel che luccica nell’Abisso. Difatti, per quanto sia una modalità che farà gola soprattutto agli appassionati, sono presenti diversi problemi che alla lunga possono diventare fastidiosi. Tra questi troviamo la ripetizione infinita della stessa battuta tra Riko e Reg in ogni porzione di gioco, trovandoci costretti a dover sentire per tutta la durata dell’avventura: “Are you ready Riko?” “Of course i am ready!”.
Altro sassolino nella scarpa è la trasformazione di questa avventura in una grandissima corsa senza fine, dove dovremo spostarci dal punto A al punto B per tutte le aree della mappa dopo la fuga dei protagonisti dall’orfanotrofio, in quanto il crafting perde di significato avendo il nostro caro Reg che si occupa di tutto il lavoro sporco, rendendoci solo semplici spettatori che passeggiano per l’Abisso. Questa purtroppo non è l’unica cosa che perde di significato: il livello del proprio fischietto e del personaggio, presenti nella schermata del menu, vengono totalmente abbandonati in quanto non è possibile in alcun modo salire di livello. Tirando le somme, questa modalità dura circa 3-4 ore e risulta essere un grande tutorial di preparazione a ciò che ci toccherà affrontare nella seconda modalità, senza approfondire minimamente il rapporto con gli altri personaggi e lasciandoci un po’ interdetti quando raggiungeremo in così breve termine i titoli di coda.
Da grande voglio essere un fischietto bianco
“L’unico baratro rimasto e non conquistato al mondo è l’Abisso, luogo dove iniziano e finiscono molte avventure. Coloro che appaiono in queste storie sono ipnotizzati dal potere dell’Abisso e mirano al fondo degli inferi. Un giorno, un avventuriero arrivò ad Orth cercando di diventare un cave raider. Piuttosto che definirli come semplici giovani, in base alle loro caratteristiche, sarebbe meglio chiamarli bambini. Ma non fatevi ingannare, sebbene giovani, possiedono occhi forti e determinati. Il nome del novizio predone è…”
Con queste parole veniamo introdotti così alla seconda modalità di Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness, “Deep in Abyss”. Ambientata diversi giorni dopo la partenza di Riko e Reg per l’Abisso, questa seconda modalità ci lascerà impersonare un novizio “cave raider”, pronto ad affrontare un’avventura inedita nel mondo di Akihito Tsukushi. È proprio questa avventura la parte principale del prodotto di Spike Chunsoft. Partito come semplice campanellino, il compito del nostro protagonista sarà svelare i misteri dell’Abisso, fino a diventare un fischietto bianco, un titolo agognato da tutti. Saremo ancora una volta un bambino dell’orfanotrofio e sarà proprio attraverso i corridoi dell’istituto Belchero che otterremo le nostre prime missioni che ci permetteranno di prendere confidenza con le nuove meccaniche introdotte in questa modalità.
Addestramento di sopravvivenza
Se pensate che l’esplorazione dell’Abisso sia una passeggiata… beh, vi consigliamo di lasciare il piccone a casa e non avventurarvi, infatti la morte in Deep in Abyss sarà sempre dietro l’angolo. Il gioco sa rivelarsi un ottimo titolo di sopravvivenza (anche se con qualche meccanica da rivedere), che se non studiato nel minimo dettaglio saprà trasformarsi in un’esperienza a tratti persino frustrante. Cominciamo col parlare dei tre parametri base da tenere sempre d’occhio per tutta la durata dell’esplorazione: salute, fame e stamina.
Tutte e tre aumenteranno con l’aumentare del livello del personaggio, ma gestirle non sarà sempre facile come sembra. Difatti le prime due, strettamente correlate, potranno essere ricaricate solo tramite il cibo (comprato o cucinato da noi stessi) o attraverso speciali piante presenti nell’Abisso per quanto riguarda la salute. La stamina, ovvero la capacità di correre, schivare, attaccare, scalare pareti o persino scenderle, si ricarica in automatico da sola ogni qual volta cammineremo o staremo fermi (non fermi su una parete di roccia però, mi raccomando) ma nel caso si esaurisse… credetemi, meglio che non la facciate esaurire. Se dovesse svuotarsi del tutto il nostro personaggio rimarrà paralizzato per diversi secondi, lasciandoci in balia di tutte le creature per niente amichevoli che ci circondano perennemente, oltre che a farci precipitare nel vuoto nel caso ci trovassimo nel bel mezzo di una scalata, con relativa morte il 99% dei casi a causa dell’impatto.
