MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN – Recensione

Sull'Isola di Hakolo inizia la nostra avventura in MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN, spin-off della saga di hunting game MONSTER HUNTER, che unisce JRPG e allevamento di mostri

MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN - Recensione

Gioco del mese - Luglio 2021 - MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUINNel mondo di MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN sta succedendo qualcosa di strano. I Rathalos stanno abbandonando in massa le proprie tane, volando chissà dove, mentre strani crateri squarciano la terra, distruggendo villaggi e foreste. Da questi crateri una particolare luce viola sembra avere strani effetti sugli altri mostri, trasformandoli in belve selvagge pronte ad attaccare anche gli umani senza alcuna provocazione. Uno di questi eventi catastrofici va a stravolgere la quotidianità dell’Isola Hakolo, dove il nostro protagonista si sta preparando a diventare un Rider (qui Deliveroo non c’entra), una figura che invece di cacciare i mostri li addomestica e li fa suoi amici, vivendo in simbiosi con loro. Anche il Ratha Guardiano, vero e proprio animale guida dell’isola, fugge misteriosamente dopo che alcuni Cacciatori hanno provato a catturarlo. L’arrivo di una strana ragazza con un uovo di Rathalos, braccata dallo stesso gruppo di cacciatori, e di Navirou, la mascotte del primo capitolo, va a complicare ancora di più le cose

Se le premesse vi sembrano simili a quelle dell’originale MONSTER HUNTER STORIES, uscito nel 2016 su Nintendo 3DS e su smartphone iOS e Android nel 2017, avete completamente ragione: nonostante le storie siano separate, l’incipit è decisamente molto simile. Ma facciamo un passo indietro. STORIES rappresenta un inusuale spin-off della storica saga di MONSTER HUNTER che mette da parte le frenetiche battute di caccia action della serie principale trasformandosi invece in un JRPG a turni, con tanto di meccaniche di collezione e crescita di mostri, alla Pokémon, YO-KAI WATCH e simili. Questo secondo capitolo, sottotitolato WINGS OF RUIN, rappresenta un’ottima possibilità per CAPCOM di far conoscere la saga ad un pubblico ben più ampio: dopo il successo di RISE (qui la nostra recensione), questo nuovo MONSTER HUNTER uscirà su Nintendo Switch e PC tramite Steam il 9 luglio.

MONSTER HUNTER STORIES 2 recensione

  • Titolo: MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN
  • Piattaforma: Nintendo Switch, PC / Steam
  • Versione analizzata: PC / Steam
  • Hardware utilizzato: AMD Ryzen 5600X, 16GB RAM, NVIDIA RTX 2070
  • Genere: JRPG, Monster collection
  • Giocatori: 1 in locale, 2 online
  • Publisher: CAPCOM
  • Sviluppatore: CAPCOM
  • Lingua: Italiano (testi), Giapponese, Inglese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 9 luglio 2021
  • Disponibilità: retail (solo Nintendo Switch), digital delivery
  • DLC: costumi aggiuntivi per Ena, capigliature e armature particolari per il Rider
  • Note: prenotando il titolo si otterrà un costume speciale per Ena

Abbiamo recensito MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN con un codice PC / Steam fornitoci gratuitamente da CAPCOM tramite Koch Media.

Sasso, carta, pugnazzi

Come adattare dunque un action puro in un sistema a turni, senza perdere la magia che lo contraddistingue? CAPCOM ci ha provato inserendo alcuni accorgimenti che dovrebbero far sentire a casa anche i cacciatori più navigati, ma ancora con qualche aspetto da limare. Nei combattimenti contro i mostri, che di solito coinvolgono il nostro Rider e la sua squadra di Monstie (non li perdonerò mai per aver scelto un nome così orribile) assieme a un compagno controllato dall’AI, avremo a disposizione tre tipi di attacco: velocità, potenza e tecnica, uniti tra loro da un rapporto di reciproca forza e debolezza molto simile al triangolo delle armi di Fire Emblem, per fare un esempio (anche i colori sono uguali). Durante il nostro turno potremo dare ordini sommari al nostro Monstie compagno, dicendogli ad esempio di utilizzare una certa abilità; oppure potremo usare un’abilità o un oggetto (a patto di avere abbastanza punti legame, che si caricano ad ogni attacco andato a segno). Ogni mostro contro il quale combatteremo ad ogni turno sceglierà un tipo d’attacco e un bersaglio, e se saremo fortunati e “azzeccheremo” il tipo d’attacco vinceremo il Testa a Testa, uno scontro diretto in cui faremo più danni al mostro avversario. L’attacco del mostro generalmente cambia solamente quando questo si infuria, dunque con un po’ di memoria sarà facile prevedere le mosse del nostro avversario, in una sorta di sasso-carta-forbice che finisce a spadate sul muso.

