“DRAGON QUEST VII: Frammenti di un mondo dimenticato” arriverà sui 3DS europei il 16 settembre
Quando si parla di JRPG classici rimangono poche le saghe che riescono a far parte di questa categoria senza alcun compromesso. Infatti, col passare degli anni, l’evoluzione tecnologica ha permesso alle software house di sperimentare di più sia dal punto di vista grafico che in termini di gameplay, creando tutta una serie di sotto-generi e sotto-categorie che riescono ad attirare l’attenzione anche del più choosy fra i giocatori. Ma cosa c’è di male in un gioco “classico”? Proprio nulla, ecco perché SQUARE ENIX negli anni ha deciso di rilanciare i capitoli storici di una delle sue saghe più famose, DRAGON QUEST, con una serie di remake che, pur aggiornati dal punto di vista grafico e con nuove funzioni che ben si adattano all’epoca in cui viviamo, hanno mantenuto vivo lo spirito della tradizione.
Ho passato tre anni aspettando DRAGON QUEST VII: Frammenti di un mondo dimenticato, esattamente da quando il remake è stato rilasciato in madrepatria. Quando mi è stata data la possibilità di recensirlo, devo ammettere di avere avuto un attimo di ansia all’idea di toccare uno di quei titoli che possono essere considerati sacri, ma mi son fatto coraggio, ho messo in carica il mio fido Nintendo 3DS e mi sono immerso nel mondo di gioco. Quest’articolo, come dice il titolo, non è una recensione ma serve per farvi capire le mie impressioni durante le prime fasi di gioco, per vedere se i tre anni d’attesa sono stati ripagati positivamente.
Parto dal presupposto che è la prima volta che gioco a questo settimo capitolo, anche se decisamente non è la prima volta che entro nel mondo di DRAGON QUEST. Pronto a eliminare tutti gli slime che mi si pareranno di fronte, vengo avvolto da un sentimento di estrema nostalgia nel sentire la classica fanfara che accompagna tutti i capitoli della serie. C’è una cosa che subito mi salta all’occhio, i colori e la fluidità delle animazioni dei personaggi. Purtroppo però, prima di sterminare gelatine e altre creature bisogna superare un prologo in cui ci vengono spiegate le basi del gioco, e che dura circa due ore e mezza.
Generazioni che si incontrano
Una volta terminata la lunga introduzione, si inizia con il gioco vero e proprio che, come vi dicevo poco fa, è caratterizzato dalla fusione di elementi di gameplay classici con altri più che attuali. Infatti è stata abbandonata la meccanica degli incontri casuali per un più moderno sistema con nemici su schermo, dandoci così l’apparente possibilità di scelta tra il combattimento e lo schivare i nemici. Dico apparente perché mi è capitato più di una volta che i nemici mi comparissero direttamente sotto il personaggio, costringendomi a combattere anche quando magari ero di fretta o non avevo ancora curato il party dalla battaglia precedente.
L’effetto nostalgia torna ridondante grazie al sistema di combattimento. Ci troviamo infatti di fronte al classico sistema a turni con la telecamera piazzata alle spalle del giocatore che ci permette di non perdere nemmeno il minimo dettaglio delle splendide animazioni degli scontri. Unito poi al fantastico design dei mostri, opera di Akira Toriyama come il character design, lo rende un titolo coloratissimo ed estremamente piacevole da guardare. Allo stesso tempo anche il comparto audio riprende in pieno lo stile classico del titolo, con una colonna sonora orecchiabile che cambia a seconda del luogo e della fase di gioco.
Tutto questo fa capire che non sono le innovazioni tecniche a fare di un gioco un capolavoro. Nonostante il titolo mantenga tutti gli aspetti tipici della saga, migliorandoli grazie alle nuove funzionalità che le più recenti tecnologie possono offrirci, il gioco non sa per niente di vecchio. Questo però me lo aspettavo, visto che SQUARE ENIX non è certo nuova a lanciare giochi che riescono a combinare allo stesso tempo tradizione e innovazione, basti pensare a Bravely Default o al più recente I am Setsuna. che, tenendo un occhio puntato verso il passato, riescono a convincere nel presente.
Tanti, tantissimi frammenti…
Quello che posso dirvi in base a questa prima parte di esperienza (il resto lo troverete poi nella recensione) è che il gioco è veramente, ma veramente vastissimo. Per farvi capire la mole di contenuti offerti, vi basti sapere che, mentre scrivo queste righe, ho superato le 25 ore di gioco e ancora non sono arrivato al punto in cui si possono scegliere le classi dei personaggi. Per ora vi posso dire che tutti gli eventi sono collegati, non solo tra passato e presente, visti i costanti viaggi nel tempo che effettueremo durante il corso dell’avventura, ma influiranno anche sul presente stesso. Una volta trovati tutti i frammenti di una tavola e risolti i conflitti del passato verranno infatti sbloccate delle nuove isole e, man mano che le sbloccheremo, esse saranno collegate l’una all’altra e potremo visitarle a piedi senza dover utilizzare incantesimi o mezzi di trasporto.
In queste ore inoltre ho sbloccato alcune delle sub-quest del gioco. La prima, l’unica di cui parlerò in quest’anteprima, ha a che fare con un’isola particolare, il Rifugio, dove potremo accogliere alcune creature che hanno deciso di prendere aspetto umano e, mano a mano che ne inviteremo di nuove, fonderanno una vera e propria città. Per ricompensarci questi mostri dalla forma umana ci regaleranno delle tavole speciali che ci consentiranno di viaggiare in dei dungeon particolari ispirati alle creature del gioco. Non ho invece ancora avuto modo, per quanto li abbia trovati, di provare i contenuti StreetPass e funzionalità online, per quelli dovrete quindi aspettare la recensione vera e propria.
DRAGON QUEST VII in definitiva
Frammenti di un mondo dimenticato, quindi, sembra davvero immenso, con tanto di “minaccia” da parte della software house di tantissimi contenuti post-game. I tre anni di attesa sono stati completamente dimenticati grazie ai tantissimi fattori positivi di questo remake, purtroppo però c’è anche qualche piccolo tassello negativo, ma potrò parlarne con piena coscienza solo quando lo avrò completato. Vi anticipo già da ora che, sulla mia bilancia immaginaria, i lati positivi stanno vincendo e credo che siamo di fronte a un vero e proprio piccolo gioiellino che non deve mancare nella collezione degli estimatori di JRPG.