Lisa e Seya: un solo cuore per lo stesso destino, recitava la canzone di Cristina D’Avena nei primi anni ’90. Uno degli anime majokko (qui vi spieghiamo in dettaglio che cos’è questo genere) più apprezzato in quel periodo, ma probabilmente anche il più misconosciuto ora, Lisa e Seya si intersecava in quel filone variegato che erano gli anime con le ragazze magiche, ponendosi a metà tra il celeberrimo e intramontabile Sailor Moon e i più fantasiosi Creamy Mami, Evelyn e Magica Emi. Ma Lisa e Seya (o Saint Tail nella versione originale) si è da sempre ritagliato quel piccolo pezzettino di pubblico che riconosceva la sua componente innovativa, intrigante – nonostante le pesanti e onnipresenti censure della Mediaset – e mystery di un anime in cui la magia è solo una componente accessoria di una storia incentrata sulla legalità e sulla giustizia del più debole. Saint Tail, manga di Megumi Tachikawa pubblicato in Giappone nel 1996, è uscito in capitoli in Italia tra il 1997 e il 1999 sulla rivista Amici che, come molti ricordano, comprendeva capitoli di diversi manga in un’uscita monografica mensile. Star Comics, dopo più di vent’anni, pubblica un’edizione definitiva in tankobon del manga che racconta le vicende di Meimi, giovane ladra che con un pizzico di magia divina ristabilisce l’equilibrio in città minacciato da ricchi malfattori e sfruttatori. Andiamo dunque a recensire il primo volume di questa SAINT TAIL NEW EDITION.
- Titolo originale: Kaitō Saint Tail
- Titolo italiano: SAINT TAIL NEW EDITION
- Uscita giapponese: 1995
- Uscita italiana: 15 giugno 2022
- Numero di volumi: 7 (completo)
- Casa editrice: Star Comics
- Genere: shojo, majokko, sentimentale, magia, soprannaturale
- Disegni: Megumi Tachikawa
- Storia: Megumi Tachikawa
- Formato: 12.8 x 18
- Numero di pagine: 292 pagine
Abbiamo recensito SAINT TAIL NEW EDITION tramite volume stampa fornitoci da Star Comics.
Una Robin Hood giapponese
Meimi Haneoka è lo stereotipo della giovane adolescente nipponica: carina, non troppo intelligente, bravissima nello sport, carismatica e con un’amica del cuore seria e diligente, Seira Mimori, che studia per diventare una suora. Meimi però nasconde un segreto: di notte si trasforma in Saint Tail, paladina della giustizia che ruba oggetti di valore e opere d’arte a loschi malfattori e truffatori che se ne sono appropriati illecitamente e con l’inganno, per restituirli ai legittimi proprietari, umili e dal cuore puro. Saint Tail è un manga majokko che racchiude i canoni classici del genere: riprendendo molti stilemi del genere diffusi negli anni ’90, si impone prepotentemente in quella pletora di titoli che hanno definito e rafforzato poi i successivi, soprattutto quelli che si sarebbero poi susseguiti negli anni 2000.
Se da una parte molto ha in comune ad esempio con Magica Emi per lo sfruttamento della magia illusoria e prestigiativa, per altri aspetti si fa carico di una metafora molto innovativa e non propriamente sfruttata nel genere majokko classico: i poteri di Meimi sembrano derivare da Dio, caricandoli di una valenza divina che vincola la ragazza a comportarsi in un determinato modo, agendo per conto della giustizia superiore e non di quella terrena. Tale impostazione potrebbe accumunare il manga della Tachikawa alle storie già citate precedentemente, in cui i poteri delle ragazze magiche derivano da strani esserini provenienti da un altro pianeta o da un mondo parallelo. Ma Saint Tail si mostra anche come storia educativa, indicando al contempo ai lettori, soprattutto a un pubblico di giovani ragazzine, quale dovrebbe essere la linea di azione per sconfiggere il male anche nella nostra quotidianità: denunciare i malfattori per fare giustizia agli innocenti. La mangaka ha affermato di essersi ispirata, oltre che al prevedibile Magica Emi, anche a Occhi di Gatto e Lupin III, impostando la storia sulla figura di una ladra dagli strani poteri, che però non ruba per se stessa, ma per restituire in buona fede ai legittimi proprietari.
Meimi Haneoka ha un segreto: di notte, grazie al favore divino, si trasforma in Saint Tail, la misteriosissima ladra che ruba ai ricchi per restituire ai poveri e agli innocenti. Le sue intenzioni sembrerebbero essere le migliori, ma è fraintesa dal resto della cittadinanza, in particolare da Asuka jr., figlio del capo della polizia che tenta in ogni modo di acciuffarla! Tra trucchi di magia e primi amori, Saint Tail deve destreggiarsi sui tetti della città per portare avanti la sua missione: sconfiggere l’ingiustizia e i malfattori.