Per simulare ulteriormente il gameplay a cui siamo stati abituati, è stato aggiunto un altro strato di complessità: questa volta è possibile infatti bersagliare le singole parti del mostro come ali, coda o testa, che avranno una loro barra di resistenza, e che saranno vulnerabili solo a un tipo di armi: a distanza, taglienti o contundenti, costringendoci dunque a tenere il nostro equipaggiamento sempre allo stesso livello per evitare di trovarci in svantaggio, portando sempre almeno tre armi di tipo diverso. È stato fatto tutto il possibile per far sentire a proprio agio anche chi preferisce il combattimento frenetico action classico e il gameplay funziona molto bene, con le boss fight in particolare che riescono a riprodurre bene la sensazione di cacciare un mostro per quaranta minuti di fila. Purtroppo, è impossibile avere un vero e proprio controllo sui compagni AI e sul nostro Monstie: non potremo infatti decidere se far usare loro un attacco normale al posto di un’abilità, o quale mostro bersagliare in caso ce ne fosse più di uno. Questo significa che spesso saremo noi a doverci “adeguare” all’IA e non viceversa, scelta obbligata per accedere agli attacchi legame doppi, nonostante a volte sia più saggio adottare un altro tipo di strategia, andando a minare un po’ le ottime fondamenta e il nostro migliore giudizio tattico. Per ovviare al problema, l’aggiunta più grande di questo MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN e una delle più grandi attrattive inserite è sicuramente la modalità co-op online (e anche il PVP) che purtroppo prima del lancio non abbiamo potuto testare, per mancanza di giocatori o perché i server sono ancora offline.

Crafting a go-go baby

Trattandosi di un gioco di ruolo, anche noi cresceremo di livello assieme ai nostri Monstie, cosa che andrà ad aumentare le nostre statistiche, ma questo non sarà sufficiente per affrontare tutte le sfide che il gioco ci metterà davanti. Sarà necessario infatti affrontare un numero piuttosto grande di missioni secondarie di difficoltà crescente, che non solo ci daranno esperienza e materiali utili per il crafting, ma ci insegneranno anche numerose ricette di oggetti utili come le bombe soniche, i coltelli da lancio elementali e le trappole, ma anche libri di abilità che ci permetteranno di utilizzare nuove skill normalmente non accessibili. Queste missioni secondarie possono essere accettate dalla classica bacheca, ma alcune ci verranno date anche da NPC situati nei vari insediamenti sparsi per la mappa, e potranno esser completate in qualsiasi ordine e in qualsiasi momento, a differenza degli altri titoli dove si aveva una spedizione per ogni singola missione.

MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN - Recensione

Il sistema di crafting, specialmente per quanto riguarda armi e armature, è stato semplificato rispetto a WORLD e ai suoi predecessori, visto comunque anche il target differente; è completamente sparito il percorso di potenziamento delle armi, che dovranno invece essere craftate ex novo ogni volta da materiali di mostro sempre diversi, e che seguono un percorso piuttosto lineare per cui generalmente ogni modello è migliore del precedente. Sono stati tagliati anche diversi tipi di armi come l’ascia caricata, il falcione insetto e altre. Stesso discorso per le armature, dove non potremo craftare solo i singoli pezzi per mescolare i bonus ma il set nella sua interezza. Fanno invece il loro apprezzato ritorno gli Stili d’armatura, per chi vuole essere stiloso oltre che potente.

E se fossimo noi i veri Mostri?