Cosa succede se invece si esauriscono le altre due barre? Se si esaurisce la barra della salute è automaticamente game over, mentre se si esaurisce la barra della fame si esaurirà (senza più ricarica automatica) anche la barra della stamina, lasciandoci la possibilità di poterci muovere solo con la camminata lentissima che contraddistingue il nostro personaggio. Se inoltre non avremo nemmeno una piccola briciolina per poter ricaricare la barra della fame saremo costretti a dichiarare game over con la funzione “Give up”, che ci permette di tornare ad Orth perdendo tutti i progressi fatti nell’Abisso fino a quel momento. Difatti per spostarsi all’interno delle macroaree di cui è formata la mappa di ognuno dei cinque strati, serve sempre un “sacrificio” di salute e/o punti della barra della fame, che se assenti non ci permetteranno più di cambiare area, costringendoci a dichiarare un’onestissima resa. Nel caso in cui morissimo, invece ,verremo riportati all’ultimo checkpoint creato in automatico (c’è anche la possibilità di ricaricare l’ultimo salvataggio manuale o ritornare direttamente ad Orth perdendo i progressi), perdendo tutto ciò che abbiamo raccolto fino a quel momento, compresi gli oggetti per le varie quest principali e secondarie, e le varie uccisioni effettuate.
Questa è una soluzione ludica che ci ha fatto storcere non poco il naso, in quanto si sarebbe potuto optare per una soluzione meno punitiva, con la possibilità di ritrovare il proprio zaino smarrito con il suo contenuto post mortem, come in altri “survival” del medesimo genere. L’unica soluzione, in caso vi sentiate in pericolo e non vogliate dover riaffrontare l’intera area, è quella di usare il palloncino per le missive e compiere un salvataggio manuale, ma attenzione: il numero dei salvataggi è limitato al numero dei palloncini che avrete con voi, quindi abbiatene sempre una scorta considerevole dietro, tenendo conto anche del peso dell’inventario, che si attesta sui 10.000g — potenziabile attraverso lo skill tree dedicato. Se si dovesse sforare il peso consentito, il personaggio si appesantirà, non rendendo più possibile correre, arrampicarsi oppure combattere. A quel punto possiamo o lasciare gli oggetti che reputiamo troppo pesanti oppure usare del particolare “gas” che ci renderà per breve tempo molto più leggeri, così da poterci muovere senza problemi.
Se non vuoi uccidere chi ti aspetta non fermarti in profondità
Come detto, la sopravvivenza è alla base di tutto il gioco, e fulcro di questa caratteristica è proprio la funzione di crafting. Avremo la possibilità di creare pasti per il nostro personaggio, utensili per l’esplorazione (come corde, antidoti per il veleno o persino torce per illuminare le caverne più buie), armi (come il classico e caratteristico piccone, coltelli da caccia, archi e pistole), munizioni e potenziamenti per le nostre armature. Tutti i materiali saranno recuperabili attraverso l’esplorazione degli ambienti e la caccia, oltre che attraverso l’acquisto nei vari negozi di Orth che, all’aumentare del nostro grado di fischietto, offriranno materiali sempre più rari. La caccia e il combattimento non sono il punto forte del gioco, infatti spesso (a meno che non sia strettamente necessario per dei materiali o dei combattimenti boss) saremo sempre indotti dal gioco stesso ad accucciarci e cercare di superare il pericolo attraverso una fase stealth. Il combattimento può avvenire sia in maniera ravvicinata che dalla distanza, ma il secondo metodo è sicuramente quello che reputiamo più sicuro per l’incolumità del nostro personaggio, in quanto molto spesso l’intelligenza artificiale dei nemici non riuscirà a capire da dove proviene il colpo appena subito, lasciandoli inermi sotto i nostri colpi.
Il combattimento ravvicinato invece, soprattutto con il piccone, risulta essere molto più efficace in termini di danno, anche se bisogna fare i conti con una legnosità dei movimenti del personaggio non di poco conto, che spesso ci porterà a subire danno semplicemente perché troppo lenti in movimenti come la schivata o la corsa. Il numero degli attacchi consecutivi e la capacità della schivata (oltre che alle abilità con le diverse armi) possono però essere potenziati nell’apposita sezione dello skill tree. I nemici non si limiteranno ad essere le creature primitive che abitano l’Abisso, ma anche i gruppi di predoni che una volta incontrati non ci permetteranno di fuggire dallo scontro finché una delle due parti non sarà sconfitta. A differenza delle creature però (molto più agili e veloci), questi nemici sono molto più semplici da affrontare, in quanto peccano della nostra stessa legnosità nei movimenti. Le armi invece possiederanno una personale barra della resistenza che, una volta esaurita, ne porterà alla rottura. Queste non possono essere riparate e l’unica soluzione è portare con sé una considerevole quantità di armi dietro, soprattutto se usciamo per una quest di caccia. Giusto per farvi un esempio, il primo arco che sbloccheremo avrà la possibilità di scoccare solo nove frecce prima di rompersi, quindi vien da sé che abbattere un nemico (soprattutto se possente) richiederà una gran quantità non solo di munizioni, ma anche di armi. Ad aumentare l’immersione troviamo anche il taccuino del protagonista, attraverso il quale possiamo leggere informazioni aggiuntive sugli oggetti, persone e creature che infestano l’Abisso dopo essere state scannerizzate dal nostro monocolo.