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Saint Tail è fondamentalmente un manga episodico, legato a una storia di fondo da alcune componenti narrative: la lotta per la giustizia e la love story tra la protagonista Saint Tail e quello che inizialmente sembra essere il suo principale oppositore, il figlio del capo della polizia Asuka jr., compagno di classe di Meimi che vuole a tutti i costi scoprire la vera identità della ladra per farla incarcerare. Quando capisce, però, che la ragazza agisce a fin di bene, inizia a cambiare opinione su di lei e anche i suoi sentimenti iniziano a rafforzarsi. La magia è poi un’altra componente costante di tutto il volume: una costante che si percepisce sia come sentore che pervade tutte le tavole, sia dal punto di vista visivo ed estetico attraverso l’utilizzo di retini ed elementi grafici ricorrenti nei manga majokko degli anni ’90.
Occhioni e brillantini
Dal punto di vista estetico e grafico, Saint Tail si incastona perfettamente nel panorama shojo degli anni ’90: Megumi Tachikawa ha uno stile grafico estremamente infantile, caratterizzando i suoi personaggi con occhi grandi e orpelli floreali che adornano le tavole. Bisogna, però, affermare come alcuni elementi anatomici non siano perfetti, soprattutto i dettagli delle mani che sembrano abbozzati e non rispettano sicuramente le proporzioni. Questo rende i disegni un po’ “invecchiati”, non piacevoli alla vista, portando lo stesso manga dal punto di vista grafico a dover essere considerato alla luce dei canoni di quegli anni. Saint Tail, possiamo affermarlo, è invecchiato non troppo bene.
La staticità di molte inquadrature si mescola alla ripetitività narrativa che già dal primo volume risulta ridondante, portando a un susseguirsi di capitoli incentrati su un nuovo caso ma che aggiungono poco a livello narrativo ed emozionale. Solo gli ultimi due sembrano iniziare a far presagire l’intenzione di sviluppare una storia più incentrata sui due protagonisti, che proprio attraverso la detective story e la condivisione di un patto incentrato richiesto da Asuka jr a Saint Tail attraverso il quale lei non si sarebbe dovuta far prendere da nessuno al di fuori di lui, sembra potersi incamminare verso una svolta narrativa sempre più incentrata sulla love story tra i due.
La nuova edizione di Star Comics compensa e arricchisce il manga: un’edizione molto spessa racchiude finalmente in formato tankōbon tutti i capitoli usciti sulla rivista Amici, ad oggi forse complessa da reperire in toto e comunque non troppo maneggevole. Al contrario, la riedizione di Saint Tail presenta una cura ai dettagli da non sottovalutare, che lo rendono un prezioso gioiellino, almeno a livello di edizione. La sovraccoperta satinata è impreziosita da rilievi in filigrana dorata che incorniciano le due protagoniste in copertina, presentando all’interno delle spesse pagine a colori iniziali e una solidità strutturale nel complesso, rendendola un’edizione molto curata che si va a sostituire degnamente alla prima edizione.
A chi consigliamo Saint Tail?
Gli e le amanti del genere majokko adoreranno Saint Tail: è pur sempre uno di quei manga che ha affascinato per la sua valenza ambigua, lasciandolo a metà tra lo shojo classico e il genere incentrato sulle “maghette”. Questo ha reso Saint Tail peculiare, incentrando la sua storia anche su una metafora che molto spesso veniva ignorata. Un’altra fetta di pubblico può essere quella di chi prova una forte nostalgia nei confronti di questa serie, ricordando sia la capitolizzazione in rivista ma forse soprattutto la versione anime: anche se effettivamente il manga ha qualche difetto e decisamente molto idealizzato dal pubblico anche degli anni ’90, Saint Tail è una piacevole serie con cui abbandonarsi ai ricordi.
- Classico del genere shojo-majokko
- Edizione di pregio
- Metafora molto interessante, veicolata tra le righe
- Disegni molto sproporzionati, non sempre piacevoli alla vista
- Storia episodica, a tratti ripetitiva
- Staticità della narrazione costante
Saint Tail
La ladra gentildonna degli anni '90
Quando agisci a fin di bene, molto spesso il fraintendimento è dietro l’angolo. Succede anche a Meimi, o meglio a Saint Tail, ladra che ruba ai ricchi imbroglioni per restituire opere d’arte, giolielli o semplici oggetti ai legittimi proprietari. Il manga di Megumi Tachikawa è uno dei più celebri manga shojo-majokko della fine degli anni ’90, prendendo spunto da diverse influenze, ma imponendosi per la sua metafora molto esplicita sulla legittimazione di azioni fatte a fin di bene. Nonostante il manga presenti dei disegni che lo rendono a tutti gli effetti molto distante dai canoni attuali di realismo e compostezza grafica, c’è da dire che Saint Tail nonostante ciò si dimostra molto godibile e leggero, non avendo pretese di intrattenere il lettore con colpi di scena o suspense, ma sicuramente di farlo divertire vedendo le avventure di Meimi e degli altri protagonisti.