Il gameplay di MONSTER HUNTER STORIES 2 si divide in fasi di combattimento a turni, sopracitate, e in fasi esplorative in cui dovremo far scorta di materiali per il crafting, falcidiare mostri casuali come se non ci fosse un domani per accumulare esperienza e parti di mostro per i potenziamenti, e per finire andare nelle loro tane a rubar loro le uova, per poi schiuderle e schiavizzare la loro prole, facendola combattere per noi. E menomale che poi, secondo i Rider, sono i Cacciatori ad essere troppo crudeli…

Nella mappa di gioco semi-open world, con grosse aree intervallate da qualche transizione via schermata di caricamento, potremo muoverci liberamente, e anche fare viaggio rapido in qualsiasi parte del mondo avremo sbloccato, in qualsiasi momento, grazie alla Gattovana. Questo rende sicuramente le parti più ripetitive del gioco facilmente sopportabili, grazie anche ad un interessante sistema per cui, a seconda del Monstie che cavalchiamo, avremo accesso a metodi di esplorazione alternativi; ad esempio, un Plesioth potrebbe essere in grado di nuotare raggiungendo aree altrimenti inesplorabili, mentre un Barroth è in grado di scavare tunnel per oltrepassare un ostacolo e ottenere un tesoro nascosto, e così via. Il level design è stato realizzato dunque in maniera complementare al tipo di gioco che è WINGS OF RUIN: ogni buon JRPG che si rispetti deve avere mappe disseminate di casse del tesoro, vie secondarie e dungeon, che in questo caso sono le Tane di Mostro: mini-dungeon in cui alla fine troveremo appunto la tana in cui compiere il misfatto, raccogliendo un uovo che potremo portare poi in qualsiasi insediamento per la schiusa.

Qui chi ha speso centinaia di ore per modificare geneticamente Pokémon in modo da avere i migliori EV e IV possibili potrebbe trovare pane per i propri denti: ogni mostro nascerà infatti con un set di geni particolari, che potranno poi essere trasferiti ad altri mostri attraverso il rituale sciamanico, cosa che fornisce un controllo davvero granulare sulle abilità e sulle resistenze, andando a riempire una “griglia” di  geni particolari, dando anche la possibilità ai più avventurosi di creare abomini della natura attraverso l’ingegneria genetica, come ad esempio un Tobi-Kadachi in grado di sparare un getto d’acqua (ma da dove?) nonostante sia molto debole allo stesso elemento. Quasi tutti i mostri presenti in MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN possono essere addomesticati per diventare Monstie se si trova l’uovo adatto, con l’eccezione di alcuni boss della storia. Considerando che la Mostropedia conta più di 120 entry, e che i Monstie addestrabili sono circa 90, avrete ore e ore di tempo per sbizzarrirvi creando le vostre fornitissime scuderie.

Visioni di Terre Selvagge

È stata CAPCOM stessa a dire, nel marketing di MONSTER HUNTER STORIES 2, di voler abbandonare quell’estetica un po’ troppo cartoonesca e kid-friendly del primo titolo, per risultare più appetibile ai giocatori cresciutelli. E infatti questa volta si è abbandonato il look cel-shaded e le proporzioni deformed dei personaggi per avere uno stile più “anime”, cosa che ha dato una buona resa per quanto riguarda le cutscene. Purtroppo lo stesso non si può dire delle ambientazioni di gioco, che risultano invece un po’ troppo vuote e scarne, piuttosto reminescenti dei Monster Hunter “classici”. Dopo il capolavoro di level design e di realizzazione tecnica che è stato MONSTER HUNTER: WORLD, qui si è fatto un passo indietro, nonostante si tratti chiaramente di produzioni con un budget e un target diverso.