Una vita priva di ambizione è ben più temibile della morte
A far ruotare tutta l’economia di Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness troviamo le reliquie, particolari artefatti che potranno essere consegnati all’apposito shop del gioco per ottenere in cambio denaro ed esperienza. Queste possono essere trovate durante l’esplorazione di ognuno dei cinque strati (più scendiamo e più le reliquie aumenteranno di valore) all’interno di agglomerati di rocce presenti sulle pareti. Le reliquie, una volta raggiunto il grado di fischietto lunare, potranno essere usate anche per la creazione di particolari armi molto più forti della loro versione base.
Con l’esperienza ottenuta il nostro personaggio potrà salire di livello, ottenendo non solo un aumento delle tre barre principali, ma anche un punto abilità da poter spendere nelle tre diverse sezioni dell’albero delle abilità, dedicate rispettivamente a combattimento, esplorazione e crafting. Proseguendo con la trama principale il nostro personaggio riceverà particolari missioni (obbligatorie) che saranno un “rito di passaggio” per il successivo grado di fischietto, partendo dal rosso e passando per il blu, il lunare, il nero e infine il bianco. Ogni aumento di grado porta con sé tantissimi benefici, come scorte di nuove armi e armature nei negozi, nuovi ingredienti per le ricette, nuove missioni disponibili alla gilda e nuove abilità.
Con l’avanzamento di grado avremo anche accesso a nuovi strati dell’Abisso, con la loro conseguente “maledizione”. Difatti, se ad esempio risaliremo troppo velocemente nel primo strato, lo schermo comincerà a tingersi di viola, fino a quando, raggiunta un’altezza troppo elevata, il nostro personaggio vomiterà, con conseguente perdita considerevole della barra della fame. Un metodo molto semplice però per ovviare questo problema consiste nel rimanere fermi una volta raggiunta un’altezza “pericolosa”, infatti dopo pochi secondi l’immagine andrà a schiarirsi e potremo proseguire senza troppi problemi.
La città della voragine
Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness non presenta una mappa open world nel senso stretto del termine, ma un insieme di macro aree che compongono i vari strati dell’Abisso. Queste sono collegate tra di loro attraverso diversi punti di accesso segnati di azzurro e bianco se attraversati e scoperti, azzurro molto chiaro se ancora non scoperti e gialli per indicare da dove siamo entrati all’interno dell’area. Ad ogni accesso in un’area il gioco salva automaticamente e, attraverso la sezione apposita nel menu di gioco, ci viene fornita la possibilità di indicare sulla mappa, attraverso tre segnalini diversi, le zone che abbiamo scoperto e come le reputiamo (ad esempio se ricche di risorse, tranquille o piene di pericoli).
Inoltre, dopo aver raggiunto il secondo strato, viene fornita una funzione di viaggio rapido tra le varie zone, che ci permette di selezionare in quale strato vogliamo spostarci velocemente (sempre a costo di salute e fame) così da ritrovarci all’inizio di essa. Una funzione davvero molto utile, soprattutto se teniamo conto che possiamo uscire dall’Abisso unicamente dal primo strato, e raggiungerlo ad esempio dal quarto senza spostamento rapido è davvero molto frustrante. Questa funzione di spostamento rapido è presente anche nel menu prima della discesa nell’Abisso, dove ci viene chiesto da quale strato vogliamo partire, rendendo molto più semplice anche lo svolgimento delle numerose quest secondarie. Unica pecca è l’impossibilità di stabilire l’altezza dell’obiettivo o dell’indicazione della mappa, in quanto il gioco ha un’espansione orizzontale quanto verticale, creando così numerosi problemi nel capire come proseguire.