Giocando in Full HD su PC ci si accorge di come le texture di terreno, alberi ed elementi scenografici siano davvero in bassa risoluzione, che unito ad una draw distance davvero corta genera un fastidioso effetto di “popping” per cui l’erba, alcuni elementi e anche certi mostri ci spunteranno letteralmente quasi sotto i piedi durante la camminata. Anche le opzioni grafiche che possiamo andare a modificare sono un po’ pochine, ma apprezzo il supporto ai monitor con refresh rate molto alto, che spesso tutt’oggi viene comunque snobbato dalle software house giapponesi che rilasciano sulla piattaforma. Anche l’anti-aliasing, che sulla carta è presente e abilitato, fa davvero poco per rendere meno scalettate le linee dei contorni, come se non fosse applicato correttamente oppure in maniera troppo leggera. Capisco l’impossibilità di pompare troppo il comparto grafico, perché si tratta di un titolo che uscirà anche su Nintendo Switch, ma si poteva fare qualcosina di più sfruttando la maggiore potenza del PC. Nessun problema per le prestazioni, con 144 FPS mantenuti senza troppi problemi; CAPCOM si è tenuta molto bassa con i requisiti hardware, secondo i quali basta una scheda video di fascia media del 2015 per poter godere del titolo almeno a 1080p/30, e sono incline a crederci, viste le ottime prestazioni su hardware di fascia alta.

È la notte di un festival a Mahana, il villaggio centrale dell’isola di Hakolo. I Rathalos di tutto il mondo stanno svanendo. Sei il nipote di Red, il cui Monstie era il Ratha guardiano, il venerato protettore dell’isola di Hakolo. Quando decidi di fare esperienza come Rider, incontri Ena, una ragazza wyverniana che un tempo conosceva Red. Per proteggere l’uovo che il Ratha guardiano le ha affidato, decidete di lasciare l’isola insieme. Una serie di strani eventi iniziano a verificarsi all’improvviso. Mentre cerchi di capire cosa sta causando queste anomalie ambientali, l’uovo finalmente si schiude. Nasce un Rathalos con delle piccole ali, incapace di volare. “Quando le ali si dispiegheranno, una catastrofe si abbatterà sulla terra.”
La tua vita non sarà più la stessa dopo il fatidico incontro con il leggendario Rathalos.

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Don’t mess with Paolino the Paolumu.

A chi consigliamo MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN?

Mi sento di consigliare a mani basse MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN a tutti i fan della saga che non hanno avuto la possibilità di recuperare il primo capitolo. Essendo, a parte qualche riferimento, storie completamente indipendenti, questi ultimi non si perderanno molto. Potrebbe anche essere un buon punto di partenza per i giocatori più giovani o per i neofiti che cercano un punto d’entrata nel franchise meno “ostico” di un titolo mainline di MONSTER HUNTER. Di contro, è praticamente identico nel gameplay al primo capitolo, e persino la storia è così simile da sembrare una sorta di rivisitazione; se avete provato il primo STORIES e non vi è piaciuto, difficilmente potrebbe piacervi WINGS OF RUIN.

  • Tantissimi mostri da combattere
  • Complesso sistema di crescita e breeding
  • Mappa grande e tantissimo contenuto secondario
  • Storia piuttosto interessante anche se un po’ cliché

  • Graficamente si poteva fare qualcosa in più
  • Poco controllo sugli alleati in battaglia
  • Il ritorno di Navirou
MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN
4.5

Monster Hunter Stories mostra finalmente tutto il suo potenziale

Quando il primo MONSTER HUNTER STORIES uscì nel 2016, misteriosamente non ottenne il supporto sperato. Nonostante le buone opinioni della critica, in Giappone vendette qualche centinaio di migliaia di copie, un ottimo numero ma ben inferiore a quello sperato. CAPCOM ci riprova dunque a distanza di qualche anno, facendo uscire questo WINGS OF RUIN che rappresenta secondo me il vero scopo del progetto originario, e l’inizio di quello che spero sarà un franchise florido. La trasposizione 1:1 di quanto visto su 3DS ma su console e PC ha permesso di espandere la portata del titolo, praticamente uguale nelle meccaniche ma più grande, più lungo e più bello a vedersi del primo gioco, con qualche aggiunta per invogliare anche i veterani a ritornare. Per chi gioca su PC, questo è il miglior titolo da giocare per tenersi impegnati nell’attesa che arrivi MONSTER HUNTER RISE l’anno prossimo, se su WORLD avete ormai già ottenuto l’impossibile. Al netto di qualche imperfezione tecnica, MONSTER HUNTER STORIES 2: WINGS OF RUIN è uno dei migliori JRPG di quest’anno.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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