All’interno di Orth e delle strutture come l’orfanotrofio, non esiste invece una vera e propria mappa, ma solo un menù rapido che ci permette di spostarci attraverso le varie zone, come le classi, la nostra stanza privata o i vari negozi presenti. Una di queste è il quartier generale della gilda, dove possiamo accettare le missioni secondarie di diversa natura. Ci sono quest per la raccolta di materiali (solitamente viene richiesto di raccogliere 50 unità di materiali in ogni macro-area dell’Abisso), per la caccia delle varie creature o persino per la cucina di determinati piatti e crafting di particolari armi e armature. Al termine di ogni quest, secondaria o primaria che sia, otteniamo sempre del denaro e dell’esperienza che varia in base alla difficoltà della missione. Inoltre possiamo ottenere anche ricompense bonus come materiali extra, antidoti o cibarie. Le missioni secondarie possono essere trovate anche all’interno dello stesso Abisso, ma la natura è sempre la medesima, dove ci viene richiesto semplicemente di raggiungere un punto B da un punto A. Non ci sarebbe dispiaciuto però poter ottenere qualche linea di dialogo aggiuntiva con gli NPC che, oltre a quando ci forniscono missioni, non permettono mai di poter interloquire con il protagonista.
Una caduta inesorabile verso l’Abisso
Il lato tecnico è dove purtroppo Made in Abyss: Binary Star Falling Into Darkness mostra tutta la sua debolezza. Il titolo presenta un rendering molto lento delle texture ambientali quando si passa da un’area all’altra, oltre a delle scritte in rosso che appaiono sfocate quando ci mancano degli elementi per il crafting. Gli ambienti non si presentano come un gioco di attuale generazione o mid-gen, ma come se fosse stato appena pubblicato per una console di vecchia generazione. Questo non solo va in conflitto con il protagonista (e gli altri personaggi) ben caratterizzati, ma crea anche un’omogeneità negli ambienti che finisce per non dare quella diversità di cui si ha bisogno. Ci ritroviamo in ambienti sempre uguali, con solo la posizione delle pareti da scalare poste diversamente oppure grandi foreste di alberi dov’è il percorso tra essi è talmente simile che rende persino difficile a volte l’orientamento. Si contano davvero sulla punta delle dita i luoghi davvero ben caratterizzati e che colpiscono il giocatore con quella sensazione di luogo fantasy davvero unico.
Questa poca cura nell’ambientazione si ripercuote anche sulle trappole poste contro il giocatore, che finiscono per diventare a tratti invisibili e impossibili da evitare, con relativa morte. Non mancano anche seri problemi grafici, come la scomparsa dello sfondo oppure di alcuni elementi che, in collisione con il personaggio, finiscono per farlo incastrare, senza possibilità di uscita. A fare da contorno troviamo anche una pessima intelligenza artificiale non solo dei nemici, ma anche degli alleati, che, invece di aiutarci come dovrebbero, finiscono per farsi uccidere nei primi istanti di scontro, lasciando a noi l’arduo compito anche di affrontare gli scontri più difficili da soli nonostante siano stati pensati per essere affrontati in tre o quattro partecipanti. Fiore all’occhiello che risolleva la situazione è invece il comparto sonoro, con musiche suggestive e che hanno la rara capacità di trasmettere tranquillità negli ambienti più evocativi o anche ansia nei momenti di maggior pericolo.
A chi consigliamo Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness?
Tutti coloro che hanno saputo apprezzare Made in Abyss nelle sue forme precedenti come anime e manga, sicuramente rimarranno incantati da questa nuova trasposizione del titolo. Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness è consigliato a tutti gli amanti dell’opera e dei survival con un piccolo tocco giapponese, a patto di passare su tanti problemi qualitativi e di andare a compromesso con alcune meccaniche da meglio rifinire. I fan della serie si ritroveranno tra le mani un’opera nuova capace di rifarli appassionare ad una storia emozionante quanto sgargiante, mentre chi non si è mai approcciato al mondo di Akihito Tsukushi e vuole sfruttare questo gioco per farlo la prima volta, troverà sicuramente pane per i suoi denti.
- Una storia inedita intrecciata con quella di Riko e Reg
- Ottime meccaniche survival e di crafting
- L’immersione nel mondo è assicurata
- Graficamente sembra molto datato
- Troppo punitivo e disorientante
- Poca diversità tra le attività e le quest offerte
Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness
Una stella caduta fin troppo nell’oscurità
Made in Abyss: Binary Star Falling into Darkness è sicuramente un’opera riuscita a metà, con gravi problemi qualitativi compensati da ottime meccaniche di gioco che sanno come catturare il giocatore, soprattutto attraverso una storia inedita e che ci fa davvero sentire immersi in questo affascinante mondo. Le attività proposte sono tante e per il prezzo offerto all’uscita è sicuramente un acquisto che raccomandiamo a tutti coloro che hanno saputo apprezzare Made in Abyss nella sua controparte cartacea e animata. Speriamo che attraverso qualche futuro aggiornamento il titolo possa essere perlomeno levigato in quei tanti spigoli che lo attanagliano, diventando il più possibile accessibile ad un pubblico molto più ampio.